Vivendi e Biscione, la saga continua

Aggiornamento 3 maggio 2021: leggi Vivendi e Biscione, la saga si conclude.

Aggiornamento 22 aprile: di fronte a quella che molti decodificherebbero come una presa in giro, Mediaset ha diramato un comunicato stampa, seguito da un’integrazione con i testi integrali delle sentenze. Ecco i testi:

Mediaset esprime soddisfazione per la conferma da parte del Tribunale di Milano del grave inadempimento Vivendi agli obblighi previsti dal contratto stipulato dalle parti l’8 aprile 2016. Mediaset impugnerà comunque entrambe le sentenze in appello in merito alla quantificazione del danno subito, anche alla luce degli elementi probatori evidenziati nel corso della parallela inchiesta penale a carico di Vivendi, elementi emersi successivamente allo scadere dei termini per la produzione di prove in sede civile e per questo non considerate dal Tribunale.

A integrazione del Comunicato stampa Mediaset pubblicato ieri 19 aprile 2021, e su richiesta delle Autorità, si allega integralmente il Comunicato stampa emesso sempre ieri dal Tribunale di Milano in merito alle due sentenze nei processi n. 47205/2016 + 47575/2016 R.G. e n. 30071/2017 R.G. REPUBBLICA ITALIANA TRIBUNALE ORDINARIO DI MILANO SEZIONE XV CIVILE SPECIALIZZATA IN MATERIA DI IMPRESA COMUNICATO STAMPA Il Tribunale di Milano – Sezione XV Civile Specializzata in materia di impresa – ha pubblicato oggi 19 aprile 2021 due sentenze nei processi n. 47205/2016 + 47575/2016 R.G. e n. 30071/2017 R.G., i cui dispositivi recitano: “Il Tribunale, definitivamente pronunciando, nelle cause civili riunite n. 47205/ 2016 e 47575/2016 promosse, la prima da Mediaset s.p.a. e Reti Televisive Italiane s.p.a. contro Vivendi s.a. con atto di citazione notificato il 19 agosto 2016 e la seconda da Finanziaria di Investimento Fininvest s.p.a. contro Vivendi s.a., con atto di citazione notificato il 23 agosto 2016, con l’intervento volontario di Mediaset Premium s.p.a. disattesa ogni altra istanza, eccezione e deduzione, così provvede: Nella prima causa 1) dichiara l’avvenuta risoluzione del contratto sospensivamente condizionato, stipulato dalle parti l’8 aprile 2016, per effetto della specifica previsione contrattuale di cui alla clausola 2.2 ultimo periodo; 2) accerta l’inadempimento di Vivendi S.A. agli obblighi preliminari e prodromici all’avveramento della condizione previsti dalla clausola 2.2. lett. b) e c) dell’accordo e la condanna al risarcimento del danno a favore di Mediaset s.p.a., mediante pagamento della somma di € 1.202.419,28, ed a favore di RTI s.p.a., mediante pagamento della somma di € 514.167,07, oltre interessi di mora nella misura legale sulla somma anno per anno rivalutata dall’8 giugno 2018, sino al saldo; 3) respinge tutte le altre domande proposte da Mediaset s.p.a. e da RTI s.p.a. anche quale incorporante Mediaset Premium s.p.a. nei confronti Vivendi s.a.; 4) respinge le domande riconvenzionali proposte Vivendi s.a. nei confronti di Mediaset s.p.a. e RTI s.p.a. 5) dichiara compensate fra le parti nella misura di un terzo le spese processuali che liquida, per l’intero, in € 60.000,00 per compenso di avvocato oltre al 15% per spese generali ed oneri di legge e pone per i restanti due terzi a carico di Vivendi s.a.. Nella seconda causa: 1) dichiara inammissibili le domande proposte da Fininvest s.p.a. nei confronti di Vivendi s.a. ai punti I.a), I.b), I.b-bis) delle conclusioni; 2) respinge la domanda proposta da Fininvest s.p.a. nei confronti di Vivendi s.a. al punto II) delle conclusioni; 3) respinge la domanda riconvenzionale proposta da Vivendi s.a. nei confronti di Fininvest s.p.a.; […].” “Il Tribunale, definitivamente pronunciando, nella causa n. 30071/2017 promossa da Mediaset s.p.a., R.T.I. s.p.a. e Fininvest s.p.a. contro Vivendi s.a., con atto di citazione notificato il 19 giugno 2017 disattesa ogni altra istanza, eccezione e deduzione, così provvede: 1) respinge tutte le domande proposte da Mediaset s.p.a., R.T.I. s.p.a. e Fininvest s.p.a. contro Vivendi s.a.; […]” In particolare il Tribunale, I) Decidendo nel processo n. 47205/2016, ha dichiarato l’avvenuta risoluzione del contratto sospensivamente condizionato, stipulato dalle parti l’8 aprile 2016 e risoltosi il 30 settembre 2016, avente ad oggetto operazione di partnership strategica nel settore dei contenuti audiovisivi e scambio azionario; ha accertato l’inadempimento di Vivendi agli obblighi preliminari e prodromici all’avveramento della condizione costituita dall’ottenimento delle autorizzazioni amministrative necessarie all’esecuzione dell’operazione di cui sopra; ha condannato Vivendi al risarcimento del danno in favore di Mediaset ed RTI mediante pagamento di una somma complessiva di oltre 1,7 milioni di euro, oltre accessori. II) Decidendo nei processi n. 47575/2016 e n. 30071/2017, ha ritenuto che l’operazione di acquisto, da parte di Vivendi, di azioni Mediaset a partire dal dicembre 2016 per un quantitativo complessivamente di poco inferiore al 30 % del capitale non sia avvenuto in violazione delle previsioni del contratto stipulato l’8 aprile 2016 e risoltosi il 30 settembre 2016; che l’operazione non possa essere ritenuta illegittima ai sensi dell’art. 43, comma 11, D. Lgs. 177/2003 (Tusmar), norma non più applicabile nell’ordinamento italiano nella sua formulazione originaria in ragione delle statuizioni di cui alla sentenza della Corte Europea di Giustizia del 3 settembre 2020 in causa n. 719/18; che l’operazione non integra le contestate condotte di concorrenza sleale. IL PRESIDENTE Sezione XV Civile ANGELO MAMBRIANI Cologno Monzese, 20 aprile 2021

Aggiornamento 19 aprile: il tribunale di Milano ha stabilito oggi, 19 aprile 2021, che Vivendi dovrà risarcire Rti e Mediaset con 1,7 milioni di euro per non aver rispettato l’accordo dell’8 aprile 2016 sull’acquisto di Mediaset Premium. Il collegio, composto da Angelo Mambriani e dai giudici Daniela Marconi e Amina Simonetti, ha condannato il gruppo francese al pagamento di 1,2 milioni di euro a Mediaset e 500 mila euro o poco piú a Rti. Ben poco rispetto ai 3 miliardi chiesti da Mediaset e da Rti nell’ambito delle diverse richieste formulate.

aggiornamento 15 aprile 2021: con riguardo ad alcune speculazioni apparse oggi su un quotidiano, ispirate da una video-intervista rilasciata dal cfo di Mediaset, Marco Giordani, a ‘The Voice of Business’, Mediaset ha comunicato che “considerato il contenzioso pendente non c’è alcuna apertura dell’ultima ora” su Vivendi; “non esiste invece, come sempre ribadito, alcuna preclusione a soluzioni positive negli interessi di tutti gli azionisti”.
aggiornamento 2 aprile 2021: AgCom ha aperto un’istruttoria verso Fininvest e Mediaset riguardo alla possibile sussistenza di effetti distorsivi o posizioni lesive del pluralismo. È suggestiva coincidenza che, tra i riferimenti elencati come presi in visione dall’Authority, ci sia anche “la nota della società Vivendi S.A. del 1° marzo 2020 (Prot. Agcom n. 107496 del 2 marzo 2021) con la quale la stessa ha segnalato che la posizione detenuta dalla società Fininvest–Finanziaria d’Investimento S.p.A., risultando presente contestualmente e in maniera rilevante nel settore delle comunicazioni elettroniche e del Sistema integrato delle Comunicazioni mediante le proprie controllate direttamente e indirettamente tramite Mediaset S.p.A., integrerebbe la fattispecie prevista dall’articolo 4-bis del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, convertito con modificazioni dalla Legge27 novembre 2020, n. 159.” I parametri da valutare sono, tra gli altri, i ricavi, la presenza di barriere all’ingresso, il livello di concorrenza all’interno dei mercati interessati, le dimensioni di efficienza economica da raggiungere per competere, le sinergie da mercati contigui. Il termine per l’adozione del provvedimento finale è di 120 giorni dalla data di notificazione.
aggiornamento 3 marzo: è stata fissata al 6 dicembre p.v. davanti al Tar del Lazio l’udienza di merito relativa al ricorso proposto da Vivendi per contestare l’istruttoria dell’Agcom avviata a dicembre, dopo il cosiddetto decreto “salva Mediaset”. L’udienza è stata fissata dopo che Vivendi, in camera di Consiglio, avrebbe rinunciato all’istanza cautelare che chiedeva al tribunale amministrativo di fissare un’udienza urgente sulla questione.
aggiornamento 11 febbraio: si è conclusa oggi, dopo cinque ore e mezza, l’udienza finale del processo civile Mediaset – Fininvest contro Vivendi che ha fornito ispirazione a questo lunghissimo post. Le cause discusse sono tre: quella riguardante il contratto di Premium, quella relativa al patto parasociale tra Fininvest e Vivendi e infine quella sulla scalata di Vivendi. I francesi sono stati rappresentati dagli avvocati Giuseppe Scassellati Sforzolini, Ferdinando Emanuele e Roberto Argeri, dello studio Cleary Gottlieb; il Biscione (Mediaset – Fininvest, con le controllate Rti e Premium parti in causa) è stato rappresentato dagli avvocati Vincenzo Mariconda, Laura Salvaneschi e Andrea Di Porto (per la holding). Il Collegio, presieduto da Angelo Mambriani e composto anche dalle giudici Daniela Marconi e Amina Simonetti, si è riservato di decidere e potrà farlo, a termini di legge, entro un termine non perentorio di sessanta giorni da oggi. (Fonte: RadioCor)
aggiornamento 27 gennaio: Mediaset comunica d’aver depositato al Consiglio di Stato l’appello sulla decisione del Tar del Lazio con la quale è stata annullata la delibera AgCom del 10 aprile 2017 che aveva imposto a Vivendi di scegliere tra la partecipazione rilevante in Tim e la presenza quasi al 30% in Mediaset. Si attende adesso l’assegnazione dell’impugnativa alla sezione di competenza e la fissazione dell’udienza di discussione.
aggiornamento 7 gennaio 2021: l’agenzia Radiocor riporta che giovedì 11 febbraio si terrà l’udienza finale della Causa Civile che oppone Mediaset-Fininvest a Vivendi, riguardante il contratto su Mediaset Premium del 2016 e la successiva acquisizione di una posizione rilevante, poco inferiore al 30%, da parte del gruppo francese nel capitale della società televisiva di Cologno. Nei mesi di novembre e dicembre 2020 le parti avevano presentato alla giudice Daniela Marconi le comparse conclusionali e le repliche che comprendono la richiesta da parte dei gruppi facenti capo alla famiglia Berlusconi di un risarcimento a causa dei danni originatisi con la violazione dell’accordo. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, lo stesso Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, nell’ambito di un incontro con Arnaud de Puyfontaine avvenuto a palazzo Chigi prima di Natale, si sarebbe espresso a favore di un accordo definitivo tra i due litiganti, che faccia magari da premessa ad un’alleanza industriale. Argomento del colloquio è stato non solo il dossier Mediaset ma anche la partecipazione francese in Tim.
aggiornamento 23 dicembre: il Tar del Lazio ha annullato la delibera AgCom del 10 aprile 2017 che aveva imposto a Vivendi di scegliere tra la partecipazione rilevante in Tim e la presenza quasi al 30% in Mediaset. È stato accolto, dunque, il ricorso a suo tempo presentato dai francesi. AgCom ha però aperto una nuova istruttoria su Vivendi alla luce dell’emendamento detto ‘salva Mediaset’.
aggiornamento 15 dicembre:
il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha deliberato nella seduta odierna d’aprire un’istruttoria su Vivendi, in applicazione dell’art. 4 bis del decreto 125/2020 che, com’è noto, tutela il principio del pluralismo esterno nel caso di soggetti operanti contemporaneamente nei mercati delle Comunicazioni elettroniche e in quelli del Sic. In particolare, il procedimento è volto a verificare la posizione della società Vivendi “alla luce delle partecipazioni azionarie detenute in Telecom Italia S.p.A. e in Mediaset S.p.A. nonché dei relativi mercati in cui tali società si trovano ad operare”. Il procedimento dell’Agcom avrà una durata di 120 giorni che decorrono dalla data di notifica ai soggetti interessati. Da nota stampa opportunamente diramata.
aggiornamento 14 dicembre: con riguardo alla sentenza della Corte di Giustizia Ue del 3 settembre u.s., una portavoce della Commissione Europea ha confermato l’invio di una nuova lettera al Governo italiano e ha dichiarato: “La Commissione considera la protezione del pluralismo dei media della massima importanza. Ma le misure nazionali devono essere proporzionate all’obiettivo e non andare al di là di ciò che è necessario per ottenerle, anche tenendo in considerazione la libertà di condurre affari nel mercato interno. Le autorità italiane devono assicurare che le leggi nazionali a protezione del pluralismo dei media rispettino le libertà del Trattato economico come interpretate dalla Corte di Giustizia, anche nella recente sentenza su Vivendi“.
aggiornamento 11 dicembre: l’agenzia ANSA riporta che, secondo fonti finanziarie, Vivendi avrebbe presentato un esposto alla Commissione europea sull’emendamento salva-Mediaset contenuto nel decreto Covid19.
aggiornamento 19 novembre/bis: stando alle fonti citate da Adnkronos, l’ultima offerta fatta da Vivendi a Mediaset, lo scorso ottobre, è stata un accordo commerciale con Canal plus del valore di 30 milioni spalmati in tre anni, per l’acquisto di prodotti tv come fiction e format. Al Biscione è sembrato poco interessante, anche perché il presupposto era la rinuncia ai tre miliardi richiesti da Mediaset nella causa per il mancato rispetto del contratto per l’acquisto di Mediaset Premium e per la successiva scalata al 29,9% della società. Sembra che, in questi quattro mesi, Mediaset di proposte ne abbia fatte quattro ma neanche le tre videochiamate tra Arnaud de Puyfontaine e Pier Silvio Berlusconi, con relative promesse di collaborazione, sono riuscite a ottenere alcunché. Sul versante della politica, il viceministro Stefano Patuanelli, che rivendica la paternità dell’emendamento antiscalata (v. oltre), ha precisato che non si tratta di un provvedimento “ad aziendam”; intervistato da Sky TG24, ha detto:
L’AgCom avrà un periodo di tempo per valutare effetti su pluralismo e capire come rimediare a eventuali distorsioni se ce ne saranno”. I francesi, però sono sul piede di guerra; Vivendi ha già inviato una lettera di protesta al Governo italiano e al commissario per il Mercato Interno, Thierry Breton. Arnaud de Puyfontaine avrebbe scritto testualmente che il disegno di legge allo studio “viola i principi di legalità e certezza del diritto e (…) il diritto di proprietà”, preannunciando azioni formali presso la Comunità Europea se il Governo non ritirerà l’emendamento.
aggiornamento 19 novembre: in seguito alle indiscrezioni di un organo di stampa, il Biscione chiarisce in una nota che “Il consiglio di amministrazione Mediaset non ha ricevuto alcuna lettera dal board di Vivendi per costituire un’alleanza industriale in Europa (…)Mediaset, come è noto, sostiene da sempre l’ipotesi di un forte piano industriale condiviso per avviare operazioni di sviluppo europeo destinate a creare valore per tutti gli azionisti. Proposte di questo tipo, qualora venissero formulate, verrebbero immediatamente esaminate dal consiglio di amministrazione Mediaset”.
aggiornamento 12 novembre 2020: l’agenzia Askanews riporta quanto dichiarato oggi a Bruxelles dalla signora Sonya Gospodinova, portavoce per il Mercato unico dell’Esecutivo comunitario. La Commissione europea “è al corrente degli sviluppi legislativi in Italia” ha detto la Gospodinova ma “sa che si tratta di un progetto di legge” non ancora adottato definitivamente e “non commenta mai” la legislazione in fieri. L’Esecutivo comunitario “analizzerà la legge quando sarà stata adottata dai legislatori italiani e dalle autorità competenti, e verificherà se rispetta il diritto dell’Ue”. “Su questo tema specificamente – ha aggiunto – posso ribadire che la Commissione riconosce la massima importanza alla protezione del pluralismo nei media ma le misure nazionali devono essere proporzionate a questo obiettivo e non andare al di là di quanto è necessario per conseguirlo, anche tenendo conto degli sviluppi del mercato e dei trend globali del settore. (…) Inoltre le autorità in Italia devono assicurare che le misure nazionali volte a tutelare il pluralismo dei media rispettino le libertà previste dai Trattati Ue per i servizi e le merci, come interpretate dalle Corte europea di Giustizia, in particolare nella recente sentenza dello scorso settembre, che riguarda esattamente questo caso”.
aggiornamento 6 novembre 2020: l’agenzia Adnkronos, attingendo a sue fonti, rivela che ci sarebbe un accordo politico trasversale di maggioranza su una norma che tutelerebbe Mediaset dalla scalata da parte dei francesi: “tutti d’accordo sulla norma e sulla necessità di approvarla prima della sentenza del Tar, attesa il prossimo 16 dicembre”. Nella relazione illustrativa del testo letta da Adnkronos, si legge che, secondo la norma, “qualora un soggetto si trovi ad operare contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e nel Sic, anche attraverso partecipazioni azionarie rilevanti, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni svolga un’istruttoria, da concludersi entro il termine di sei mesi dall’avvio del procedimento, volta a verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo, tenendo conto, fra l’altro, dei ricavi, delle barriere all’ingresso nonché del livello di concorrenza nei mercati coinvolti, ed adotti eventualmente i provvedimenti di cui all’articolo 43, comma 5 del decreto legislativo n. 177 del 2005.”
Nel contesto ipotizzato dalla bozza, AgCom diventerebbe una sorta di “guardiano” del sistema italiano delle comunicazioni, essendo già, del resto, garante della televisione e delle telecomunicazioni. In alternativa all iter presso il Consiglio dei Ministri, un’ipotesi meno probabile è che la bozza diventi un emendamento del governo al primo dl ristori, quello varato il 28 ottobre scorso e ora all’esame della commissione Affari costituzionali al Senato. L’accordo nel Governo per approvare la misura sarebbe unanime, ma c’è chi, soprattutto tra i 5 Stelle, teme che la norma sia una mano tesa a Silvio Berlusconi. In realtà, assicurano fonti di governo all’Adnkronos, la norma sarebbe da intendersi in senso più ampio rispetto a quello di mettere di nuovo i bastoni fra le ruote a Vivendi nei confronti di un’eventuale scalata a Mediaset: “è una misura che nasce per tutelare le aziende italiane, una sorta di golden power estesa alle telecomunicazioni, tanto più in una fase così critica per l’Italia che le nostre aziende rischiano di diventare facile preda di appetiti stranieri. Berlusconi o no, questo vale anche per il Biscione“.
aggiornamento 23 settembre: una nota AgCom informa che, al termine dell’odierna seduta, “alla luce degli approfondimenti giuridici svolti, ha espresso l’avviso che, allo stato, non vi siano le condizioni per adottare decisioni di qualsivoglia natura in ordine alla delibera 178/17/Cons prima che sia intervenuta la pronuncia del Tar del Lazio”. Il Consiglio dell’AgCom ha rilevato “che la sentenza pregiudiziale pronunciata dalla Corte di Giustizia definisce una fase incidentale del processo pendente dinanzi al Tar del Lazio e si rivolge al giudice nazionale e non direttamente alle parti, per cui essa non pone un problema di esecuzione in senso tecnico”;“ciò che andrà eseguito è invece la sentenza del Tar del Lazio, cui spetta dare attuazione alla pronuncia della Corte di Giustizia. Peraltro, rimane incerto quale potrà essere l’effetto conformativo della sentenza del giudice amministrativo”.
aggiornamento 21 settembre: si è svolta al Tribunale di Milano, di fronte al giudice Daniela Marconi, l’udienza sulle cause intentate da Mediaset e Fininvest contro Vivendi per la richiesta di risarcimento di circa tre miliardi nata dal mancato acquisto di Mediaset Premium da parte dei francesi. Il giudice ha stabilito i tempi: sessanta giorni per la presentazione delle memorie finali, piú altri venti per le repliche. Secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, l’obiettivo sarebbe di giungere a una sentenza, ovviamente appellabile, con l’inizio del 2021. In ogni caso, sembra che i due contendenti abbiano ripreso a parlarsi. Negli ultimi giorni, peraltro, è stata rilanciata da varie testate (Sole 24Ore, Repubblica) la notizia degli abboccamenti tra Mediaset e John Malone, azionista di riferimento di Discovery, avvenuti nel 2019. Il progetto “Amerigo”, tale il frutto dell’abboccamento, si muoverebbe su un asse Italia-Spagna-Germania-Usa, con possibile estensione alla Francia. Di certo l’Europa ha per Discovery un’importanza strategica, nella prospettiva di fronteggiare Netflix, Amazon Prime Video, Disney+. Proprio nel giugno 2019, infatti, Discovery ha lanciato in Germania una joint venture con Prosiebensat ed il fatto che anche Mediaset si sia alleata con i tedeschi dev’essere stato per Discovery un interessante spunto di riflessione, è intuibile. Quanto al progetto Amerigo, esso è sicuramente in stand by né, per la verità, sembra accomunare i vertici del Biscione con unanime entusiasmo; secondo Repubblica, Marco Giordani, Chief Financial Officer del Gruppo Mediaset, starebbe ragionando ancora in prospettiva “eurocentrica” e, piuttosto, di possibile accordo con Vivendi; è la stessa Repubblica a riportare come, da quanto lasciato trapelare da Cologno, “una fusione tra Mediaset e il gruppo americano Discovery verrebbe difficilmente presa in considerazione dal Biscione in quanto troppo diluitiva per l’azionista di controllo Fininvest. Mentre sarebbe stato possibile ragionare su un ingresso delle attività europee del gruppo americano in Mfe, ipotesi però tramontata dopo la bocciatura della holding da parte dei tribunali spagnoli e olandese”.
aggiornamento 3 settembre: la Corte di Giustizia europea ha accolto oggi il ricorso di Vivendi contro la decisione dell’Agcom che, sulla base di quanto previsto nel Tusmar (v. oltre), aveva imposto loro di mantenere una partecipazione in Mediaset inferiore al 10% dei diritti di voto esercitabili nell’assemblea della holding  a causa della loro contemporanea presenza in Tim con una quota del 23,94%. Vivendi contestava anche la compatibilità della legislazione nazionale con il diritto dell’Unione. Secondo le torri di Lussemburgo, l’articolo 49 del Trattato Ue impedisce qualsiasi provvedimento nazionale che possa ostacolare o scoraggiare l’esercizio, da parte dei cittadini dell’Unione, della libertà di stabilimento. La Corte ha inoltre osservato che, “anche se una restrizione alla libertà di stabilimento può, in linea di principio, essere giustificata da un obiettivo di interesse generale, quale la tutela del pluralismo dell’informazione e dei media, ciò non avviene nel caso della disposizione in questione, non essendo quest’ultima idonea a conseguire tale obiettivo”. Secondo Lussemburgo, il diritto dell’Unione stabilisce una distinzione netta tra la produzione di contenuti e la loro trasmissione. La disposizione impugnata da Vivendi non avrebbe fatto riferimento ai collegamenti tra produzione e trasmissione dei contenuti né sarebbe stata formulata in modo da applicarsi specificamente in relazione a tali collegamenti. La Corte ha anche contestato che, per quanto attiene al calcolo dei ricavi, si sia equiparato il concetto di «società controllata» a quello di «società collegata» e, da ultimo, che si siano fissate soglie che, non consentendo di determinare se e in quale misura un’impresa possa effettivamente influire sul contenuto dei media, non presentano un nesso con il rischio che corre il pluralismo dei media.
Vivendi ha preso atto “con grande soddisfazione della sentenza pronunciata oggi dalla Corte di giustizia dell’Unione europea ed è lieta che il massimo organo giudiziario europeo sia pienamente d’accordo. (…) La sentenza della Corte di giustizia europea dà piena ragione a Vivendi. (…)Vivendi ha sempre agito nel rigoroso rispetto della legge italiana ed è stata costretta a difendere i propri interessi in sede giudiziaria dopo che Mediaset ha presentato reclamo all’Agcom nell’unico desiderio di impedirle di partecipare alle proprie assemblee”. Secondo i francesi, Mediaset avrebbe in tal modo ingiustamente oberato “ingiustamente le autorità italiane e ha posto questo ostacolo per cercare di spostare la propria sede in Olanda, progetto bloccato sia dai tribunali spagnoli che olandesi. Il divieto di partecipazione al voto nelle sue assemblee generali ha causato l’illegittimità delle risoluzioni adottate a seguito di tale esclusione. Ciò ha posto così Mediaset in una situazione di grave incertezza giuridica”. Ciliegina sulla torta, Vivendi “rinnova il suo impegno per l’Italia e conferma il suo desiderio di essere un investitore di lungo termine in questo bellissimo Paese”.
Quanto a Cologno,Mediaset prende atto dell’odierna sentenza della Corte di Giustizia europea. Si tratta di rilievi che dovranno essere esaminati nelle successive fasi di giudizio davanti al Giudice nazionale competente e su cui si confida che l’Autorità garante per le Comunicazioni possa fornire ogni opportuno chiarimento. In più, l’Autorità dovrà valutare i rischi per il pluralismo, valore fondamentale per lo stesso diritto dell’Unione Europea, derivanti dalla possibilità illimitata per le imprese dominanti nelle Telecomunicazioni di rafforzare la propria posizione nel settore Media. Se, al contrario di quanto prevede oggi la Legge italiana, si aprissero possibilità di convergenza tra i leader delle tlc e dell’editoria televisiva, Mediaset che in tutti questi anni è stata vincolata e penalizzata dal divieto valuterà con il massimo interesse ogni nuova opportunità in materia di business tlc già a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla Rete unica nazionale in fibra”.
Maurizio Gasparri, ex ministro e promotore proprio del Tusmar, intervistato da Class Cnbc, ha commentato:Non sono affatto dispiaciuto, perché questa è una sentenza che in realtà favorisce Mediasetchedomani mattina può comprarsi Tim. Lo vedo come un fatto positivo perché potranno nascere delle realtà più forti”,“ora in questo mercato possono entrare anche gli operatori del settore dei media e della tv”.
Secondo quanto ricordato da Gasparri, nel 2014 la norma fu posta in essere per impedire che Berlusconi, all’epoca capo del Governo, potesse comprarsi Telecom e creare un grande conglomerato con un potere eccessivo,(…)per impedire l’elefantiasi berlusconiana. Oggi togliendo questa barriera, i treni potranno passare in un senso e in un altro, Mediaset domani mattina può comprarsi Tim, o anche il contrario. La regolamentazione deve garantire un mercato plurale, e oggi il problema sono i giganti del web che non pagano le tasse. Non è una concorrenza libera, è un mercato alterato. A questo bisogna guardare”.
aggiornamento 1° settembre: il tribunale olandese ha accolto il ricorso di Vivendi contro la fusione di Mediaset e Mediaset España nella newco che ha avviato il progetto. Come si ricorderà, dopo la bocciatura riportata a luglio in terra di Spagna, il Biscione aveva annunciato una riproposizione del progetto Media for Europe “su nuove basi” e qualcosa si potrà capire dopo il consiglio d’amministrazione della prossima settimana. Prevedibile soddisfazione è stata espressa da un portavoce dei francesi: Vivendiè molto soddisfatta per la decisione dei giudici di Amsterdam, che riteniamo sia nell’interesse di tutti gli azionisti di Mediaset, quello che abbiamo sempre cercato di ottenere in tutti i tribunali dei diversi Paesi e alla Corte Europea”. Prevedibile ma razionale disappunto, invece, da parte di Cologno Monzese:Il Tribunale di Amsterdam, ribaltando il giudizio di primo grado, ha oggi accolto il ricorso in appello di Vivendi in cui si chiedeva la sospensione del progetto di fusione transfrontaliera tra Mediaset e Mediaset España. La Corte olandese ha richiesto modifiche dell’impianto del piano che, in realtà, per Mediaset non era già più realizzabile dopo il verdetto del Tribunale di Madrid del 30 luglio 2020”.
Per i prossimi giorni è anche attesa la decisione ufficiale della Corte europea sul ricorso presentato da Vivendi sulla delibera AgCom del 2017 che aveva portato a congelare la partecipazione francese in Mediaset sotto il 10%, affidandone poco meno del 20% a Simon Fiduciaria. Inutile dire che, nella giornata odierna, il titolo Mediaset ha risentito in Borsa.
aggiornamenti 12 agosto: la testata Affari italiani riporta oggi un tentativo di riconciliazione che i francesi avrebbero posto in essere ai fini di dirimere l’annosa bagarre. Andrea Deugeni scrive: “Un confronto ai più alti livelli da tenersi “il prima possibile” per mettere a segno un accordo industriale fra Vivendi e Mediaset che termini la lunga battaglia legale dai rimborsi miliardari iniziata con il mancato deal sulla pay-tv Mediaset Premium nel 2016. Senza recepire quanto chiesto dal Biscione nella precedente lettera di risposta alla prima missiva del gruppo di entertainment controllato dalla famiglia Bollorè, il general counsel di Vivendi Frederic Crepin ha preso nuovamente carta e penna per sollecitare la fine delle ostilità rivolgendosi nuovamente al consiglio di amministrazione di Mediaset. Una risposta attesa da Cologno, ma non con questi contenuti. (…)”
Ad una lettera dei francesi, un’altra, faceva infatti riferimento il Consiglio d’amministrazione Mediaset del 5 agosto u.s., nelle modalità che anche noi riportiamo (v.oltre). Un lancio ANSA delle 18.59 cosí precisa:

Mediaset “ribadisce la massima disponibilità a esaminare proposte concrete che siano di interesse per tutti gli azionisti, senza tuttavia rinunciare al risarcimento”. Lo afferma una nota del Biscione dopo che è emerso uno scambio di lettere con il socio francese dalle quali può iniziare un confronto su Mfe, l’holding nella quale Mediaset intende concentrare le sue attività e partecipazioni. “L’unica proposta pervenuta da Vivendi consiste nella rinuncia reciproca e senza esborsi a tutte le cause in atto”, aggiunge il Biscione.

aggiornamento 5 agosto: ha avuto luogo quest’oggi un consiglio d’amministrazione di Mediaset, in mezzo a voci (infondate) di possibili accordi; al termine del CdA è stato diramato il comunicato stampa integralmente ripreso qui di seguito.

