#ilpiúgrandeSanremodopoPippoBaudo (2)

Carlo Conti ha rilasciato in questi giorni interviste e dichiarazioni sul suo futuro televisivo, almeno per quanto riguarda Sanremo e gli altri impegni della stagione 2014 -2015; sta lavorando al regolamento del festival, che sarà pronto a metà settembre e si differenzierà dalle ultime edizioni perché ogni artista proporrà una canzone soltanto. Sedici artisti e otto giovani.

Ci sarà poi da pensare al cast e alla persona che lo affiancherà alla conduzione, una co-conduttrice (co-conduttore no, eh?), da scegliere entro Natale, periodo durante il quale, per tradizione, si deve essere particolarmente generosi. In piú, un comico diverso a serata, che alcuni rintracciano nel teatro toscano, nei Pieraccioni, Panariello e Ceccherini che provengono dalla terra di Dante.


Ai giornalisti del Secolo XIX ha dichiarato:

«(Sanremo) è una gara di canzoni orecchiabili. Il mio sarà un festival normale. Nazional-popolare. È importante allargare la forbice dell’ascolto come mi succede sempre. Senza preclusioni per nessuno. Con la massima leggerezza. In linea con tutti i miei programmi, che si propongono di interessare e divertire trasversalmente tutto il pubblico di Rai1. La mia tivú è familiare: dal nipote alla nonna. Passando per i trenta -quaranta – cinquantenni, la mia generazione… (…) Ho già rifiutato Sanremo, in passato. Due volte. Non ho sentito l’accordo pieno sul mio nome. E ho evitato. Sanno tutti che sono un battitore libero e non devo render conto a nessuno».

Ha riconosciuto che «c’è un ribasso nei rinnovi di contratto» ma ha chiarito che «la qualità è piú importante delle offerte economiche», pur consentendosi qualche ironia: «fosse passata la clausola degli stipendi legati a share e pubblicità guadagnerei cento volte di piú». In ogni caso, «Sanremo si farà con meno magie e piú fantasia. Risparmieremo, ma il pubblico non se ne accorgerà». Quanto ai generi, «non precludo nessuno, dalla romanza al rap. Passando per il rock. Voglio uscire dal classico brano sanremese, sempre se ci riesco eh». Al Messaggero ha aggiunto:

«C’è da allestire uno spettacolo che sappia tornare alle origini. L’importante è trovare sedici belle canzoni. Non classici pezzi da Sanremo, ci deve essere di tutto. Del resto, all’Ariston, sono stati lanciati Bocelli con le sue romanze e l’anno scorso Rocco Hunt con il rap. E ci vogliono brani scanzonati come quelli di Elio e le storie tese. Penso a quelli di Baudo. I Sanremo di oggi sono figli del rilancio che Pippo fece negli anni 80, quando costruì un evento televisivo attorno alla gara musicale» (anche il sottoscritto, nel suo piccolo vi faceva riferimento: #il piú grande Sanremo dopo Pippo Baudo)

Ci piace concludere ricordando che a settembre il Carletto nazionale tornerà con L’Eredità, che passerà a Fabrizio Frizzi ad ottobre per preparare Sanremo con tutta calma; dal 12 settembre, fino a novembre, andrà in onda ‘Tale e quale show‘ e, a primavera, un nuovo appuntamento in prima serata con ‘Si può fare’ o ‘I migliori anni’.

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