le fonti del Nil… ehm, di Mosè?

Maat era la dea egizia della Verità; per bocca di Toth, dio della Sapienza, diede all’umanità quarantadue dettami:

1.Non uccidere e non permettere che nessuno lo faccia.
2.Non commettere adulterio.
3.Non essere collerico.
4.Non causare terrore.
5.Non assalire e non provocare dolore al prossimo.
6.Non sfruttare il prossimo.
7.Non fare danni che possano provocare dolore all’uomo o agli animali.
8.Non causare spargimento di lacrime.
9.Rispetta il prossimo.
10.Non rubare ciò che non ti appartiene.
11.Non prendere più cibo di quanto te ne spetti.
12.Non danneggiare la natura.
13.Non privare nessuno di ciò che ama.
14.Non dire falsa testimonianza.
15.Non mentire per far del male ad altri.
16.Non imporre le tue idee agli altri.
17.Non agire per fare del male.
18.Non parlare delle cose altrui.
19.Non ascoltare di nascosto.
20.Non ignorare la verità e la giustizia.
21.Non giudicare male gli altri senza conoscerli.
22.Rispetta i luoghi sacri.
23.Rispetta e aiuta chi soffre. (altro…)

i frutti del platano

A scuola ci raccontavano che il filosofo Platone (Aristocle nei documenti) fosse cosí soprannominato per la larghezza delle sue spalle, dall’aggettivo πλατύς, (platýs) che significa “largo”. Pare, addirittura, che Platone – Aristocle, per amore della saggezza (φιλο-σοφία, philo-sophia) abbia finanche rinunciato ad una promettente carriera da pugile. È suggestiva coincidenza, peraltro, che da quell’aggettivo πλατύς derivasse anche la parola πλάτανος (plàtanos), albero sotto al quale Socrate, che di Platone fu l’adorato maestro, era solito fare lezione. I Greci chiamavano cosí il platano proprio per la larghezza della sua chioma, probabilmente assimilabile a quella di talune muscolature…
Oh, è un albero importante, il platano, mica bubbole. È giunto in Italia dall’Asia Minore, già sacro in Lidia, passando per Creta. Le sue foglie, simili al palmo della mano, lo resero sacro alla Grande Madre, che a Creta era rappresentata con le cinque dita della mano aperte. (altro…)

le proposte del Biscione (febbraio 2016)

  • L’isola dei famosi tornerà in onda a breve ma, diversamente dalle date che erano state in un primo momento prospettate, potrebbe martire mercoledí 9 marzo invece che il lunedí precedente per non scontrarsi con il commissario Montalbano, in onda su Rai 1 con l’episodio ‘Piramide di fango’. Dopo la prima puntata le cose potrebbero cambiare o rimanere gattopardescamente uguali. Quanto al cast, è forse di particolare interesse la partecipazione di Simona Ventura, che dovrà vedersela con naufraghi del calibro di Marco Carta, del circense Stefano Orfei, dell’attore Jonás Berami (Juan Castañeda ne ‘Il Segreto’, dell’egittologo Aristide Malnato (“Mummy” il mummiologo, spesso ospite di ‘Detto Fatto) nonché, secondo alcune testate, Enzo Salvi, Claudia Galanti, Mercedes Schicchi (figlia di Riccardo Schicchi ed Eva Henger), Gianluca Mech (quello delle tisane), Gloria Patricia Contreras (‘The Lady, una web serie), Cristian Galella, Matteo Cambi, Andrea Preti, Paola Caruso, Giacobbe Fragomeni, Gracia Torres.
    Non si può certo affermare che tutti i naufraghi abbiamo goduto delle medesime attenzioni da parte del gossip.
    Non ci sarà Pamela Prati. Condurrà Alessia Marcuzzi.
  • Novità al Tg5: (altro…)

Regression e altri demoni

È nelle sale ‘Regression’, psico – horror – thriller con Emma Watson, David Thewlis ed Ethan Hawke, diretto dal premio Oscar Alejandro Amenábar; la nota Ansa che lo accompagna recita “C’è un demoniaco dentro di noi, ma anche quello vero. Anche se il più grande lavoro del diavolo è dimostrare che non esiste”.

