anime d’Italia

Nel nostro Paese sono rimaste solo società di progettazione, mentre l’animazione viene fatta altrove. Se va bene, si realizzano progetti italiani con animatori solo coreani”.
Francesco Testa, presidente di Asifa Italia
Il problema del cinema d’animazione in Italia non è certo la bontà del prodotto, è che c’è bisogno di un certo lavoro di box office perché il film abbia successo. In fatto di creatività non ci batte nessuno, ma per sfondare servono gli investimenti. Ma nessuno sembra interessato. E dire che sarebbe anche un buon investimento: tanto che dei prestiti che eroga il ministero per il cinema, quello d’animazione ha sempre restituito fino all’ultimo centesimo. Nonostante questo, manca ancora una certa lungimiranza. In questo contesto di scarsa imprenditorialità ridurre i costi, è diventato un imperativo. E per farlo si subappalta parte del processo in paesi dove la manodopera costa meno. È inevitabile, altrimenti si sfora con i costi”.
Piero Campedelli, presidente di Cartoon Italia
 

Le due citazioni introducono perfettamente lo spirito di questo post, arrivano direttamente al cuore del problema.
Si chiama “ordinamento omerico”, o “nestoriano”, da Nestore re di Pilo, famoso nell’Iliade per la sua eloquenza. Si parte con un’argomentazione forte, se ne fa seguire una meno forte, si conclude con argomentazioni di forza analoga a quelle dell’introduzione.
L’intento non è quello di gettare un trattato d’enciclopedico respiro, ma d’esprimere una serie di considerazioni ad ampio raggio sul mondo del cinema d’animazione in Italia, di difendere il semplice assunto che il nostro Paese ha ben poco da invidiare ad altri quanto a originalità e risorse. I problemi sono altri, come già si è potuto intravedere dai due interventi introduttivi.
Storia ne basta poca. Tanto lo sanno tutti che il cinema d’animazione nel nostro Paese vanta il primato europeo nella realizzazione dei lungometraggi: due film iniziati ambedue nel 1942 e terminati nel 1949, La Rosa di Baghdad, di Anton Gino Domeneghini e I Fratelli Dinamite, di Nino e Toni Pagot. Pochi ignorano quel mostro sacro di Bruno Bozzetto, al quale si deve, tra l’altro, la formidabile intuizione di avvicinare l’animazione alla pubblicità, intuizione che sarà poi fondante per quanto concerne il Carosello. Maurizio Nichetti si è espresso con verve nella nobile arte (Volere Volare) e a tutt’oggi se ne occupa, Pierlugi de Mas è sicuramente indimenticato.

Quanto alle realtà operanti oggi, c’è tutto un interessante brulicare di aziende non grandissime, medie e grandi, che spaziano dal cartoon propriamente inteso agli aspetti dell’animazione, non ultime le interessanti declinazioni nella pubblicità, nel cinema dal vero, nel web. Basta una visita a volo d’uccello nel sito di Cartoon Italia per ottenere un elenco di alcune tra le aziende più interessanti. Io mi limito a ricordare:

Lanterna magica (una volta gli ho mandato un soggetto);

Rainbow  (quelli delle Winx); 

Matitanimata (l’occasione è gradita per salutare caramente, tra gli altri, Franco Bianco e Selah Akbulut, conosciuti ai tempi di ‘santa.Caterina’, il corto “ispiratoci” dalla Mondo TV e dalla LUMSA, trattato poi dai coreani)

Il gruppo Alcuni (simpatico, tra l’altro, il loro Leonardo) ;
Stranemani (quelli di Ratman);

Animundi ( a breve usciranno i Saurini).

Quanta ricchezza! Quanta tradizione! Quanto know how! Non basterebbero tre fattori cosí nobili a giustificare investimenti coraggiosi? A tentare strade d’innovazione? A impedire la fuga dei cervelli? A difendere l’Italian style anche nel magico mondo dei cartoon?
Gli scenari sembrano esserci. Nuove tecnologie, eccellente know how, riconoscimenti sempre maggiori del cinema d’animazione a livello internazionale (Oscar, Palme d’oro).
E allora?
I soldi. Tanti, maledetti e subito, quanti ne servono per fare un buon prodotto, che si tratti di un cortometraggio, un lungometraggio o una serie (un film della Pixar può costare 60 milioni di euro, noi ce la facciamo con cifre immensamente piú basse). La concorrenza della manodopera asiatica, che lavora a meno di 100€ al mese. Il box office. La distribuzione. La consapevolezza che purtroppo un mondo dominato dall’imperialismo culturale e linguistico anglosassone sarà sempre un po’ ostico verso chi parla italiano. Le Winx ce l’hanno fatta ad andare negli States, forse a causa di una serie d’intuizioni creative e di marketing piú azzeccate di talune altre.
Problemi e tematiche che non possono di sicuro essere conclusi o trattati in modo esaustivo in questa sede, in genere ci vogliono convegni su convegni, e a volte neanche bastano.
Ci sono poi gli aspetti tecnici, ci si può chiedere se davvero bisogna rincorrere la chimera del 3D elevato alla massima potenza o se non ci sia (almeno) altrettanta poesia e comunicativa in un 2D fatto ad arte, visto che i grandi capolavori storici del cinema d’animazione riescono tranquillamente ad accendere il pubblico.
L’ideale sarebbe la mediazione tra tradizione e innovazione, una quadratura del cerchio che tenga nella dovuta importanza esigenze di marketing, spessore artistico e originalità autoriale. E rallenti la fuga dei cervelli.
Mi avvio alla conclusione.
Fare animazione significa elaborare un prodotto culturale complesso, che nasce da intuizioni creative e di mercato e si sviluppa secondo metodologie precise e approcci scientifici. Disegnatori, coloritori, scenografi, animatori, intercalatori oggi vivono in una situazione magmatica, condizionata dal mercato tv che vuole produzioni a basso costo, dalla tecnologia digitale, ma anche dal linguaggio dei videogiochi e dalle clip di Internet. Il cartoonist del futuro è una figura composita, che ha competenze di regia, produzione e marketing, utilizza diversi software di grafica e animazione ed è capace di costruire una storia su un personaggio e di animarla.
L’Italia è piena di professionisti in grado di coniugare questi aspetti nel migliore dei modi, basta crederci.
                                                 RIEPILOGANDO…
  •  STRATEGIE
    * Aumentare gli investimenti, in considerazione del fatto che il prodotto d’animazione ha un pubblico che si rinnova e potenzialità commerciali immense
    * Allargamento della mentalità (valorizzare la creatività e le risorse italiane, impedire la fuga dei cervelli)
    * Acquisire coraggio imprenditoriale
  • SCENARI
    * impiego massiccio delle nuove tecnologie
    * dilatazione dell’animazione al di fuori degli ambiti elettivi
    * … e sviluppo sempre maggiore della convergenza digitale
    * nascita scuole specializzate
    * in atto cambiamenti epocali, a livello internazionale (Oscar a cartoon) e locale (qualità del made in Italy in crescita)
    * buona salute delle nostre aziende, ottimi riscontri ai Festival e ad eventi legati al mondo dell’animazione
  • ESTETICA
    * 3D o animazione tradizionale
    * uno stile italiano, originale e definito, che non scimmiotti gli USA o il Giappone

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