IL CDA MEDIASET
– PRENDE ATTO CHE A SEGUITO DELLA SENTENZA IN SPAGNA IL PROGETTO DI FUSIONE COME DELIBERATO IL 7 GIUGNO 2019 NON POTRÀ ESSERE REALIZZATO
– GIUDICA INSUFFICIENTE NEI CONTENUTI LA LETTERA RICEVUTA DA VIVENDI
Il Consiglio di Amministrazione di Mediaset, riunito in data odierna sotto la presidenza di Fedele Confalonieri, ha esaminato la sentenza del Tribunale di Madrid del 30 luglio 2020 relativa alla fusione transfrontaliera comunicata al mercato il 7 giugno 2019. In particolare, la sentenza ha rigettato il ricorso di Mediaset España contenente la richiesta di rimuovere la sospensione del progetto di fusione. Mediaset prende atto della decisione del Tribunale Spagnolo, non ne condivide le conclusioni alle quale comunque si adegua, e riafferma che, anche sulla base dell’opinione dei propri consulenti legali di ciascuna delle giurisdizioni interessate dal progetto di fusione transnazionale, il progetto è conforme alle norme di legge applicabili, rispettoso dei diritti degli azionisti – cosi come affermato dai Tribunali Italiani ed Olandesi – e indirizzato esclusivamente al perseguimento degli interessi di Mediaset e di tutti gli azionisti che ne condividono lo sviluppo. La decisione assunta dal Tribunale di Madrid è conseguenza soltanto dell’opposizione strumentale e preordinata di Vivendi che agisce nel proprio esclusivo interesse, anche quale concorrente del Gruppo Mediaset. Poiché tuttavia la decisione spagnola impedisce di completare l’operazione entro il termine previsto ai sensi della legge olandese (2 ottobre 2020), il Consiglio di Amministrazione prende atto che il progetto di fusione, come deliberato il 7 giugno 2019, è quindi irrealizzabile a causa delle scadenze tecniche. Il Consiglio, confermando la validità del piano industriale MFE MEDIAFOREUROPE, ha avviato immediatamente lo studio per un’esecuzione diversa del progetto originario che raggiunga i medesimi obiettivi. È evidente comunque che questa interruzione costituisce un grave danno frutto di un’ostilità pregiudiziale di Vivendi che ha iniziato a concretizzarsi subito dopo la rottura contrattuale esercitata dal gruppo francese nel 2016 (cessione Premium) con il successivo tentativo di scalata ai danni di Mediaset. Una serie di violazioni culminate oggi con le iniziative giudiziarie che hanno causato il blocco del progetto di fusione, violazioni onerosissime di cui Vivendi dovrà rispondere in Tribunale. Quanto al futuro di MFE MEDIAFOREUROPE, il Consiglio di Amministrazione ha esaminato la recente lettera inviata da Vivendi in cui la società annuncia, riconoscendo la valenza industriale del progetto MFE, la volontà di sostenere i progetti di sviluppo internazionali di Mediaset ma lo comunica fuori tempo massimo (il progetto è pubblico dal giugno 2019) e senza le necessarie proposte concrete.
Premesso tuttavia che Mediaset
– è sempre aperta a opzioni che aumentino il valore per tutti gli azionisti
– auspica soluzioni di sviluppo cruciali per il futuro del Gruppo
– non può soprassedere sui danni irreparabili che le sono stati inferti
il Consiglio di Amministrazione rileva che al momento la lettera non soddisfa nessuno dei tre punti menzionati.
Se Vivendi è davvero intenzionata a trattare su basi concrete e orientate agli interessi di tutti gli azionisti, compresi quelli di maggioranza, Mediaset è pronta ad aprire un tavolo di confronto in cui verificare il nuovo, positivo, approccio.
***
Per effetto della mancata realizzazione della fusione, le azioni in relazione alle quali è stato esercitato il diritto di recesso ritorneranno nella disponibilità degli azionisti recedenti; inoltre, il codice ISIN speciale delle azioni in relazione alle quali è stata richiesta l’assegnazione di Azioni a Voto Speciale A alla Data di Assegnazione Iniziale sarà sostituito con il codice ISIN regolare ovvero, nel caso di azionisti iscritti nell’Elenco Speciale ai sensi dell’articolo 127-quinquies, comma 2, del TUF, con il codice ISIN temporaneo assegnato alle azioni con riferimento alle quali è stata richiesta l’iscrizione nel predetto elenco per l’ottenimento del voto maggiorato ai sensi dell’articolo 7 dello statuto sociale. Nessuna attività è richiesta agli azionisti; gli intermediari riceveranno apposite istruzioni in proposito e procederanno alle necessarie registrazioni.
Cologno Monzese, 5 agosto 2020

aggiornamento 30 luglio 2020, lancio d’agenzia: MADRID (Reuters) – Un giudice spagnolo ha confermato le misure cautelari che bloccano l’operazione di fusione di Mediaset con la sua controllata spagnola Mediaset España sotto la holding olandese MediaforEurope. È quanto si legge nel provvedimento del tribunale visionato da Reuters.
Mediaset aveva chiesto di rimuovere la sospensione della fusione ordinata ad ottobre dalla giustizia spagnola che aveva accolto un reclamo di Vivendi.
Il Tribunale Commerciale di Madrid n. 2 ha però respinto una causa intentata da Vivendi (titolare del 28,8% di Mediaset Italia) nel giugno scorso, che ha cercato di bloccare il processo di fusione.
Ecco la nota stampa del Biscione:

“La richiesta legale di Vivendi accolta oggi dal Tribunale di Madrid ha causato un grave danno a Mediaset, alla controllata spagnola Mediaset España, a tutti gli azionisti delle due società oltre che a tutto il sistema televisivo europeo. Ma poiché la nascita di nuovo broadcaster paneuropeo è oggettivamente resa sempre più indispensabile dal nuovo scenario economico, Mediaset ripresenterà al più presto su nuove basi l’operazione MFE-MEDIAFOREUROPE. D’altra parte, che il tentativo di Vivendi di bloccare la strada all’unione delle forze di importanti player tv internazionali fosse puramente strumentale è noto a tutti. Un tentativo che non si è fermato nemmeno dopo l’emergenza sanitaria che ha gravemente colpito il settore televisivo europeo. Uno stop da cui le aziende avrebbero voluto reagire ripartendo subito grazie allo slancio di MFEMEDIAFOREUROPE. E invece è stato perso tempo prezioso per la sequenza di ricorsi e appelli lanciati da Vivendi subito dopo il tentativo di scalata a Mediaset avvenuto nel dicembre 2016. Una strada che persino l’ultima sentenza Tribunale di Milano (28 maggio 2020) ha giudicato effetto di un interesse concorrenziale teso a bloccare il progetto europeo di Mediaset di cui, viceversa, la Corte ha pienamente riconosciuto il fondamento. Peraltro, che l’azione legale spagnola fosse solo una manovra dilatoria è dimostrato da una circostanza singolare: la scelta effettuata da Vivendi di acquistare in extremis solo l’1% delle azioni di Mediaset Espana e di averlo fatto con intenti pretestuosi solo “dopo” l’annuncio del progetto di fusione che ha poi sùbito contestato. A quale scopo entrare in un’azienda se non si è d’accordo con le sue strategie? Un gesto irrazionale che fa il paio, in Italia, con la rinuncia del gruppo francese a esercitare il diritto di recesso in ragione del proprio disaccordo sulla costituzione di MFE-MEDIAFOREUROPE. Anche il Tribunale di Milano ha segnalato che il gruppo francese era nelle condizioni di esercitare il recesso, tutela a cui Vivendi ha invece deciso di rinunciare con l’obiettivo di intralciare i destini futuri di Mediaset cercando di trarre benefici dai danni provocati. Ma il disegno non andrà a buon fine: poiché la necessità di un’unione televisiva europea è resa ancora più urgente dalla crisi di mercato generata dal Covid, Mediaset proseguirà nel progetto di sviluppo internazionale che verrà presto ripresentato seguendo una nuova strada. Con un assetto che garantisca sempre gli indispensabili vantaggi industriali e assicuri una governance solida e definita. In modo da evitare tranelli e capricci di chi è interessato solo a manovre finanziarie strumentali.”

La replica di Vivendi a Mediaset, tramite suo portavoce:

“Il nostro unico obiettivo è sempre stato, ed è ancora, difendere l’interesse di tutti gli azionisti di minoranza coinvolti dalla fusione. Non è desiderio di Vivendi fermare qualsiasi possibile sviluppo del sistema televisivo europeo. Naturalmente, Vivendi è ancora disponibile a costruire un rapporto sostenibile con Mediaset”.

aggiornamento 24 luglio 2020, comunicato Mediaset: “Al termine dell’odierna udienza di Appello in merito al reclamo presentato da Vivendi contro la sentenza di primo grado favorevole a Mediaset, il Tribunale di Amsterdam ha annunciato la propria decisione per martedì 1° settembre, data che Mediaset dovrà attendere per portare a compimento l’operazione MFE-MEDIAFOREUROPE. Nonostante questo nuovo rallentamento opera di un socio pregiudizialmente ostile che crea danni a tutti gli altri azionisti e ai dipendenti delle società coinvolte, Mediaset confida nella costituzione di MFE-MEDIAFOREUROPE nei tempi e nei termini previsti.”
aggiornamento 22 luglio: il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso cautelare di Vivendi contro la delibera AgCom del 18 aprile 2017, che aveva imposto ai francesi di conferire a Simon Fiduciaria il 19,9% di Mediaset, conservando direttamente la restante quota, pari a quasi il 9,6% del capitale del Biscione. Nel rigettare il ricorso di Vivendi, il Tar del Lazio sostiene che “allo stato, alcun* atto deliberativo presente nel fascicolo di causa può deporre nel senso prospettato dalla ricorrente circa l’effettiva necessità che l’Agcom debba procedere a una specifica e singolare presa d’atto del superamento delle condizioni fattuali che l’avevano condotta ad adottare il provvedimento impugnato con il ricorso introduttivo. (…) Le censure legate a un ipotizzato difetto istruttorio, parimenti, non rivelano immediati ed evidenti profili di fondatezza, essendo in larga parte affidate a ricostruzioni di parte circa la metodologia di calcolo delle soglie che l’Autorità avrebbe dovuto adottare“. (*alcun usato come in una negativa, con valore di nessuno)
Aggiornamento 3 luglio: Mediaset comunica di aver ricevuto da Vivendi S.E. (“Vivendi”) motivi aggiunti nell’ambito del procedimento RG 5880/2017, a valere anche come ricorso autonomo, avviato contro l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (“AGCom”) e nei confronti di Mediaset. Con tali nuovi motivi, Vivendi chiede al TAR Lazio di annullare, previa adozione di misure cautelari, le comunicazioni dell’AGCom del 2.4.2020 e del 13.5.2020 con cui l’Autorità ha ritenuto di non dare seguito alla richiesta formulata da Vivendi di “confermare la cessazione delle misure di ottemperanza alla Delibera n. 178/17/CONS”. L’udienza non è ancora stata fissata.”
Aggiornamento 1° luglio: si è tenuta questa mattina davanti alla Corte di Madrid l’udienza relativa ai contenziosi tra Mediaset España e Vivendi sul progetto MediaForEurope, cui si faceva riferimento nel comunicato stampa del 18 giugno, sotto riportato. La sentenza, secondo quanto si apprende, sarebbe attesa per la fine della prossima settimana e tale giudizio sarà decisivo per il proseguimento o meno dell’operazione MFE, Media for Europe.
Aggiornamento 19 giugno: il Tribunale di Milano ha respinto l’appello di Vivendi contro la sentenza di primo grado che a febbraio aveva rigettato la richiesta cautelare avanzata da Vivendi e Simon Fiduciaria allo scopo di annullare la delibera assembleare che ha ratificato le basi per la nascita di MFE, la holding pan-europea.
Aggiornamento 18 giugno 2020, da mediaset.it: in relazione al contenzioso in atto tra Mediaset España Comunicación, S.A. (Mediaset España) e Vivendi S.A. (Vivendi), si riporta di seguito una traduzione in italiano del comunicato stampa diramato da Mediaset España in data 15 giugno 2020. 
Facendo seguito alla comunicazione effettuata in data 9 giugno 2020, si informa che, in accoglimento di quanto richiesto da Mediaset España, l’ordinanza del 12 giugno 2020 ha stabilito di:
a) riunire i procedimenti 1625/2019 e 589/2020 promossi da Vivendi avverso le deliberazioni assunte dalle assemblee degli azionisti di Mediaset España tenutesi in data 4 settembre 2019 (delibera di approvazione della Fusione) e 5 febbraio 2020 (delibera di modifica dello statuto sociale che sarà adottato da MFE);
b) riunire le richieste cautelari avanzate nell’ambito dei due procedimenti, e segnatamente la richiesta di Mediaset España di revocare la sospensione della delibera di approvazione della Fusione, e la richiesta di Vivendi relativa alla pubblicazione nel Boletìn Oficial del Registro Mercantil (BORME) dell’impugnazione della delibera di modifica dello statuto sociale che sarà adottato da MFE; e
c) fissare un’unica udienza per la discussione di entrambe le richieste cautelari, che avrà luogo il 1° luglio 2020, cancellando pertanto l’udienza fissata per il 22 luglio 2020. Cologno Monzese, 18 giugno 2020
aggiornamento 9 giugno: ieri, 8 giugno, Mediaset España Comunicación ha ricevuto una notifica riguardante “una citazione da parte di Vivendi che impugna le delibere dell’assemblea straordinaria del 5 febbraio, in relazione ad alcuni aspetti vincolanti della fusione transfrontaliera e sollecita l’adozione di misure cautelari”. Secondo quanto riferito in una nota di Mediaset España, l’udienza su questo nuovo procedimento, notificato alla sede iberica del Biscione nell’ambito di una comunicazione alla Consob spagnola, è fissata per il 22 luglio. Il tutto dopo che Mediaset ha chiesto in tribunale la sospensione del procedimento nel merito avviato da Vivendi lo scorso settembre .
aggiornamento 30 aprile: è stata rinviata al 28 maggio l’udienza davanti al Tribunale civile di Milano, sezione Imprese, relativa al ricorso di Vivendi sulla vicenda MediaForEurope. Secondo quanto diramato dalle agenzie di stampa, l’udienza prevista per oggi è stata procrastinata a causa dei provvedimenti presi per contenere la diffusione del contagio da Covid-19.
aggiornamento 3 aprile 2020: Mediaset comunica in una nota che l’avviso relativo all’avvenuto deposito presso il Registro delle imprese olandesi del progetto di fusione di Mediaset e Mediaset España in Mediaset Investment Nv è stato pubblicato il 2 aprile ultimo scorso sul quotidiano ‘Trouw’ e sulla Gazzetta Ufficiale locale. A seguito del buon esito della fusione, Mediaset Investment Nv diventerà a tutti gli effetti Mfe – Media for Europe.
aggiornamento 10 marzo: è stata rinviata dal 12 marzo al 2 aprile l’udienza tra Mediaset e Vivendi di fronte al Tribunale di Milano, per il ricorso dei francesi contro l’avvio di Mfe. Richiesta in tal senso era stata formulata dai francesi stessi.
aggiornamento 5 marzo: il provvedimento con il quale l’Antitrust aveva dato il via libera condizionato alla cessione della piattaforma R2 di Mediaset Premium a Sky è stato annullato, su decisione del Tar del Lazio. Sky è adesso libera di acquistare diritti televisivi sportivi e cinematografici per le piattaforme internet. Il provvedimento è stato  contestato da Sky sia per motivi procedurali, sia per motivi sostanziali; secondo quest’ultima sentenza del Tar, il provvedimento “non pare aver tenuto nella giusta considerazione il fatto che la cessione della sub-licenza DTT non ha attribuito a Sky una ‘esclusiva’ su un determinato territorio, né ha attribuito alcun rilievo alla circostanza che la cessione della licenza avrebbe avuto una durata solo biennale; non dedica una puntuale analisi al fatto che le attività secondarie integrino ‘un’attività autonoma di impresa cui è attribuibile un fatturato’; non risulta aver nuovamente verificato, con riferimento a tutti quelli che esso considera ‘asset’ residui, l’esistenza e l’entità di un autonomo fatturato ad essi riferibile; ha omesso di indagare in ordine alla natura concertativa delle singole operazioni e all’esistenza di un vincolo condizionale tra le diverse operazioni”. Il CEO di Sky Italia, Maximo Ibarra, ha commentato:

«Siamo soddisfatti nel constatare che le nostre ragioni sono state pienamente riconosciute».
aggiornamento 3 marzo, nota stampa Mediaset/Media for Europe:
Vivendi S.A. (“Vivendi”) ha minacciato nuove azioni legali in Olanda contro Mediaset Investment N.V. (“MFE”). Secondo i legali olandesi di Vivendi: (i) il procedimento di fusione seguito da MFE in Olanda violerebbe l’articolo 2: 333i (5) del Codice Civile olandese poiché il progetto di fusione modificato depositato il 5 febbraio u.s. conterrebbe un nuovo supplemento non messo a disposizione degli azionisti di Mediaset S.p.A. e Mediaset España Comunicacion SA;(ii) lo statuto post-fusione di MFE non sarebbe stato fornito agli azionisti delle società partecipanti alla fusione; (iii) il deposito del progetto di fusione modificato sarebbe incompleto in quanto asseritamente mancante delle relazioni degli esperti previste dall’articolo 2: 328 (1), del Codice Civile olandese. MFE, supportata dai propri legali, ritiene che questa ulteriore iniziativa di Vivendi sia priva di fondamento e strumentale. In ogni caso, al fine di evitare ogni pretesto per ennesime azioni legali da parte di Vivendi e ulteriori ritardi derivanti da tali procedimenti, ha volontariamente deciso di ritirare il deposito del progetto di fusione eseguito il 5 febbraio 2020 presso la Dutch Chamber of Commerce. Questo al solo fine di svolgere con le Autorità competenti tutte le necessarie verifiche e procedere poi a un nuovo deposito. MFE non prevede quindi che questa ennesima azione minacciata da Vivendi possa ritardare il progetto MFE, in merito al quale conferma il massimo impegno. MFE ha inoltre incaricato i propri legali di agire nei confronti di Vivendi per i continui tentativi di ritardare il progetto nonché di informare le Autorità competenti in merito al suddetto comportamento.
aggiornamento ulteriore:
ancora in data 27 febbraio, Mediaset comunica d’aver ricevuto “da Vivendi S.A. (“Vivendi”) e Simon Fiduciaria S.p.A. (“SimonFid”) separati atti di reclamo ex art. 669 terdecies c.p.c. avverso l’ordinanza emessa in data 3 febbraio 2020 (l'”Ordinanza”) con la quale il Tribunale di Milano ha respinto le richieste cautelari formulate da Vivendi e SimonFid per la sospensione delle delibere assunte dall’Assemblea straordinaria di Mediaset in data 4 settembre 2019 e 10 gennaio 2020 (le “Delibere”, v. comunicato stampa 3 febbraio 2020)”. Il gruppo francese chiede inoltre di sospendere l’esecuzione e l’efficacia delle delibere almeno fino alla conclusione del giudizio pendente presso la Corte di Giustizia Ue e in terza istanza di adottare eventuali altri provvedimenti per tutelare la sua posizione. A sua volta, Simon Fiduciaria chiede in via cautelare di revocare l’ordinanza e di conseguenza sospendere l’esecuzione delle delibere. Il Tribunale di Milano ha fissato l’udienza di discussione per il prossimo 12 marzo.
aggiornamento 27 febbraio, altro comunicato del Biscione:

Si rende noto che in data odierna è stato stipulato l’atto di conferimento che regola il trasferimento di un ramo d’azienda (il Ramo) comprensivo di sostanzialmente tutto il business e di alcune delle partecipazioni di Mediaset S.p.A. (Mediaset) a favore di Mediaset Italia S.p.A., società di diritto italiano interamente e direttamente controllata da Mediaset (Mediaset Italia e il Conferimento). Come reso noto a mezzo di comunicato stampa diffuso in data 7 giugno 2019, il Conferimento si inserisce nel contesto della fusione transfrontaliera per incorporazione di Mediaset e di Mediaset España Comunicación, S.A. (Mediaset España) in Mediaset Investment N.V. (la Fusione), società di diritto olandese interamente controllata da Mediaset che, a seguito dell’efficacia della Fusione, assumerà la denominazione “MFE – MEDIAFOREUROPE N.V.”. In particolare, il perfezionamento del Conferimento costituisce una delle condizioni sospensive della Fusione. Si precisa che il Conferimento è finalizzato a mantenere in Italia tutte le attività operative e di business facenti capo a Mediaset: per effetto del Conferimento, Mediaset Italia potrà continuare le attività di Mediaset, una volta che la Fusione si sia perfezionata, nel medesimo assetto giuridico e aziendale regolato dalla legislazione attualmente applicabile allo svolgimento delle attività di Mediaset, fermo restando in ogni caso il perseguimento di efficienze di costi e risparmi nel contesto della Fusione. Gli effetti giuridici del Conferimento decorreranno dal 1 marzo 2020. In seguito all’efficacia del Conferimento, Mediaset sarà titolare della partecipazione totalitaria in Mediaset Italia e di altre partecipazioni sociali. A fronte del Conferimento, Mediaset sottoscriverà tutte le azioni di nuova emissione che saranno emesse da Mediaset Italia in esecuzione dell’aumento di capitale deliberato in data odierna; il valore di tali azioni di nuova emissione (comprensivo di capitale e sovrapprezzo) non sarà superiore al valore del Ramo, come attestato dall’esperto indipendente sulla base della situazione patrimoniale di conferimento al 30 settembre 2019. Il Conferimento beneficia dell’esenzione prevista dall’articolo 14 del regolamento in materia di operazioni con parti correlate, approvato dalla Consob con delibera n. 17221 del 12 marzo 2010, come modificato e integrato (il Regolamento OPC), e dall’art. 7, lett. d) della “Procedura per le operazioni con parti correlate” adottata da Mediaset e pubblicata sul sito internet di Mediaset (www.mediaset.it). In virtù di tale esenzione, Mediaset non pubblicherà  il documento informativo ai sensi dell’articolo 5 del Regolamento OPC. Si prevede che, in un momento anteriore alla data di efficacia della Fusione, Mediaset España dia esecuzione ad un’operazione analoga al Conferimento e trasferisca le proprie attività, passività e partecipazioni in una società di diritto spagnolo interamente e direttamente controllata. Per ulteriori informazioni sulla Fusione, tutta la documentazione è a disposizione sul sito internet di Mediaset (www.mediaset.it).