Anche a noi di ‘Sinners, programma basato sul peccato, alcune domande sorgevano spontanee, nel nostro piccolo. Chi è esattamente il diavolo? Che fattezze ha? Come opera? Se la memoria non m’inganna, era domanda che ponevamo anche ai nostri ospiti, spesso professori universitari, ricevendo interessanti risposte: nella Bibbia Satana è introdotto in modo un po’ implicito, come un dignitario di corte, appare in modo diretto solo quando tenta Gesú e quando, secondo san Giovanni, entra in Giuda. È citato, per la verità, anche nell’Apocalisse. Alcuni pensano che il nome Satana derivi da quello del dio egizio Set. Lucifero ha una storia complicatissima, che non è possibile condensare in questa sede. Ovvio, poi, che il programma fosse basato sul modo in cui le dette figure sono state analizzate dalla settima arte.

Al sottoscritto, a prescindere da precedenti collaborazioni, risulta quanto segue.

Nel film ‘Cenerentola’, di Walt Disney, un raggio di luce allontanava risoluto il gatto Lucifero, dopo l’avvenuta vestizione della fanciulla, e questa esclamava «Povero Lucifero!», laddove la madrina: «Direi piuttosto ‘Ben gli sta!’»; Victor Hugo intitolava ‛Satana’ un capitolo di un suo romanzo in cui appariva un personaggio sottilmente malvagio; Athena e i Cavalieri dello Zodiaco sconfiggevano Lucifero in un OAV intitolato ‘L’ultima battaglia’; Antoine de Saint-Exupéry conferiva al Serpente del ‛Piccolo Principe’ i caratteri della malvagità e dell’invidia, in maniera simile al Serpente di Collodi, ispirato a Goethe, che moriva ridendo a crepapelle al cospetto di Pinocchio; qualche stagione addietro, a ‛Quelli che il calcio…’, in prossimità del santo Natale, s’intonava «Sia maledetto Satana e tutti i malfattori!».

Nel libro della Sapienza è scritto che “la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo” ed è sicuramente un personaggio negativo “il Diavolo” che, in ‘Spicchi di cielo tra baffi di fumo’, brucia il campo di grano della famiglia di Romeo per comprare quest’ultimo.

Eppure, ne ‘I fratelli Karamazov’, Fëdor Michajlovič Dostoevskij fa dire a Satana che anche lui avrebbe voluto gioire per la Resurrezione di Cristo. Lo stesso autore scrive anche, nello  stesso libro, che “il diavolo combatte con Dio e il campo della battaglia è il cuore dell’Uomo “.

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Mozart(s) & the Jungle

Prende il via questa sera su Sky Atlantic la serie ‘Mozart in the Jungle’, ispirata al pressoché omonimo libro scritto dall’oboista Blair Tindall nel 2005; prodotta da Amazon Prime Instant Video, è stata adattata per il piccolo schermo da Roman Coppola e Jason Schwartzman (rispettivamente figlio e nipote di Francis Ford Coppola).

Serie tra le piú apprezzate (Huffington Post, The Hollywood Reporter), basata sulla musica classica, ‘Mozart in the Jungle’ racconta le vicende della giovane clarinettista Hailey (Lola Kirke) che, a un passo dall’agognata New York Simphony Orchestra, vede cambiare il vecchio direttore Malcolm McDowell (Alex DeLarge di ‘Arancia Meccanica’) e arrivarne un altro,  tale Rodrigo De Souza, talentuoso ma eccentrico, interpretato dal messicano Gael García Bernal (Ernesto Che Guevara giovane ne ‘I diari della motocicletta’ ed interprete ne ‘La Mala Educación’ di Pedro Almodovar). Musica classica ma anche eventi mondani, piccole schegge di simpatica follia e sindacalisti ormai anzianotti usi a preparare la colazione seminudi. Nel cast anche Saffron Burrows e Bernadette Peters. Da questa sera alle 21.10 in prima visione assoluta su Sky Atlantic HD e in contemporanea su Sky Arte HD, con i primi due episodi alle 21.10, il terzo alle 23.10; i primi due episodi andranno in onda in contemporanea su Sky Uno HD e il primo online su skyatlantic.it.

