il futuro delle emittenti locali (2)

Le televisioni locali svolgono un lavoro eccellente e dev’essere loro riconosciuta un’importanza cruciale nel tessuto informativo del Paese. Ciò nonostante, il loro futuro sembra tutt’altro che di facile definizione. A mio avviso, parte del declino può derivare proprio dall’informazione perché, nell’era di internet, l’ottimo e libero telegiornale in onda alle 19.30 sull’emittente locale è in concorrenza con la testata on line, che documenta la notizia con maggiore rapidità e rende fruibili in tempo reale servizi fotografici e resoconti, che gli utenti possono visionare nelle modalità e nelle tempistiche a loro piú comode (in verità, questo fenomeno riguarda tutta la televisione, anche per i programmi non prettamente informativi, e sta forse definitivamente tramontando il concetto tradizionale di palinsesto). Il futuro delle televisioni locali, comunque, è stato oggetto di riflessione anche nello “Studio Economico del Settore Televisivo Privato”,  giunto alla XXI edizione e presentato giovedí 24 nella sede di Confindustria RadioTv (CRTV). Il rapporto, curato dall’Ufficio Studi e Ricerche Studi di CRTV, pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio nazionale delle imprese radiotelevisive private in collaborazione con i sindacati Slc Cgil, FIStel Cisl e UilCom Uil, monitora il settore televisivo privato nella sua componente nazionale e locale, con particolare riferimento a quest’ultima.

L’editoria televisiva locale attrae ancora investimenti ma la somma dei patrimoni netti delle 305 società prese in esame nel 2013 è stata di quasi 695 milioni di euro, contro i quasi 747 milioni nel 2012, con ricavi in calo di circa 280 milioni rispetto all’anno precedente. Nella totalità del mercato italiano, locale e nazionale, dei 9,2 miliardi di ricavi, 3,5 provengono dalla raccolta pubblicitaria e 5,7 dai servizi pay tv, dal canone Rai e dagli altri ricavi. I ricavi del solo comparto televisivo privato, al netto quindi di quelli della Rai, superano i 6,6 miliardi di euro e sono suddivisi in ricavi pubblicitari per 2,8 miliardi e altri ricavi (pay, ecc.) per 3,6 miliardi. I ricavi delle società private rappresentano il 71,2% del mercato nazionale (dato invariato rispetto al 2012). Il totale dei ricavi dei gruppi privati è costituito per il 44% (40% nel 2012) dai ricavi pubblicitari e per 56% (60% nel 2012) dal mercato pay e dagli altri ricavi. Le tv locali rappresentano complessivamente la terza forza dell’intero mercato televisivo italiano, la quarta se si considera anche la Rai. A differenza dei broadcaster nazionali, le televisioni locali presentano una percentuale di ricavi pubblicitari preponderante rispetto al totale delle risorse ed è tautologico ricordare come operatori nazionali quali Sky e Mediaset si confermino i principali attori privati con 5,6 miliardi di euro di ricavi su 6,6 miliardi realizzati, con quote di mercato rispettivamente pari al 44,2% e 39,1%, e che nel loro insieme costituiscono l’83,3% dell’intero comparto privato. La quota di mercato detenuta dalle tv locali è pari al 6,2%, in calo rispetto al 2012 (7,1%) e al 2011 (8,3%). Guardando ala redditività, il Risultato operativo cumulato di settore (cioè il risultato della gestione ordinaria “industriale”, al netto della gestione straordinaria e fiscale delle imprese analizzate) è pari a 11,4 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto al 2012 (-509,5 mln). Le perdite d’esercizio totali ammontano invece a -226,3 milioni, comunque in miglioramento rispetto ai -540,2 mln del 2012. Ciò ha dovuto principalmente al ritorno al segno positivo di Mediaset (+176 mln a fronte di -284 mln nel 2012) e ai dati positivi di Telecom Italia Media (+1,8% contro -262,7 mln nel 2012) e di Rai (+66,3 mln verso -164,7 mln nel 2012) che insieme guidano l’inversione di tendenza del dato complessivo 2013.

