il grano del bene e le grane del male

Giovedí scorso Nicola Gratteri è stato ospite dell’iniziativa ‘Panorama d’Italia’, che vede il noto settimanale coinvolto in un simpatico giro del Bel Paese all’insegna de “tutto il meglio visto da vicino”.

Il tema principale dell’incontro, moderato dal vicedirettore Maurizio Tortorella, era l’ultima fatica letteraria che il PM ha prodotto insieme ad Antonio Nicaso, ‘Acqua santissima: storia di rapporti tra Chiesa e ‘ndrangheta‘ ma, come intuibile, si è parlato anche d’altri argomenti, tutti di raro interesse. Pur dedicando spazio al libro, che è costato ai suoi autori “piú grane di tutti gli altri messi assieme” (sic), Gratteri è riuscito a parlare, ad esempio, di quei fatidici 45 minuti in cui ha corso seriamente il rischio di diventare ministro della Giustizia, cosa che si dava per certa fino alle 16.15 del giorno della nomina del Governo e gli avrebbe consentito di avere piú potere e migliorare i codici ed il nostro farraginoso sistema giudiziario:

“Poi non so cos’è successo, forse lo sapete meglio voi… Avevo un programma che non era segreto, si trattava di cambiare le regole d’ingaggio, di smontare ciò che non funziona”.

Quanto al citato libro, pare che a santaromanachiesa non sia andato giú, donde le polemiche cui si accennava. In realtà,

come sottolineato da Gratteri, le critiche sono arrivate da persone che il libro non l’hanno nemmeno letto laddove, anzi, è proprio con un episodio d’eroismo sacerdotale che il volume ha il suo incipit, nella storia di due sacerdoti dell’Ottocento che denunciarono, uno dopo l’altro, fatti di violenza mafiosa e, uno dopo l’altro vennero uccisi (il secondo denunciò la morte del primo ed il primo era morto per aver denunciato un omicidio). Non una lapide che li ricordi, essendo notoriamente le lapidi dedicate a tutt’altre commemorazioni e gratitudini.

La ‘ndrangheta ha bisogno di una sottocultura che l’appoggi, di un consenso che passa attraverso le processioni religiose e i duecento euro da attaccare ostentatamente alla statua del santo. Senza consenso sociale non c’è ‘ndrangheta, sarebbe semplice criminalità ed è questa sottocultura che va combattuta, la scuola può fare tanto.

Ha ricordato cosa c’è da fare anche nel sistema scolastico e, piú in generale, nella società, in un contesto in cui in ognuno di noi c’è, potenzialmente, un piccolo ‘ndranghetista, ogni volta che vengono messi da parte la legalità, la correttezza, il merito.

Ha parlato anche del pessimo gusto che caratterizza chi arriva alla ricchezza senza avere cultura, delle complesse relazioni internazionali tra i diversi tipi di malavita.

Ha dimostrato, dunque, ancora una volta, come la Parola possa difendere la Verità e contribuire a migliorare il mondo.

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