il migliore

Amici ascoltatori, allegriaaa!

Oggi il topo gigio del quiz, il principe del gioco, il Gattopardo della televisione (oddio, Tomasi di Lampedusa è forse più vicino a Baudo…) ha abbandonato – mi pare – questo suo slogan. E i suoi eredi, Gerry Scotti, Amadeus & Co. sembrano fare scelte linguistiche diverse.

Non vi nasconderò che, quando ero bambino, oltre ai Puffi, i quiz condotti il giovedì sera dal mitico Mike erano un appuntamento irrinunciabile nei miei palinsesti personali, oltre che nei costumi di casa Curatola.

Mia madre, mia nonna e mia zia materna, che all’epoca viveva con noi, lo veneravano, alla stregua di un’insostituibile icona della società postmoderna.

A me piacevano il clima del gioco, l’atmosfera del quiz, la suspense che derivava da vincite stratosferiche. All’epoca centinaia di milioni di lire erano tutt’altro che insignificanti, si era lontani dal milione di euro che viene oggi elargito ai protagonisti di taluni reality. Ed erano soldi guadagnati con la propria cultura e prontezza di riflessi.

Mike, in alcuni casi, esclamava: “Ahi, ahi, ahi! Lei farà impazzire il nostro cassiere!”

E la mia fantasia da bambino, così sapientemente pilotata, si chiedeva in quale angolo dello studio potesse risiedere un registratore di cassa tanto voluminoso da consentire il pagamento in contanti le vincite dei concorrenti, alla stessa stregua dei commessi del bar che ti danno il resto per il cappuccino, il cornetto, la spremuta. Chi si comportava diversamente dalle aspettative, invece, veniva definito “fanalino di coda“, oppure gli veniva detto “marca male per il signor...”

Ho imparato con il tempo ad apprezzare la professionalità di Bongiorno, pur condita dalle immancabili gaffe (Lei si chiama Nadìr? Ma è un nome da circo equestre!) e dalle ingenuità, talvolta forse studiate (Questa signora che vedete sullo schermo, ha coltivato il cetriolo più lungo del mondo, eh, hai capito? Si chiama signora Chappel. Eh! Bisogna vedere dove lo chappel…). Sarebbe invece apocrifa la famosa “Ahi ahi ahi, signora Longari! Lei mi cade sull’uccello!”

Tra l’altro, la Longari era una studiosa di storia romana, non si vede proprio su quale volatile potesse essere mai andata a rovinare… E la RAI dell’epoca avrebbe immediatamente rimosso l’artefice di tale battuta!

Oggi il padre della televisione gioca a fare il barbone, l’Alighieri, il Garibaldi, il postino insieme a Fiorello, come testimonial di una felice campagna pubblicitaria. Sabato è andato a dare man forte a Funari, a dispetto del giuridico adagio secondo cui ad impossibilia nemo tenetur.

Dante Alighieri non ebbe difficoltà ad inserire nel suo Inferno il maestro e amico Brunetto Latini, che stimava.

E chi ha letto il mio Codice Peyo si sarà accorto di un personaggio che, in effetti, sembra ispirarsi a Mike, prendendolo affettuosamente in giro. Non c’è una corrispondenza biunivoca precisa tra quel personaggio del Codice Peyo e la realtà, dato che specifico anche nel libro che le narrazioni contenute sono da considerarsi mere fenomenologie letterarie.

L’affetto e la stima affiorano in modo sensibile, anche nella più birichina delle descrizioni!

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