i frutti del platano

A scuola ci raccontavano che il filosofo Platone fosse cosí soprannominato per la larghezza delle sue spalle, dall’aggettivo πλατύς, (platýs) che significa “largo”. Pare, addirittura, che Platone – Aristocle, per amore della saggezza (φιλο-σοφία, philo-sophia) abbia finanche rinunciato ad una promettente carriera da pugile. È suggestiva coincidenza, peraltro, che da quell’aggettivo πλατύς derivasse anche la parola πλάτανος (plàtanos), albero sotto al quale Socrate, che di Platone fu l’adorato maestro, era solito fare lezione. I Greci chiamavano cosí il platano proprio per la larghezza della sua chioma, probabilmente assimilabile a quella di talune muscolature…
Oh, è un albero importante, il platano, mica bubbole. È giunto in Italia dall’Asia Minore, già sacro in Lidia, passando per Creta. Le sue foglie, simili al palmo della mano lo resero sacro alla Grande Madre, che a Creta era rappresentata con le cinque dita della mano aperte.

Da non credere… Successivamente, il platano venne dedicato ad Apollo, come accadde anche per altri alberi che, appartenuti alla Grande Madre, con l’invasione indoeuropea divennero attributi di divinità maschili.
Nel Peloponneso, era sacro anche a Elena di Troia; suo marito Menelao, prima di partire per la guerra, piantò un platano presso la fonte sacra di Castalia, nella quale la dea Hera si bagnava per riacquistare la verginità; suo cognato Agamennone offriva un sacrificio propiziatorio agli dèi quando “un serpente azzurro, col dorso coperto di macchie rosso sangue, spuntò da dietro l’altare e si diresse su un bel platano lí vicino, strisciò verso l’alto e ingoiò in un attimo otto piccoli uccellini e la loro madre che si trovavano nel nido” e “Zeus adirato mutò il serpente in pietra”. L’indovino Calcante interpretò cosí: la città di Troia avrebbe resistito per nove anni ma al decimo sarebbe caduta. Elena stessa, secondo una versione alternativa del mito, si uccise impiccandosi a un platano nell’isola di Rodi.
Greci e Romani credevano che il platano tenesse lontano i pipistrelli e che il suo fiore, preso con il vino, fosse un antidoto contro il veleno dei serpenti e degli scorpioni. Eracle uccise l’Idra di Lerna sotto a un platano.
Zeus ed Hera si sposarono sotto un platano. Era un platano, per dire, anche l’albero in prossimità del quale lo stesso Zeus, mutatosi da toro in aquila, possedette Europa.
Socrate, come dicevamo all’inizio, impartiva le sue lezioni sotto a un platano; sotto un platano, peraltro, ebbe luogo, secondo Platone, un celebre dialogo tra Socrate e Lisia. Anche altri filosofi, scrittori e artisti erano soliti intrattenersi all’ombra della frondosa chioma dell’albero. Pizio, nipote del leggendario re Creso, offrí al re Dario di Persia un platano d’oro; il figlio di questi, Serse, vide in Lidia “un platano cosí bello che lo adornò con oro e lo fece sorvegliare giorno e notte da uno dei suoi immortali guardiani del corpo reale”.
Nel primo secolo d.C. un platano di Licia avrebbe ospitato all’interno del suo tronco cavo un pranzo con diciotto coperti; i commensali invitati dal console Marco Licinio Crasso Muciano, “stavano adagiati su giacigli di foglie dell’albero stesso”. Caligola volle fare la stessa cosa in Italia a Velitre (Velletri); fece montare una tenda su un platano per quindici commensali e questi sedevano sui rami dell’albero.
Secondo una leggenda ebraica, il serpente che propose a Eva il frutto della conoscenza, viveva proprio dentro un platano; quando il serpente fu punito, la corteccia dell’albero acquisí la tipica struttura screziata, rinnovata ogni anno, assimilabile alla pelle dei loricati, proprio per condividere, almeno in parte, la punizione.
Il platano oggi piú famoso, tra i piú grandi d’Europa, è probabilmente quello dell’isola di Cos, i cui enormi rami, puntellati da impalcature, coprono tutta la piazza mentre il tronco ha un’estensione di dodici metri; si dice che il medico più famoso dell’antichità, Ippocrate, curasse i pazienti alla sua ombra e colà formasse i suoi discepoli. Quand’anche l’albero non fosse esattamente lo stesso, potrebbe sicuramente esserne un diretto discendente.
Lo stesso Paolo di Tarso, ricordato a Sanremo da Elio e le Storie Tese, predicava sotto a un platano.

Fonti:

http://ecomuseo.comune.parabiago.mi.it/p3/ita/virgiliano/Vx6Ap.html
http://www.improntaunika.it/2014/08/lalbero-dei-filosofi-platano/

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