Garko secondo Aristotele

Il peccato e la vergogna si può considerare sicuramente una miniserie riuscita. Pur sembrando un’estetica della cattiveria, attanaglia e convince.
Il direttore di Retequattro Giuseppe Feyles, nel suo libro “La televisione secondo Aristotele”, risale al pensiero dello Stagirita e alle immortali categorie del pensiero per decodificare i meccanismi del tubo catodico, arrivando finanche a interpretare le nomination del Grande fratello alla luce della Poetica, laddove si afferma che i meccanismi per l’entrata e l’uscita dal dramma devono essere interni al dramma stesso.
Di classicheggianti riverberi la fiction dominata da Garko & Arcuri ne contiene, oltre a riverberi d’altra origine.
C’è il riferimento ai semidei e all’emozione lirica per la bellezza maschile, ci sono inquadrature in cui alcuni personaggi sembrano pastori arcadi, eroi omerici ligi al kalòs kagathòs o gobbi e turpi Tersite o Efialte, empi d’infamia (5a puntata in particolare).
C’è chi vuol fare lo schiavo per riconoscenza e chi pensa, talvolta con empirico riscontro, che il mondo debba girargli attorno.
È un duplice universo tolemaico, in effetti, quello della fiction. Nito è un Sole eccezionalmente cattivo, che muove attorno a sé tutte le donne (e qualche uomo). Carmen è una Luna eccezionalmente calda e mediterranea, che muove attorno a sé tutti gli uomini (ma sa essere persuasiva anche con le donne).
Cosa ci riserva ancora la meticolosa sceneggiatura della miniserie?
Qualche sospettuccio ce l’avrei…

la Verità

“la minima deviazione dalla Verità

si moltiplica col tempo migliaia di volte”

Aristotele

Che cos’è la Verità?

Quand’ero giovane pensavo che la Verità fosse l’anelito più alto

a cui un essere umano possa tendere,
insieme alla Libertà e alla Fratellanza.
Lo credo ancora, fortemente.
Ma, invecchiando, la definizione di Verità è diventata sempre più difficile.
Ognuno di noi ha una sua verità.
Le persone che credono in una Verità unica, a meno che non lo facciano per fede,
meritando pertanto tutta la nostra comprensione,
sono spesso vittime di convinzioni inculcate in età scolare
o di poca flessibilità intellettuale.
Nella stragrande maggioranza dei casi, la Verità che ognuno di noi percepisce
deriva dall’estrazione intellettuale, dalle convinzioni personali,

e dall’imperscrutabile ritmo che governa gli uomini.

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