aggiornamento 26 febbraio, nota stampa Mediaset:La corte olandese ha respinto tutte le richieste di Vivendi, ritenendo il sistema di voto maggiorato Svs conforme alla legge olandese, così come l’intero piano di fusione”. Il Tribunale di Amsterdam ha dunque rigettato le istanze cautelari presentate da Vivendi “con le quali si chiedeva di bloccare la fusione transfrontaliera tra Mediaset e Mediaset España” ed il progetto ‘Mfe-MediaForEurope’ è “pertanto confermato e procede”. Resta però da attendere la decisione del Tribunale di Madrid sul ricorso presentato da Vivendi in Spagna dove le delibere di fusione sono ancora bloccate.
aggiornamento 18 febbraio: una nota Mediaset comunica che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale olandese e sul quotidiano olandese ‘Trouw’ un avviso relativo all’avvenuto deposito presso il Registro delle Imprese dei Paesi Bassi del progetto di fusione di Mediaset e Mediaset España in Mediaset Investment Nv. Nella nota è altresì specificato che Mediaset Investment è una società di diritto olandese interamente controllata dal gruppo di Cologno Monzese, che assumerà il nome di Mfe a fusione completata. Il progetto di fusione depositato in Olanda è quello che tiene conto dei cambiamenti allo statuto di Mfe, approvati di recente dalle assemblee di Mediaset e Mediaset España. È un passaggio della massima importanza perché così cominciano i sei mesi entro i quali, secondo la legge olandese, deve essere completata la nascita di Media for Europe.
aggiornamento 17 febbraio: in terra di Spagna, la Corte ha respinto il ricorso in appello presentato da Mediaset. L’udienza fissata per domani è stata rinviata in attesa di una nuova memoria di Vivendi, cui il giudice ha concesso cinque giorni.
aggiornamento 10 febbraio: in terra d’Olanda, la decisione sul ricorso di Vivendi contro la nascita di Mediaset for Europe sarà presa lunedí 24 febbraio. L’ha deciso il giudice direttamente interessato, dopo l’udienza di oggi.
aggiornamento 6 febbraio: il Tribunale di Madrid, preso atto del cambio dello Statuto approvato dall’assemblea di Mediaset España, ha deciso di rinviare l’udienza al 18 febbraio. Nel frattempo il progetto Media For Europe resta sospeso.
aggiornamento 5 febbraio: l’assemblea di Mediaset España ha approvato le modifiche allo statuto di Mfe già varate in Italia il 10 gennaio scorso;  le barriere per l’accesso al voto maggiorato per gli azionisti con contenziosi verso la società sono state alleggerite mentre la soglia dell’Opa, dopo la costituzione della società, è passata dal 25 al 30%. La prima udienza sui ricorsi di Vivendi davanti al Tribunale di Madrid è programmata per domani.
aggiornamento 3 febbraio: il giudice del Tribunale di Milano Elena Riva Crugnola ha rigettato il ricorso di Vivendi sulle assemblee di Mediaset del 10 gennaio scorso e del 4 settembre 2019 che hanno dato inizio al progetto per la nascita di MediaforEurope. Il giudice del Tribunale di Milano ha ritenuto che un eventuale danno per Vivendi possa essere soprattutto economico, mentre per Mediaset la nascita della holding olandese MediaforEurope è “un’indispensabile operazione d’espansione”. Vivendi ha annunciato che farà appello alla decisione del Tribunale di Milano; sono ancora in essere, d’altra parte, i loro ricorsi in Spagna e in Olanda. Mediaset ha invece comunicato che il Tribunale di Milano “ha rigettato oggi le istanze cautelari presentate da Vivendi e da Simon Fiduciaria con le quali si chiedeva l’annullamento delle delibere delle Assemblee degli azionisti Mediaset del 4 settembre 2019 e del 10 gennaio 2020”, ha scritto in una nota. Il progetto Mfe – MediaforEurope è pertanto confermato e procede”.
aggiornamento 1° febbraio: al termine dell’udienza di oggi, il magistrato del tribunale di Milano, Elena Riva Crugnola, si è riservata di decidere sul contenzioso che oppone Vivendi a Mediaset. È evidente che si tratta di una questione delicatissima, che potrebbe consentire al Biscione di proseguire il progetto Mfe oppure conferire ai francesi di Vivendi un potere negoziale molto piú forte. Il giudice potrebbe pronunciarsi già la prossima settimana.
aggiornamento 21 gennaio: durante l’udienza con il giudice Elena Riva Crugnola in programma oggi, Vivendi ha impugnato di fronte al Tribunale di Milano anche l’assemblea del 10 gennaio scorso, con la quale Mediaset ha rivisto alcune parti dello statuto di Mfe, sempre con le solite motivazioni. Il giudice ha quindi deciso di convocare una nuova udienza il primo febbraio prossimo, nella quale sono stati accorpati tutti i ricorsi sul caso.
aggiornamento 14 gennaio: dopo l’avvio da parte di Vivendi di una nuova causa in Olanda,  la stessa azienda francese ha ritirato presso il Tar del Lazio la richiesta di un’istanza cautelare sul provvedimento Agcom del 2017, che intimava ai francesi di scegliere tra la partecipazione in Tim o in Mediaset. La mossa segue il rigetto dell’8 gennaio delle misure cautelari monocratiche da parte del Tar Lazio.
aggiornamenti 13 gennaio: Mediaset ha comunicato che “Vivendi ha avviato una nuova azione legale in Olanda”. La media company francese “chiede, tra l’altro, un provvedimento che impedisca l’esecuzione della fusione” del Biscione con la controllata “Mediaset España Comunicación, S.A. in Mediaset Investment N.V. Mediaset España”. L’udienza è stata fissata per il 10 febbraio, davanti alla Corte di Amsterdam.
aggiornamenti 10 gennaio: il consiglio d’amministrazione di Mediaset non ha ammesso al voto in assemblea la fiduciaria Simon. Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ha detto che Vivendi “in palese conflitto d’interesse, ha il solo obiettivo di distruggere valore e non permettere a un concorrente di crescere, cercando di mettere in stallo la nostra società”, aggiungendo “non abbiamo mai avuto il piacere di ascoltare alcuna proposta industriale proveniente dalla loro sponda che potesse avere un minimo di concretezza, nessuna idea, progetto, ipotesi di partnership che potesse rendere l’azienda più forte e redditizia a beneficio di tutti gli azionisti”. Caroline Le Masne de Chermont, responsabile dell’ufficio legale di Vivendi, ha ribattuto:Da oltre un mese abbiamo presentato una proposta” che eviterebbe di proseguire “con il piano abusivo di Fininvest e Mediaset. Sia il tribunale di Madrid sia quello di Milano hanno sospeso le delibere assembleari” ma “a quanto sembra, tutte queste decisioni e opinioni non hanno impedito a Fininvest di perseguire il loro piano abusivo di privare azionisti di minoranza dei loro diritti. Le decisioni di oggi non ripristinano i diritti degli azionisti di minoranza. Questo abuso è compiuto ancora una volta escludendo Simon e falsando l’assemblea. Se la decisione della Commissione europea dovesse confermare la tesi espressa dall’avvocato generale, questo argomento verrebbe a cadere. È per questo che Mediaset sta cercando di bruciare le tappe. Il Cda sta mettendo la società in una condizione di incertezza giuridica”. Rispondendo alla domanda se la battaglia sarà ancora lunga, Pier Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Speriamo di no, avere un socio che zavorra Mediaset in un momento come questo è pesante”. L’agenzia AGI comunica che “l’assemblea straordinaria dei soci di Mediaset ha approvato la modifica di alcuni punti dello statuto di MediaforEurope (Mfe), la holding olandese che nelle intenzioni della società dovrebbe costituire il primo nucleo del futuro polo televisivo generalista di respiro paneuropeo. A favore hanno votato il 79,85% dei diritti di voto presenti in assemblea, pari al 48,28% del capitale complessivo di Mediaset; il voto contrario è stato pari al 19,72% (11,92% del capitale). Al momento del voto era presente il 60,4% circa del capitale sociale, di cui Fininvest con il 44,175%, Vivendi con il 9,61% dei diritti di voto. Le azioni proprie – prive del diritto di voto – sono pari al 3,66%”; la medesima AGI ricorda anche che “l’assemblea che approvò il progetto Mfe si tenne lo scorso 4 settembre, decorsi 6 mesi le delibere che dettero il via libera al progetto decadono e tutto l’iter dovrebbe ripartire daccapo”.
aggiornamento 9 gennaio: il Tar del Lazio ha respinto l’urgenza di un ricorso Vivendi sul provvedimento AgCom del 2017, che intimava ai francesi di scegliere tra la partecipazione in Tim o in Mediaset, e ha fissato la trattazione collegiale della vicenda al prossimo 15 gennaio.
aggiornamento 8 gennaio 2020: il Consiglio sindacale di Mediaset ha depositato nelle sedi opportune la relazione prevista dalla vigente normativa. Nella relazione sono ricostruiti tutti i passaggi della bagarre Vivendi – Mediaset, anche con riguardo alla nascitura Mfe; vi si  afferma che il diritto societario olandese “presenta una minore imperatività di quello italiano con riferimento al rapporto tra maggioranza e minoranza” e non individua nella fusione per la nascita della holdingun elemento di interesse estraneo alla funzione di amministratore né, a maggior ragione, un interesse in conflitto con quello di Mediaset”. Quanto alla denuncia di Vivendi del 20 dicembre scorso, ed in virtú delle avvenute verifiche, il Consiglio d’amministrazione comunica che la relazione per la prossima assemblea di Mediaset è completa e corretta”, che l’esclusione al voto in assemblea di Simon non viola “principi di correttezza e legalità sostanziali” e non sussistono “fatti censurabili”. Il tutto in vista dell’assemblea di venerdí 10 gennaio per la ridefinizione di alcune parti dello statuto di Media for Europe.
aggiornamento 24 dicembre, nota stampa Biscione:Il Consiglio di Amministrazione di Mediaset, riunitosi in data odierna, ha esaminato la lettera di Vivendi SA (“Vivendi”) del 20 dicembre 2019 (la “Lettera”, v. comunicato stampa del 22 dicembre 2019). In particolare, con riguardo ai rilievi formulati rispetto alla fusione (la “Fusione”) di Mediaset e di Mediaset España Comunicación, S.A. in Mediaset Investment N.V. (“MFE”) e alla proposta di delibera sottoposta all’assemblea del prossimo 10 gennaio (la “Proposta di Delibera”), il Consiglio:
(a) rileva che – come già accaduto in passato (cfr. comunicato stampa del 22 luglio u.s.) – invece di formulare una richiesta di integrazione dell’ordine del giorno dell’assemblea del 10 gennaio p.v. ex art. 126 bis TUF, Vivendi opta per una procedura del tutto inusuale e comunque fuori termine. La pretestuosità di tale posizione risulta chiaramente dal Paragrafo B della Lettera;
(b) rileva che mentre afferma di aver investito in Mediaset “oltre Euro 1,2 miliardi da circa 3 anni”, Vivendi dimentica che tale investimento è stato effettuato in violazione delle disposizioni di cui all’art. 43, comma 11, Tusmar accertata da AGCom e del contratto stipulato con Mediaset l’8 aprile 2016 relativo alla cessione di Mediaset Premium;
(c) ribadisce, in coerenza con le valutazioni svolte in merito alla Fusione e al progetto di creare un gruppo pan-europeo nel settore dell’entertainment e dei media (il “Progetto MFE”), che tale progetto e la Fusione sono essenziali per il futuro del Gruppo Mediaset, nonché per tutti i suoi azionisti e stakeholder. La mancata realizzazione del Progetto comporterebbe gravi danni per la Società, tra i quali in primis la perdita di importanti sinergie riconosciute da gran parte degli analisti (tutti ignorati da Vivendi) nonché l’impossibilità di agire quale polo aggregante nel processo in atto di consolidamento del settore (v. comunicato stampa del 22 novembre 2019);
(d) considera infondate e viziate da conflitto di interessi “le ragioni per cui Vivendi ritiene che l’attuale proposta di statuto di MFE non persegua alcun legittimo interesse sociale e renda abusiva e dannosa per Mediaset l’intera operazione di Fusione”. A confutazione della tesi per cui la governance di MFE sarebbe un unicum nell’ordinamento olandese, il Consiglio richiama le risposte ex art. 127ter TUF fornite dalla Società a Vivendi in occasione dell’assemblea del 4 settembre u.s. (pubblicate nella sezione governance / Fusione transfrontaliera del sito internet di Mediaset). Di converso, sono proprio le richieste di quorum qualificato formulate da Vivendi che, oltre a rendere evidente il disagio di quest’ultima nel vedere ridotta la propria influenza per effetto della mancanza di tali quorum, costituiscono fattispecie del tutto inusuali nell’ordinamento olandese;
(e) ritiene infondate le critiche di Vivendi alla Proposta di Delibera e alla “procedura che le società del gruppo Mediaset hanno dichiarato di voler seguire per approvare la Fusione”. Infatti, tale proposta:
(i) non ha ad oggetto l’approvazione del progetto di Fusione né di un nuovo progetto di fusione,
(ii) è pienamente legittima e ha ad oggetto solo limitate modifiche al progetto di statuto di MFE e al regolamento delle azioni a voto speciale, tutte finalizzate a uniformarsi alle indicazioni fornite dal Tribunale di Milano in sede di tentativo di conciliazione e a migliorare il modello di governance di MFE (v. comunicato stampa Mediaset del 22 dicembre 2019),
(iii) supera le critiche formulate dal Tribunale di Madrid, che peraltro Mediaset España (e Mediaset, per quanto di competenza) non condividono e che formano oggetto di ricorso in appello;
(f) prende atto delle posizioni espresse dall’Avvocato Generale nel procedimento pendente innanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ricorda che:
(i) tali posizioni non vincolano la decisione della Corte di Giustizia,
(ii) lo stesso Avvocato Generale conferma che la tutela del pluralismo dell’informazione può giustificare “l’adozione di misure nazionali che limitano la libertà di stabilimento” (con prevalenza, pertanto, sul relativo principio) e che spetta ai giudici nazionali la valutazione della proporzionalità di tali misure,
(iii) in attesa della sentenza della Corte UE e dell’attuazione di tale sentenza da parte del giudice nazionale, nulla cambia in merito alla illiceità (legale e convenzionale) dell’acquisto da parte di Vivendi del 29,94% del capitale sociale di Mediaset e alle conseguenti valutazioni di Agcom;
(g) ribadisce che la Proposta di Delibera non integra alcuna delle fattispecie previste per l’esercizio del diritto di recesso ex art. 2437 cod. civ. nonché ex art. 5 del Decreto Legislativo nr. 108/2008.Il Consiglio di Amministrazione osserva infine che la Lettera integra una nuova iniziativa di Vivendi volta a impedire la Fusione e la realizzazione del Progetto MFE, progetto del tutto analogo a quello che Vivendi, concorrente di Mediaset, a più riprese ha pubblicamente dichiarato di voler realizzare direttamente e da sola.
Con riferimento alla denuncia ex art. 2408 cc contenuta nella Lettera, il Collegio Sindacale porrà in essere le attività allo stesso demandate in proposito a norma delle leggi applicabili.
aggiornamento 22 dicembre:Riservandosi ulteriori valutazioni a valle della seduta, Mediaset ribadisce che, a proprio parere, la relazione informativa pubblicata lo scorso 5 dicembre contiene non solo tutti gli elementi richiesti dalla normativa vigente, ma anche ogni elemento utile alla formazione di un giudizio pienamente informato da parte dei suoi azionisti; come ribadito nella Relazione e da alcuni amministratori avanti il Tribunale di Milano alla presenza di Vivendi, il Progetto Mfe ha una solida valenza industriale e finanziaria e rappresenta una necessità per Mediaset. (…) Lo confermano, ove ce ne fosse bisogno: un numero di analisti ben superiore a quelli citati da Vivendi nella lettera che, invece, non contiene alcuna menzione di tale circostanza. Si tratta di un fatto risultante da documenti pubblici e ben noto a Vivendi in quanto più volte rimarcato da Mediaset nell’ambito dei contenziosi citati nella lettera; Glass Lewis, proxy advisor altrettanto importante rispetto a quello citato nella lettera, ha recentemente ribadito la raccomandazione di votare a favore della proposta di delibera oggetto dell’assemblea del 10 gennaio. Anche di questa circostanza, la lettera non fornisce alcuna indicazione; come ribadito nella Relazione, il Consiglio di Amministrazione di Mediaset ritiene la governance di Mfe funzionale alla realizzazione del relativo progetto ed è convinto della sua legittimità. Peraltro, a testimonianza della valenza strategica di una pronta realizzazione del Progetto Mfe, il Consiglio non ha esitato ad andare oltre gli elementi sulla base dei quali il Tribunale di Milano aveva invitato Mediaset e Vivendi a valutare una possibile conciliazione nell’ambito del procedimento promosso dalla stessa Vivendi ex art. 2378 c.c. e 700 c.p.c. (…) Ha così proposto modifiche allo statuto e alla governance di Mfe da adottarsi dopo l’esecuzione della fusione idonee non solo a uniformarsi alle indicazioni fornite dal Tribunale per verificare la possibilità di conciliazione, ma anche a conformarne ulteriori specifici aspetti alla best practice; come indicato nella Relazione, la proposta di delibera non integra alcuna delle fattispecie previste per l’esercizio del diritto di recesso ex art. 2437 cod. civ. nonché ex art. 5 del decreto Legislativo 108. Pertanto, agli azionisti di Mediaset che non concorrano alla sua adozione non spetterà il diritto di recesso“. (nota stampa Mediaset)
aggiornamento 18 dicembre: l’avvocato generale della Corte UE, Campos Sanchez -Bordona, nelle conclusioni della causa pregiudiziale sul ricorso Vivendi contro la delibera AgCom, ha scritto che la normativa italiana che impedisce ai francesi di acquisire il 28% del capitale sociale di Mediaset è contraria al diritto dell’Unione europea. Come ognun sa, il parere di Campos Sanchez -Bordona non vincola la decisione della Corte.
aggiornamento 9 dicembre: il giudice Elena Riva Crugnola ha sciolto la riserva e, come ipotizzato, ha differito l’udienza al 21 gennaio 2020, dunque ben dopo l’assemblea del 10 gennaio. Accolta, pertanto, la richiesta di Mediaset, che ha comunicato: “A scioglimento della riserva assunta il 6 dicembre u.s., il Tribunale di Milano ha ritenuto che ai fini della valutazione cautelare delle domande formulate da Vivendi e Simon Fiduciaria relative alla delibera assunta dall’assemblea di Mediaset il 4 settembre u.s. risulta rilevante l’esito dell’assemblea dei soci convocata per il 10 gennaio 2020. Pertanto, in accoglimento della richiesta formulata da Mediaset, ha ritenuto opportuno differire la discussione a udienza successiva a tale data, fissandola per il 21 gennaio 2020. Con il medesimo provvedimento il Tribunale ha ulteriormente esteso fino all’esito di tale udienza il provvedimento provvisorio di sospensione della delibera del 4 settembre 2019.
aggiornamento 6 dicembre, dopo l’ennesima udienza: il giudice Elena Riva Crugnola, in merito al ricorso dei francesi sulla deliberazione Mediaset di settembre, relativa a ‘Media for Europe’, s’è riservata di decidere; potrebbe, la Crugnola, fissare un’altra udienza oppure, come sembra probabile, rinviare la decisione a dopo l’assemblea del 10 gennaio, nell’ambito della quale verrà messo al voto il cambio dello Statuto.
aggiornamento 2 dicembre, nota stampa di Cologno Monzese:Facendo seguito al comunicato stampa del 29 novembre u.s., Mediaset rende noto che il Tribunale di Milano, al fine di consentire il più ampio contraddittorio tra le parti, ha fissato un’udienza per il 6 dicembre p.v., fermo restando fino all’esito di tale udienza il provvedimento provvisorio di sospensione della delibera del 4 settembre 2019.”
aggiornamento 29 novembre, comunicato stampa del Biscione:
Mediaset comunica che, nonostante lo sforzo compiuto, il tentativo di conciliazione promosso dal Tribunale di Milano nell’ambito del procedimento ex articoli 2378 c.c. e 700 c.p.c. instaurato da Vivendi S.A. (“Vivendi”) e Simon Fiduciaria S.p.A. (“Simon Fiduciaria”) per la sospensione della deliberazione assunta dall’Assemblea straordinaria di Mediaset in data 4 settembre 2019 (vedi comunicato stampa del 15 ottobre 2019) si è concluso negativamente. Come già annunciato con comunicato del 22 novembre 2019, Mediaset sottoporrà all’assemblea straordinaria convocata per il 10 gennaio 2020 l’approvazione di specifiche modifiche della proposta di statuto di MFE e dei termini e condizioni delle azioni a voto speciale redatte tenendo anche conto dei suggerimenti forniti dal Tribunale di Milano in sede di conciliazione. Il Tribunale di Milano, preso atto di quanto sopra, si è riservato sulla fissazione di una udienza”.
aggiornamenti del 22 novembre: si è tenuta oggi la famigerata udienza di fronte al giudice del Tribunale di Milano Elena Riva Crugnola. Ha concesso, la Crugnola, una settimana di tempo, fino a venerdí prossimo, 29 novembre, per consentire alle parti di trovare una conciliazione sui ricorsi contro l’assemblea del Biscione che ha avviato la nascita della holding olandese MediaforEurope. Secondo quanto riportato dall’agenzia ANSA, i legali delle parti hanno condiviso la richiesta di avere altro tempo per trovare un accordo e, al momento, si starebbe respirando ottimismo su una conclusione concordata della contesa. Una nota Mediaset diramata in giornata ha poi comunicato che il Consiglio d’amministrazione del Biscione “ha preso atto(…) degli sviluppi del procedimento con cui Vivendi S.A. e Simon Fiduciaria S.p.A. hanno chiesto la sospensione in via cautelare della delibera assunta dall’assemblea di Mediaset in data 4 settembre u.s. relativa al progetto di fusione per incorporazione di Mediaset e di Mediaset España Comunicación, S.A. in Mediaset Investment N.V.“, “ha accolto le indicazioni formulate nell’ambito del tentativo di conciliazione giudiziale e convocato una assemblea straordinaria per il 10 gennaio 2020 cui proporre sia l’approvazione di specifiche modifiche della proposta di statuto e dei termini e condizioni suggerite in tale contesto, sia ulteriori variazioni volte a conformare specifici aspetti della governance alla best practice“.
aggiornamenti al 20 novembre: lunedí scorso, 18 novembre, gli avvocati di Vivendi e Mediaset hanno tentato un compromesso. Il Biscione ha offerto 2,77 euro ad azione per ricomprare il 20% del proprio capitale in mano ai francesi (trasferito a Simon Fiduciaria); i francesi, partendo dal prezzo di carico dei titoli Mediaset di 3 euro e 60, vorrebbero di più e chiedono inoltre un diverso statuto per Media for Europe, con una diversa attenzione per gli azionisti di minoranza. Come ognun sa, venerdí prossimo, 22 novembre, si andrà in udienza; pur essendoci pochissimo tempo, qualcuno continua a sperare in un accordo.
aggiornamento 13 novembre: Marco Giordani, direttore finanziario di Mediaset, intervistato in conference call dagli analisti, ha dichiarato: “La scadenza è ormai vicina e un accordo è possibile. (…)Il trend per noi è positivo e siamo aperti a tutto”.
aggiornamento 5 novembre: Mediaset comunica che, nell’ambito del procedimento ex articoli 2378 c.c. e 700 c.p.c. promosso innanzi al Tribunale di Milano da Vivendi S.A. (“Vivendi”) e Simon Fiduciaria S.p.A. (“Simon Fiduciaria”) per la sospensione della deliberazione assunta dall’Assemblea straordinaria di Mediaset in data 4 settembre 2019 (vedi comunicato stampa del 15 ottobre 2019), il Tribunale, esperendo il tentativo di conciliazione di cui all’art. 2378, comma 4, c.c., ha rinviato la prosecuzione dell’udienza al 22 novembre 2019 per dare modo alle parti di verificare la possibilità di conciliazione della lite, disponendo a tal fine la provvisoria sospensione della delibera impugnata sino a detta udienza.
aggiornamenti 30 ottobre 2019: si è svolta oggi al Tribunale di Milano l’udienza unificata per il ricorso di Vivendi e Simon Fiduciaria per la sospensione delle delibere dell’ultima assemblea del 4 settembre di Mediaset. Il giudice Elena Riva Crugnola si è riservata una decisione, che è attesa a breve, probabilmente nella prossima settimana. Intanto Vivendi ha avviato una causa legale in Olanda presso il tribunale di Amsterdam che, secondo quanto dichiarato da un portavoce, è stata posta in essere “per proteggere il proprio legittimo interesse di azionista di minoranza in relazione alla fusione proposta di Mediaset Italia e Mediaset Spagna nel veicolo olandese MediaForEurope”.
aggiornamento 22 ottobre 2019: nell’udienza che si è tenuta oggi, 22 ottobre, davanti al giudice civile Amina Simonetti le parti non hanno avanzato alcuna istanza; pertanto, l’udienza per la causa tra Simon Fiduciaria e Mediaset è stata rimandata al 24 novembre 2020. Dopo, scatteranno i sessanta giorni per le memorie conclusionali e altri venti per le repliche. Come si ricorderà, la causa è relativa alla valutazione nel merito sulla richiesta avanzata da Simon Fiduciaria di annullare due delibere assunte da Mediaset il 27 giugno 2018; la causa fa seguito al rigetto da parte di un collegio del Tribunale del reclamo di Simon Fiduciaria contro l’ordinanza con cui lo stesso giudice Simonetti aveva respinto la sospensione urgente delle due delibere. Simon Fiduciaria detiene il 19,19% del capitale di Mediaset, conferitole da Vivendi.
aggiornamento 15 ottobre 2019: Vivendi ha ritoccato la sua strategia e, forse anche alla luce delle recenti decisioni dei tribunali di Madrid, ha ritirato il procedimento giudiziario preliminare avviato al Tribunale di Amsterdam sulla fusione fra Mediaset in Mfe -Mediaforeurope, probabilmente ritenendolo un fronte ormai superfluo. Resta invece confermato il provvedimento d’urgenza davanti al Tribunale di Milano con cui il gruppo francese chiede di sospendere, in via principale, l’esecuzione e l’efficacia della deliberazione assunta dall’assemblea straordinaria degli azionisti di Mediaset dello scorso 4 settembre sulla fusione del gruppo in Mfe – Mediaforeurope e ogni deliberazione presupposta, collegata o conseguente. Inoltre nel ricorso si chiede di sospendere, in via di estremo subordine, l’esecuzione e l’efficacia delle deliberazioni dell’assemblea almeno fino alla conclusione dei giudizi pendenti dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea e al Tar del Lazio inerenti la delibera Agcom su Vivendi e di adottare ogni altro provvedimento idoneo a tutelare la posizione del gruppo francese e a impedire condotte di Mediaset che abbiano come oggetto o effetto di impedirle l’esercizio dei diritti di partecipazione, voto e qualsiasi ulteriore diritto connesso alle azioni detenute in Mediaset. L’udienza è stata fissata dal Tribunale di Milano per il 30 ottobre 2019. Nel corso della medesima udienza verrà discusso anche il ricorso cautelare promosso da Simon Fiduciaria, sempre finalizzato a ottenere la sospensione della deliberazione assunta dall’assemblea del 4 settembre. Fonte: comunicato stampa Mediaset
aggiornamento 11 ottobre: la Corte di Madrid ha sospeso la delibera sulla fusione per incorporazione di Mediaset e Mediaset España. Il tutto accade in un momento delicato, in attesa di una sentenza definitiva sul ricorso di Vivendi, riferito all’accordo preso nell’assemblea straordinaria dello scorso 4 settembre di Mediaset España. Un portavoce del gruppo francese ha commentato: “Vivendi è soddisfatta per la decisione annunciata oggi dal giudice della corte di Madrid. Il giudice ha riconosciuto che il piano di fusione era stato imposto in modo abusivo da Mediaset e dal suo azionista di controllo Fininvest a svantaggio di tutti gli azionisti di minoranza; il giudice ha anche riconosciuto che tale fusione non risponde ad una ragionevole necessità di business di Mediaset España. (…) Vivendi si è anche opposta alle risoluzioni per la fusione adottate in Olanda e in Italia, per dimostrare che la fusione progettata è illegale anche in quelle giurisdizioni”. Mediaset ha comunicato: Vivendi non fermerà il progetto di espansione europea di Mediaset. (…) la sospensione cautelare della delibera dell’Assemblea degli Azionisti Mediaset España verrà immediatamente impugnata con la certezza che nell’appello di merito saranno riconosciuti i vantaggi strategici e operativi ottenibili solo attraverso un’aggregazione societaria guidata da un management unitario e coeso con una visione chiara delle priorità strategiche e del modello di business capace di creare valore per tutti gli azionisti. (…) Ancora una volta la campagna mediatica e giudiziaria di Vivendi ha l’obiettivo di danneggiare gravemente tutti gli azionisti di Mediaset e ancora di più quelli di Mediaset España che avevano approvato in larga maggioranza il progetto in entrambi i paesi, progetto, si rileva nel dettaglio, che già prevede un effetto incrementale sul valore del Gruppo pari a circa 800 milioni di euro, un dividendo post-fusione di 100 milioni di euro oltre a un buy-back per un importo fino a 280 milioni di euro. L’atteggiamento autolesionista di Vivendi conferma quindi due dati di fatto incontrovertibili. Il primo è l’assoluta strumentalità delle scelte anti-Mediaset di Vivendi al solo scopo di deprimere il valore di Borsa dei titoli Mediaset per poi provare ad approfittarne. Un comportamento platealmente strumentale che ribadisce l’intenzione di indebolire Mediaset solo per i propri interessi come già avvenne nel 2016, quando iniziò la scalata ostile su cui tuttora indaga la Procura della Repubblica di Milano. Il secondo  è l’influenza notevole che il gruppo francese continua a esercitare su Mediaset in violazione – in quanto primo azionista di Tim-Telecom con il 23,9% – delle leggi italiane e delle delibere in materia dell’AgCom”. Mediaset comunica inoltre d’aver ricevuto “da Simon Fiduciaria Spa (“SimonFid”) atto di citazione con cui si chiede, tra l’altro, al Tribunale di Milano di sospendere in via cautelare, previa fissazione dell’udienza di comparizione delle parti, l’esecuzione della delibera assunta dall’assemblea straordinaria di Mediaset del 4 settembre 2019. Inoltre, nell’atto di citazione si chiede in via preliminare di riunire il presente procedimento a quello avviato da Vivendi con atto di citazione notificato in data 1 ottobre 2019 avverso la delibera assunta dall’assemblea straordinaria di Mediaset del 4 settembre 2019; e in via principale, annullare la delibera approvata dall’assemblea straordinaria di Mediaset in data 4 settembre 2019; annullare e, comunque, dichiarare inefficaci le deliberazioni assunte dagli organi sociali di Mediaset in esecuzione della delibera approvata dall’assemblea straordinaria di Mediaset in data 4 settembre 2019. L’udienza in citazione è fissata per il 10 gennaio 2020.”aggiornamento 3 ottobre 2019/bis, ecco il comunicato stampa diramato da Mediaset