Anche i fumettisti, nel loro piccolo, sono dei Mozart e una potenziale giungla può essere costituita dal contesto socio-culturale al quale si rivolgono. A pochi mesi da Charlie Hebdo, il dialogo tra fumetti e religione torna alla ribalta in virtú della mostra “Valiant Women and Super Heroes: Bibles Stories in Comics“, che tenta di analizzare i legami nascosti tra fumetti, soprattutto americani, e Sacre Scritture.

Nel corso della storia, Paoline a parte, (altro…)

sacramentare

Il grande Roberto Benigni ha detto che nelle altre lingue la bestemmia non esiste o è, al massimo, un’espressione concisa e stringata che scappa in momenti di collera estrema e incontenibile disappunto.

Si tratta, dunque, di un’espressione breve, neanche paragonabile alla perversione morfosintattica spesso riscontrabile in Italia, anche a prescindere dall’aneddoto che Benigni stesso ha raccontato (quanto a ciò che  è stato raccontato a noi, si potrà rileggere Mr D. The Final Chapter).

La bestemmia è segno d’ignoranza e rozzezza d’animo; nelle altre culture e religioni non è lontanamente concepibile, nemmeno nella piú balorda delle manifestazioni.

Si ricorderà, d’altro canto, come l’imprecazione contro la religione sia la sola ragione davvero valida per espellere i concorrenti dei reality show

PS: con l’occasione, si vuol porgere un sincero cenno di congratulazione a Roberto Benigni

per il bellissimo spettacolo sui Dieci Comandamenti e per il successo ottenuto.

PS 2: certo che fare 10 milioni fuori del periodo di garanzia…

a Rai Pubblicità si staranno mangiando le mani fino ai gomiti…

on the Red Sea (2)

Christian Bale will play as Moses in the next Ridley Scott’s kolossal,  ‘Exodus: Gods and Kings’(The title seems to reveal a quiet disenchanted approach to the Holy Bible, seen as the Hebraic mythology). 

As in the previous films based on the Exodus (and Deuteronomy), 40 years old Christian will have to make Israelite slaves get out free from Egypt and move toward the Promised Land.

Of course, it is to tell the particular relationship between Moses and Rhamses, (Joel Edgerton of Warrior and The Great Gatsby), born almost as brothers, became ennemies because of the facts and, someone says, of the different opinions on slavery.

They arrive to duel, and Rhamses screams:

Let’see who’s more effective at killing, you or me?’.

By the way, Moses takes Rhamses informed on what runs the risk to happen:

I came here to tell you that something is coming that is out of my control‘.

According to the trailer, another star in this film, which is said to have a budget of over $150m, seems to be the Nature; we see tornadoes, dantesque landscapes, lightning storms, rivers of blood (perhaps because of the 10 Plagues, I suppose).

In the cast, Bale and Edgerton a part, there are also Sigourney Weaver, Aaron Paul, Ben Kingsley, Emun Elliott and John Turturro.

The film, written by the Oscar awarded Steven Zaillian (‘Schindler’s List’), realised at the Pinewood Studios of London, will be released in America on December 12, 2014; in Italy, on January 2015.

Christian Bale interpreterà Mosè nel prossimo kolossal di Ridley Scott, ‘Exodus: Dèi e Re’ (il titolo sembra rivelare un approccio abbastanza disincantato verso la Sacra Bibbia, vista come mitologia ebraica).

