Europa Europa

Il linguista Giovanni Semerano rinviene l’etimologia della parola “Europa” nel termine semitico “erebu”, che significa “occidente”, presente in fenicio come “ereb”. In greco l’etimo potrebbe derivare da εὐρύς (eurýs), che significa “ampio” e ὤψ /ὠπός (ōps/ōpòs), che significa “occhio, viso”, quindi Eurṓpē esprimerebbe il senso di uno “sguardo ampio”.

Proprio dalla Fenicia e dalla mitologia greca, deriva, non a caso, un’importante chiave di lettura.

Viveva, infatti, in quella terra la bellissima Europa, figlia del re di Tiro Agenore.

Zeus se ne innamorò e, per conquistarla, si mutò in un meraviglioso toro bianco, stendendosi ai suoi piedi. Europa gli salì sul dorso ed egli se la portò in groppa fino all’isola di Creta, dove le si unì in forma d’aquila (come effigiato sulle monete greche da 2 euro). Il Toro fu poi riprodotto in cielo nell’omonima costellazione. 

moneta da 2 Euro, Europa rapita da Zeus

Europa divenne la prima regina di Creta, consorte di re Asterione. Alla morte di questi, gli subentrò Minosse e i Greci diedero il nome “Europa” a tutto il continente che si trova a nord di Creta. Anche a prescindere dalla mitologia, la grecità dell’Europa potrebbe essere difesa in sede filosofica, letteraria, artistica…

Gustave Moreau, Il ratto d’Europa

 

Dal punto di vista finanziario, certo, affiorano dei limiti, e ci si chiede in che misura le consapevolezze letterarie, artistiche, filosofiche, mitologiche, esoteriche, possano controbilanciare le pressanti esigenze della materia.

Che cosa succederebbe ai cittadini, greci ed europei, se davvero Atene decidesse di abbandonare l’euro?

Secondo il parere degli specialisti, se ciò accadesse, la resuscitata dracma greca non tornerebbe al vecchio cambio 340, 75 che per pochi istanti. Sarebbe colpita quasi subito da una svalutazione pesante e perniciosa che potrebbe andare dal 40 fino forse al 70%.

Questo comporterebbe un vantaggio limitatissimo per l’export, giacché la Grecia non è un grande produttore, ma uno svantaggio spaventoso per l’acquisto di materie prime e costo della vita.

I mutui, poi, sarebbero una tragedia greca nel senso letterale del termine. Un debitore di Corinto  o Patrasso che avesse un mutuo a vent’anni si vedrebbe la rata ricalcolata sul tasso del momento e questo potrebbe portarla fino al 41 % dello stipendio, forse anche piú.

I creditori esteri si vedrebbero i loro bond tramutati in dracme e risparmiatori grandi e piccoli potrebbero dover fronteggiare uno scenario analogo a quello derivato dal default dell’Argentina.

Lo spread greco, la differenza tra il Bund tedesco e il titolo di Atene, è di 2.600 punti (sei volte il nostro). I tassi d’interesse nella terra di Epaminonda sono elevatissimi, intorno al 29% per i decennali, al 4,7 % per quelli a tre e sei mesi. Fin dove potrebbero spingersi?  L’inflazione diverrebbe pesantissima e gli indebitati, grandi e piccoli, aziende e cittadini, vedrebbero ulteriormente aggravate le loro situazioni.

Il Bund potrebbe retrocedere, gli spread nazionali avanzare.

Se Atene piangesse, dunque, nemmeno Roma, Madrid e le altre potrebbero ridere.

Fonte (per i dati economici e finanziari): Corriere della Sera

rileggi Graecia pauper…

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