NOTIFICATO ATTO DI CITAZIONE DA VIVENDI S.A. A MEDIASET S.P.A., FININVEST S.P.A. E SIMON FIDUCIARIA S.P.A.
Mediaset comunica di aver ricevuto da Vivendi S.A. (“Vivendi”) atto di citazione con cui si chiede,tra l’altro, al Tribunale di Milano di:
1. annullare la deliberazione approvata dall’assemblea straordinaria di Mediaset in data 4 settembre 2019 nonché ogni atto presupposto, relativo e/o conseguente;
2. annullare e, comunque, dichiarare inefficaci le deliberazioni assunte dagli organi sociali di Mediaset in relazione e in esecuzione di quelle indicate nel precedente punto 1., incluse le deliberazioni con cui il Consiglio di Amministrazione e il Presidente dell’assemblea hanno impedito a Simon Fiduciaria S.p.A. (“Simon Fiduciaria”) di esercitare i diritti amministrativi connessi alla partecipazione pari al 19,19% del relativo capitale sociale;
3. accertare e dichiarare che Finanziaria di Investimento – Fininvest S.p.A. (“Fininvest”) esercita attività di direzione e coordinamento su Mediaset;
4. accertare e dichiarare che Vivendi è la legittima titolare e può esercitare tutti i diritti patrimoniali e amministrativi connessi alla propria partecipazione nel capitale sociale di Mediaset in misura pari al 9,61% dello stesso capitale sociale;
5. ordinare a Mediaset e a chi presiederà le sue prossime assemblee di ammettervi le azioni di cui al precedente punto 4. e di consentire a Vivendi di parteciparvi ed esercitare ogni relativo diritto amministrativo connesso alla quota della propria partecipazione azionaria indicata nel precedente punto 4.;
6. accertare e dichiarare che Vivendi può esercitare i diritti patrimoniali connessi alla partecipazione azionaria detenuta da Simon Fiduciaria in Mediaset nella misura pari al 19,19% del relativo capitale sociale;
7. accertare e dichiarare che Vivendi, con riguardo alle azioni indicate nel precedente punto 6.,
può fornire istruzioni di voto a Simon Fiduciaria nelle materie e nei limiti previsti dall’art. 4.2 delle “Special Instructions” e che quest’ultima può esercitare i relativi diritti amministrativi;
8. accertare e dichiarare l’illiceità delle condotte di Mediaset e Fininvest, impregiudicato il diritto di agire contro i loro rispettivi amministratori anche ex art. 2395 c.c.;
9. condannare genericamente Mediaset e Fininvest ex art. 278 c.p.c. a risarcire i danni subiti e subendi da Vivendi, nonché per il pregiudizio causato alla redditività e al valore della partecipazione sociale in Mediaset anche tramite l’abusivo esercizio dell’attività di direzione e coordinamento.
L’udienza in citazione è fissata per il 10 gennaio 2020. Cologno Monzese, 3 ottobre 2019

aggiornamento 3 ottobre 2019: alcune testate giornalistiche, tra cui il Corriere della Sera e Le Figaro, riportano una nuova iniziativa di Vivendi. Il prestigioso quotidiano francese testualmente recita: «Il colosso francese Vivendi ha citato in giudizio il gruppo televisivo italiano Mediaset presso il tribunale di Milano per annullare il suo piano di creare una holding europea secondo la legge olandese; l’ha detto Mediaset giovedì, in una nota. Vivendi ha già fatto appello ai tribunali spagnoli e olandesi su questa questione, la prima concernente i termini della fusione che penalizzano gli azionisti di minoranza, la seconda relativa a vari cambiamenti nello status della società, previsti nel piano di fusione con la nascita della holding MFE (Media for Europe). Le prime udienze si sono svolte mercoledì e giovedì in Spagna e il tribunale ha riservato la sua decisione per la prossima settimana. L’audizione nei Paesi Bassi è prevista per il 16 ottobre e quella a Milano il 10 gennaio 2020. Vivendi chiede ai tribunali italiani di annullare le deliberazioni approvate nell’assemblea generale straordinaria di Mediaset il 4 settembre. Durante questa Assemblea Generale, Mediaset, il cui principale azionista è la famiglia di Silvio Berlusconi, è stata autorizzata dal 78,18% degli azionisti presenti a fondere le sue attività italiane e spagnole all’interno di MFE. Vivendi, il secondo maggiore azionista, si è opposta. Ma non ha potuto ribaltare il saldo con il suo 9,99% dei diritti di voto, anche se è stato raggiunto dal 3,72% di altri azionisti.Il consiglio d’amministrazione di Mediaset ha rifiutato di far votare Simon Fiduciaria, la società fiduciaria cui Vivendi – anche azionista di Telecom Italia – ha dovuto trasferire circa il 20% dei diritti di voto per conformarsi alla legge italiana sulla pluralità dei media. Il consiglio d’amministrazione ha sostenuto che le azioni erano state acquisite in violazione di questa legge. Ma Vivendi giudica illegale questa decisione. Vivendi chiede al tribunale italiano di riconoscere “la condotta illecita di Mediaset e Fininvest”, la holding di Berlusconi, e di risarcire i danni a Vivendi. Il colosso francese chiede che i suoi diritti di partecipazione e di voto, nonché quelli relativi alla sua partecipazione detenuta da Simon Fiduciaria, siano riconosciuti.»
aggiornamenti 23 settembre, comunicazioni del Biscione: Mediaset informa che, a seguito della delibera dell’assemblea straordinaria dei soci di MEDIASET ESPAÑA COMUNICACIÓN, SA tenutasi il 4 settembre 2019 – relativa alla fusione transfrontaliera della società con Mediaset SpA e Mediaset Investment NV – Vivendi ha avviato un procedimento giudiziario in Spagna contestando la delibera, la cui prima udienza avrà luogo il 2 ottobre 2019. Vivendi ha inoltre avviato, parallelamente, un procedimento giudiziario preliminare in Olanda chiedendo al giudice, tra l’altro, di vietare a Mediaset Investment NV l’introduzione delle disposizioni previste degli articoli 13 (Disposizioni relative alle azioni di voto speciali), 42 (Obblighi degli azionisti) e/o 43 (Richiesta di offerta obbligatoria) nello statuto sociale previsto dal piano di fusione. L’udienza è stata fissata per il 16 ottobre 2019. Mediaset informa contestualmente che martedì 8 ottobre si terrà la prima udienza della causa di Appello promossa da Dailymotion, controllata da Vivendi, che ha impugnato la sentenza emessa dal Tribunale di Roma il 15 luglio 2019. Con tale sentenza Dailymotion è stata condannata a pagare 5,5 milioni di Euro per l’utilizzo illecito di 995 video Mediaset coperti da diritto d’autore. Tale sentenza ha concluso il primo grado della prima di sette diverse cause contro Dailymotion i cui esiti si attendono a breve e che, considerando i criteri economici riconosciuti nella prima sentenza, potrebbero dare luogo a un risarcimento complessivo superiore ai 200 milioni di euro. Cologno Monzese, 23 settembre 2019
aggiornamento 20 settembre, un portavoce di Vivendi, commentando l’accordo tra Mediaset e Peninsula Capital, ha commentato: “Non abbiamo particolari commenti su questa mossa, possiamo solo sottolineare che quanto Mediaset sta facendo è illegale dal momento che non ci hanno permesso di votare“. L’accordo in questione è stato approvato ieri dal cda del Biscione e prevede uno stanziamento fino a 470 milioni di euro in caso di recesso dei francesi.
aggiornamento 4 settembre:
ha avuto luogo oggi, come previsto, la riunione degli azionisti Mediaset su MfE, la nuova società di stanza in Olanda che armonizzerà le attività italiane e quelle spagnole del Biscione, con contributi da parte di altre realtà. Le assemblee di Mediaset e Mediaset España hanno espresso favorevole parere; a Cologno ha votato sí il 78% dei presenti, no il 21, sostenuto da Vivendi. Questi ultimi, riprendendo in una nota quanto detto in assemblea dalla responsabile degli affari legali di Vivendi, Caroline Le Masne, hanno comunicato di condannare “l’approvazione odierna della risoluzione presa in occasione dell’assemblea straordinaria degli azionisti di Mediaset in merito alla proposta di fusione in Media For Europe”; secondo loro la risoluzione “è stata adottata grazie al voto decisivo di Fininvest contro tutti i diritti fondamentali degli azionisti di minoranza e grazie alla illegittima esclusione dal voto di Simon Fiduciaria. L’esclusione di Simon Fiduciaria è stata decisa dal consiglio di amministrazione di Mediaset sulla base di una interpretazione della legge italiana sul settore dei media che è in contrasto con il Trattato dell’Unione Europea. La fusione comporterebbe un totale e immediato azzeramento dei diritti degli azionisti di minoranza, senza nemmeno riconoscere loro il pagamento di qualsiasi premio. Lo schema di governance proposto oggi agli azionisti di Mediaset non esiste in Olanda, paese in cui Media For Europe avrà sede legale e a fusione non genera valore per gli azionisti. Mediaset, con le sue ripetute decisioni illegittime, ha creato una dannosa situazione di grave incertezza giuridica per la società. Tutte le decisioni di Mediaset saranno esaminate attentamente: Vivendi si avvarrà di tutti i mezzi legali a sua disposizione in tutte le giurisdizioni competenti per contestare il progetto Media For Europe, secondo le leggi sia nazionali che europee”. Non era certo stato morbido Fedele Confalonieri a inizio assemblea: “A nostro giudizio né Vivendi né Simon Fiduciaria possono partecipare all’assemblea di Mediaset, ma prendiamo atto che il Tribunale ha accolto il ricorso di Vivendi. È una decisione che non condividiamo, ma a cui ottemperiamo”.
aggiornamento 2 settembre: Simon Fiduciaria ha comunicato in una nota d’esser pronta a valutare “qualsiasi ulteriore iniziativa” nel caso in cui non dovesse esserle consentito di esercitare il proprio diritto di voto all’assemblea del 4 settembre.
aggiornamento 31 agosto: Vivendi potrà partecipare e votare all’assemblea degli azionisti di Mediaset del prossimo 4 settembre che dovrà approvare la fusione del Biscione e della controllata spagnola nella nuova holding olandese MediaForEurope e l’introduzione del voto maggiorato. Vivendi, si legge in una nota del gruppo francese, “accoglie con favore la decisione” del Tribunale di Milano che ha riconosciuto il suo diritto di partecipare e votare come azionista, con la propria quota pari al 9,99% dei diritti di voto, all’assemblea straordinaria di Mediaset del 4 settembre. Vivendi conferma che intende votare contro la proposta di fusione di Mediaset e della controllata spagnola nella nuova holding olandese MediaForEurope, “dopo aver valutato il venir meno dei diritti per gli azionisti di minoranza, e in particolare per Vivendi, alla luce dello statuto proposto per la nuova società Mfe”. (⇐ askanews)
aggiornamento 30 agosto: Vivendi e Simon fiduciaria hanno depositato l’intera quota delle azioni Mediaset in loro possesso in vista dell’assemblea del 4 settembre prossimo; Vivendi ha depositato titoli equivalenti al 9,98% dei diritti di voto, Simon al 19,94%, mentre la Fininvest è al 45,89% dei diritti di voto. La mossa viene considerata un atto dovuto, in attesa che il Tribunale di Milano si esprima sulla richiesta dei francesi d’essere ammessi all’assise straordinaria per la fusione con Mediaset España, primo passo per l’avvio del processo di costituzione della holding MfE in Olanda. (⇐ANSA)
aggiornamento 29 agosto: il giudice Amina Simonetti, della quindicesima sezione civile del Tribunale di Milano, si è riservata la decisione sulla disputa tra Mediaset e Vivendi per la partecipazione di quest’ultima all’assemblea straordinaria dei soci del 4 settembre, e il conseguente esercizio dei diritti di voto. La decisione definitiva dovrà essere comunicata alle parti entro martedí 3 settembre.
aggiornamento 26 agosto 2019: Vivendi ha oggi divulgato una nota stampa nella quale comunica di voler votare negativamente nell’assemblea del 4 settembre, con riguardo alla “proposta fusione di Mediaset con Media for Europe Nv (Mfe)”. Tale decisione starebbe arrivando dopo aver valutato “i diritti che sarebbero riconosciuti, o negati, agli azionisti di minoranza, e a Vivendi in particolare, dal proposto statuto di MfE”. Vivendi ha inoltre comunicato d’aver presentato una richiesta al tribunale di Milano per ottenere un provvedimento “urgente idoneo a tutelare il diritto di partecipare e votare, con le azioni a lei intestate” alla delicata assemblea di settembre, ovvero per il pacchetto detenuto direttamente e pari al 9,99% del capitale. Come si ricorderà, il gruppo francese detiene anche un pacchetto di Mediaset pari a circa il 19,2%, conferito al veicolo Simon Fiduciaria.
Aggiornamento 22 agosto 2019, comunicato stampa Mediaset: Mediaset ha depositato un esposto in Consob per denunciare alle autorità di vigilanza che nuovamente Vivendi sta agendo per deprimere il corso di borsa del titolo Mediaset. Infatti – come già accaduto nel luglio scorso – non appena il titolo Mediaset ha toccato la soglia dei 3 euro per azione, discostandosi così in modo apprezzabile dal valore di recesso, Vivendi ha fatto filtrare notizie non confermate con l’evidente intento di screditare tanto il merito dell’operazione di fusione transfrontaliera deliberata dai Consigli di Amministrazione di Mediaset e Mediaset España lo scorso 7 giugno, quanto la possibilità di realizzarla. Si tratta di un comportamento illecito che danneggia Mediaset, Mediaset España e i loro azionisti, che si trovano a fronteggiare un andamento del titolo fortemente condizionato da rumors indotti ad arte.
Esempio lampante è l’indiscrezione riportata martedì 20 agosto dall’agenzia Bloomberg: “Mediaset SpA shareholder Vivendi SA plans to vote against the Italian TV company’s proposal to merge with its Spanish affiliate, according to people familiar with the matter, in a potential setback for the broadcaster’s ambition to create a European alliance” ripresa anche dal sito Dagospia secondo cui “Vivendi parte al contrattacco su Mediaset. Proverà in tutti i modi a bloccare la fusione tra Mediaset Italia e Mediaset Spagna con spostamento della sede in Olanda, sia con azioni legali, sia in assemblea, sia convincendo i fondi ad esercitare il recesso – l’operazione è penalizzante per tutti gli altri azionisti che non siano Fininvest”.
Entrambe le “notizie” sono rimaste senza commento o smentita da parte di Vivendi.
Nell’esposto, oltre a denunciare questo illecito, si auspica che Vivendi venga invitata ufficialmente ad assumere una posizione pubblica e inequivoca in merito alle sue reali intenzioni rispetto all’operazione annunciata lo scorso 7 giugno e all’assemblea del prossimo 4 settembre.
La segnalazione a Consob è stata trasmessa anche a Agcom ai fini del monitoraggio di tale autorità sui comportamenti di Vivendi a seguito della accertata violazione dell art. 43 del TUSMAR.
Cologno Monzese, 22 agosto 2019

Aggiornamento 31 luglio, comunicato Mediaset: Con nota del 26 luglio scorso, Simon Fiduciaria S.p.A. (“SimonFid”) ha richiesto a Mediaset l’iscrizione nell’elenco speciale ex art. 127-quinquies del D. Lgs. n. 58/1998 di tutte le 226.712.212 azioni di cui la stessa è fiduciaria, pari al 19,19% del capitale sociale di Mediaset. La Società ha esaminato la richiesta e ha preso atto che la stessa fa seguito all’atto di citazione notificato a Mediaset in data 17 luglio 2019, con il quale SimonFid ha chiesto al Tribunale, in subordine, di “accertare e dichiarare che Simon Fiduciaria S.p.A. ha il diritto di essere iscritta nell’elenco ex art. 127-quinquies del D. Lgs. n. 58/1998 [l’Elenco Speciale] in relazione alle Azioni di Mediaset S.p.A. alla stessa intestate, con efficacia a decorrere dalla data di notifica del presente atto …”. Ha quindi ritenuto di accogliere la richiesta, specificando che: (i) l’iscrizione nell’Elenco Speciale viene effettuata con riserva, pendente la domanda di accertamento sopra richiamata, e che (ii) in caso di accertamento positivo da parte dell’Autorità giudiziaria, e quindi subordinatamente anche all’accertamento dell’esistenza di un “diritto reale legittimante” (così come definito dall’art. 7 dello statuto sociale), l’efficacia dell’iscrizione decorrerà dalla data odierna. Quanto precede è stato comunicato a SimonFid con apposita nota”.
Aggiornamento 22 luglio, comunicato stampa Mediaset:

Il Consiglio d’Amministrazione di Mediaset, riunitosi oggi sotto la Presidenza di Fedele Confalonieri, ha esaminato il contenuto della comunicazione ricevuta lo scorso 2 luglio da Vivendi S.A. (“Vivendi”) – quale detentore di n. 113.533.301 azioni Mediaset pari al 9,61% del capitale sociale (…). Con riferimento all’intimazione formulata da Vivendi di convocare una nuova assemblea, il Consiglio ha deliberato all’unanimità di non darvi seguito. Il Consiglio ha ritenuto che non possa configurarsi in capo allo stesso un obbligo di provvedere alla convocazione, essendo l’intimazione priva dei requisiti formali previsti dall’art. 2367 cod. civ. e dall’art. 125 ter del D. Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58. Alla carenza di questi requisiti, si aggiunge che l’intimazione riguarda una decisione su cui l’assemblea dei soci si è già pronunciata e che la stessa si pone in contrasto con il rimedio specifico che l’ordinamento offre nei confronti di una delibera ritenuta invalida, ossia la sua impugnazione. Impugnazione che, come noto, Vivendi ha già proposto con atto di citazione notificato il 2 luglio 2019 a Mediaset, Fininvest S.p.A. e Simon Fiduciaria S.p.A. Il Consiglio d’Amministrazione ha poi esaminato la richiesta di Vivendi di iscrizione nell’elenco speciale ex art. 127-quinquies del D. Lgs. n. 58/1998 di tutte le 113.533.301 azioni detenute dalla stessa e non intestate fiduciariamente a Simon Fiduciaria S.p.A.. Il Consiglio ha, tra l’altro, preso atto che la richiesta è stata preceduta da una domanda di accertamento del relativo diritto proposta giudizialmente dalla stessa Vivendi sempre con l’atto di citazione notificato il 2 luglio 2019. Ha quindi deliberato all’unanimità, di accogliere la richiesta di Vivendi, precisando: (i) che l’iscrizione avviene con riserva pendente domanda di accertamento promossa dalla stessa Vivendi, e (ii) che, in caso di accertamento positivo da parte dell’Autorità giudiziaria, l’efficacia dell’iscrizione decorrerà dalla data odierna.
Quanto precede è stato comunicato a Vivendi a valle della riunione del Consiglio di Amministrazione.
Cologno Monzese, 22 luglio 2019