Come nei precedenti film basati sull’Esodo (e sul Deuteronomio), il quarantenne Christian dovrà far uscire liberi dall’Egitto gli schiavi israeliti e muovere verso la Terra Promessa.

Naturalmente, c’è da raccontare il particolare rapporto tra Mosè e Ramses, (Joel Edgerton di Warrior e Il grande Gatsby), nati praticamente fratelli, diventati nemici a causa dei fatti e, dice qualcuno, delle diverse opinioni sulla schiavitú.

Arrivano a duellare e Ramses urla:

‘Vediamo chi è piú bravo a uccidere, io o tu’.

Comunque, Mosè informa Ramses su cosa corre il rischio di accadere:

‘Sono venuto qui per dirti che sta arrivando qualcosa che è fuori dal mio controllo’.

Stando al trailer, un’altra protagonista di questo film, che si dice abbia un budget di oltre 150 milioni di dollari, sembra essere la natura; si vedono tornado, paesaggi danteschi, temporali, fiumi di sangue (forse a causa delle Dieci Piaghe, suppongo).

Nel cast, a parte Bale e Edgerton, ci sono anche Sigourney Weaver, Aaron Paul, Ben Kingsley, Emun Elliott e John Turturro.

Il film, scritto dal premio Oscar Steven Zaillian (‘Schindler List’), realizzato presso i Pinewood Studios di Londra, uscirà in America il 12 dicembre 2014, in Italia a gennaio 2015.

la materia obbedisce allo spirito

Nel vangelo, Gesú fu tentato dal Maligno in piú occasioni.

Una volta, durante la peregrinazione nel deserto, il Diavolo lo prese e lo portò su un’altura,

facendogli vedere tutti i domini della terra.

Gli promise di donarglieli, se lui lo avesse adorato.

I teologi si sono chiesti come il Diavolo potesse pensare anche solo lontanamente di poter tentare il figlio di Dio, che,

in quanto tale, era già proprietario del mondo e hanno formulato delle ipotesi.

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lost in translation

Pollon combinaguai era uno dei cartoni animati piú belli e piú seguiti degli anni Ottanta ed è gradevole riguardarlo ancora oggi, quando riproposto. Ogni episodio consentiva ai piccoli telespettatori d’incontrare un mito dell’antica Grecia in modo ameno e gradevole lasciando loro la possibilità, se lo avessero desiderato, di approfondirlo in altra sede, verificando analogie e differenze.

L’unico episodio che mi ha lasciato perplesso riguardava l’arrivo di un certo “Dupon”, definito “dio della tempesta”, considerato cosí pericoloso da far temere il peggio allo stesso Zeus (pronto, però, ad affrontarlo, sebbene la fabbrica di fulmini, nel cartone, fosse ormai sommersa dall’acqua).

Chi era ‘sto Dupon? Perché i libri di scuola non lo citavano? Perché finanche l’affidabile enciclopedia taceva il suo nome?

Dopo anni d’affannose indagini e concitate elucubrazioni, la risposta è forse arrivata:

errore filologico ci fu!

Nella mitologia si parla di un certo Tifone (Typhon, in greco), un mostro che attaccò l’Olimpo e costrinse gli dèi alla fuga (donde l’origine di alcune costellazioni); è possibile che in Giappone, dove il cartone di Pollon era realizzato, il nome di Typhon sia diventato Dupòn nella traduzione dal greco (si sa, Paese che vai, fonetica che trovi).

Una volta in Italia, non sarà stato possibile ricostruire l’accaduto e sarà evidentemente rimasta la forma “nipponica” del personaggio.

