il martirio e il sacrificio

Diversamente da alcune parole che ormai sono cadute in disuso e hanno perso gran parte della loro forza (Patria, Onestà, Onore…), altre continuano a essere utilizzate.

Martire e Sacrificio, per esempio.

Il  vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, alla voce martire recita:

martire s.m. e f. 1 Cristiano dei primi secoli che, affron-
tando le persecuzioni e la morte, testimonia la sua fede.
2 Chi si sacrifica e soffre per un ideale: i martiri 
del Risorgimento. 3 (fig.) Chi sopporta con rassegna-
zione dolori e ingiustizie. 

L’etimologia della parola risale al greco martys (μάρτυς), che significa testimone, e questo rende il senso di un destino che deriva dall’affermazione continua, nella propria vita, di una Verità o di una missione in cui si crede ferma­mente. Furono martiri, come già detto nella definizione, i primi cristiani. In senso esoterico, sono chiamati martiri i personaggi della letteratura che vivono un destino non facile, pieno di prove, sofferenze, privazioni. Sono stati chiamati martiri, anche coloro che hanno subito violenza gratuita e assurda, come le vittime delle foibe, delle fosse ardeatine, degli attentati mafiosi. In quest’ultimo caso, poi, viene ovvia la considerazione che chi viva combattendo il male e l’illegalità sia un martire ipso facto, proprio perché la sua scelta di vita comporta sacrifici, rinunce, pericoli, continuo stato di tensione.

Con riguardo alla parola sacrificio, il già citato vocabolario chiarisce:<

sacrificio o (lett.) sacrifizio s. m. 1 Atto rituale con cui si dedica una cosa materiale a un dio al fine di incre-
mentare la potenza divina, di pacificarne la collera, 
di propiziarsela e sim.: compiere un -; offrire una vittima in– a Giunone. 2 Nella teologia cattolica: – della Mes-
sa, in cui la vittima che si offre volontariamente è il Cri-
stoǀ – divino, santo, – dell’altare, la Messa. 3 (est.Offerta non materiale fatta a Dio o agli dei in segno di devozione: offrire in – a Dio le proprie pene. 4 Offerta della vita per la realizzazione di un ideale: fare – di sé5 Grave privazione subita volontariamente: studia a costo di grandi sacrifici; SIN. Rinunzia.

L’etimo viene dal latino sacrum facerecompiere qualcosa di sacro. È evidente come l’uso contemporaneo del termine abbia al­quanto allargato il significato originario, fin quasi a disperderlo. L’attualità parla di frequente dei sacrifici necessari per rimanere nell’euro, dei sacrifici che le famiglie fanno per andare avanti… Talvolta, vengono riconosciuti i sacrifici di chi ha sperato di migliorare la sua situazione studiando.

Europa Europa

Il linguista Giovanni Semerano rinviene l’etimologia della parola “Europa” nel termine semitico “erebu”, che significa “occidente”, presente in fenicio come “ereb”. In greco l’etimo potrebbe derivare da εὐρύς (eurýs), che significa “ampio” e ὤψ /ὠπός (ōps/ōpòs), che significa “occhio, viso”, quindi Eurṓpē esprimerebbe il senso di uno “sguardo ampio”.

Proprio dalla Fenicia e dalla mitologia greca, deriva, non a caso, un’importante chiave di lettura.

Viveva, infatti, in quella terra la bellissima Europa, figlia del re di Tiro Agenore.

Zeus se ne innamorò e, per conquistarla, si mutò in un meraviglioso toro bianco, stendendosi ai suoi piedi. Europa gli salì sul dorso ed egli se la portò in groppa fino all’isola di Creta, dove le si unì in forma d’aquila (come effigiato sulle monete greche da 2 euro). Il Toro fu poi riprodotto in cielo nell’omonima costellazione. 

moneta da 2 Euro, Europa rapita da Zeus

Europa divenne la prima regina di Creta, consorte di re Asterione. Alla morte di questi, gli subentrò Minosse e i Greci diedero il nome “Europa” a tutto il continente che si trova a nord di Creta. Anche a prescindere dalla mitologia, la grecità dell’Europa potrebbe essere difesa in sede filosofica, letteraria, artistica…

Gustave Moreau, Il ratto d’Europa

 

Dal punto di vista finanziario, certo, affiorano dei limiti, e ci si chiede in che misura le consapevolezze letterarie, artistiche, filosofiche, mitologiche, esoteriche, possano controbilanciare le pressanti esigenze della materia.

Che cosa succederebbe ai cittadini, greci ed europei, se davvero Atene decidesse di abbandonare l’euro?

Secondo il parere degli specialisti, se ciò accadesse, la resuscitata dracma greca non tornerebbe al vecchio cambio 340, 75 che per pochi istanti. Sarebbe colpita quasi subito da una svalutazione pesante e perniciosa che potrebbe andare dal 40 fino forse al 70%.

(altro…)

le parole che (non) ho

La parola mafia deriva, secondo molti, da un termine arabo che significa “millanteria”.

La parola ‘ndrangheta deriverebbe dalla voce locale “’ndrànghiti” (brigante), oppure sarebbe connessa alle parole greche anèr, andròs (uomo) e agathòs (buono), nell’accezione di chi debba fare “giustizia” al di fuori delle istituzioni.

Camorra deriverebbe da una delle seguenti ipotesi:

  • secondo l’enciclopedia Treccani e il linguista Pittau, dall’antica città biblica di Gomorra;

  • dalla malavita della Napoli del 1600, la quale veniva chiamata già “camorra”, in riferimento ad un’omonima bisca in cui si radunavano elementi poco raccomandabili;

  • da un grossolano indumento utilizzato dai lazzaroni napoletani simile alla chamarra spagnola;

  • da gamurra, citata in un documento medievale, ed indicava una compagnia di mercenari sardi al soldo di Pisa;

  • da una connessione con “morra”, “raggruppamento di malfattori” inteso come “frotta”, per cui una persona inserita in un gruppo solidale “sta c’a morra” (con la banda), mentre una persona non difesa da un gruppo è “fore morra” (fuori banda) ma può significare anche “rissa”;

  • da una tassa sul gioco che bisognava pagare a chi proteggeva i locali per il gioco d’azzardo, dal rischio di liti e di risse. Con questo significato compare in un documento ufficiale del Regno di Napoli nel 1735;

  • secondo qualche autore campano, da “ca murra” e cioè “capo della murra”, nella Napoli settecentesca il “guappo” di quartiere doveva risolvere le dispute tra i giocatori della murra (tipico gioco di strada);

L’avventura 2012 di Fazio & Saviano andrà in onda stasera, domani e dopodomani su La 7 e, da quanto è sembrato capire, attribuirà grande importanza alla Parola, nella sua valenza di definire la precisione delle cose e la loro origine.

Non si sa se lo strepitoso successo di ‘Vieni via con me’ sarà ripetuto da ‘Quello che (non) ho’ ma l’augurio è che la Parola possa davvero migliorare le cose.

DarkLight