Mameli, il ragazzo che sognò l’Italia

Andrà in onda il 12 ed il 13 febbraio, su Rai 1, la miniserie ‘Mameli – il ragazzo che sognò l’Italia’. Diretta da Luca Lucini e Ago Panini, prodotta da Pepito Produzioni e Rai Fiction, è dedicata al grande Goffredo, proprio lui, il compositore di quel ‘Canto degli Italiani’ che, musicato da Michele Novaro, sarebbe diventato il nostro inno nazionale.
Non c’è alcuna legge, grazie al cielo, che vieti di raccontare il Risorgimento con la finzione televisiva; ci sembra di ricordare, anzi, che proprio il vostro blogger preferito, nelle opportune sedi, abbia incoraggiato pertinenti iniziative.
Certo, con i dovuti accorgimenti scenici e linguistici. Non a caso, infatti, si è espresso Agostino Saccà, della Pepito Produzioni, che, intervistato dall’agenzia Ansa, ha dichiarato che il proposito è stato quello di

«togliere la polvere dal Risorgimento. Una polvere che è la retorica che lo ha fatto diventare noioso anche per i giovani che, invece, ne dovrebbero essere orgogliosi»

Pronta eco gli è arrivata da Maria Pia Ammirati, responsabile di Rai Fiction: (altro…)

Riccardo, l’"enorme"

“Quello che sta succedendo oggi è un sogno. Il nostro Paese deve la sua storia a secoli e secoli di storia della musica. molti stili musicali e l’Opera sono nati in Italia. Gli strumenti piú richiesti sono nati in Italia. La sinfonia (dal greco: suonare insieme) è nata in Italia, emblema dunque dell’armonia, dello stare insieme, del vivere civile,. Chi ama la musica non è un criminale, e oggi da qui giunge un importante messaggio. Fare musica significa abituare i ragazzi al culto del bello nella consapevolezza della  nostra storia.

A questi ragazzi auguro ogni bene proprio all’insegna di questa armonia che stanno imparando con la musica

e che è d’esempio a tutto il resto d’Italia”.

Maestro Riccardo Muti

Ha avuto luogo ieri, 31 luglio 2012, a Reggio Calabria, un evento che è stato definito “enorme” dal suo stesso protagonista: il concerto di Riccardo Muti e delle bande calabresi.

I musicisti, provenienti da tutte e cinque le province calabresi, erano divisi in due gruppi:

  • uno, formato da circa mille ragazzi provenienti anche dai laboratori musicali e dalle scuole di musica giovanili della Calabria, ha esguito l’Inno Europeo e l’Inno di Mameli, che ha concluso la serata;

  • l’altro, formato da circa duecentosettanta artisti, ha eseguito tre sinfonie (da Nabucco, Norma e La Forza del Destino) dirette dal Maestro Muti man anche altri brani diretti da alcuni giovani direttori della provincia di Reggio, tra cui i maestri Maurizio Maragò e Gaetano Pisano (che avevano già lavorato insieme a Muti in occasione del Ravenna Festival del 2008).

A Muti, già insignito della cittadinanza onoraria di Delianuova (RC), è stato consegnato uno dei premi “Sud Umberto Zanotti Bianco 2012”, destinati a chi è rimasto, a chi è tornato e a chi è venuto nel sud realizzando iniziative positive, con la seguente motivazione:

“Il maestro Muti è un artista del sud che, nel corso della sua straordinaria carriera di direttore delle più prestigiose orchestre del mondo, ha sempre evidenziato le sue salde radici culturali meridionali e italiane.

Ha dimostrato  cosí quanto si può essere aperti al mondo senza voltare le spalle alla propria identità, contribuendo concretamente a sostenere le realtà positive emerse nel Mezzogiorno.

Ha portato difatti alla ribalta nazionale i giovani musicisti di Delianuova dirigendoli personalmente nel Ravenna Festival. 

La sua sensibilità si è estesa alla valorizzazione del prezioso principe degli agrumi, il bergamotto di Reggio Calabria, di cui è divenuto spontaneamente un testimonial cogliendo ogni occasione per esaltarne le qualità.

Il maestro Muti ha saputo pertanto divulgare tutti gli aspetti positivi di rinascita che stanno affiorando nella società meridionale. Elementi che sono spesso ignorati da un sistema di informazione squilibrato che tende a raccontare il sud d’Italia e gli altri sud del mondo soltanto per le negatività, alimentando pregiudizi e vecchi e nuovi razzismi” (Pasquale amato, presidente premio Nosside). 

Goffredo, perdonami!

Nonostante qualche complimento, ritengo doveroso fami perdonare dal Goffredo nazionale per avergli deturpato l’inno.

Se cliccate qui potrete leggerlo e ascoltarlo in versione originale.

Se volete possiamo anche aprire un dibattito. Va modificato o deve rimanere per sempre così?

Secondo me ci vorrebbero solo un’ aggiustatina,  che so,

abolire “l’Aquila d’Austria le penne ha perdute”,

con tutto il rispetto per il contesto storico

in cui il nostro inno nazionale è nato.

Alla prossima!

da Curatola, con amore

FRATELLI D’ITALIA, L’ITALIA S’È DESTA,

AL GALLO D’OLTRALPE TAGLIATO HA LA TESTA,

È QUI LA VITTORIA DI TRENTO E DI ROMA,

LA GLORIA CI CINGE DI NUOVO SPLENDOR!

LEVIAMOCI A COORTE, SON DRITTE LE STORTE,

IL MALTEMPO CANGIÒ!

NOI SIAM MOLTO SPESSO CALPESTI, DERISI,

PEI NOSTRI POLITICI, I GUAI E I MAFIOSI,

C’ILLUMINA OGGI A NUOVO FULGORE

PIA LUCE DI GIOIA E VIVIDO AMOR!

DI NOI SEI L’ORGOGLIO, O NAZIONALE,

IN TE È RIUNITO OGGIDÌ LO STIVALE,

DALL’ALPI A SICILIA È UNA LA VOCE,

SEI TU, GRANDE ITALIA, LA PATRIA DEI GOAL!

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