Aggiornamento 18 luglio: Simon Fiduciaria, il trust che detiene il 19,1% dei diritti di voto di Vivendi in Mediaset, ha depositato un atto di citazione al tribunale di Milano in cui chiede l’annullamento della delibera assembleare sul voto maggiorato. Lo fa sapere una nota di Mediaset. Simon Fiduciaria chiede al giudice, in caso di mancato accoglimento della richiesta, di iscrivere le azioni a lei intestate al registro del voto maggiorato. L’atto di citazione di Simon Fiduciaria fa seguito a quello analogo di Vivendi di due settimane fa. Simon Fiduciaria ha peraltro richiesto di unire i due procedimenti. Entrambe le udienze sono fissate per il 26 novembre. (Reuters)
Aggiornamento 11 luglio: un portavoce di Vivendi ha dichiarato che “questa è la prima volta in assoluto in cui una società, in questo caso Fininvest, cerca di prendere il controllo totale di un’altra società non solo senza offrire alcun premio ma soprattutto facendolo a sconto, andando così contro gli interessi di tutti gli azionisti di minoranza”; il valore del recesso di 2,77 euro per azione sarebbe “ben al di sotto del valore intrinseco della società” perché “il prezzo di recesso di 2,77 euro per azione di Mediaset è di circa il 30% più basso rispetto al prezzo medio che Fininvest ha pagato ad aprile e a maggio 2017 per l’acquisto di azioni a 3,67 euro ed è anche minore del prezzo medio pagato da Vivendi nel 2016 (3,7 euro)” e la Fininvest starebbelavorando per ottenere il controllo di Mediaset, acquisendo quote dagli azionisti di minoranza ad un ottimo prezzo”. Secondo i francesi, “l’importo totale massimo di 180 milioni di euro che riceverebbero gli azionisti che esercitano il diritto di recesso non sarebbe sufficiente per acquistare le azioni di tutti gli azionisti di minoranza” ed “il reale obiettivo di Mediaset”, “attraverso il piano volto alla creazione di una società olandese“, sarebbe quello di “aggirare i principi fondamentali della democrazia tra gli azionisti“. Il portavoce di Bolloré conclude: “La bozza di statuto prevede che, nel tempo, vengano acquisiti diritti di voto multipli, disposizione che andrà principalmente a vantaggio di Fininvest in qualità di azionista di maggioranza di Mediaset e le consentirà di assumere il controllo della società”, per la qual cosa “la rappresentanza degli altri azionisti nel consiglio di amministrazione sarà notevolmente indebolita”.
Come si ricorderà, il prossimo 22 luglio, nell’ambito di un consiglio d’amministrazione convocato ad hoc, Mediaset valuterà la richiesta di Vivendi di convocare una nuova assemblea straordinaria per la revoca delle delibere assunte in aprile che hanno introdotto il voto maggiorato.
4 luglio: tramite nota stampa, Mediaset comunica d’aver ricevuto da Vivendi S.A. (“Vivendi”) atto di citazione con il quale si chiede al Tribunale di Milano (…) di annullare la deliberazione approvata dall’assemblea straordinaria di Mediaset in data 18 aprile 2019 con riguardo al punto n. 4 del relativo ordine del giorno (…) e le conseguenti deliberazioni assunte dagli organi sociali di Mediaset, inclusa l’approvazione del regolamento per il voto maggiorato; – in subordine, di accertare e dichiarare che Vivendi ha il diritto di essere iscritta nell’elenco (…) con la propria partecipazione nel capitale sociale di Mediaset in misura pari al 9,61% del capitale sociale; – in ogni caso, di (i) accertare e dichiarare che Vivendi è la legittima proprietaria e può esercitare tutti i diritti patrimoniali e amministrativi connessi alla propria partecipazione nel capitale sociale di Mediaset in misura pari al 9,61% del capitale sociale; (ii) ordinare a Mediaset e, in particolare, a chi presiederà le prossime assemblee degli azionisti, di ammettervi le azioni sub (i) e di consentire a Vivendi l’esercizio di ogni relativo diritto amministrativo; (iii) accertare e dichiarare che Vivendi può legittimamente esercitare i diritti patrimoniali connessi alla partecipazione detenuta da Simon Fiduciaria S.p.A. (?SimonFid?) in Mediaset in misura pari al 19,19% del relativo capitale sociale; (iv) accertare e dichiarare che Vivendi, con riguardo alle azioni sub (iii), può legittimamente fornire istruzioni di voto a SimonFid nelle materia e nei limiti previsti dall’art. 4.2. delle “Special Instructions” e che quest’ultima può esercitare i relativi diritti amministrativi. L’udienza in citazione è fissata per il 26 novembre 2019.
3 luglio 2019, aggiornamento ulteriore:
con riguardo alla lettera ricevuta da Vivendi, l’ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, ha dichiarato che “i legali la giudicano una mossa obbligata per tenersi tutte le strade aperte, ha pochissimo peso, ritengo sia una mossa dovuta da parte loro per tenere tutte le strade aperte. Vedo il nostro ufficio legale sereno e per questo non posso non esserlo anch’io”.
Aggiornamento 3 luglio 2019: Mediaset comunica in una nota d’aver ricevuto da Vivendi una lettera nella quale il gruppo francese “intima di convocare senza ritardo” una nuova assemblea per la revoca del voto doppio. Secondo le dichiarate intenzioni, la richiesta sarebbe stata formulata da Vivendi “nell’interesse di Mediaset e dei suoi azionisti” allo scopo “di revocare le deliberazioni assunte dall’assemblea straordinaria del 18 aprile“, le quali deliberazioni, secondo i francesi, “sarebbero invalide” perché Mediaset avrebbe illegittimamente escluso” Vivendi “dall’esercizio del diritto di voto“.
Il Biscione ha risposto: “il Consiglio d’amministrazione svolgerà le opportune valutazioni sulla richiesta in vista dell’assunzione delle determinazioni di competenza“; sarà convocato, a quanto si apprende, entro una decina di giorni ma la richiesta dei francesi sarà probabilmente respinta. È la prima lettera in assoluto scritta al Biscione direttamente in italiano ed è stata firmata dal segretario generale del gruppo francese, Frédéric Crépin. È suggestivo, peraltro, che la comunicazione sia pervenuta all’indomani dell’evento di Santa Margherita Ligure per la presentazione dei palinsesti autunnali.
Aggiornamento 22 maggio 2019 (2), comunicato stampa Sky: Sky prende atto che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha dato il via libera all’operazione Sky/R2. Siamo sorpresi che l’Autorità abbia deciso di imporre dei “rimedi” visto che l’operazione di acquisto non è mai stata finalizzata e che le parti hanno già proceduto alla restituzione della piattaforma di R2 nel gruppo Mediaset. Sky si è limitata ad usare i servizi della piattaforma tecnica di Mediaset per poter essere presente con una propria offerta anche sul digitale terrestre. Il divieto di esclusive su internet deciso ora da Agcm per Sky appare del tutto ingiustificato e scollegato rispetto al tema della piattaforma tecnica terrestre sollevato dalla stessa Autorità, con il rischio di acuire gli svantaggi e le penalizzazioni già sopportate da Sky verso gli operatori internet in virtù delle evidenti asimmetrie normative e fiscali oggi ancora presenti. Sky farà dunque ricorso nelle sedi competenti.
Aggiornamento 22 maggio 2019 (1), nota dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato: L’Autorità ha concluso in data 20 maggio 2019 l’istruttoria relativa all’acquisizione di alcuni asset della televisione a pagamento sulla piattaforma digitale terrestre di Mediaset Premium S.p.A. da parte di Sky Italian Holding S.p.A. (gruppo Sky). A conclusione dell’istruttoria, l’Autorità ha rilevato che la realizzazione dell’operazione di concentrazione ha comportato il rafforzamento della posizione dominante del gruppo Sky sul mercato dei servizi al dettaglio della televisione a pagamento (mercato della pay-tv), tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza in tale mercato e nei mercati ad essi connessi – il mercato della fornitura all’ingrosso di canali televisivi preconfezionati per la televisione a pagamento e i suoi possibili sub-segmenti (basic e premium) e il mercato della licenza dei diritti di trasmissione di contenuti audiovisivi e i suoi sub-segmenti. L’operazione ha generato evidenti effetti anticoncorrenziali, con la conseguente scomparsa anche in chiave prospettica della pressione concorrenziale esercitata, negli anni passati, da Mediaset Premium. Tali effetti sono irreversibili e le condizioni concorrenziali precedenti alla concentrazione non sono state ripristinate a seguito della restituzione di parte della società R2 S.r.l. al gruppo Mediaset. Per tale motivo, l’Autorità ha deciso di imporre, per un periodo di tre anni, misure atte a ripristinare la concorrenza nel mercato della pay-tv. In particolare, le misure consistono in un divieto, per il gruppo Sky, di stipulare esclusive per i contenuti audiovisivi ed i canali lineari per le piattaforme internet in Italia. In questo modo, l’Autorità ritiene che la concorrenza potenziale delle offerte televisive a pagamento via Internet possa garantire, in futuro, un’adeguata pressione concorrenziale, che permetta una riduzione dei prezzi per i consumatori e un incremento dei contenuti audiovisivi a disposizione degli stessi. Roma, 22 maggio 2019
Aggiornamento 29 aprile 2019: a partire dal 1° giugno Mediaset Premium non sarà piú trasmesso sul digitale terrestre e sarà fruibile esclusivamente su internet; tutti i canali e i contenuti on demand saranno visibili accedendo al nuovo servizio Premium su Infinity. Stop anche ai servizi Premium Online e Premium Play. Né, dal 1° giugno, il servizio Dazn sarà inserito nell’abbonamento Premium su Infinity. Secondo quanto riportato nel bilancio 2018 di Mediaset, Premium ha chiuso l’esercizio con un rosso di 24,4 milioni di euro, ricavi pari a 407,3 milioni e costi a quota 450,3 milioni. (Comunicati ufficiali)
Aggiornamento 18 aprile 2019/bis: DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE DI MEDIASET DEL 18 APRILE 2019
Il Consiglio di Amministrazione della società riunitosi in data odierna ha preso atto delle comunicazioni trasmesse per conto di Vivendi SA (“Vivendi”) ai fini del suo intervento nell’odierna Assemblea degli Azionisti con riferimento a n. 113.533.301 azioni, pari al 9,61% del capitale sociale (la “Partecipazione Vivendi”) e per conto di Simon Fiduciaria S.p.A. (“Simon”) ai fini del suo intervento nell’odierna Assemblea degli Azionisti con riferimento a n. 226.712.212 azioni, pari al 19,19% del capitale sociale (la “Partecipazione Simon”). Le azioni di cui alla Partecipazione Simon sono di proprietà di Vivendi e intestate fiduciariamente a Simon con mandato che prevede l’esercizio dei relativi diritti di voto nell’interesse e per conto di Vivendi. Il Consiglio, valutati i pareri legali rilasciati dai propri consulenti e le pronunce del Tribunale di Milano intervenute medio tempore nell’ambito del procedimento ex art. 2378, comma 3, c.c., e del relativo reclamo promossi da Simon per la sospensione di talune delibere assunte dall’Assemblea di Mediaset del 27 giugno 2018, ha ritenuto che Vivendi ha acquistato, e detiene, la partecipazione in Mediaset in violazione:
(a) delle obbligazioni assunte da Vivendi a favore di Mediaset con il contratto stipulato l’8 aprile 2016 (il “Contratto”) avente ad oggetto, tra l’altro, la cessione di Mediaset Premium S.p.A., e (b) delle disposizioni di cui all’art. 43 comma 11 Tusmar, come accertato da AGCom con delibera 178/17/Cons.
Il Consiglio ha quindi ritenuto, con riferimento all’odierna Assemblea, che il socio Vivendi e il suo fiduciario Simon non sono legittimati all’esercizio dei diritti amministrativi (ivi incluso il diritto di voto) inerenti alle azioni Mediaset dagli stessi detenuti.
Pertanto, il Consiglio, con specifico riferimento all’odierna Assemblea, ha deliberato all’unanimità:
(i) di opporsi alla richiesta di Vivendi e di Simon di esercitare i diritti di voto inerenti alla Partecipazione Vivendi e alla Partecipazione Simon;
(ii) di non consentire a Simon di partecipare ai lavori assembleari;
(iii) di non opporsi, pur ricorrendone i presupposti, all’accesso ai lavori assembleari da parte di Vivendi, fermo restando quanto sopra sub (i), tenuto conto dell’interesse della Società alla stabilità delle delibere assembleari e dell’esistenza di pronunce giudiziali solamente nei confronti di Simon Fid.
Cologno Monzese, 18 aprile 2019
Aggiornamento 18 aprile: Vivendi ha condannato la decisione presa dal Consiglio d’amministrazione di Mediaset, di vietare il voto nell’Assemblea generale. Secondo i francesi, non c’è nulla che impedisca a Vivendi di votare: né l’accordo dell’8 aprile 2016 contestato oggi, né la decisione dell’AGCOM di aprile 2017 né alcuna altra legge applicabile. La decisione del Biscione sarebbe contraria ai principi di base della democrazia degli azionisti, illegale e contro gli interessi di Mediaset, in particolare dei suoi azionisti di minoranza. Date le circostanze, “Vivendi non è nella posizione di partecipare all’assemblea e si riserva il diritto di contestare in tribunale la validità delle delibere adottate in data odierna“. Pier Silvio Berlusconi ha ribattuto: Non è una forzatura, sono questioni tecnico legali: la nullità del voto per noi vale su tutto il 30% in mano a Vivendi, che si trova appena sotto questa soglia. Potevano entrare in assemblea, ma hanno scelto di non farlo”.
Aggiornamento 17 aprile: Marina Berlusconi, a margine dell’odierna assemblea della Mondadori, ha affermato: “Non ci sono novità, la parola è agli avvocati e alle cause. Nessuno ha voglia di passare il resto della vita in Tribunale ma abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano quella che è l’affidabilità di Bolloré e dei sui collaboratori: è il classico vicino di casa che nessuno di noi vorrebbe avere. Riesce ancora adesso a compiere il solito miracolo al contrario: riesce ad arrecare danni molto rilevanti agli altri, danneggiando allo stesso tempo anche se stesso.”
Aggiornamento 12 aprile, Mediaset e Sky comunicano quanto segue: “(…) a seguito dell’evoluzione dell’istruttoria dell’Autorità Antitrust (“Agcm”) relativa all’acquisizione della società R2 da parte di Sky Italia, appare ormai improbabile che l’Agcm possa concedere un’autorizzazione incondizionata come invece previsto dagli accordi sottoscritti tra le parti. La cessione di R2, piattaforma erogatrice esclusivamente di servizi e tecnologie e giuridicamente distinta da Mediaset Premium, è stata resa possibile dal “Piano di Londra”, comunicato da Mediaset nel 2017, che ha stabilito una rifocalizzazione della strategia del Gruppo nel settore della pay tv. Pertanto, in relazione agli sviluppi della procedura antitrust e in coerenza con gli accordi di cessione di R2, le parti hanno concordato in data odierna le modalità di rientro di R2 nel Gruppo Mediaset malgrado il Gruppo non eserciti più l’offerta di pay tv classica e non necessiti quindi più di tali servizi. A seguito di tale rientro, Sky ha richiesto a Mediaset che i servizi di piattaforma tecnica a supporto della trasmissione sul digitale terrestre – a esclusione delle attività commerciali, di marketing e di gestione del cliente – continuino a esserle fornite da R2 su base non esclusiva sino al 30 giugno 2021. Tale rapporto di fornitura a Sky non preclude dunque la possibilità che la piattaforma sia aperta a utilizzatori terzi a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie. Mediaset, da parte sua, ha verificato la possibilità di erogare il servizio con un adeguato ritorno economico generato da un contratto biennale e ne ha favorevolmente accolto la richiesta. Mediaset conferma quindi la volontà di continuare a fornire a tutto il mercato della pay tv sul digitale terrestre i servizi tecnici della società R2. Cologno Monzese, 12 aprile 2019”.
Aggiornamento 3 aprile: l’ultimo rantolo di Mediaset Premium, passata a miglior vita dal 1° aprile, è stato quello di chiedere anch’essa i danni a Vivendi. In base a quanto riportato nella relazione di bilancio di Mediaset, consultata da Radiocor, a fine gennaio Mediaset Premium è intervenuta in giudizio per formulare una propria richiesta, autonoma, di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale subito per effetto del mancato acquisto da parte dei francesi.
Aggiornamento 12 marzo: i legali di Vivendi hanno chiesto la sospensione della causa che, nella globalità del contenzioso, è relativa alla presunta concorrenza sleale nata dopo la denuncia del giugno 2017, di tentata scalata dei transalpini al gruppo italiano. La ratio della sospensione risiederebbe, nella prospettiva dei francesi, nell’attesa del pronunciamento della Corte Ue sulla legittimità della delibera dell’Agcom. Questa mattina, peraltro, le parti hanno ribadito le loro richieste istruttorie, cioè di ammettere consulenze tecniche di parte e prove testimoniali, ossia di ascoltare alcuni manager di entrambe le società. Il giudice Daniela Marconi, che deciderà il 30 aprile sulla sospensione, si è anche riservato di decidere, in data ancora da fissare, sulle istanze istruttorie (prove testimoniali e documentali e consulenze tecniche).
Aggiornamento 8 marzo: l’Antitrust comunica in una nota che «ha avviato, in data 7 marzo 2019, un procedimento istruttorio volto a valutare l’operazione di concentrazione consistente nell’acquisizione del controllo della società R2 S.r.l. da parte di Sky Italia S.r.l. e Sky Italian Holdings S.p.A. Il procedimento è diretto ad accertare le possibili ricadute concorrenziali dell’acquisizione da parte di Sky, operatore dominante nel mercato della pay-tv, di R2, vale a dire la piattaforma tecnica del digitale terrestre di Mediaset Premium, il quale ha rappresentato in passato sostanzialmente l’unico concorrente di Sky nel mercato della televisione a pagamento. In particolare, verrà valutato se l’operazione possa determinare il rafforzamento della posizione dominante di Sky nel mercato dei servizi al dettaglio della televisione a pagamento (pay-tv) e nel mercato dei servizi di accesso all’ingrosso alla piattaforma tecnica della televisione a pagamento del digitale terrestre, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza in tali mercati, nonché nei mercati ad esso collegati, quali quelli riguardanti il broadcasting digitale, i contenuti per la televisione a pagamento e i canali pay-tv».
Aggiornamento 14 febbraio 2019: 
Agcom ha dato il via libera all’acquisizione di R2 da parte di Sky Italia (v. oltre); l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ritiene che tale acquisto non violi i tetti antitrust e i limiti alle partecipazioni incrociate fra i diversi comparti del settore. La pubblicazione del responso è avvenuta oggi su internet.
Aggiornamento 30 gennaio 2019: si spengono definitivamente, già dal 28 febbraio, i canali Eurosport ed Eurosport 2. Mediaset e Discovery hanno risolto consensualmente il contratto, alcuni mesi prima della chiusura prevista. Da marzo, Mediaset potrà considerarsi libera da ogni accordo con altri editori, dal momento che su Premium rimarranno soltanto le reti dedicate a cinema e serie televisive gestite direttamente. Dal 1° marzo, oltre ad Eurosport ed Eurosport 2, non sarà piú visibile su Mediaset Premium nemmeno Investigation Discovery, che cesserà ogni sua attività in modo definitivo.
Aggiornamento 16 gennaio 2019: Fininvest ha oggi comunicato d’aver comprato, nel corso del mese di dicembre, 30,1 milioni di azioni Mediaset, pari al 2,55% del capitale, con un investimento di circa 77,5 milioni. Con questa mossa Fininvest è salita al 43,7% del capitale di Mediaset e al 45,4% dei diritti di voto. La Borsa è rimasta tranquilla, il titolo del Biscione è sceso di un irrilevante 0,6%. Entro marzo la controllante può comprare un altro 0,8% circa del gruppo televisivo.
Aggiornamento 4 gennaio 2019: Mediaset Premium s.p.a. non esiste piú come società separata, ne rimane solo il marchio. Stando ai documenti che Radiocor comunica d’aver consultato, qualche giorno fa i consigli d’amministrazione di Reti Televisive Italiane e di Mediaset Premium hanno definito il progetto di fusione per incorporazione di quest’ultima in Rti, che già possedeva il 100% delle azioni.
Aggiornamenti 4 dicembre 2018: nell’udienza di oggi, Mediaset e Fininvest hanno formalizzato una variante della precedente richiesta. Le due società non chiedono piú l’esecuzione del contratto ma la risoluzione per inadempienza. Tale nuova richiesta è legata anche alla vendita di R2 a Sky Italia, per la quale vendita, peraltro, consistente in ramo tecnologico e contenuti,si attende entro fine mese il via libera dell’Antitrust. Il giudice Daniela Marconi ha riconvocato le parti per il 12 marzo e fissato il termine per il deposito di memorie aggiuntive al 28 febbraio per Vivendi, al 30 gennaio per il Biscione.
Aggiornamenti 30 novembre 2018: Una nota del gruppo Mediaset fa sapere che “Mediaset Premium ha ceduto a Sky Italian Holdings il 100% di R2, società a cui è stato conferito da Premium il ramo d’azienda Operation Pay relativo ad ambiti quali manutenzione tecnica, attività commerciali e aree analoghe. L’operazione conclusa oggi è sottoposta all’approvazione delle Autorità competenti (AgCm e AgCom) e non riguarda l’offerta di tv a pagamento di Mediaset Premium  alla propria base clienti”.
Nella stessa giornata di oggi, il tribunale di Milano ha rigettato l’istanza di sospensione delle due delibere dell’assemblea degli azionisti del 27 giugno scorso, impugnate da Simon Fiduciaria, società a cui Vivendi ha conferito il 19,19% della sua quota (pari al 30% circa) di Mediaset. La Simon aveva fatto ricorso contro l’esclusione dall’esercizio del diritto di partecipare e votare all’assemblea della società, giudicando la scelta un “abuso di diritto”. A breve, il 4 dicembre, si svolgerà la prima udienza della causa tra le due società.
Aggiornamento 19 novembre: il pm Silvia Bonardi, titolare dell’inchiesta coordinata anche dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, ha chiesto e ottenuto una proroga di altri sei mesi delle indagini sulla tentata scalata da parte di Vivendi a Mediaset, che vede coinvolti per manipolazione del mercato il numero uno del gruppo francese Vincent Bolloré e l’amministratore delegato Arnaud De Puyfontaine,in quanto si è in attesa degli esiti di alcune rogatorie. Al termine, la Procura trarrà le proprie conclusioni.

Aggiornamento 7 novembre: la notizia dell’avvenuta cessione di R2 a Sky ha messo in agitazione i vertici nazionali della Slc Cgil. In una nota, il sindacato chiede di conoscere quali “sono le garanzie di integrazione, continuità occupazionale e valorizzazione delle competenze professionali da parte di Sky Italia per gli oltre 100 lavoratori e lavoratrici di R2″‎.La Slc Cgil chiede anche di convocare “immediatamente un tavolo di confronto con Sky e con Mediaset per valutare preventivamente l’impatto sociale della compravendita come previsto dall’accordo sottoscritto con le OO.SS. e con le RSU dalla stessa Mediaset lo scorso 24 aprile”.
Aggiornamento 6 novembre 2018: e cessione fu! Stando a quanto risulta al Sole 24Ore, la famigerata opzione “put” è stata esercitata e la società R2 è stata ceduta a Sky. È opportuno precisare che R2 copre solo alcuni asset di Mediaset Premium, quali 130 contratti di lavoro subordinato, il contratto con Nagravision, che è la società che fornisce a Premium software e hardware per il criptaggio del segnale, infine tutta la parte “operation”. Dopo il closing, previo il via libero incondizionato dell’Antitrus, Sky potrà ospitare l’intera offerta di Premium. In caso contrario, Sky potrebbe tirarsi indietro e Mediaset chiudere definitivamente l’attività pay.
Aggiornamenti 4 novembre 2018: secondo l’agenzia Ansa, che ha attinto a fonti finanziarie, Mediaset e Vivendi potrebbero accordarsi per un risarcimento nell’ordine di 6oo oppure 800 milioni di euro, la cifra che, grossomodo, Vivendi cercava di generare lo scorso inverno attraverso Tim, con contratti di fornitura. Molto meno, però, di quanto richiesto dal Biscione, che rincontrerà i francesi in tribunale i primi di dicembre, con un nuovo magistrato. La Simon, la fiduciaria scelta da Vivendi per custodire quasi il 20% delle quote Mediaset a seguito del pronunciamento dell’Agcom, ha impugnato, forse fuori tempo massimo, l’assemblea di giugno dalla quale era stata esclusa; la Borsa è volata ed il titolo Mediaset ha guadagnato il 12% in cinque sedute.
Come ben sappiamo, il Biscione in queste ore si prepara a cedere R2 a Sky, la qual cosa recherà delle liquidità preziose, tali da tornare al dividendo agli azionisti dopo tre anni d’austerità; i risparmi potranno esser messi a bilancio nel 2019, dopo il benestare dell’Antitrust.

Aggiornamenti 17 e 18 ottobre: Fedele Confalonieri, al suo arrivo alla Scala per l’assemblea di Assolombarda, ha confermato per l’ennesima volta l’assenza di qualsiasi accordo extragiudiziale tra Mediaset e Vivendi: «Siamo in tribunale». Il presidente di Mediaset e Finivest ha inoltre smentito le voci secondo le quali Marina Berlusconi starebbe facendo pressioni sul padre per vendere ai francesi di Vivendi l’intera Mediaset. Analoga comunicazione era stata data dall’ufficio stampa a Dagospia.
Quanto alla cessione a Sky di R2, secondo il Sole 24Ore, Pier Silvio Berlusconi avrebbe pronunciato l’ultima parola lunedí scorso, nell’ambito di una riunione con i massimi dirigenti. Vedere oltre.
Aggiornamento 12 ottobre 2018, h 17.20: il giudice titolare della causa Mediaset – Vivendi, Vincenzo Perozziello, andrà in pensione ed il fascicolo diventerà di competenza di un altro magistrato. La data ritenuta al momento piú probabile per la nuova udienza è il 4 dicembre p.v. (Fonte RadioCor)
Aggiornamento 12 ottobre: secondo quanto riportato nell’edizione odierna del ‘Sole 24 Ore’, il prossimo 1° novembre Mediaset Premium potrebbe passare definitivamente a Sky. La finestra per esercitare l’opzione put è compresa fra il 1° ed il 30 novembre ed il Biscione non vuol perdere tempo, anche perché il procedimento è lungo, l’esito non è scontato e, si perdoni l’abbassamento di registro, non si sa mai. Come si ricorderà, lo scorso 30 marzo l’accordo siglato tra Mediaset e News Corp. prevedeva lo sbarco di Sky su Premium, l’aumento della library della pay di Murdoch con i canali Premium di cinema e serie tv, l’approdo di tutti i canali free-to-air del gruppo di Cologno sull’offerta satellitare di Sky dal 1° gennaio 2019 nonché, appunto, l’intera vendita di Premium. In realtà non sarà Premium ad essere venduta ma l’infrastruttura su cui poggia: un insieme in cui rientrano circa 130 contratti di lavoro subordinato, il contratto con Nagravision (società che fornisce a Premium software e hardware per il criptaggio del segnale), smart card, cam, decoder,  la gestione del billing, il customer care, il marketing, la parte tecnologica. Premium rimarrà come editore dei canali. Se l’Antitrust non darà piena autorizzazione, Sky potrà servirsi della clausola di recesso e tutto tornerebbe come adesso, con l’eccezione che, a quel punto, Mediaset potrebbe a sua volta recedere dall’accordo che ospita Sky su Premium. In caso d’esito negativo il contratto sarebbe risolto. Dopo il closing, Antitrust ha trenta giorni esatti per approvare, con o senza condizioni, oppure aprire una seconda fase, che potrebbe durare fino a 45 giorni di calendario. Nel frattempo, entro trenta giorni, potrebbe esprimersi anche AgCom, in modalità non vincolante.
Aggiornamento 12 settembre, contestualmente alla presentazione della nuova Rete 4, Pier Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Per quanto riguarda la cessione della piattaforma di Premium a Sky tutto procede in quella direzione. Abbiamo comunque tempo per esercitare l’opzione, il marchio Premium rimarrà un nostro marchio di cinema e serie. Poi vedremo se ci sarà un’integrazione con Infinity”. Per inciso, “da ottobre tutte le reti in chiaro di Mediaset saranno sulla piattaforma satellitare di Sky. Non abbiamo aspettative di chissà quali guadagni da questa operazione ma nell’accordo con Sky è compresa una fee di ritrasmissione come avviene in tutti gli altri Paesi“. (Ansa)
Aggiornamento 4 luglio: gli avvocati di Mediaset (Antonio Catricalà e Gian Michele Roberti, che difendono il Biscione insieme con Gian Michele Roberti, Guido Bellitti, Damiano Lipani, Marco Serpone e Carlo Edoardo Cazzato) e quelli di Vivendi (Giuseppe Scassellati Sforzolini, Ferdinando Emanuele, Marco d’Ostuni e Gianluca Faella dello studio Cleary Gottlieb) sono stati ascoltati nuovamente dal Tar, che si riserva di emettere, entro quarantacinque (45) giorni la sentenza sul ricorso dei francesi contro la decisione di AgCom che aveva imposto a Vivendi di scegliere tra Tim e Mediaset, ridimensionando la propria partecipazione in una delle due aziende. Secondo i legali del gruppo francese, la delibera AgCom va annullata in quanto discriminatoria verso Vivendi, che avrebbe sempre rispettato i limiti fissati dal Tusmar. La delibera violerebbe sia le norme italiane che quelle europee in quanto Vivendi non controlla né esercita influenza dominante su Mediaset. I legali del Biscione ritengono invece che il ricorso vada respinto perché, “come accertato dall’Autorità, viola palesemente l’articolo 43 comma 11 del Tusmar che recita: ‘Le imprese, anche attraverso società controllate o collegate, i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche, come definito ai sensi dell’articolo 18 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, sono superiori al 40 per cento dei ricavi complessivi di quel settore, non possono conseguire nel sistema integrato delle comunicazioni ricavi superiori al 10 per cento del sistema medesimo’”. In considerazione del periodo estivo, il termine di quarantacinque giorni, di per sé non tassativo, è, con ogni probabilità, destinato a slittare.
Aggiornamento 1° giugno: secondo quanto riportato oggi da ‘Il Messaggero’, Vivendi non presenterà una lista per il rinnovo del cda di Mediaset in programma il prossimo 27 giugno; una contemporanea presenza nei board di Mediaset e Tim – dove ha cinque consiglieri – potrebbe portare le autorità a riscontrare nuovamente la sussistenza di una forma d’“influenza notevole” e ad intervenire. L’AgCom, come si ricorderà, ha infatti sancito che Vivendi, in base ai tetti fissati dalla legge Gasparri, non possa essere contemporaneamente collegata ad entrambe le società, considerato che detiene oltre il 20% di Tim e oltre il 10% di Mediaset. Secondo i francesi, il Tusmar non avrebbe piú ragione d’applicarsi in quanto Vivendi non avrebbe piú né il controllo né la direzione e coordinamento su Tim, e mancherebbero pertanto i presupposti stessi dell’applicazione.
Aggiornamento 27 aprile: “con l’ipotesi di accordo del 24 aprile u.s. si conclude la procedura sindacale relativa al trasferimento, presumibilmente dal 1° giugno 2018, del ramo “Operation Premium” di Mediaset Premium alla costituenda nuova impresa denominata R2 S.r.l. che offrirà servizi agli “editori di contenuti Pay” (in pratica a Sky). Mediaset Premium, dunque, sopravviverebbe con le sole strutture della Direzione Contenuti”. Cosí i sindacati. A questo link il comunicato ufficiale.
Aggiornamento 24 aprile, h 13.23: il finanziere francese Vincent Bolloré, presidente del Consiglio d’Amministrazione della holding Havas nonché principale azionista di Vivendi, è in stato di fermo per la corruzione di funzionari pubblici stranieri in una vicenda legata a concessioni portuali in Togo e Guinea. Lo riporta ‘Le Monde’ nella sua versione on line. In un comunicato stampa, il gruppo Bolloré ha
formalmente smentito d’aver commesso “irregolarità” in Africa dove, al contrario, avrebbe operato “in completa trasparenza”. Pesante il contraccolpo alla Borsa di Parigi.
Aggiornamenti 19 aprile: un portavoce di Vivendi ha espresso la posizione del gruppo francese in merito al dossier Mediaset con queste parole:  “Non è mica finita! Siamo sempre i secondi azionisti. Siamo pazienti e non abbiamo fretta”. (AGI, attraverso Prima on line)
Nel frattempo, Vincent Bolloré, al termine dell’assemblea generale di Vivendi, ha dichiarato di lasciare la presidenza del consiglio di sorveglianza al figlio Yannick.
Aggiornamento 11 aprile: AgCom rende noto che Vivendi ha comunicato il piano di blind trust lo scorso 6 aprile,  con il trasferimento del 19,19% (pari al 19,95% dei diritti di voto) della partecipazione in Mediaset alla società indipendente Simon Fiduciaria. Vivendi mantiene, di conseguenza, una partecipazione azionaria diretta inferiore al 10% dei voti esercitabili nell’assemblea degli azionisti di Mediaset. Vivendi ha inoltre sottoscritto, con Simon Fiduciaria e il socio unico della stessa, Ersel Sim, un Advisory Agreement che, disciplinando in dettaglio le modalità di gestione delle azioni trasferite, stabilisce che i diritti amministrativi inerenti a tale pacchetto azionario saranno esercitati dal gestore in modo discrezionale ed autonomo da Vivendi in linea con quanto previsto nelle misure di ottemperanza. AgCom precisa inoltre che “L’Autorità, al fine di garantire il pieno rispetto della normativa vigente in materia di pluralismo, effettuerà tutti gli accertamenti necessari diretti ad assicurare l’ottemperanza da parte di Vivendi alla delibera n. 178/17/Cons, continuando l’azione di monitoraggio sulla corretta attuazione delle misure presentate Relativamente alle partecipazioni in Telecom Italia e Mediaset Agcom proseguirà l’attività di vigilanza sul rispetto da parte di Vivendi dell’art. 43, comma 11 del Tusmar, affinché non siano comunque poste in essere condotte che consentano di esercitare una influenza notevole sulla società Mediaset”.
Aggiornamento 2 aprile: è attesa a breve l’indicazione da parte di Vivendi del trust cui affidare se per i diritti di voto eccedenti il 9,9%, in ottemperanza alla delibera dell’Autorità per le comunicazioni che, in base ai tetti antitrust, ha imposto entro il 19 aprile di scegliere tra la partecipazione in Tim e la presenza in Mediaset come secondo azionista, con circa il 29% dei diritti di voto.
Aggiornamento 31 marzo: secondo alcune indiscrezioni, l’accordo di cui sotto potrebbe aprire la strada ad un ritorno in grande stile di Canale 5, Italia 1 e Rete 4 su Sky, piattaforma dalla quale, come si ricorderà, le dette emittenti s’erano allontanate nel 2015. Da aggiungere a quanto già scritto c’è che Mediaset Premium ospiterà due canali “vetrina” rappresentativi dell’offerta Sky e che quest’ultima, dal primo giugno, creerà un suo bouquet a pagamento sul digitale terrestre, con i canali Premium piú Sky Uno, Fox, Nat Geo, un altro da definire nonché, magari, un’offerta sportiva ad hoc. Il tutto in attesa che si concludano le trattative con MediaPro.
Aggiornamento 30 marzo: la querelle Vivendi – Mediaset sembra ancor lungi dall’essere risolta ma, almeno dal punto di vista manageriale, un’importante novità sembra dare una stoccata ai francesi. Un accordo tra Sky e Mediaset/Rti prevede, infatti, che i canali Mediaset Premium Cinema e Serie possano essere visti su Sky, senza costi aggiuntivi a seconda dei pacchetti, e che Sky si espanda al digitale terrestre, anche grazie ad Ei Towers. Ecco il comunicato ufficiale:

ACCORDO MEDIASET- SKY ITALIA: Mediaset vende a Sky Italia il diritto di trasmettere anche sul satellite i canali Premium di Cinema e Serie. Al via un rapporto di collaborazione tra le due società anche per l’utilizzo della piattaforma tecnologica Premium
ACCORDO MEDIASET- SKY ITALIA
Mediaset vende a Sky Italia
il diritto di trasmettere anche sul satellite i canali Premium di Cinema e Serie
Al via un rapporto di collaborazione tra le due società
anche per l’utilizzo della piattaforma tecnologica Premium

È stato raggiunto oggi un accordo tra Mediaset e Sky Italia che prevede benefici per entrambe le società. Da un lato Mediaset Premium allarga la copertura multipiattaforma dei propri canali e dall’altro Sky Italia incrementa l’offerta di contenuti di qualità ai propri abbonati.
I canali di Cinema e Serie di Premium diventeranno infatti visibili anche per tutti i clienti della piattaforma satellitare Sky Italia, generando un aumento dell’audience con ripercussioni positive sui ricavi pubblicitari Mediaset.
In più, inizia una collaborazione tra le due società che estende a Sky Italia l’utilizzo della piattaforma pay Premium attiva sul digitale terrestre. In questo modo, grazie alla tecnologia Premium, l’operatore satellitare potrà esercitare una propria offerta a pagamento anche sul DTT attraverso un contratto di fornitura di servizi tecnici e commerciali.
Nel suo complesso, l’intesa di oggi permette a Mediaset di diventare editore su tutte le piattaforme, satellite pay compreso, e di creare nuovo valore grazie all’utilizzo da parte di terzi della propria piattaforma pay.
L’intesa odierna rappresenta anche un nuovo passo avanti di Mediaset nel quadro della digital transformation di Premium iniziata con il piano “Mediaset 2020” presentato al mercato nel gennaio 2017.
In aggiunta, per conseguire l’obiettivo di accelerare e completare il processo di digital transformation in atto, Mediaset potrebbe valutare l’opportunità di ampliare il perimetro della partnership con Sky Italia all’area “Operation pay”, e cioè ad ambiti come la manutenzione tecnica, l’accesso condizionato, l’assistenza ai clienti, le attività commerciali e altre analoghe attività operative così da poter conseguire, in futuro, ulteriori benefici economici.
Con questa finalità Mediaset ha ottenuto da Sky Italia il diritto di opzione (senza obblighi di esercizio da parte di Mediaset) a cedere all’operatore satellitare, in una finestra temporale compresa fra novembre e dicembre 2018, l’intera partecipazione in una Newco nella quale sarà previamente conferito da Premium il ramo d’azienda costituito dalla piattaforma tecnologica di Premium (area “Operation pay”).
Nel caso Mediaset decidesse di esercitarlo, il trasferimento della Newco a Sky Italia avrebbe luogo immediatamente e l’operazione sarebbe naturalmente sottoposta all’approvazione delle Autorità competenti (AGCM e AGCOM).
L’eventuale esercizio del diritto di vendita non comporterà alcuna discontinuità all’attività di Mediaset Premium che continuerà a gestire la propria offerta e la propria base clienti.
In conclusione, gli accordi odierni tra Mediaset e Sky Italia assicurano alle due società diversi reciproci vantaggi. Entrambi gli operatori con questa operazione ottengono ottimizzazioni che garantiscono nuovi perimetri multipiattaforma e un più ampio accesso per i rispettivi clienti a prodotti tv di qualità.
Cologno Monzese, 30 marzo 2018.