Il presidente di Confindustria RadioTv, Rodolfo de Laurentiis ritiene che la costante immissione di capitali da parte degli editori locali testimoni “tangibilmente” quanto loro credano tuttora nel futuro di questo comparto ma il detto comparto soffre e richiede un provvedimento di complessivo riassetto, che accompagni nel consolidamento le emittenti meritevoli per patrimonializzazione, qualità dell’informazione, professionalità dei dipendenti. Al tavolo dei relatori, De Laurentiis era affiancato da Maurizio Giunco (Presidente Associazioni delle Televisioni Locali aderente a CRTV), Emilio Carelli, (Vicepresidente di CRTV), Piero Manera (Presidente dell’Osservatorio Nazionale delle Imprese Radiotelevisive Private),  Andrea Franceschi (direttore di Confindustria Radio Televisioni), Elena Cappuccio (responsabile dell’ufficio Studi e Ricerche).

Ecco, comunque, il comunicato stampa completo:

Tenuta il 24 settembre 2015 presso la sede di Confindustria Radio Televisioni la presentazione dello “Studio economico del settore televisivo privato italiano”, giunta alla XXI edizione. Al tavolo il Presidente di CRTV Rodolfo De Laurentiis, affiancato dal Presidente Associazioni delle Televisioni Locali aderente a CRTV Maurizio Giunco, il Vicepresidente di CRTV Emilio Carelli, il Presidente dell’Osservatorio Nazionale delle Imprese Radiotelevisive Private Piero Manera e la struttura di Confindustria Radio Televisioni capeggiata dal direttore Andrea Franceschi e la responsabile dell’ufficio Studi e Ricerche Elena Cappuccio. Tra i temi affrontati, si è deciso di sottolineare come nel settore delle Tv Locali anche se gli editori continuano ad investire, permane una evidente situazione di difficoltà del comparto nella coda lunga della crisi. Urgente un provvedimento di complessivo riassetto del sistema che accompagni nel consolidamento le emittenti sostenibili, meritevoli per patrimonializzazione, qualità dell’informazione, professionalità dei dipendenti. Dallo Studio è emerso che la somma dei patrimoni netti delle 305 società prese in esame è pari a 694.553.632 euro (746.521.030 nel 2012), con un valore medio di 2,2 mln, (pari a quello del 2012) e rappresenta una costante immissione di capitali da parte degli Editori locali i quali testimoniano tangibilmente di credere nel futuro di questo comparto, nonostante le significative perdite sofferte. I ricavi totali (pubblicitari e altri ricavi) delle 305 società prese in esame nell’anno 2013 ammontano a 408.492.861 euro di cui 287.543.394 provenienti dalla pubblicità, 120.949.467 euro costituiti da altri introiti, inclusi i contributi statali. Rispetto all’esercizio 2012 (in cui i ricavi ammontavano a 480.951.103 euro, di cui 329.752.240 da pubblicità e 148.371.903 da altri entroiti), il 2013 registra un calo in termini assoluti di 72 mln di euro pari al -15%. Il dato ponderato, ottenuto confrontando i valori medi dei ricavi, si assesta su -5,6%.La suddivisione per classi di ricavi evidenzia una netta concentrazione: infatti le 40 maggiori società (ricavi superiori ai 2,6 milioni di euro) e rappresentanti il 13,1% del totale complessivo, producono 217 milioni di euro, pari al 53,2%, dei ricavi totali. Le 75 società con ricavi compresi tra 1 e 2,6 milioni e ricavi medi pari a 2,1 milioni rappresentano invece circa il 24,5% delle TV locali e producono ricavi pari a circa il 39% del totale. Le 190 società (scaglione con ricavi fino a 1 milione di euro e ricavi medi di circa 390.000 euro) rappresentano infine il 62% del totale, ma producono ricavi solo per il 18,1% del totale. I ricavi medi di tutte le TV locali si attestano a 1,339 milioni di euro (1,418 mln nel 2012 e 1.465 mln nel 2011). Veneto e Lombardia, con circa il 37% dei ricavi totali, si confermano le regioni leader con volumi di ricavi di gran lunga superiori al resto delle altre regioni. Le prime 4 regioni, Veneto, Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna rappresentano da sole quasi il 53,4% del totale nazionale. Dopo una costante fase di crescita del mercato, che aveva trovato un consolidamento negli anni immediatamente precedenti alla digitalizzazione, negli ultimi 2 anni le TV Locali sono ritornate sotto