la santa anoressia

La storia della Chiesa è costellata di figure che hanno temprato la propria spiritualità a forza di rinunce e mortificazioni.

Il concetto di base è: “Mortifico il più possibile la mia carne, la parte materiale dell’essere, in modo da elevare lo Spirito e avvicinarmi a Dio”.

San Francesco si sottoponeva a digiuni prolungati e mortificava nella neve gli aneliti della carne. Anche se era poi capace di elevare inni sublimi alle meraviglie del creato…

Santa Caterina da Siena si nutriva d’erbe, pane e acqua. Quando curava i lebbrosi, si puniva per il disgusto comprensibilmente provato bevendo l’acqua nella quale erano state disinfettate le loro ferite. Chiamava la sua anoressia “il male che mi tiene unita a Cristo”e affermava: “In vita mia non ho mai gustato più gradevole bevanda!”

Padre Pio era capace di sottoporsi a delicati interventi chirurgici senza anestesia.

Potremmo proseguire a lungo, prendendo in esame flagellanti e penitenti di tutti i tipi.

Secondo “La Santa anoressia”, un libro pubblicato anni or sono, i santi possono essere affetti da anoressia e bulimia alla stessa stregua dei comuni mortali. Atteggiamenti come quelli descritti sono inequivocabilmente patologie del comportamento alimentare e, di conseguenza, dell’equilibrio interiore.

Con la differenza della motivazione, in questo caso mistica.

Non stiamo appoggiando tale decodifica, ma vi riflettiamo sopra.

È lecito chiedersi:

  • Davvero è così che ci si avvicina a un Dio/ Amore?
  • Perché purificare l’anima con scelte alimentari?
  • Una condotta eccessivamente dura è garanzia di santità?
  • Che legame c’è tra tali esperienze e l’ascetismo praticato, ad esempio, dai santoni indiani?

le soddisfazioni della vita

Oggi, nell’ambito della presentazione di un ciclo di seminari sul cinema, l’onorevole Walter Veltroni si è lasciato andare raccontando una serie di deliziosi aneddoti personali, che hanno testimoniato ancora una volta, se necessario,  quanto profondo sia il suo amore per la decima musa.
È stato inoltre presentato, finalmente, “Santa Caterina”, il famoso cortometraggio d’animazione che cito nel curriculum, basato sulla vita e sulle qualità di una delle sante più importanti della storia della Chiesa. Io ho collaborato al soggetto e alla sceneggiatura. Ho inoltre curato la ricerca iconografica e uno studio di marketing. Ed ero presente al doppiaggio e al missaggio.

L’animazione è stata realizzata in Corea, a velocità record.

L’impresa non è stata facilissima perché santa Caterina, il brief dei committenti, è una figura estremamente complessa, di difficile riduzione a cortometraggio d’animazione per bambini. È stato necessario, per dirla con i classici, mettere un po’ di zucchero sul bordo del bicchiere, inventare situazioni simpatiche che avvicinassero al focus target la complessità di alcuni contenuti.

santa Caterina da Siena

Tutti conosciamo Santa Caterina da Siena come patrona d’Italia, ricordiamo le sue lettere per convincere il papa ad abbandonare Avignone, i più devoti conoscono forse qualche miracolo e qualche altra vicenda biografica.
Pochi conoscono i dettagli sull’infanzia di Caterina Benincasa, figlia di Jacopo tintore e di Lapa, ultima nata in una famiglia di ben venticinque fratelli.
Per esempio il fatto che già a sei anni fosse solita pregare nelle grotte, e raggiungesse tali livelli di ascesi da levitare dal suolo fino a raggiungere col capo il soffitto stesso della grotta.
O che, per mortificare il corpo, facesse il bagno alle terme solo nel punto in cui l’acqua era bollente.
Qualcuno afferma che sono le testimonianze come queste che avvalorano il cristianesimo e mettono a tacere, pertanto, chi vede solo nelle religioni orientali i modelli più alti di ascetismo.
Altri ritengono che dietro tale desiderio di soffrire, oltre alla fede, si possano intravedere anche risvolti psicologici.
Voi cosa ne pensate?
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