il futuro di Cinecittà (3)

Oggi, 21 giugno 2012, il sindacato Ugl Comunicazioni manifesterà, con altre sigle sindacali, “per dire no a qualsiasi forma di esternalizzazione o dismissione che sta mettendo a rischio il futuro di Cinecittà” (Salvatore Muscarella, segretario nazionale Ugl). La protesta consterà di un sit in a piazza Cinecittà, davanti agli uffici del X Municipio, cui ne seguirà un altro in via Tuscolana e un secondo in piazza Cinecittà. È inoltre attivo un blog («Salviamo Cinecittà»), con una petizione sottoscritta finora da cinquecento persone.

I rischi paventati dai sindacati sembrano ispirati alla decisione di far passare alla Panalight sei lavoratori, di affittare l’intera postproduzione a due società del gruppo Deluxe Italia, il trasferimento di cinquantacinque a un’altra società del gruppo IEG, venti licenziamenti annunciati e incertezza per altri quaranta lavoratori.

Non è mai stato presentato un vero piano industriale e non ci è stata fornita alcuna garanzia occupazionale, inoltre dal ministero dei Beni Culturali e dal ministero dell’Economia non abbiamo avuto nessuna risposta. Non è possibile che il destino di oltre 200 lavoratori sia affidato alle sole parole di chi è responsabile dello stato di crisi aziendale.È il momento che si faccia un passo indietro e si mostri vero senso di responsabilità, lasciando spazio a chi possa essere veramente in grado di rilanciare gli storici studi cinematografici” conclude Muscarella.

Quello che si sa dalle fonti ufficiali è che l’azienda vuole migliorare e ottimizzare, secondo tre direttrici:

·       il settore delle scenografie confluirà in una società specifica, “Cinecittà allestimenti e tematizzazioni” (Cat), con sede a Castel Romano, sulla Pontina, dove gli artigiani saranno al servizio non solo del cinema ma anche dei parchi tematici) (rileggi anche Cinecittà, nel suo piccolo…);

·       all’interno degli studi sta per sbarcare la Panalight, uno dei maggiori operatori per il noleggio dei mezzi tecnici di ripresa (per cui dovrebbero andare a lavorare alcuni lavoratori, forse sei);

·       l’affitto del ramo d’azienda della postproduzione (Cinecittà digital factory) al colosso mondiale Deluxe (e ottantotto persone «cambieranno casacca»).

Giuseppe Basso, direttore generale di Cinecittà Studios, ha spiegato che l’obiettivo è quello «di una riorganizzazione complessiva per riportare gli studi alla loro missione, cioè attrarre il cinema internazionale. Servizi ancillari finora in concorrenza con aziende d’eccellenza come la Deluxe saranno realizzati dalle stesse industrie punte di diamante del settore, dentro casa nostra. Al momento non c’è nessuna ipotesi di vendita della postproduzione. È un affitto. Creeremo una sinergia potente al servizio della cinematografia e dell’audiovisivo, nell’ottica di un rafforzamento di un’attività già vivace: non è vero che l’anno scorso è stato girato un solo film. Chi lo afferma fa male a se stesso, e al nome che dice di voler difendere».

Questo, evidentemente, non basta a calmare gli animi e a impedire preoccupazioni. I sindacati paventano che l’affitto alla Deluxe Italia possa essere un primo passo verso la vendita. La costola Panalight poi avrà un numero esiguo di dipendenti, quelli che vi entreranno vedranno cadere alcune tutele. Si sarebbe di fronte, in sintesi, allo smantellamento di Cinecittà, un marchio che diventerebbe una scatola vuota.

C’è, poi, quello che qualcuno ha definito “delitto perfetto”, se non addirittura “conto alla rovescia per le sorti di Cinecittà”: l’annunciata realizzazione di un albergo, una piscina, e forse anche un centro benessere, spiegati dal presidente Luigi Abete come servizi in piú alle troupe, come “un progetto industriale per cui si vorrebbe smettere di girare film e adibire gli studi all’intrattenimento”.

In realtà non sembra che i servizi citati possano costituire un danno o un depauperamento degli Studios…

Infine, si lamenta che Fintecna sarà dismessa, in virtú del decreto governativo sulla vendita degli immobili pubblici (già il ministro Galan, nella precedente legislatura, aveva trasformato “Cinecittà – Istituto Luce” in una S.r.l. controllata da Fintecna, rileggi il futuro di Cinecittà).

I PD Vita e Orfini hanno chiesto un’indagine conoscitiva in commissione Cultura e un tavolo presso il ministero del Tesoro «perché ci si ripensi prima che sia troppo tardi». Italia dei valori e Sel sembrano essere del medesimo orientamento.

Ci piace concludere ricordando che Cinecittà ha spento settantacinque candeline proprio quest’anno, è il secondo marchio italiano piú conosciuto al mondo ed è stato definito dal presidente della provincia Zingaretti «fulcro del rilancio dell’audiovisivo nella regione» (è stato proprio lui a garantire che farà da mediatore con il governo e gli altri enti locali). Il Rapporto 2011 “Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia”, curato dall’Area Studi della Fondazione Ente dello Spettacolo, riporta che il 2011 è stato un anno record nella produzione di film italiani, con la realizzazione di ben 155 pellicole, la migliore performance della storia dopo quella del 1960.

Una risposta a “il futuro di Cinecittà (3)”

  1. ANSA DEL 4 LUGLIO 2012, 19.49: (ANSA) – ROMA, 4 LUG – ‘I lavoratori hanno deciso di iniziare l’occupazione di Cinecitta’, montando tende sugli Studios per contrastare il piano di dismissione industriale’. Lo annuncia il segretario generale dell’Slc Cgil Roma e Lazio Alberto Manzini presente sul posto. ‘Gia’ alcune persone stanno montando le tende sul terrazzo di via Tuscolana’, gli fa eco una Rsu, Augusta Galeotta. Su uno striscione si legge ‘Cinecitta’ occupata. Stanotte molti lavoratori dormiranno qui per dire no al piano di spacchettamento’.

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