quando la Musa incontra il sociale

L’infibulazione è una pratica barbara, ancora in uso in molti Paesi africani. Non è questa la sede per ricordare l’aberrante procedura ma il Cinema riesce a parlarne con ‘Fiore del deserto’, in sala a partire da domani. Nel film, la fotomodella Waris Dirie, nata in Somalia da una famiglia di beduini con dodici figli, parla di se stessa nei termini riportati a fine post*.Altri tre film basati sull’attualità ci va, inoltre, di citare:

  • ‘Il complotto di Chernobyl – The Russian woodpecker’, di Chad Gracia; già in sala dal 7 aprile, presentato in anteprima al festival di giornalismo di Perugia e vincitore del Gran Premio della Giuria al Sundance Festival 2015, il film esce a trent’anni dall’incidente della centrale nucleare di Chernobyl e intende portare avanti un’inquietante ipotesi: la Duga, un’antenna gigantesca che doveva interferire con le comunicazioni occidentali e infiltrarle di propaganda sovietica.

  • ‘Scarlett’, invece, è un cortometraggio d’animazione, realizzato da The Studio; narra la storia vera della piccola Scarlett Aida Rivero Osejo, affetta del Sarcoma di Ewing dall’età di tre anni e sottoposta all’amputazione della gamba destra, nonostante la chemioterapia. I genitori hanno fondato l’associazione “Scarlett contra el cancer” che, con la pellicola, intende portare avanti un messaggio di speranza e di lotta.

  • Dulcis in fundo, il cioccolato. Meglio, ‘Mister Chocolat’, di Roschdy Zem, film inaugurale del festival Rendez-Vous, che celebra il cinema francese nella capitale. Omar Sy interpreta l’artista nero Rafael Padilla, la cui incredibile vita lo fece passare dalla schiavitú all’arte, dall’arte alla miseria, attraverso pregiudizi, discriminazioni ma anche la sincera amicizia di Footit, pagliaccio al circo.

    *Ecco le parole di Waris Dirie; poiché si tratta di contenuti molto forti, si consiglia la lettura solo a un pubblico adulto: 

“Il giorno che ha cambiato la mia vita non è stato il mio incontro casuale con un fotografo della moda mentre pulivo i pavimenti di un fast food a Londra. La mia vita è cambiata a tre anni, quando mia madre e una mammana recisero il mio clitoride con una lametta e poi cucirono le mie piccole e grandi labbra assieme, lasciando un foro grande come la testa di un fiammifero. I resti dei miei genitali sulle pietre del deserto li mangiarono gli avvoltoi. Due mie sorelle sono morte per questo, una dissanguata, aveva 8 anni, l’altra di parto. Io sono sopravvissuta e sono qui per denunciare questa pratica barbara sulle bambine”.

Fonti: Ansa, Corriere.it

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