quota 500 milioni e riportando il comparto indietro ai valori del 2002. Pur essendo dati riferibili a un numero di emittenti variabili, sono significativi dell’andamento generale del settore. Nel 2013 le 305 società esaminate hanno speso per il personale dipendente 131,5 mln di euro. Considerato il costo totale e valutato il costo medio teorico di € 35.000 per dipendente nel comparto risulterebbero quindi occupati 3.758 addetti diretti (erano 4.388 nel 2012), con un costo medio di 431.213 euro (erano 453.165 nel 2102) e 12 dipendenti per ogni società (erano 13 nel 2012). Si tratta di una stima teorica – esistono realtà aziendali e occupazionali molto diverse sul territorio – che tuttavia rivela come anche sul fronte occupazionale le TV Locali registrino una battuta di arresto significativa.. Dopo la crescita costante dell’ultimo decennio (con l’eccezione del 2010), rispetto al 2012 il comparto registra un calo dell’occupazione di 603 unità lavorative. Il costo del personale ha una incidenza media sui ricavi totali del 32,2%.  Da questi indicatori appare evidente come senza il sostegno dei contributi dello Stato le TV Locali non possano mantenere gli attuali livelli occupazionali e, di conseguenza, non possano offrire i servizi di informazione sul territorio approntati dalle redazioni giornalistiche locali in virtù dei quali tali contributi vengono erogati. Ma relativamente alle TV Locali nell’analisi dei bilanci del 2013 si deve tener conto di alcuni fatti straordinari, come la cassa integrazione guadagni in deroga, alla quale hanno fatto ricorso molte aziende con l’obiettivo di contenere i costi del personale al fine di salvaguardare il livello occupazionale; e “l’indennità di esproprio” per il rilascio volontario delle frequenze della banda 800 MHz e erogato proprio tra il 2012 e il 2013. Si tratta di voci che, rispettivamente, contenendo i costi di produzione e integrando i ricavi, hanno permesso al comparto di limitare le perdite. A livello complessivo il totale settore evidenzia infatti come da un Risultato Operativo di -60 mln si passi a una perdita di circa -54 milioni (erano rispettivamente -68 mln e -45 mln nel 2012)Fino all’anno 2007 i dati erano positivi con un saldo di +108,6 mln di euro. Negli ultimi 6 anni, a partire dal 2008, le perdite sono state considerevoli, -256 milioni di euro di cui appunto 54,6 mln nel 2013.  Nell’arco di 12 anni il comparto delle TV Locali ha registrato una perdita di 147,3 milioni di euro. Le perdite degli ultimi 6 anni denunciano come a fronte della crisi generale del settore pubblicitario che ha colpito l’intero sistema televisivo, l’emittenza locale abbia sofferto in maniera particolare dell’impatto della digitalizzazione che ha portato alla perdita di visibilità del comparto (per effetto della multicanalità e, non ultima, per l’incertezza nella regolamentazione della numerazione automatica dei canali). A fronte della situazione sopra descritta la somma dei patrimoni netti delle 305 società prese in esame è pari a 694.553.030 euro (746.521.030 nel 2012 e 569.522.769 nel 2011)il valore medio è pari a 2,2 milioni (lo stesso del 2012).

È questo un dato molto significativo che evidenzia una costante immissione di capitali da parte degli editori, verosimilmente coincidente con gli investimenti che le imprese hanno dovuto effettuare per la digitalizzazione delle reti e per il 2013 a copertura delle perdite. Lo Studio è stato pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio nazionale delle imprese radiotelevisive private in collaborazione con i sindacati SCL CGIL, FIStel CISL e UILCOM UIL, lo “Studio” curato dall’Ufficio Studi e Ricerche Studi di CRTV monitora il settore televisivo privato nella sua componente nazionale e locale, con particolare accento su quest’ultima. Il focus principale e il valore aggiunto, che rende l’indagine un ‘unicum’, è il dimensionamento economico del settore delle TV locali attraverso l’analisi dei bilanci depositati presso le Camere di Commercio locali, costituendo per il relativo comparto un imprescindibile riferimento.

⇐Agi, Digital Sat (c. stampa), confindustriaradiotv.it

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