bucare il video…

C’è un assunto sul quale sono d’accordo tutti gli operatori della televisione, quello secondo il quale chi conduce un programma televisivo, o semplicemente appare in video, deve “funzionare”, “tenere il video”, magari “bucarlo”.

In fin dei conti è intuitivo, il primo, spesso determinante, approccio sarà sempre quello empatico, te lo ricordava perfino il prof di psicologia cognitiva all’università.

Di recente, però, da Susan Boyle ad alcuni concorrenti di reality e talent show, si è cominciata a registrare la tendenza ad ospitare persone non proprio… telegeniche.

Che si sia arrivati alla saturazione di un certo approccio?

Che si tratti solo di provocazioni fini a sé stesse, sporadiche eccezioni ?

In Inghilterra, patria della versione più estrema del Grande fratello (con parto in diretta) ma anche di quel Britain’s Got Talent che ha lanciato la suddetta Boyle, l’associazione Changing Faces ha promosso una campagna contro i pregiudizi nei confronti delle persone che hanno dei difetti fisici.

Il presidente, James Partridge, sfigurato in viso dopo un incidente stradale avvenuto quando aveva 18 anni, da lunedì a domenica condurrà le news di mezzogiorno di Channel Five, emittente televisiva operante nella perfida Albione. 

Secondo un sondaggio commissionato dall’emittente prima della messa in onda, il 64% degli intervistati continuerà a vedere il notiziario, il 44% condivide la scelta. Il 20% ha dichiarato che si sentirebbe male davanti a un presentatore «non presentabile».

James Partridge

James Partridge

2 Risposte a “bucare il video…”

  1. Il tema era già affrontato da un film con Sordi (il dentone che faceva il lettore del TG): forse dovremmo renderci conto che si può essere piacevoli, simpatici, interessanti, bravi anche se non “canonicamente” belli.

  2. Caro liczin,
    grazie per il commento. “Il Dentone” -questo il titolo dell’episodio interpretato da Alberto Sordi nel film “I complessi” – è riferimento alto, ma alcune regole in comunicazione rimangono un must.
    C’è la psicologia, c’è il marketing, c’è l’Auditel, c’è il Videogreed…
    La telegenia è d’obbligo anche se, va detto, non sempre combacia con l’aspetto che ognuno di noi ha nella vita di tutti i giorni.

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