lazzaro felice

I Maestri hanno sempre saputo che soltanto ciò che è fuori dal tempo sopravvive al tempo.
Le manifestazioni dell’animo umano, d’altra parte, tendono a ripresentarsi, spesso in maniera identica, importa davvero poco se una situazione si sia verificata in un momento piuttosto che in un altro.
Le classi sociali sono sempre esistite e non è questa la sede per capire se siano condannate ad un eterno conflitto o in che misura sia possibile una perfetta conciliazione.
La nobiltà di un cavaliere è in grado di trascendere le differenze: ligio ai versi d’Ariosto, egli sa comportarsi con bontà e solidarietà anche col “rivale”, di fede, condizione o estrazione diversa; anche i cavalieri della Rohrwacher, infatti, “per selve oscure e calli obliqui/ insieme van senza sospetto aversi”.
Lazzaro è sempre felice, nella stessa misura in cui è ingenuo e disinteressato, alla stregua dell’Idiota di Dostoevskij.
Il suo cuore non potrebbe essere piú puro; se arriva a prendere discutibili iniziative, lo fa solo ed esclusivamente in nome dei sacri valori dell’Amicizia e della Cavalleria.

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