Dupon (o Typhon -> Tifone) nel cartone animato di Pollon combinaguai
Dupon (o Typhon -> Tifone) nel cartone animato di Pollon combinaguai

Sarebbe solo uno dei tanti errori di traduzione che hanno caratterizzato il corso della storia, certo meno grave di quello relativo al passo della Bibbia dove si racconta la nascita di Eva (pare fosse “dalla metà dell’uomo”, non “dalla costola”), al passaggio del cammello nell’ago (pare fosse un camallo, che è una fune da marinaio) o alle fiamme che splendevano sulla fronte di Mosè, considerate “corna” fino al XVIII secolo per la confusione di due parole ebraiche molto simili.

Per non parlare, poi, dei faux amis

le buone letture

Da un classico letterario si deve pretendere il miglioramento spirituale di chi lo legge. Lo si vorrebbe dire con riguardo anche ad altri ambiti ma tali e tante sono le pieghe del transeunte che le decodifiche sembrano scontate.
Quali libri, quali letture non possono mancare nel cammino culturale, intellettuale e spirituale di un uomo? La mia classifica delle priorità è la seguente:

  1. V. Hugo, L’Uomo che ride;

  2. AA. VV., la Bibbia (almeno il Pentateuco, l’Ecclesiaste e il Nuovo Testamento);

  3. F. DostoevskijDelitto e Castigo, I fratelli Karamazov, L’Idiota;

  4.  L. TolstojResurrezione;

  5. C. Collodi, Le avventure di Pinocchio (da leggere nella versione originale, la prima volta da fanciulli, poi da adulti);

  6. P. Levi, Se questo è un uomo;

  7. V. Hugo, I Miserabili;

  8. D. Alighieri, la Divina Commedia;

  9. F. Pessoa, intera produzione;

  10. G. Leopardi, Canti, Operette morali;

  11. F. Nietzsche, Cosí parlò Zarathustra;

  12. S. Freud e  C.G. Jung, un po’ tutto;

  13. Omero (?), Odissea, Iliade;

  14. Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, Shakespeare, un po’ tutto;

  15. G. Orwell, 1984;

  16. H. Hesse, Siddharta;

  17. Platone, la Repubblica, il Timeo, il Simposio;

  18. Ch. Dickens, A Tale of two Cities, Hard Times,  Little Dorrit, Great Expectations, altri;

  19. sant’Agostino, le Confessioni;

La classifica intende, tra l’altro, controbilanciare le categorie che derivano dalla scuola o dal successo editoriale.

L’elenco (sui millecinquecento che ha letto) dei libri che hanno cambiato la vita ad Alessandro Poggiali è invece il seguente (molte le analogie col sottoscritto): (altro…)

la pasqua di Maddalena

As my readers know, the tradition of Mary Magdalene and the possibility that she was the Jesus’ companion, has always turned my attention on.

On Easter, according to an ‘ancient tradition related to the figure of Mary Magdalene, in the Orthodox Countries people use to color eggs in red.

The tradition has it that the Saint, having told Peter of the Resurrection, was answered with a strong disbelief and denial. The eggs she kept in her womb, though, became coloured in a bright vermilion, the same of the blood, and only that miracle was able to convince Peter, who decided only then to go to the tomb for checking what had happened.

I am also pleased to report a personnel suspect, I currently consider as a simple suggestion.

The legend of the ‘ sang real ‘ has it that Mary Magdalene, after the well-known events, moved to France.

In the Gospel it is written as following:

“Now go your way, tell His disciples and Peter that he goes before you into Galilee” (Mt, 28, 7; Mk 16: 7).

What if … what if … Galilee was a misprint for ‘Gallia’ , that is the Latin name of France?

Dan Brown would have a toast… And we with him…

Come sapete, la tradizione di Maria Maddalena e l’eventualità che sia stata la compagna di Gesú, ha sempre acceso la mia attenzione.

A Pasqua, secondo un’antichissima tradizione legata proprio alla figura della Maddalena, nei Paesi di religione ortodossa si usa colorare le uova di rosso.

Si vuole, infatti, che la Santa, dopo aver detto a Pietro della Resurrezione, si sia vista opporre un netto e incredulo rifiuto. Le uova che portava in grembo, però, si colorarono d’un acceso colore vermiglio, lo stesso del sangue, e questo miracolo riuscì a convincere Pietro che, solo allora, decise di andare al sepolcro a vedere cos’era successo.

Mi è gradito, inoltre, riferire un sospetto personale, al quale attribuisco, al momento, il valore di una semplice suggestione.

La leggenda del ‘sang real’ vuole che la Maddalena, dopo le note vicende, si sia trasferita in Francia. Nel Vangelo è riportata la seguente frase: “Ora andate, e dite ai Suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea” (Mt, 28, 7; Mc, 16, 7).

E se … e se… Galilea’ fosse  un refuso, in luogo di ‘Gallia’, cioè l’antico nome della Francia?

Dan Brown stapperebbe lo spumante… E noi con lui…

 

chi va piano…

Oggi è la Giornata Mondiale della Lentezza.

Giunta alla sesta edizione, la manifestazione intende rappresentare “un attimo di riflessione collettiva sui danni economici, ambientali e sociali del vivere a folle velocità, in un momento difficile di grandi trasformazioni, confusione e incertezza”.

In questa sede si vuole solo offrire qualche spunto personale, derivato dalle proprie riflessioni.

Muoversi lentamente è utile e bello: fa bene alla circolazione e alla respirazione (secondo i beduini del deserto, peraltro, camminare lentamente, a piedi, guardando l’orizzonte, tiene allenata la creatività, ed è abitudine che il sottoscritto non disdegna, quando possibile).

Mangiare lentamente è una buona abitudine: lo slow food è largamente da preferirsi alla mania di molti di ingurgitare frettolosi spuntini, togliendo spazio, oltre al gusto del cibo, al valore della vita.

Parlare lentamente (e ascoltare con attenzione!) può aiutarci nella comprensione reciproca.

Agire con la giusta lentezza rende piú consapevoli delle scelte che si fanno.

La lentezza è importante nella lettura e nello studio, per assaporare i contenuti nella loro autentica essenza, coglierne tutte le sfumature e capire cosa va approfondito.

Si ricordi sempre, inoltre, la Bibbia: “c’è un tempo per tutte le cose“.

i numeri della Bibbia

Sembra che, in luogo di

Dio il Signore, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo“,

sarebbe piú corretto tradurre:

Dio il Signore, con la metà che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo“.

Si tratta solo di una delle tante curiosità che possono scaturire dal confronto tra il testo originale della Bibbia e le traduzioni nelle altre lingue, antiche e moderne.

Curiosità che non si limitano, però, all’aspetto lessicale e filologico.

Nel corso della storia, infatti, si è anche  tentato, piú volte, un approccio numerologico (oltre che esoterico) al testo delle Sacre Scritture.

Si è cercato, cioè, di ricavare dalla lettera del testo originale un qualche codice trasversale, che percorresse l’intera opera in modo sotteso o celasse significati reconditi. Questo sforzo era aiutato dalla particolare fisionomia delle lingue ebraica, aramaica e greca e dalla gematria, scienza che assimila i numeri alle lettere dell’alfabeto, attribuendo valore simbolico. La questione si è spesso risolta affermando che è possibile ricavare quello che si vuole, giocando con il variare delle combinazioni.

Nel 1964 il pastore Ethelbert W. Bullinger pubblicò  uno studio sulla numerologia della Bibbia, ovvero sull’importanza che alcuni numeri hanno nell’architettura delle Sacre Scritture, anche in considerazione della ricorrenza loro e dei loro multipli.

L’approccio è quello di dimostrare come la Bibbia riproduca nel suo testo una perfezione matematica che riprende la perfezione del creato ed è sforzo che, nel corso della storia, ha accomunato molte indagini, speculazioni, correnti.

Partendo dallo studio di Bullinger, con qualche integrazione proveniente da altre fonti, il significato di ogni numero sarebbe il seguente: (altro…)

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