Aggiornamento 27 febbraio: il giudice Vincenzo Perozziello ha rinviato l’udienza al 23 ottobre, quando si discuterà sul merito, e comunicato alle parti i termini per la presentazione delle loro memorie, che scadranno il 30 luglio.
Aggiornamento 26 febbraio: nel pomeriggio di oggi è arrivata alle parti (Mediaset, Fininvest e Vivendi) una lettera firmata dal responsabile dell’organismo di mediazione della Camera Arbitrale di Milano, con la quale si è formalmente dichiarata “la conclusione del procedimento di mediazione”. Come già si riteneva, dunque, domani, 27 febbraio, riprenderà il normale iter della causa.
Aggiornamento 25 febbraio: Mediaset e Vivendi, dunque, si vedranno martedí in tribunale. Il Biscione chiederà di unificare le diverse richieste di esecuzione contrattuale, danni e risarcimenti, che in totale superano i tre miliardi in misura piú che sensibile; il giudice Vincenzo Perozziello vorrà avere memorie da entrambi i contendenti. Entro il 18 aprile, peraltro, Vivendi dovrà ottemperare alla delibera AgCom che le impone di scegliere tra il controllo di fatto di Tim e la presenza in Mediaset con il quasi 30% dei diritti di voto.
Aggiornamenti 21 – 22 febbraio: lunedí prossimo i legali di Mediaset si presenteranno di fronte all’arbitro Antonietta Marsaglia, indicata dalla Camera di Milano, per quella che dovrebbe essere la certificazione ufficiale del fallimento della mediazione; il giorno successivo è prevista la prima udienza, davanti al giudice Vincenzo Perrozziello. Non si esclude che lunedì possano essere presenti anche i legali di Vivendi ma le possibilità d’intesa sono praticamente nulle e la causa, comunque, non vedrà un’udienza definitiva in tempi particolarmente brevi.
Aggiornamenti 15 febbraio 2018: nell’ambito di una conference call, Arnaud de Puyfontaine ha confermato che l’obiettivo resta sempre lo stesso: perseguire il progetto di distribuire contenuti “europei”. Sui diritti per la Serie A, «abbiamo seguito con attenzione l’evoluzione del processo che per due volte non è andato a buon fine. Al prezzo giusto potrebbe esserci un interesse di Tim. Per quanto riguarda la causa intentata da Sky, in questo momento, non c’è intenzione di unirsi a questo procedimento». Un portavoce di Mediaset ha precisato che l’udienza del 27 febbraio prossimo davanti al Tribunale di Milano per la richiesta di risarcimento e di esecuzione del contratto dopo il mancato acquisto di Premium da parte di Vivendi «è confermata e avrà luogo regolarmente».
Aggiornamento 19 gennaio 2018: L’udienza al Tar del Lazio fissata per il 7 febbraio per discutere nel merito il ricorso contro la decisione dell’AgCom dello scorso aprile che imponeva a Vivendi di scegliere tra controllo di Tim e presenza a quasi il 30% in Mediaset è stata posticipata al 4 luglio prossimo, mentre l’udienza per le cause civili intentate da Mediaset e Fininvest presso il Tribunale di Milano resta fissata al 27 febbraio. (Fonte: Ansa)
Aggiornamento 19 dicembre: il giudice civile di Milano Vincenzo Perozziello ha rinviato al 27 febbraio la causa tra Vivendi e Mediaset per la vicenda Premium, per concedere alle parti un periodo di tempo per cercare un accordo extragiudiziale. Se la trattativa in corso non dovesse andare a buon fine, la causa civile proseguirebbe. Il rinvio, specifica l’agenzia Agi, riguarda formalmente solo la vicenda relativa al mancato acquisto di Premium da parte di Vivendi e non anche il più recente esposto presentato da Mediaset – Fininvest con la richiesta di risarcimento danni per tre miliardi di euro a Vivendi; questo secondo aspetto è stato reso noto formalmente solo oggi dalle parti al giudice e questi deciderà il 27 febbraio se unire i due procedimenti, a meno che non intervenga prima una mediazione.
Aggiornamento 15 dicembre: ha avuto l’assemblea straordinaria di Mediaset e quanto segue è il comunicato stampa ufficiale rilasciato dal gruppo

APPROVATE LE MODIFICHE DELLO STATUTO SOCIALE L’Assemblea ha deliberato la modifica dell’articolo 17 dello Statuto sociale (rideterminate le dimensioni del Consiglio in un range compreso fra 7 e 15 Amministratori, introdotta la possibilità per il Consiglio di Amministrazione di presentare una propria lista di candidati e riformata la modalità di nomina del Consiglio di Amministrazione attraverso la previsione di un sistema cosiddetto “a liste bloccate” in luogo del sistema dei quozienti). L’Assemblea ha inoltre deliberato l’introduzione nello Statuto sociale dell’articolo 8-bis (identificazione degli azionisti) e approvato le modifiche riguardanti gli articoli 19 (modalità di convocazione delle riunioni del Consiglio di Amministrazione), 21 (casting vote del presidente delle riunioni consiliari), 22 (cessazione della maggioranza del Consiglio di Amministrazione), 24 (nomina Comitato Esecutivo) e 28 (Collegio Sindacale). Per maggiori informazioni in merito, si rinvia alle proposte deliberative approvate dal Consiglio di Amministrazione in data 10 novembre 2017, illustrate nelle apposite relazioni predisposte dal Consiglio di Amministrazione ai sensi e per gli effetti dell’art. 125-ter del TUF e degli articoli 72 e 84-ter, nonché dell’Allegato 3A, Schema 3, del Regolamento adottato con delibera Consob 14 maggio 1999 n. 11971. Tali documenti sono disponibili presso la sede legale della Società nonché sul sito internet della Società www.mediaset.it. Il nuovo testo dello Statuto sociale sarà reso disponibile sul sito internet della Società nei termini previsti dalla normative vigente applicabile. Il verbale dell’Assemblea degli azionisti odierna sarà messo a disposizione del pubblico secondo modalità e termini di legge. Cologno Monzese, 15 dicembre 2017

Aggiornamenti 24 novembre: secondo alcune indiscrezioni, Vivendi e Mediaset avrebbero in corso «trattative avanzate» per risolvere la situazione, anche se la formula finale di un possibile accordo  «è da definire»; al solito, fonti Mediaset precisano invece ad Adnkronos che «Rispetto a quanto affermato dal cfo Marco Giordani e dal consigliere di amministrazione Gina Nieri non ci sono novità: ancora nessuna proposta concreta è arrivata sul tavolo»; Giordani stesso ha dichiarato a Reuters che «Ancora non c’è nulla, si parlano i legali e al Cda non è arrivata alcuna proposta altrimenti saremmo obbligati a dirlo». Quand’anche accordo vi fosse, esso difficilmente potrebbe aver luogo prima dell’assemblea straordinaria di Mediaset del 15 dicembre o anche dell’udienza civile del 19 a Milano; proprio riguardo all’assemblea, Fininvest ha pubblicato il prospetto di sollecitazione delle deleghe di voto per supportare la proposta del Cda di Mediaset di modificare l’art.17 dello statuto sociale per passare da un consiglio d’amministrazione eletto a formula proporzionale a uno “maggioritario”, in cui la lista che prende il maggior numero di voti esprime il maggior numero di consiglieri. Su questa proposta Vivendi potrebbe scegliere di non presentarsi o di non votare; potrebbe presentarsi con il 9,9% prospettato dalle indicazioni AgCom, oppure potrebbe arrivare in assemblea con il 29,9%, la quota che a tutt’oggi detiene. La scorsa settimana, peraltro, Amos Genish di Telecom aveva definito “insultante” pensare che Tim possa fungere da strumento per ricucire i rapporti tra Vivendi Mediaset; il manager sta trattando, a livello commerciale, con Sky e Mediaset e punta ad agganciare anche la Rai per acquistare da loro contenuti da trasmettere, oltre a quelli che la joint venture produrrà da sola. La diatriba Mediaset – Vivendi, dunque, è un’altra storia e continua a muoversi per vie esclusivamente legali. Nella seduta di Borsa del 24 novembre, comunque, le indiscrezioni su possibili accordi tra Mediaset e Telecom hanno spinto il titolo del Biscione oltre i 3,2 euro; proprio in tale data, il Sole 24ore ha riportato la possibilità di un accordo per l’acquisto dei contenuti tv della durata di sei anni, di un importo tale da «poter compensare il mancato rispetto del contratto Premium», fino a seicento milioni, unitamente ad un altro possibile accordo di settecento milioni per la mancata acquisizione di Premium.
Aggiornamento 2 novembre 2017: Silvio Berlusconi, peraltro ospite di Maurizio Costanzo a ‘L’Intervista’ nella puntata del 2 novembre, è stato intervistato da Bruno Vespa per il suo prossimo libro e ha puntualizzato alcune posizioni, anticipate dal settimanale Panorama: «Ho sempre considerato il signor Bolloré un imprenditore serio, con il quale pensavo fosse possibile una collaborazione in un mercato, come quello della comunicazione televisiva, nel quale si ragiona in termini di grandi player capaci di operare internazionalmente (…) Il progetto di un grande polo televisivo europeo aveva e continua ad avere una sua logica industriale assolutamente valida. Non si tratta solo di rispetto delle leggi e dei contratti, che già è un criterio fondamentale. Si tratta anche di rispetto della parola data. Naturalmente Fininvest ha dovuto difendersi dall’aggressione e reclamare insieme a Mediaset il rispetto dei patti. I miei figli e i nostri manager lo stanno facendo nel modo migliore. La ragione sta dalla nostra parte, e non potrà non esserci riconosciuta. Ma, comunque vada a finire, sul principio secondo cui accordi e contratti non si possono non rispettare non possiamo e non vogliamo transigere. È vero. I canali generalisti sono i soli a fare grandissimi numeriLa moltiplicazione dei canali televisivi con offerte di film e di ogni genere di spettacoli dappertutto non rende più appetibile la televisione a pagamento, che si regge ormai soltanto sugli eventi sportivi, ma per il resto è destinata a un pubblico limitato di utenti. Va così in tutto il mondo».
Per quanto riguarda il contenzioso, la prossima scadenza è l’udienza del 19 dicembre davanti al giudice del Tribunale civile di Milano Vincenzo Perozziello; se non si trovasse per allora un accordo extragiudiziale, il giudice dovrebbe fissare un termine per la presentazione di memorie da ciascuna parte. (Fonti: Italpress/ Radiocor)
Aggiornamento 24 ottobre: in merito ad alcune, ripetitive indiscrezioni sulla possibilità di accordi o bozze d’accordo tra Mediaset e Vivendi, Gina Nieri, consigliere di Mediaset e direttore degli affari istituzionali e delle analisi strategiche, ha dichiarato “Non è ancora arrivata alcuna bozza in Cda (…) È ancora tutto a livello di legali”. Nel suo piccolo, il presidente Fedele Confalonieri ha detto: “Non so se c’è una bozza; ai presidenti non spiegano queste cose”.
Aggiornamento 10 ottobre: come riportato dall’agenzia Ansa, alcune ipotesi su accordi legali hanno fatto volare in Borsa il titolo di Mediaset che, nella giornata di ieri, è salito dell’8,3% a 3,14 euro con scambi molto forti, superiori ai 27 milioni di azioni. Sia Mediaset sia Vivendi smentiscono che vi siano particolari accelerazioni rispetto ai normali colloqui tra legali, peraltro obbligatori nell’ambito della procedura, in vista dell’udienza del 19 dicembre della causa civile da tre miliardi per il mancato acquisto di Premium.La Consob mantiene alta l’attenzione sull’intera vicenda; quanto a Berlusconi sr., chi gli è vicino spiega che il fondatore del Biscione sta aspettando il quadro di un possibile accordo oppure rimandare tutto a dopo le elezioni, quando il suo peso politico potrebbe essere maggiore. Nel frattempo, è stata confermata la sponsorizzazione di Mediaset Premium alla fermata “San Siro” della linea metropolitana M5.
Aggiornamento 15 settembre: al fine di ottemperare a quanto previsto dall’articolo 1 del decreto 15 marzo 2012, che attribuisce al governo il golden power sugli investimenti stranieri, Vivendi ha notificato alla Presidenza del Consiglio italiana la propria posizione in Telecom Italia Media, di cui detiene il 23,9%. Ai sensi del citato articolo, tale notifica, che porta avanti l’idea di una direzione e coordinamento piuttosto che di un “controllo di fatto”, dovrebbe dare inizio alla procedura di quindici giorni prevista dal decreto sui poteri speciali e questo potrebbe ritardare l’eventuale pronuncia del comitato, la cui riunione è prevista per il 25 settembre. L’agenzia Ansa precisa che l’adempimento della procedura è stato fatto a titolo volontario, a espresso desiderio di collaborazione con il Governo, con la possibilità di evitare la multa da mancata notifica.
Aggiornamenti 13 e 14 settembre:
il verdetto della Consob sul ruolo di Vivendi in Tim è infine arrivato: «deve essere qualificata come una partecipazione di controllo di fatto ai sensi dell’art. 2359 del codice civile e dell’art. 93 del TUF, oltre che della disciplina in materia di operazioni con parti correlate». Tim ha annunciato un ricorso contro la delibera mentre Vivendi indicherà un “gestore” al quale conferire la quota in Mediaset eccedente il 9,9% (quindi quasi il 20% del totale); AgCom «vigilerà sulla concreta attuazione dell’impegno a rimuovere la posizione vietata» entro il prossimo aprile. Vivendi potrà cedere «in qualsiasi momento» tutte o parte delle azioni trasferite al gestore indipendente ma il compratore non potrà fare capo a società controllate in qualsiasi modo da Vivendi e Telecom. Secondo un portavoce dell’Amf, la Consob d’oltralpe, citato dall’agenzia Opton Finance (Aof), l’authority francese per i mercati finanziari sta analizzando anch’essa gli elementi forniti da Vivendi per determinare se il gruppo di Vincent Bolloré esercita o meno un controllo effettivo su Tim, sulla base di norme contabili internazionali (Ifrs).
Fonti: comunicato stampa AgCom, agenzie
Aggiornamento 8 settembre:
le carte del progetto Vivendi, con ipotesi di conferimento ad un soggetto esterno del 20% di Mediaset da loro detenuto, sono state consegnate all’Authority, che dovrà prendere una decisione entro mercoledí. La differenza tra “congelamento” della quota Mediaset attraverso una fiduciaria di diritto italiano ed un vero e proprio ‘blind trust‘ implica che, nel primo caso, la proprietà sostanziale della quota rimarrebbe in capo ai francesi, che continuerebbero a incassare i dividendi (cosa ovvia) e anche a poterne orientare la gestione, nel secondo, quello del trust, che questo può essere costituito anche in un Paese diverso rispetto a quello dove operano le parti, la proprietà dei beni conferiti è a tutti gli effetti della nuova società costituita ad hoc, che disporrebbe della quota sulla base di quanto previsto dall’atto costitutivo nell’interesse dei beneficiari, potendosi però muovere in modo del tutto indipendente e addirittura vendere sul mercato. Quanto ai rapporti tra Vivendi e Canal +, è in stadio avanzato il lavoro per la costituzione della joint venture (dalle quote comunque italiane) per i contenuti media, società che potrebbe anche opporsi alla diffusione di Netflix sul mercato del Sud Europa. A quanto risulta, da Tim l’operazione è stata “istruita” ma deve ancora passare dal comitato interno controlli e rischi. Molto difficile coinvolgere Mediaset, quand’anche interessata, con il possibile conferimento di Premium; la stessa AgCom nutre dubbi sul progetto tra la controllata diretta di Vivendi in Francia e Tim ed è quindi molto difficile che possa esserci il via libera per un soggetto che comprenda anche Mediaset, a prescindere dal rischio che possa scattare il ‘concerto’ tra Bolloré e Berlusconi, con immediato obbligo di Opa sul Biscione. (⇐ Ansa)
Aggiornamento 6 settembre: 
secondo una verifica fatta dall’Adnkronos con fonti legali, il risarcimento che le aziende del Biscione dovrebbero ottenere da Vivendi non è stato ancora quantificato. L’atto depositato a giugno verte sull’acquisto di azioni di Mediaset fatto da Vivendi prima di Natale; gli italiani continuano a chiedere “l’esecuzione coattiva” del contratto per l’acquisto di Premium siglato nell’aprile 2016 e una penale “pari a 50 milioni per ogni mese di ritardo nell’adempimento” a partire dal previsto closing di settembre 2016. Nel nuovo atto di citazione presentato da Mediaset, unitamente a Fininvest, contro Vivendi con richiesta d’integrazione alla causa civile già in corso, la richiesta è di accertare e dichiarare la violazione da parte di Vivendi del divieto di acquisto di azioni di Mediaset alla luce del contratto firmato e quindi di sancire la nullità degli acquisti di azioni di Mediaset anche per effetto della violazione delle norme in materia radio-tv su cui verte l’istruttoria aperta dall’AgCom. Un’ulteriore richiesta è quella di dichiarare che i comportamenti di Vivendi costituiscono atti di concorrenza sleale, con ingiunzione a Vivendi di dismettere  la partecipazione in modo da non alterare l’andamento del titolo in Borsa. Mercoledí prossimo, 13 settembre, il Consiglio dell’AgCom ha in programma un’informativa sul piano proposto da Vivendi in merito alla quota in Mediaset. Tra le ipotesi circolate, c’è quella secondo la quale Vivendi potrebbe trasferire la propria partecipazione in Mediaset in un blind trust. (Fonte: Prima on line)
Aggiornamento 1° settembre:
Altro che stagnazione! Dalla relazione semestrale di Vivendi è emerso che l’8 giugno ultimo scorso Rti e Mediaset hanno presentato un nuovo atto di citazione per due miliardi, tra danni e interessi, e per un miliardo alla Fininvest per l’acquisizione di azioni Mediaset nel corso dell’ultimo trimestre del 2016. C’è poi la richiesta di altri 570 milioni totali, per il mancato acquisto di Premium, per il danno subito per la variazione del titolo Mediaset tra il 25 luglio e il 2 agosto del 2016 e per il «danno al processo decisionale di Fininvest e alla sua immagine». L’azione è stata avviata mentre è in corso il tentativo di mediazione presso la Camera arbitrale nazionale e internazionale di Milano. Se dovesse fallire, la prossima udienza al tribunale civile di Milano sarà il 19 dicembre.
Aggiornamento 30 agosto: in un contesto di fondamentale stagnazione sul fronte italiano, Mediaset ha preso provvedimenti su quello spagnolo completando il piano di buy back delle proprie azioni di Mediaset España.  In tutto, il Biscione ha investito cento milioni di euro per ritirare 9,28 milioni di azioni proprie, pari al 2,756% del capitale della controllata spagnola; l’effetto immediato è quello di aumentare i diritti di voto dall’attuale 50,21% al 51,6%. Se poi le azioni saranno annullate, tale percentuale coinciderà con la quota di capitale ordinario. La mossa è un ovvio  deterrente verso Vivendi ma ha effetti anche sui dividendi, che diventando piú cospicui.
Aggiornamento 1° agosto, comunicato stampa AgCom:
L’Autorità ha ricevuto ieri 31 luglio 2017 una comunicazione da parte della società Vivendi S.A. volta ad integrare e modificare parzialmente il piano di ottemperanza alla Delibera n. 178/17/CONS presentato da Vivendi S.A. in data 19 giugno 2017, finalizzato ad eliminare la posizione di influenza notevole in Mediaset SpA. In attesa di nuove interlocuzioni, che si rendono necessarie, tra gli uffici competenti e la società Vivendi S.A. al fine di dettagliare le modalità attraverso cui la suddetta società intenda rimuovere strutturalmente la posizione vietata, l’Autorità ricorda che, in caso di inottemperanza all’ordine impartito con la citata Delibera, trovano applicazione le previsioni di cui all’articolo 1, comma 31 della legge 31 luglio 1997 n.249.” È d’uopo ricordare che tale comma recita: “I soggetti che non ottemperano agli ordini e alle diffide dell’Autorità, impartiti ai sensi della presente legge, sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire venti milioni a lire cinquecento milioni. Se l’inottemperanza riguarda provvedimenti adottati in ordine alla violazione delle norme sulle posizioni dominanti, si applica a ciascun soggetto interessato una sanzione amministrativa pecuniaria non inferiore al 2 per cento e non superiore al 5 per cento del fatturato realizzato dallo stesso soggetto nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente alla notificazione della contestazione. Le sanzioni amministrative pecuniarie previste dal presente comma sono irrogate dall’Autorità.”
Aggiornamenti 27/28 luglio:
nelle vesti di nuovo Presidente esecutivo di Telecom Italia Media, Arnaud de Puyfontaine ha dichiarato “La mia raccomandazione andrà a sostegno di qualsiasi iniziativa volta a rafforzare Tim nell’interesse degli azionisti (…) siamo pronti a collaborare con tutti per rendere più forte l’azienda”; sulla possibilità di un’aggregazione tra Tim E Mediaset, ha precisato: “Ho letto un mucchio di speculazioni. Non fa parte del nostro programma.”; in merito ad una possibile joint venture tra Tim e Canal+, ha invece chiarito: “Ho proposto la joint venture con Canal+ e ho coinvolto il team di Telecom, vedremo i risultati in agosto, prima il progetto dovrà passare per il comitato controllo e rischi e poi inviato al cda”.
Aggiornamento 26 luglio 2017:
il consiglio d’amministrazione della Telecom Italia, ormai abbandonato il progetto Cassiopea, ha tra l’altro esaminato, ne corso dell’ultima riunione, una proposta di joint venture con Canal+, la pay-tv di Vivendi , per creare dei contenuti da offrire in esclusiva ai clienti di Telecom Italia. “Canale+”, stando a quanto riportato dal francese Les Echos, potrebbe essere utile a partecipare alla gara sui diritti della Serie A di calcio, slittata in autunno, è ancora in fase embrionale ma i contorni sembrano delineati. Tim  dovrebbe avere la maggioranza della joint venture, ma non v’è dubbio che un’operazione del genere rientra perfettamente nel disegno già rivelato dai francesi di creare una piattaforma pay nel nostro Paese.
Aggiornamento 25 luglio 2017:
Adriano Galliani è stato nominato presidente di Mediaset Premium; l’azienda ha comunicato in una nota che “Nel quadro di un’evoluzione sempre più innovativa dell’offerta Mediaset Premium, Adriano Galliani assume la carica di Presidente di Mediaset Premium Spa. Alla vigilia dei nuovi bandi d’asta d’autunno per i diritti tv della Serie A 2018-2021 la presenza ai vertici Premium di una figura di grande esperienza nel mondo dello sport e dei diritti tv assicura alla società autorevolezza di standard assoluto. Con l’arrivo di Galliani – che si affianca all’Amministratore Delegato Marco Leonardi nominato lo scorso marzo – si completa il nuovo assetto di vertice di Mediaset Premium destinato a guidare la società nelle prossime stagioni e ad avviare il processo di digital transformation”. Pier Silvio Berlusconi ha chiosato: “Sono contento che Adriano abbia accettato la nostra proposta di unirsi a Premium: un rafforzamento importante in vista della prossime scadenze legate ai diritti tv della Serie A“.
Aggiornamento 17 luglio 2017:
contestualmente alla presentazione della stagione 2017 – 2018 di Mediaset Premium Sport, l’amministratore delegato Marco Leonardi, con riguardo al prossimo bando per la serie A, ha dichiarato: “Noi ci saremo e il calcio resterà un pilastro della nostra programmazione” mentre, sulla Champions, “abbiamo perso i diritti nel triennio 2018-2021 ma ci sta, ce li eravamo aggiudicati noi nel precedente triennio che si chiude con la finale di Kiev del 26 maggio 2018″. Con riguardo alle indiscrezioni su alcuni giornalisti, Yves Confalonieri, responsabile dei contenuti, ha detto: “Nessun giornalista è stato mai licenziato da Mediaset. È un vanto poterlo affermare. Piccinini passa a Canale 5 dove sarà il telecronista delle partite di Champions. Pistocchi resta a disposizione di Mediaset”.
Quanto alla possibile nascita di un canale di serie A, secondo Leonardi essa è “difficile ma non del tutto impossibile”.
Aggiornamento 12 luglio: 
entro una decina di giorni, Vivendi presenterà all’AgCom un nuovo piano per sterilizzare la quota in Mediaset che eccede il 10%. L’obiettivo è chiudere questa prima fase del dossier per il 27 del mese, quando il Consiglio dell’Agcom si riunirà per l’ultima volta prima della pausa estiva. Secondo i giornalisti del Sole 24Ore, gli uffici dell’Autorità stanno lavorando a stretto contatto con i legali di Vivendi per arrivare a una soluzione quanto più possibile condivisa. Per AgCom si tratta comunque di una fase transitoria, perché il ripristino del rispetto della legge si realizzerà solo con la cessione della partecipazione accumulata in violazione delle norme che, secondo l’interpretazione data dall’Autorità regolamentare nella delibera del 18 aprile scorso, impediscono ai francesi di restare in Telecom Italia e Mediaset con quote superiori al 10%. (Fonte: Sole 24Ore)
Aggiornamento 10 luglio:
Il Tar del Lazio ha ufficialmente fissato al 7 febbraio 2018 l’udienza nel merito del ricorso di Vivendi contro la decisione dell’Agcom, che imponeva di fatto al gruppo francese di scegliere tra il controllo di Tim e la presenza a quasi il 30% in Mediaset. Lo scorso 4 luglio scorso il tribunale amministrativo ha registrato la richiesta del gruppo francese di rinunciare alla camera di consiglio fissata per mercoledí prossimo per andare direttamente nel merito, a questo punto ben oltre l’estate. Quanto alla prima udienza del Tribunale di Milano sulle cause intentate da Mediaset per il mancato acquisto di Premium, è fissata a ottobre. (Fonte: Ansa, attraverso Prima on line)
Aggiornamento 7 luglio 2017, h 19.16: il dossier Persidera è ufficialmente aperto. Tim ha fatto il primo passo convocando un consiglio d’amministrazione straordinario e mettendo all’ordine del giorno un’informativa ai consiglieri per spiegare in modo approfondito questo business e la sua storia. Era in un certo senso un atto dovuto, dopo che Vivendi – primo azionista di Telecom – il 30 maggio ha ricevuto il via libera della Commissione europea a prendere il controllo de facto di Tim, a patto che quest’ultima uscisse dalla joint venture con Gedi. Per monitorare che la road map venga rispettata i francesi di Vivendi hanno dovuto nominare un monitoring trustee, identificato in Advolis, una società francese di audit. Se dovessero arrivare delle offerte, sarà avviato il percorso di vendita, soggetto alle stringenti procedure che riguardano le operazioni tra parti correlate che prevede un’istruttoria da parte dei consiglieri indipendenti. Altrimenti, Tim dovrà deferire la sua partecipazione a un trust. (Fonte: Ansa)
Aggiornamento 6 luglio 2017. Contestualmente alla presentazione monegasca dei palinsesti autunnali Mediaset, Pier Silvio Berlusconi ha dichiarato: “La nostra avventura della pay tv è partita in modo difensivo nei confronti di Sky: avevamo tanta banda sul Digitale Terrestre e tutte le analisi parlavano del mercato della pay in continua crescita. Le cose sono andate molto bene nei primi anni, tanto da raggiungere il pareggio di bilancio. Abbiamo provato la mossa di sviluppo di Premium e non ha funzionato, perché il mercato della pay tv non è cresciuto per niente. Noi sapevamo che la pay vera non sarebbe stata il nostro core business e abbiamo provato a vendere a Vivendi ed è successo quello che è successo. Dopo l’operazione difensiva abbiamo provato a sviluppare la pay, poi a venderla. Ormai la pay tv classica è arrivata, vive solo per i grandi eventi sportivi. Col calcio perdi sempre: se lo prendi perdi soldi, se non lo prendi perdi abbonati. Il futuro di Premium è Infinity. È ancora troppo presto per dire se Premium finirà. Ci dirigiamo con convinzione sull’offerta di prodotti a pagamento su tutti i device. Premium continua a lavorare, facendo sempre il meglio, e ha 2 milioni di abbonati. Per il campionato di calcio siamo ancora in gioco. Non abbiamo fatto offerte, perché il pacchetto offerto non era sufficiente. Noi cercheremo di dare la migliore offerta di calcio possibile. Abbiamo già pensato al peggior scenario: Premium senza calcio, con solo cinema e serie tv. Noi avremo fatto tanti errori, ma il mercato della pay non si è mosso.”
Aggiornamenti 28 giugno 2017: l’assemblea degli azionisti di Mediaset ha approvato l’acquisto di azioni proprie fino al 10% del capitale con il voto favorevole anche della quasi totalità degli azionisti di minoranza. Le azioni proprie cosí acquistate saranno incluse nel calcolo del capitale sociale in caso in cui uno dei soci superi le soglie previste per il lancio dell’OPA obbligatoria. Il punto è stato approvato con il voto favorevole del 94% degli azionisti di minoranza. Come noto dalla vigilia, all’assemblea degli azionisti non era presente Vivendi, titolare del 28,8% del capitale. Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, parlando all’assemblea, ha dichiarato:
«Poche settimane fa abbiamo nuovamente citato in Tribunale Vivendi per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo. Non arretreremo sul piano della difesa legale e nella tutela dei nostri, e vostri, interessi, (…) «non sono solo i nostri diritti violati ma anche molti nostri progetti futuri. Risolvere questo grave contenzioso è per noi una priorità assoluta (…). L’obiettivo di Vivendi era quello di «entrare dalla porta di Premium, per poi scalare» la società. Non siamo contro il mercato ma siamo contro le scorrerie: ancor di più se fatte da quello che si era accreditato comune partner strategico». I dirigenti di Vivendi hanno tradito gli impegni presi e trattato «con arroganza» gli organi di controllo italiani. Confalonieri ha dichiarato «Siamo in attesa di conoscere le decisioni di Agcom» e, proprio oggi, è stata fissata al 12 luglio l’udienza in camera di consiglio per il ricorso di Vivendi al Tar del Lazio contro la delibera AgCom.
Il Presidente di Mediaset ha ricordato: “Oggi Mediaset Premium è interamente nelle nostre mani e faremo il possibile per riportarla in equilibrio. La società ha sofferto per il trauma” ma l’obiettivo è “quello di ristrutturare il business model rendendolo sostenibile”; ha inoltre annunciato che Mediaset farà un’offerta per la serie A dopo il fallimento della prima asta: «In autunno è prevista una nuova asta per i diritti tv della serie A, noi parteciperemo con l’obiettivo di ottenere la migliore offerta televisiva calcistica per i tifosi italiani». (Fonti: Askanews, Reuters )
Aggiornamento 21 giugno: il Garante contesta a Vivendi lo strapotere, in termini di ricavi e risorse, derivante dalla simultanea presenza nelle televisioni e nelle telecomunicazioni, con la paventata possibilità che Mediaset possa vendere contenuti a Telecom, magari con riguardo a internet e al calcio. Troppe sarebbero, inoltre, le dieci reti nazionali di ripetitori che Mediaset e Telecom avrebbero insieme, sebbene i francesi si siano già impegnati in sede europea a cederne cinque.
Le argomentazioni con le quali i dirigenti di Vivendi hanno contestato al Tar la delibera AgCom sono le seguenti:

  • farebbe riferimento ad un collegamento societario citato da Mediaset nel suo esposto, basato sull’articolo 2359 del codice civile laddove, secondo i francesi, l’articolo 43 del Tusmar (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), alla base della recente delibera, non menziona il codice civile né vieta di rilevare partecipazioni e vieta, piuttosto, di conseguire ricavi mediante partecipazioni;
  • prende come riferimento i ricavi di Telecom e Mediaset del 2015;
  • prende come riferimento i ricavi di Mediaset ma, nel Sistema integrato delle comunicazioni (Sic), c’è Fininvest;
  • presuppone che Vivendi, in quanto collegata a Telecom e Mediaset, s’impossesserà dei loro ricavi;
  • esclude dal Sic settori rilevanti come quello della telefonia mobile;
  • non avrebbe svolto una consultazione pubblica sulla questione;
  • non avrebbe fornito le informazioni necessarie a consentire un’autonoma valutazione sul rispetto dei limiti fissati dall’articolo 43 del Tusmar, che impedisce di mettere a fattore comune gruppi della rilevanza di Telecom e Mediaset nei rispettivi settori di attività;
  • avrebbe violato il diritto dei francesi a una piena difesa;
  • proteggerebbe gli azionisti di controllo di Mediaset in quanto italiani;
  • imbriglierebbe l’azione di un’azienda francese (Vivendi) perché straniera, malgrado la sua quota in Mediaset sia minoritaria e si tratti di un’azienda comunitaria;
  • violerebbe alcune libertà chiave del diritto europeo, ad esempio sulla circolazione dei capitali e sulla prestazione dei servizi.

Aggiornamento 20 giugno, h 16.17: la comunicazione di Vivendi in risposta all’ingiunzione contenuta nella delibera dell’Autorità è arrivata sul tavolo dell’Agcom. Il piano è riservato ma già da ieri fonti vicine alla società francese hanno confermato l’intenzione di affidare a una fiduciaria i diritti di voto eccedenti il 9,9% dei titoli Mediaset in possesso. (Fonte: Adnkronos)
Aggiornamento 19 giugno, h 22.43: Telefónica ha ceduto a Mediaset il suo 11% in Premium “scommettendo” sull’esito positivo dei ricorsi presso il Tribunale di Milano. Fonti di mercato vicine al dossier confermano all’ANSA che il gruppo spagnolo si è accordato con il Biscione per avere l’11,1% del risarcimento che Mediaset otterrà dai francesi. Se la cessione di Premium a Vivendi fosse avvenuta regolarmente, Telefónica avrebbe incassato circa 80 milioni; se i giudici avalleranno il parere dei legali del Biscione, che quantificano il danno al di sopra del miliardo di euro, l’azienda spagnola potrebbe ottenere una plusvalenza, visto che nel 2014 aveva pagato cento milioni per avere una quota in Mediaset Premium.
Aggiornamento 19 giugno: Vivendi ha notificato alle parti un ricorso al Tar contro la delibera dell’AgCom che, in virtù della legge Gasparri, la obbligava il gruppo francese a scegliere tra controllo di Tim e presenza a quasi il 30% in Mediaset. Secondo l’agenzia Ansa, che riprende fonti finanziarie e di mercato, Vivendi risponderà a breve all’AgCom, dichiarando d’esser pronta a ottemperare attraverso il congelamento dei diritti di voto oltre il 9,9% nel Biscione. (Fonte: Prima on line)
Aggiornamento 15 giugno:  Mediaset Premium ha comunicato che, con rispetto parlando, parteciperà all’asta per i diritti televisivi della Serie A per il triennio 2018 – 2021, che dovrebbero essere assegnati entro la fine di quest’anno. Una nota del Biscione ricorda anche che tutti gli incontri della prossima edizione della Champions League saranno in onda in esclusiva pay tv su Mediaset Premium, insieme a tutte le partite delle otto migliori squadre di Serie A della prossima stagione. Si è nel frattempo scoperto, grazie all’agenzia Reuters, che Sky, per aggiudicarsi i diritti tv della Champions League e dell’Europa League dal 2018 al 2021, avrebbe investito ottocento milioni di euro circa, tra i 260 e i 290 l’anno. (Fonte: Prima on line)
Aggiornamento 14 giugno:  Andrea Zappia, amministratore delegato Sky Italia, comunica che la sua piattaforma trasmetterà tutte le partite della UEFA Champions League e della UEFA Europa League nel nostro Paese nel triennio 2018 – 2021:  “(…) Per la prima volta la UEFA Champions League e la UEFA Europa League saranno insieme in un’esclusiva offerta integrata, che permetterà agli appassionati di seguire fino a 7 squadre italiane, mai così tante prima d’ora, impegnate nelle sfide con i migliori club europei. Due tornei con oltre 340 partite entusiasmanti, nei migliori stadi continentali, con i più grandi calciatori del pianeta. Continueremo a fare innovazione, trasmettendo le partite più importanti anche in 4K HDR. Quest’offerta senza precedenti rafforza la posizione di Sky come leader della programmazione sportiva in Italia ed è anche un altro passo importante di sostegno al calcio italiano, un impegno che continuerà a vederci protagonisti anche nel futuro bando sui diritti della Serie A”.
Mediaset, in un suo comunicato stampa, ha cosí replicato:

Il Consiglio di Amministrazione Mediaset il 12 giugno ha deliberato di presentare un’offerta per l’assegnazione dei diritti tv Champions League 2018-2021 coerente con le linee guida e gli obiettivi economico-finanziari Mediaset. Tre considerazioni a seguito dell’avvenuta assegnazione.
1.Mediaset ha fatto la cosa giusta: ha presentato un’offerta importante ma razionale. Un’offerta più elevata rispetto a quella precedente in ragione della partecipazione al torneo di quattro squadre italiane. Un’offerta comunque formulata seguendo la nostra visione di evoluzione del mercato pay. Una visione che ci vede impegnati nella digital transformation dell’offerta che diventerà più leggera e più moderna.
2. Altri operatori hanno invece attribuito alla competizione europea un valore molto più elevato a cui evidentemente è stato aggiunto un maxi-premio extra con l’obiettivo di ottenere una posizione di dominio sul mercato della pay tv.
3. La partecipazione convinta all’asta Champions dimostra che non c’è nessuna volontà da parte di Mediaset di far saltare le aste del calcio come qualche operatore concorrente ha provato a lasciar credere. Al contrario, in occasione della prossima gara per la Serie A Mediaset si muoverà per garantire ai tifosi la migliore offerta televisiva.
Infine, al di là dei cambiamenti futuri, ricordiamo a tutte le testate di informare correttamente il pubblico: per tutta la prossima stagione, da agosto 2017 a maggio 2018, la Champions League sarà visibile in esclusiva su Mediaset.

Aggiornamenti 7 giugno: Vivendi ha stipulato l’accordo d’acquisizione con il gruppo Bolloré per la sua quota di maggioranza del 60% in Havas. Yannick Bolloré, figlio di Vincent e amministratore delegato di Havas, ha commentato: “L’ambiziosa strategia di sviluppo accelerato per la creazione di un leader globale nelle comunicazioni condotto da Vivendi ci permetterà di crescere ancora piú velocemente”.
Quanto a Mediaset, il consiglio d’amministrazione ha integrato l’ordine del giorno dell’assemblea del 28 giugno con il rinnovo della delega per l’acquisto di azioni proprie, portandola al tetto massimo del 10%. L’acquisto, se effettuato in misura massiccia, rafforzerebbe la presa sul gruppo da parte di Fininvest, che oggi controlla poco oltre il 41% dei diritti di voto del gruppo televisivo contro il quasi 30% di Vivendi. La delega sarà valida fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2017 e comunque per un periodo non superiore a diciotto mesi dalla data della deliberazione assembleare e il possibile esborso “trova copertura nelle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio regolarmente approvato”. Un ulteriore 1% potrà essere acquistato per la realizzazione del piano di incentivazione e fidelizzazione a medio-lungo termine per il 2015-2017. Dopo gli acquisti recenti, Fininvest è salita al 39,53% del capitale e al 41,09% dei diritti di voto di Mediaset. (Fonte: Prima on line)
Aggiornamenti 6 giugno, edizione della sera: il Sole 24 ore conferma le dichiarazioni d’intenti di Vivendi già citate da altre fonti. I francesi, per bocca di de Puyfontaine, potrebbero investire sulla serie A, ad esempio, potrebbero creare una realtà italiana in grado di competere con americani e cinesi su sport, eventi, cinema e serie televisive: “Vogliamo contribuire a rilanciare il cinema italiano, far diventare l’Italia un polo d’attrazione per giovani talenti. (…) Operiamo in un’industria locale che sta diventando sempre piú globale. E per competere coi colossi Usa e, in prospettiva, con quelli cinesi, bisogna poter contare sulle economie di scala, creando un network, che permetta di rendere efficienti gli investimenti in contenuti”. Consapevole della scadenza di sabato 10, de Puyfontaine dice che le “decisioni migliori si prendono sotto pressione” e, sempre secondo il ‘Sole’,  potrebbe anche coinvolgere Telecom.
L’incontro con l’Agcom è fissato per la prossima settimana (“Ricorreremo al Tar e alla Ue”); è probabile che, nel frattempo, Vivendi sterilizzi i diritti di voto eccedenti in Mediaset.
Siamo investitori di lungo periodo, siamo impegnati a fare investimenti infrastrutturali in Italia e vogliamo far tornare grande Telecom, non siamo il cavallo di Troia di Orange (…) Telecom è un pilastro fondamentale della nostra strategia. Crediamo che la convergenza tra contenuti e distribuzione cambierà radicalmente il nostro business” ha concluso il francese neo-presidente di Telecom Italia e amministratore delegato di Vivendi. Che, peraltro, ha già chiesto di incontrare esponenti del Governo, per spiegare quali sono i loro progetti. (Fonte: Sole 24Ore attraverso Prima on line)
Aggiornamenti 6 giugno 2017: secondo l’agenzia RadioCor “i segnali di distensione indirizzati a Mediaset dai francesi di Vivendi rendono meno probabile una battaglia per il controllo del gruppo e spengono così l’appeal speculativo sul titolo. I titoli della società cedono così nuovamente terreno a Piazza Affari, facendo registrare la peggiore prestazione del Ftse Mib con un calo del 2,02% a 3,39 euro. Sono passati di mano 516mila titoli a fronte di una media di 4,4 milioni in un’intera seduta dell’ultimo mese. Ieri l’a.d. di Vivendi Arnaud de Puyfontaine ha annunciato l’interesse della società per i diritti del calcio e la creazione di una società italiana per la produzione di contenuti. De Puyfontaine ha anche ammesso il desiderio di tornare a discutere con Mediaset, sottolineando tuttavia che al momento non sono in agenda incontri con i vertici del Biscione. Tutti elementi che, secondo gli analisti di Equita, ‘potrebbero portare a un riavvicinamento con Mediaset’, così come la possibile proposta di congelare i diritti di voto nella società italiana al 10% per risolvere il contenzioso con l’Agcom. Equita nota inoltre che Vivendi non ha presentato una lista per il rinnovo del collegio sindacale di Mediaset e quindi ‘sta provando ad avviare un dialogo con Mediaset’.”
Secondo Adnkronos, “Vivendi sta ancora valutando la strada del ricorso al Tar e a Bruxelles contro la decisione dell’Agcom che ha imposto al gruppo di scendere nella partecipazione in Mediaset o in Telecom Italia. È quanto apprende l’Adnkronos da fonti vicine alla società francese. In ogni caso nei prossimi giorni e comunque prima del 18 giugno (…) i vertici del gruppo francese potrebbero incontrare l’Agcom proprio per un esame del dossier Italia. (…) Intanto non c’è una lista di Vivendi tra quelle depositate per la nomina del collegio sindacale di Mediaset in vista dell’assemblea del prossimo 28 giugno. Quel che è certo è che il gruppo capitanato da Vincent Bollorè insiste nella strategia della media company impegnata nell’audiovisivo a 360 gradi. Tanto che, anche per sottolineare l’impegno in Italia di lungo periodo, si prepara a fare investimenti nel campo dell’industria culturale e dell’audiovisivo e per questo punta alla creazione di Vivendi Italia. Nascerebbe così un veicolo ad hoc per realizzare coproduzioni e partnership, che potrebbero riguardare tra l’altro gli studios di Cinecittà, il festival di Venezia nonché scuole di recitazione.” (Fonti: RadioCor e Adnkronos attraverso Digital News)
Aggiornamento 5 giugno: Arnaud de Puyfontaine, presidente del consiglio direttivo di Vivendi e neo-presidente di Telecom Italia, in merito alle tempistiche per ottemperare ai vincoli imposti dall’Unione europea, ha dichiarato: Non ho dettagli precisi sulla cessione di Persidera”, aggiungendo che dell’argomento si occupa il consiglio d’amministrazione di Telecom. In ogni caso, de Puyfontaine avrà presto un incontro presso l’Autorità delle comunicazioni sul caso Mediaset-Telecom. Con riguardo ai suoi propositi per Telecom, il neo-presidente ha detto: “Risponderò a questa domanda molto presto. Oggi abbiamo parlato di Vivendi e della nostra volontà di essere un grande investitore nell’industria dei media in Italia”. (Fonte: Prima on line)
Aggiornamento 1° giugno: Arnaud de Puyfontaine è stato nominato presidente di Telecom Italia; il vicepresidente è Giuseppe Recchi.
Aggiornamento 31 maggio: con riguardo alla Champions League, molte fonti hanno anticipato che, dal 2018, dovrebbe essere appannaggio di Sky e Rai e che quest’ultima trasmetterà in chiaro una partita a settimana. Un comunicato stampa diramato dalla Concessionaria di Stato cosí si esprime: “In riferimento a notizie pubblicate da alcuni siti informativi relative ai diritti televisivi sul calcio, si precisa che Rai sta esaminando i bandi Uefa trasmessi a tutti i broadcaster potenzialmente interessati ed è in attesa della pubblicazione del bando di Lega Serie A sui diritti di storica propria attenzione. Nessuna proposta od offerta è stata pertanto elaborata o sottoposta all’azienda né tantomeno alcuna decisione è stata assunta”.
Aggiornamento 30 maggio/bis: Mediaset Premium ha varato formalmente il previsto aumento di capitale per ripianare le perdite 2016 della pay-tv ma Telefónica, azionista con l’11%, si è astenuta. Nei giorni scorsi l’assemblea degli azionisti di Premium (controllata da Mediaset attraverso Rti) ha approvato il bilancio 2016; il rosso da 384 milioni di euro ha portato il patrimonio netto in negativo per 142 milioni e questo ha reso necessario un intervento di rafforzamento per circa 283 milioni, che va a sommarsi ad un intervento da 100 milioni già posto in essere dai soci nel corso dell’esercizio. Il passivo è stato ripianato per 140 milioni mediante abbattimento del capitale e per altri 142 milioni attraverso una nuova iniezione di capitale per la quale è stata affidata una delega al cda. L’assemblea ha inoltre rinnovato il consiglio d’amministrazione confermando Marco Giordani, direttore finanziario del gruppo Mediaset, alla presidenza. In rappresentanza di Telefónica è stato indicato Paulo Alejandro Lotti, cfo di Telefónica Servicios Audiovisuales. Il bilancio 2016 di Premium ha visto crescere i ricavi totali a 705 milioni (+10% sull’anno precedente) ma i costi totali sono lievitati (+60% a 1,2 miliardi) principalmente per effetto delle svalutazioni e ammortamenti (562 milioni) e di accantonamenti per 125 milioni oltre che per un incremento delle prestazioni e servizi (+30% a 419 milioni). Nella relazione, Premium segnala il positivo andamento della raccolta pubblicitaria nel I trimestre e che tale tendenza è attesa proseguire nel corso dell’anno.
«L’andamento dei costi e degli ammortamenti delle attività rifletterà gli effetti delle svalutazioni e degli accantonamenti effettuati in sede di predisposizione del bilancio 2016» (Fonte RadioCor)
Aggiornamento 30 maggio: la Commissione europea ha approvato l’acquisizione del controllo de facto di Telecom Italia da parte di Vivendi, a patto che Telecom Italia ceda le quote detenute in Persidera, pari al 70% del totale (il 30% è del gruppo Gedi, ex gruppo l’Espresso). La Commissione ha rilevato che, “successivamente alla transazione, Vivendi avrebbe avuto un incentivo ad aumentare i prezzi applicati ai canali televisivi sul mercato dell’accesso all’ingrosso delle reti televisive del digitale terrestre, in cui Persidera e Mediaset detengono ciascuna una quota significativa. I benefici di una tale strategia sarebbero stati ottenuti direttamente attraverso Persidera o indirettamente attraverso la partecipazione azionaria di minoranza in Mediaset, poiché gli altri attori attivi sul mercato non rappresentano un’alternativa sostenibile per i canali televisivi. Di conseguenza i canali televisivi avrebbero dovuto sostenere costi maggiori per raggiungere il loro pubblico in Italia”. Con riguardo all’“eventualità che la relazione fra le attività di Vivendi in Italia (pubblicità, musica, televisione e giochi mobili) e le attività di Telecom Italia nel settore delle telecomunicazioni fisse e mobili possa sollevare problemi di concorrenza”, la Commissione ha concluso che “Vivendi non avrebbe la capacità o l’incentivo per escludere altri concorrenti dai mercati di rilievo (…) Per risolvere le questioni di concorrenza identificate dalla Commissione, Vivendi si è impegnata a cedere le quote detenute da Telecom Italia in Persidera (…) alla luce dei rimedi proposti la Commissione ha concluso che la transazione proposta, nella sua veste modificata, non ridurrebbe la concorrenza nel mercato europeo o in una sua parte sostanziale, Italia compresa. La decisione della Commissione è subordinata al pieno rispetto degli impegni”. (Fonte: Prima on line)
Aggiornamento 27 maggio: oltre a quello già depositato su Persidera, Vivendi non presenterà all’Unione Europea alcun altro impegno e il nodo in questione, pertanto, non si scioglierà alla scadenza del 30 maggio. In base alle normative Ue, si aprirà una nuova fase, che potrà durare altri novanta giorni. Secondo l’Antitrust, sommando i canali Mediaset e Telecom, i francesi supererebbero il 50% del mercato dei multiplex; in alternativa alla cessione di Persidera, dunque, sembra esserci soltanto un ridimensionamento nel Biscione, che si potrebbe risolvere “sterilizzando” i diritti di voto sopra al 10%. Posta l’impossibilità di trovare accordi tra Mediaset e Telecom sui diritti calcistici, questo espediente sistemerebbe anche la questione aperta con l’AgCom. Fonte: Il Sole 24 Ore
Aggiornamento del 12 maggio:– Fininvest è salita al 39,53% del capitale e al 41,09% dei diritti di voto in Mediaset dal 38,2% del capitale e dal 39,7% dei diritti di voto; l’azienda del Biscione ha rilevato, tra il 20 aprile e l’11 maggio, 15 milioni di azioni ordinarie di Mediaset, pari all’1,27% del capitale sociale, per un esborso che è stato calcolato in circa 50 milioni. Stanti i vincoli previsti al superamento della soglia, adesso Fininvest potrà fare nuovi acquisti in inverno. (Fonte: ANSA, da nota stampa)
Aggiornamento 9 maggio: secondo una nota diffusa oggi da Mediaset, l’effetto negativo provocato sui conti di Mediaset dalla vicenda del mancato rispetto da parte di Vivendi degli accordi su Premium “può già considerarsi assorbito, indipendentemente dai possibili esiti economici favorevoli legati al contenzioso giudiziario in atto”. Nella medesima comunicazione si afferma che l’azienda ha chiuso il primo trimestre riportando un utile netto di 15,9 milioni che si confronta con una perdita di 18,9 milioni conseguita al termine di marzo 2016; i ricavi netti sarebbero diminuiti a 889,3 milioni (912 mln 1° trim. 16), con una flessione in Italia solo parzialmente mitigata dalla crescita sul fronte spagnolo (240,4 mln contro i 230,7 mln del 2016), i costi operativi sarebbero diminuiti del 2,2% tendenziale a 537,7 milioni (-5,3% a/a la flessione sull’Italia). L’Ebit sarebbe positivo per 76,6 milioni (21,4 mln il primo trimestre 2016), mentre la redditività operativa sarebbe cresciuta all’8,6% dal 2,3% dei primi tre mesi 2016. L’indebitamento finanziario netto di periodo è cresciuto a 1,169 miliardi dai -1,162 mld con cui si era chiuso l’esercizio scorso. Alla prossima assemblea degli azionisti, il Cda di Mediaset proporrà il rinnovo della delega per l’acquisto di azioni proprie con un tetto del 10% massimo: “la proposta prevede l’attribuzione al consiglio d’amministrazione della facoltà di acquistare anche mediante negoziazione di opzioni o strumenti finanziari anche derivati sul titolo Mediaset, fino a un massimo di 118.122.756 azioni ordinarie proprie del valore nominale di euro 0,52 cadauna corrispondenti al 10 % del capitale sociale in una o più volte, fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2017 e comunque per un periodo non superiore a 18 mesi dalla data della deliberazione assembleare”.
Aggiornamenti 26 aprile: ecco le dichiarazioni che Arnaud de Puyfontaine ha reso nel corso dell’incontro del 25 aprile con gli azionisti del gruppo: “Siamo diventati i primi azionisti di Telecom Italia per ampliare la nostra presenza in Italia che consideriamo cruciale” per creare un “campione latino” dei media, competitivo su scala europea ma anche in Africa e Asia, in qualche modo “complementare” ai competitor anglosassoni. “Con Mediaset non è cominciata benissimo ma il nostro obiettivo è creare relazione costruttiva e perenne (…) Ora c’è disaccordo e non abbiamo ancora trovato la giusta soluzione” ma “siamo totalmente determinati a far valere le nostre ragioni”. Con riguardo alla sentenza AgCom, l’amministratore delegato del gruppo francese ha affermato “La legge Gasparri dice che non possiamo avere due società, Mediaset e Telecom. Non abbiamo capito come potremmo assumere il controllo di Mediaset che è controllata dalla famiglia Berlusconi (…) Ci adatteremo chiaramente a tutto quello che ci viene richiesto”. Vincent Bolloré, presidente di Vivendi ha detto: “Il meglio deve ancora venire”. In italiano.
Aggiornamenti 19 aprile, sviluppi successivi: il presidente AgCom, Angelo Marcello Cardani, in audizione al Senato, ha dichiarato: “Abbiamo detto che Vivendi entro un anno deve tornare indietro rispetto alla situazione che ha costruito e che a nostro parere è illegale. C’è il Tar e tutta una serie di sedi di appello ma al momento la decisione spetta a noi. Chiaro che Vivendi può fare qualcosa: o tenere le azioni Mediaset e vendere o svendere quelle Telecom, oppure può fare il contrario (…) Alcuni obiettano che la specializzazione culturale di Vivendi sia sempre stata più la gestione dell’audiovisivo che quella delle telecomunicazioni e che quindi la direzione naturale sarebbe quella di mantenere la propria presenza in Mediaset e di disfarsi di Telecom Italia”. Però, “se Telecom finisse per avere una rete in fibra ottica super veloce niente le impedirebbe, padrona di uno strumento di trasmissione estremamente moderno, di acquistare contenuti da qualcun altro e cominciare a veicolari sulla propria rete in fibra, riacquisendo così – grazie alla convergenza di due settori – quella che secondo alcuni è la propria inclinazione professionale o culturale da tempo”.
La Commissione Europea “prende atto della decisione da parte del regolatore italiano delle tlc AgCom che chiede a Vivendi di ridurre la propria quota o in Mediaset o in Telecom Italia, sulla base delle regole vigenti in Italia sulla pluralità dei media”; in ogni caso, “considererà con attenzione le implicazioni della decisione, qualora ce ne fossero, per la revisione in corso dell’acquisizione proposta da parte di Vivendi del controllo di Telecom Italia, alla luce delle regole UE sulle fusioni. L’indagine della Commissione Europea in base alle regole UE sulle fusioni è limitata alla valutazione dell’impatto della transazione sulla concorrenza. A seguito di un esame preliminare la Commissione ritiene che la concentrazione notificata possa rientrare nel campo di applicazione del regolamento sulle concentrazioni. Tuttavia si riserva la decisione definitiva al riguardo”.
La Commissione ha invitato “i terzi interessati a presentare eventuali osservazioni sulla concentrazione proposta”, osservazioni che dovevano essere presentate entro il 17 aprile.
Nell’ambito della presentazione del bilancio Mediaset 2016, in perdita per 294 milioni, Pier Silvio Berlusconi ha dichiarato che, se non fosse stato per la vicenda Vivendi, si sarebbe chiuso in pareggio. (Fonti: Tog/Adnkronos, Prima on line, comunicati stampa)
Aggiornamento 19 aprile, ore 6.00: “Vivendi ha un anno di tempo per rimuovere la posizione vietata dopo l’esposto di Mediaset sulla scalata dei francesi al Biscione e il loro contemporaneo controllo di fatto di Telecom. Ma entro due mesi deve presentare un piano dettagliato per spiegare come intende scendere in una delle due società. (…) la Borsa, come al solito, ha anticipato i tempi, penalizzando entrambi i titoli. Mediaset ha infatti chiuso la seduta della giornata della decisione del consiglio dell’Authority in calo del 3,9% a 3,48 euro, con Telecom che ha perso il 2,6%.” (ANSA)
Aggiornamento 18 aprile 2017, 22.57:“Vivendi è sorpreso dalla decisione adottata oggi dall’Autorità delle Comunicazioni italiana (AGCOM). Vivendi ha sempre operato secondo il diritto italiano, e in particolare per quanto riguarda la legge Gasparri nella tutela del pluralismo dei media per evitare la creazione di posizioni dominanti. In particolare, è indiscutibile che Vivendi né controlli né esercita un’influenza dominante su Mediaset che è invece controllata esclusivamente da Fininvest con una quota prossima al 40%. Vivendi si riserva il diritto di intraprendere qualsiasi azione legale appropriata per tutelare i propri interessi, tra cui il deposito di un ricorso alla decisione AGCom presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) e di presentare una denuncia formale alla Commissione europea per la violazione del diritto dell’Unione. Vivendi continua ad essere pienamente fiducioso ed è certo che alla fine le verranno riconosciuti i propri diritti.” (Comunicato stampa)
Aggiornamento 18 aprile 2017:
il giornalista Antonio Fontarosa di Repubblica, ripreso dall’Huffington post e da altre testate, ha scritto: “Entro 60 giorni, Vivendi avrà 60 giorni di tempo per presentare un “piano specifico volto a dettagliare le modalità di ottemperanza”, all’intimazione del nostro Garante. Nel caso Vivendi non rispetti l’ordine dell’AgCom, rischia una sanzione amministrativa compresa tra il 2 e il 5 per cento del suo fatturato.” Qualche ora prima, alle 15.34,  un lancio della Reuters era cosí formulato:

ROMA (Reuters) – L’Agcom nella riunione del 12 aprile ha accertato l’influenza dominante del gruppo francese dei media Vivendi in Telecom Italia ma ha deciso di rinviare al consiglio in calendario oggi la decisione sul da farsi in relazione alla denuncia presentata da Mediaset.
Lo dice a Reuters una fonte che sta seguendo direttamente il dossier e lo conferma una seconda fonte.
“L’influenza rilevante è stata accertata dai consiglieri nella scorsa seduta, oggi dovranno decidere che conseguenze trarre dalla situazione”, ha detto la prima fonte.
Una seconda fonte, confermando l’avvenuto accertamento di Agcom, aggiunge che “l’orientamento sarebbe quello di concedere a Vivendi 12 mesi di tempo per risolvere la violazione come meglio crede”.
Agcom, interpellata, non ha voluto commentare. (…)

Aggiornamento 12 aprile 2017, ore 6.00: secondo la ricostruzione dell’agenzia ANSA, il lavoro degli uffici tecnici AgCom sul dossier Vivendi- Mediaset- Telecom è concluso; la seduta del Consiglio è aggiornata a martedí prossimo, quando potrebbe avere luogo il pronunciamento definitivo sul contemporaneo controllo di Telecom e del 30% di Mediaset da parte di Vivendi. I contendenti sono entrambi in una fase alquanto delicata; se quelli di Vivendi vendessero quote di Telecom, sarebbe un disastro rispetto ai prezzi d’acquisto, se vendessero quote di Mediaset, acquistate a prezzo abbassato, i danni potrebbero essere inferiori. Il problema è che, non appena ci fosse sentore della possibile vendita di azioni del Biscione da parte della holding francese, il titolo Mediaset scenderebbe in maniera sensibile. L’Offerta pubblica d’acquisto, poi, sarebbe particolarmente onerosa.
Aggiornamento 10 aprile 2017, h 10.46: Vivendi ha depositato ieri la lista di maggioranza con l’elenco dei candidati per il rinnovo del Cda di Telecom Italia: il proprio CEO, Arnaud de Puyfontaine, che nella telco italiana detiene il 23,94% del capitale e potrebbe essere destinato alla carica di presidente, l’attuale presidente Giuseppe Recchi, l’amministratore delegato Flavio Cattaneo, l’indipendente Franco Bernabè, amministratore delegato nel 1998-199 e nel 2007-2013, Hervé Philippe, Frédéric Crepin, Félicité Herzog (indipendente), Marella Moretti (indipendente), Camilla Antonini (indipendente) e Anna Jones (indipendente). Per quanto riguarda i nomi della lista di minoranza proposta dai fondi che hanno una partecipazione complessiva pari all’1,86% del capitale di Telecom figurano cinque candidati: Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio, Danilo Vivarelli, Ferruccio Borsani.
Stato dell’arte al 10 aprile 2017:
a partire da questa settimana, per la precisione da giovedí, Fininvest può tornare ad acquistare titoli Mediaset per portarsi dal 38,26% del capitale sociale (39,77% del diritto di voto) al 39,5% circa; l’incremento sarebbe dell’1,3, 1,4%, corrispondente a sessanta milioncini di euro. Dal 12 aprile 2016 a oggi, per fronteggiare le note vicende, la Fininvest ha acquistato azioni Mediaset per il 4,8% circa del capitale, appena al di sotto di quel 5% che, secondo le leggi, costituisce il tetto massimo per gli azionisti che già detengano quote superiori al 30% in una società quotata. Qualora tale limite venisse superato, scatterebbe l’obbligo di Offerta pubblica d’acquisto.
Quanto a Vivendi, gli analisti di Bloomberg, citando fonti vicine al dossier, ritengono che i francesi possano ricevere, a breve, una “reprimenda” dall’AgCom per aver comprato azioni Mediaset violando le norme sulla concorrenza. Tutto potrebbe avvenire entro queste questo mese sebbene, secondo le medesime fonti, sia “improbabile” che l’Agcom “faccia delle richieste specifiche” a Vivendi “per risolvere le eventuali violazioni delle norme sulla concorrenza in Italia”; un’opzione potrebbe essere quella “di vendere parte delle sue partecipazioni in uno dei due gruppi entro un anno”.
Il tema del controllo di Vivendi su Telecom è all’attenzione anche della Consob, mentre all’Antitrust interessano le possibili ‘concentrazioni’. Il 4 maggio Vivendi presenterà all’assemblea di Telecom per il rinnovo del cda una lista di maggioranza e avrà cosí diritto ai due terzi dei posti nel board, con possibilità di nominare il suo CEO Arnaud De Puy Fontaine alla presidenza; per non incorrere in sanzioni che potrebbero arrivare al 10% del fatturato, la multinazionale francese ha peraltro notificato all’Unione Europea d’essere ormai sul punto d’acquisire il controllo esclusivo de facto su Telecom. La risposta della Commissione Ue è attesa entro il 12 maggio.
AgCom, dopo una dichiarazione del suo presidente Angelo Marcello Cardani, secondo la quale sarebbe “ragionevole discutere” di un rinvio dell’istruttoria sulla vicenda Mediaset-Vivendi a dopo l’assemblea di Telecom, ha precisato in una nota che “ogni decisione relativa all’istruttoria avviata con Delibera 654/16/CONS del 21 dicembre 2016 (vicenda Mediaset-Vivendi) sarà adottata dal Consiglio dell’Autorità nel rispetto dei termini di conclusione del provvedimento stabilito dal regolamento Agcom (Delibera 364/14/CONS), secondo il quale “è facoltà del Consiglio discutere i punti all’ordine del giorno in una o più sedute, al fine di giungere ad una conclusione”.
Pier Silvio Berlusconi, nell’ambito dell’inchiesta sulla tentata scalata di Vivendi a Mediaset, è tornato in Procura per testimoniare come persona informata dei fatti; l’amministratore delegato e CEO di Mediaset ha dichiarato: “Sono stato sentito come teste, non posso dirvi nulla, c’è il segreto istruttorio” mentre, qualche giorno prima, aveva ribadito: “siamo per vie legali: abbiamo subìto un danno gravissimo e prima di ogni cosa questo danno deve essere risarcito”.
Fonti: RadioCor, Ansa, Prima on line
Aggiornamenti 23 marzo: Antonio Nicita, commissario AgCom, a margine di un convegno sul pronunciamento dell’Autorità sulla compatibilità legale della presenza di Vivendi sia nel capitale di Telecom Italia sia in quello di Mediaset, ha dichiarato “Rispetteremo le tempistiche: i termini scadono il 21 aprile ed entro quella data saremo pronti a decidere”. Il presidente dell’Agcom, Marcello Cardani, ha invece detto che non si esprimerà “prima dei prossimi dieci – quindici giorni”. Oggi stesso, nell’ambito di una conferenza stampa sui rapporti tra Mediaset e Paolo Bonolis, Pier Silvio Berlusconi  ha dichiarato: La vicenda Premium ci ha dato una mazzata e ha avuto un impatto di circa cento milioni sui conti 2016 ma nel 2017 ci rifaremo alla grande. Non posso parlare di perdita, ma di impatto complessivo sul bilancio 2016″, che deriva “dalla contrazione sul valore delle azioni perché c’era lo scambio”, dal “periodo di interim management perché ci hanno fatto comprare e fare accordi che non avremmo fatto”, dal “rallentamento della politica commerciale che fino all’ultimo non è stata fatta e ci hanno fatto fare tutta una serie di iniziative promozionali (…) Nessuna trattativa con Vivendi, siamo per vie legali: abbiamo subito un danno gravissimo e prima di ogni cosa questo danno deve essere risarcito. Stiamo chiedendo l’esecuzione del contratto ma non stiamo ad aspettare: via Vivendi andiamo per la nostra strada con Mediaset Premium, che nonostante tutto mi sembra che sia ancora al centro degli interessi di vari player, come Telefonica che ha bisogno di contenuti”. Con riguardo a Telecom Italia, ha detto che un possibile accordo per partecipare congiuntamente alle aste per i diritti sul calcio potrebbe essere “un’ipotesi affascinante (…) tutto è possibile, però con questo non voglio dirvi che c’è un’apertura. Siamo in una fase molto fluida. (…) non siamo in un contenzioso ma, senza fare giri di parole, non stanno rispettando il contratto (su Timvision, nda) e una soluzione va trovata”. Per quanto attiene alla partecipazione alle gare per i diritti Champions: “mentre prima avevamo lanciato una sfida bella e difficile, ora prevarranno i conti e la prudenza, ma alle aste parteciperemo”. Sulla probabilità di vedere ancora il calcio sulle reti Mediaset, “dipende dal mercato”.
Arnaud de Puyfontaine, dopo un’udienza in AgCom definita “formidabile”, ha dichiarato: “Io vedo il bicchiere sempre mezzo pieno. Questa è la nostra visione quando guardiamo al sistema mondiale dei media, ai grandi competitor e agli ‘over the top’: abbiamo l’opportunità unica di creare una proposta forte fra due società come Mediaset e Vivendi e creare un player molto forte a livello europeo. Questo è un progetto fantastico (….) Oggi Telecom è molto piú forte rispetto a un anno fa e questa è una buona notizia, segno dell’impegno di Vivendi in Italia. Avete visto i risultati e tutti gli investimenti che Telecom sta facendo sulla fibra. Vogliamo essere giudicati per quello che facciamo e per questi grandi progetti. Questa è la nostra visione”.
Aggiornamento 22 marzo: il giudice Vincenzo Perozziello, secondo quanto riferito dall’Ansa, ha stabilito che è necessario il tentativo di mediazione, come previsto dalla legge. Mediaset, Fininvest e Vivendi dovranno presentare la relativa domanda entro quindici giorni mentre i termini per la conciliazione sono fissati al prossimo ottobre, mese nel quale è fissata anche la prossima udienza. Quanto alle altre scadenze,

  • domani è confermata l’audizione dell’amministratore delegato di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, con i consiglieri dell’Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) sulla questione del contemporaneo controllo da parte del gruppo francese di Telecom Italia e della quota di quasi il 30% detenuta in Mediaset;
  • la prossima settimana, saranno ascoltati i manager di Mediaset;
  • il pronunciamento di AgCom, che farà giurisprudenza in materia e darà anche le basi ai contendenti per poter trovare un eventuale accordo, è atteso attorno alla metà di aprile.

Aggiornamento 21 marzo: la causa civile è iniziata, sebbene non s’intraveda una conclusione particolarmente rapida. Secondo quanto riportato dalle agenzie, il legale di Vivendi, Giuseppe Scassellati Sforzolini, ha presentato una “domanda riconvenzionale per diffamazione”: i francesi si sentono danneggiati per il fatto di essere stati accusati “di non onorare i contratti” e Vivendi si riserva “ogni azione per tutelare la sua onorabilità”, compresa una causa per diffamazione. Fininvest ha presentato una richiesta di risarcimento per la violazione del patto parasociale, allegando il contratto siglato tra le parti per la compravendita di Premium; Mediaset ha invece presentato una richiesta di risarcimento danni per le presunte dichiarazioni diffamatorie rilasciate al Financial Times da Arnaud de Puyfontaine, CEO di Vivendi. L’holding dei Berlusconi ha anche eccepito la violazione del patto parasociale legato al contratto firmato in aprile, che avrebbe impedito ai francesi di salire oltre il 5% di Mediaset per tre anni. Secondo Ansa, il giudice civile di Milano Vincenzo Perozziello potrebbe probabilmente avviare le procedure per una possibile conciliazione sulla diffamazione chiesta da entrambe le parti, con i suoi canonici tre mesi. Pertanto, in attesa del pronunciamento dell’Agcom sul contemporaneo controllo francese di Telecom e sulla quota di quasi il 30% di Mediaset, un possibile spiraglio d’accordo può arrivare solo a fine giugno, nello stesso mese in cui si terrà l’assemblea dell’azienda di Cologno, normalmente organizzata in primavera. Sembra affiorare, peraltro, (Adnkronoso, Affari&Finanza), un possibile piano B del Biscione, se Premium rimanesse in casa: piú spazio alla fibra, in aggiunta ai decoder e un’offerta comune con Infinity, nell’ottica di creare una piattaforma “family friendly“, con serie, film in streaming, programmi per ragazzi e documentari.
Aggiornamento 20 marzo: il procedimento civile che vede contrapporsi Vivendi e Mediaset per le note vicende si apre a Milano in data 21 marzo 2017. Si tende a pensare che l’udienza sarà molto lunga e piú volte rinviabile, fino a coprire, forse, l’intera estate; secondo l’Ansa, infatti, Vincenzo Perrozziello, giudice della Sezione specializzata in materia d’impresa, concederà termini alle parti per il deposito e lo scambio di altre memorie nel merito. Si tratteranno formalmente due distinte cause :

  • quella intentata da Mediaset contro il gruppo francese per richiedere “l’esecuzione coattiva” del contratto per l’acquisto di Premium da parte di Vivendi, con richiesta di risarcimento dei danni subiti “pari a 50 milioni per ogni mese di ritardo nell’adempimento” a partire “dal 25 luglio 2016″, con un danno complessivo comunque “non inferiore a un miliardo e mezzo di euro”.
  • e quella intenta dalla Fininvest, che ha chiesto a Vivendi “il risarcimento dei gravi danni” che “ammontano ad una cifra non inferiore a 570 milioni di euro, correlati fra l’altro alla diminuzione di valore delle azioni Mediaset in conseguenza dell’accaduto, al mancato apprezzamento delle stesse ove si fosse dato corso all’esecuzione del contratto, nonché all’evidentissimo danno di immagine”.
    Nei giorni scorsi e nelle scorse ore Arnaud de Puyfontaine, intervistato dal Financial Times, ha dichiarato:  “L’Italia è molto speciale. La visione di Vivendi con una forte presenza nel Sud Europa resta. (…) è stato firmato un accordo ad aprile 2016. Abbiamo accertato che la natura delle informazioni che ci sono state fornite erano fuorvianti e abbiamo cercato di trovare una via d’uscita da una situazione della quale non eravamo contenti”. Quanto alle accuse d’aggiotaggio, l’amministratore delegato di Vivendi dichiara che sono “offensive e infondate”: “C’è qualcosa di sostanziale di cui sono sospettato? La risposta è no”. Né sarebbe sua intenzione cedere il 24,9% di Telecom di cui Vivendi è in possesso, per inseguire Mediaset, come qualcuno aveva ipotizzato.
    Aggiornamento 16 marzo: nell’ambito della presentazione alla stampa delle novità sull’offerta radiofonica Mediaset, Per Silvio Berlusconi ha declinato la consueta tenerezza in modo romanesco. Parlando di Vivendi, ha infatti esclamato: «Sono fiduciosi de che? (…) (Vivendi) voterà, ma il 40% è detenuto da Fininvest, che può crescere del 5% ogni anno: la quota di maggioranza mi sembra piuttosto solida». Con riguardo alla possibilità di cedere Premium a Sky, «non c’è niente, non ci sono trattative concrete». Berlusconi ha anche affermato che l’accordo su Premium «prevedeva sinergie, anche se non partnership finanziarie, con Canal+ e Telecom Italia». (Fonte: Ansa)
    Aggiornamento 6 marzo: in vista dell’udienza del 21 marzo, la costituzione delle parti, in particolare quella di Vivendi, è avvenuta regolarmente. (⇐ANSA)
    Aggiornamenti 1° marzo: secondo un’ipotesi riportata dal quotidiano ‘il Messaggero’, formulata dagli advisor, ripresa da molte testate e non ancora smentita, un possibile accordo potrebbe essere basato sull’ingresso di Mediaset in Tim, a fronte di un abbassamento delle quote Vivendi nel Biscione. Nel dettaglio, Vivendi scenderebbe dal 28,8% al 9,9% del pacchetto azionario di Mediaset, piazzando il 18% circa in alcuni fondi, mentre Fininvest acquisterebbe da Vivendi fino al 9,9% di Telecom. Mediaset Premium sarebbe valorizzata 100 milioni in meno rispetto ai 750 della contrattazione 2016; due posti del consiglio d’amministrazione di Mediaset sarebbero assegnati a Vivendi, due posti del cda Tim al Biscione. Numerose le incognite, anche secondo noi. Smentita, nel frattempo, l’ipotesi di un possibile accordo con Sky.
    A Vivendi appartiene anche Canal +; sembra che quelli di Orange siano interessati a forme di collaborazione, se non per rilevare quote, almeno per l’acquisto congiunto dei diritti sul calcio.
    Aggiornamento 24 febbraio/bis: Anche l’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, risulterebbe indagato, anch’egli con l’accusa d’aggiotaggio. Il gruppo francese commenta: L’iscrizione nel registro degli indagati dei dirigenti di Vivendi da parte della Procura di Milano è il risultato di un infondato e ingiurioso esposto presentato dai Berlusconi contro Vivendi dopo l’aumento della sua quota nel capitale di Mediaset. (…) Non significa in alcun modo nessuna accusa nei confronti di nessuno”. Intervistato dal quotidiano francese Les Echoes, l’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine, ha dichiarato: “avevamo intenzione di trovare un accordo con Mediaset, e intendiamo tutt’ora trovarlo. Ma le informazioni trasmesse da Mediaset su Premium erano diverse dalla realtà. Oggi non abbiamo piú scambi ma riflettiamo su diversi scenari. Deteniamo poco meno del 30% del capitale e dei diritti di voto, e non abbiamo bisogno del 100%. Possiamo ben rimanere socio di minoranza. L’importante è che dia luogo a un partenariato costruttivo”. Ieri, con riguardo alle partecipazioni in Telecom e nel Biscione, ha detto: “non controlliamo né l’una né l’altra: abbiamo preso i primi contatti con l’Agcom, attendiamo per illustrare le nostre ragioni”. Con riguardo alla conclusione della saga Biscione – Vivendi, si è detto “ottimista”.
    Aggiornamento 24 febbraio: secondo molti quotidiani di oggi, Vincent Bolloré è ufficialmente indagato per aggiotaggio, a seguito dell’esposto presentato in procura dalla Fininvest la scorsa estate. Vivendi ha replicato con un ‘no comment’ mentre, alla presentazione di ieri dei risultati ottenuti nel 2016, ha comunicato d’aver chiuso con un utile netto di competenza di 1,25 miliardi di euro, in calo del 35% rispetto al 2015, con dei ricavi saliti dello 0,5%. L’utile netto dalle attività operative in esercizio sarebbe pari a 1,23 miliardi, in progresso del 77%, mentre il risultato operativo scende del 2,9%. In calo l’utile operativo di Canal+ (-44%, 303 milioni) ed il corrispondente fatturato (-4,7%, a 5,2 miliardi), in linea con la flessione generalizzata della pay tv in Francia, e di Studiocanal; le attività internazionali sono in crescita del 6,8% (+19,9% in Africa). Universal Music ha segnato un utile operativo corrente in progresso del 9,8%, a 687 milioni.
    Aggiornamento 17 febbraio: tra i due contendenti un terzo potrebbe godere. Secondo ‘il Sole 24Ore’, sarebbero ricominciati e sarebbero “in pieno svolgimento” i negoziati tra Mediaset e Sky, in passato bloccatisi per mancato accordo sul prezzo. Quanto al Biscione nel suo complesso, Berlusconi sr. ha ribadito nei giorni scorsi che l’azienda di famiglia è “incedibile”.
    Aggiornamento 10 febbraio: secondo Prima on line, che attinge al Sole 24Ore e ad Adnkronos, il verdetto AgCom sulla scalata di Vivendi a Mediaset arriverà probabilmente a marzo. Adnkronos riporta, infatti, che martedí scorso i responsabili AgCom hanno ascoltato i rappresentanti del Biscione e incontreranno a giorni i rappresentanti di Vivendi. Tutto potrebbe essere chiarito entro fine mese, dunque, e la pronuncia dell’Agcom arrivare a marzo, con un mese d’anticipo rispetto ai 120 giorni canonici che il procedimento, aperto il 21 dicembre, potrebbe durare, 180 in caso di proroga con atto motivato. È attesa per il 21 marzo, peraltro, l’udienza al Tribunale di Milano relativa alla denuncia di Mediaset per il mancato rispetto da parte di Vivendi del contratto stipulato per l’acquisto di Premium.
    È opportuno ricordare che AgCom, ai sensi dell’art. 43, comma 11, del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (Tusmar), in virtú delle competenze riconosciutegli nell’ambito del Sic, Sistema integrato delle comunicazioni, deve stabilire se la presenza di Vivendi sia in Telecom Italia che in Mediaset violi le disposizioni del Tusmar sui controlli incrociati. (Fonti: Prima on line, Adnkronos)
    Aggiornamento 1° febbraio: AgCom, Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha sospeso fino al 21 aprile la seconda fase del procedimento di analisi dei mercati rilevanti nel settore dei servizi di media audiovisivi «in considerazione del fatto che sono in corso operazioni che coinvolgono società attive nei mercati interessati che potrebbero determinare modifiche negli assetti proprietari delle stesse». Il riferimento sembra facilmente riferibile alla controversia Vivendi – Mediaset, sulla quale AgCom sta praticando un’istruttoria. Il Consiglio dell’Agcom (…) «ha approvato all’unanimità il documento conclusivo della fase di individuazione dei mercati rilevanti nel settore dei servizi di media audiovisivi (‘fase1’) (…) Alla luce della normativa vigente il testo conferma le valutazioni che sono state oggetto di consultazione pubblica e che hanno portato all’individuazione di due mercati nazionali distinti: servizi di media audiovisivi in chiaro e a pagamento. Le risultanze, frutto di una complessa analisi, tengono conto del processo di convergenza tecnologica e di mercato che ha progressivamente consentito la fruizione dei contenuti audiovisivi attraverso diverse modalità e piattaforme. Il procedimento proseguirà in cosiddetta ‘fase due’, finalizzata a valutare l’eventuale sussistenza di posizioni dominanti nei predetti mercati. In considerazione del fatto che sono in corso operazioni che coinvolgono società attive nei mercati interessati – che potrebbero determinare modifiche negli assetti proprietari delle stesse – il Consiglio  ha deliberato la sospensione dei termini del procedimento (‘fase 2’) fino al 21 aprile 2017». (Fonti: comunicati AgCom)
    Aggiornamento 30 gennaio: come capitato già in passato, Fedele Confalonieri ha smentito le voci su possibili accordi con Vivendi. Una holding in comune? “L’abbiamo smentita l’altro giorno… A proposito di post- verità…”. Con riguardo, invece, alla globalità della vicenda e alle possibilità di una soluzione concordata piuttosto che legale, ha dichiarato: “Non lo so, vedremo. Anche se lo sapessi non ve lo direi. Servono regole uguali per tutti, anche e soprattutto per gli ‘Over the top’ che fanno gli editori e raccolgono pubblicità. Questi signori si devono prendere responsabilità e dobbiamo dire no all’anonimato: una volta le lettere anonime le buttavamo nel cestino e chiamavamo corvi quelli che le mandavano”. (Fonte: Prima on line)
    Aggiornamento 28 gennaio: secondo il Fatto Quotidiano (Meletti & Tecce), la soluzione della controversia tra Vivendi e Mediaset sarebbe già in cantiere e consisterebbe nella creazione di una holding “cassaforte”, in cui Berlusconi potrebbe avere, inizialmente, anche un 35-40%, Vivendi il 60-65. In tale holding, nella quale potrebbero entrare anche la francese Orange (ex Telecom France) e l’italiana Cassa Depositi e Prestiti,

    “(…) dovrebbero confluire le azioni di Telecom Italia oggi possedute dalla francese Vivendi, guidata dal finanziere bretone e le azioni Mediaset in portafoglio alla Fininvest. (…) La trattativa in corso tiene in equilibrio tre fattori. 1) Nella controversia giudiziaria Berlusconi ha più probabilità di vincere. 2) Fininvest mette sulla bilancia la rinuncia al controllo di Mediaset. 3) Bolloré avrebbe due vantaggi da un accordo: uscire dal guado di una causa che può durare anni e ricucire i rapporti con il governo italiano che, su Mediaset, gli ha dichiarato guerra con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.”

    (⇐il Fatto Quotidiano)
    La “cassaforte” si potrebbe creare in poche settimane; le altre questioni dovrebbero essere trattate dopo il 7 maggio, con l’elezione del Presidente francese e nella prospettiva di conoscere, anche per l’Italia, il presidente del consiglio che dovrà occuparsene.
    Aggiornamenti 25 gennaio: AgCom, dopo aver ricevuto le memorie di Mediaset e Vivendi nell’ambito dell’istruttoria avviata la scorsa estate, ascolterà i rappresentanti del Biscione all’inizio di febbraio. A quanto apprende l’Adnkronos la richiesta d’audizione è stata avanzata dalla stessa Mediaset nell’ambito dell’invio della documentazione mentre Vivendi non avrebbe chiesto di essere ascoltata. AgCom potrà, a sua discrezione, convocare vivendi in ogni caso. Nell’ambito dell’istruttoria che, in sostanza, intende verificare se Vivendi viola i divieti di concentrazione con una presenza sia nel capitale di un operatore media (Mediaset, dov’è al 28,8%), sia di una società di tlc (Telecom Italia, al 24%), Agcom ha chiesto una serie di informazioni anche a quest’ultima, che le ha puntualmente fornite. (Fonte: Prima on line) Quanto alla possibile, ipotizzata richiesta da parte di Vivendi di entrare con suoi rappresentanti nel consiglio d’amministrazione di Mediaset, Fedele Confalonieri, al convegno ‘Italia Creativa’, ha dichiarato: “No, non c’è”. (Milano Finanza) Ci permettiamo di sospettare che quello dei francesi possa essere un accorgimento…
    Aggiornamenti 20 gennaio:Pier Silvio Berlusconi, a margine dell’incontro in banca Imi con gli investitori, ha dichiarato: “Non c’è nessuna novità, (…) se ne esce con le vie legali, che però hanno i loro tempi”. “Abbiamo subito un danno enorme, economico per Mediaset, Fininvest e le attività Premium”. Sulle voci su un possibile coinvolgimento di Telecom Italia, ha detto: “Non c’interessa, il nostro mestiere è il broadcaster. (…) Nell’incontro che ho avuto le scorse settimane con De-Pyfontaine, richiesto da loro e organizzato per cortesia, c’era stato accennato a una partnership azionaria Tim-Mediaset-Vivendi”, (…) il nostro core business è la tv generalista e la produzione di contenuti locali in Italia e Spagna. La pay tv può avere ancora un ruolo importante ma con un peso diverso. Il nostro business è come una piramide alla cui base ci sono le produzioni locali e la tv generalista, mentre la punta sono i prodotti a pagamento. La pay tv classica farà molta fatica nei prossimi anni. (…) Non è detto che non si riesca a prendere il calcio. Ad oggi non è contemplato che si possa acquisire con qualche altro partner ma è molto difficile se non impossibile che il calcio vada tutto solo sul satellite. (…) Intendiamo fare una Premium più razionale e vedremo i tempi e i modi delle prossime aste”.
    Berlusconi jr. ha escluso la possibilità di cedere o condividere con Sky le licenze (attualmente di Mediaset) della prossima Champions League 2017-18, a meno che tali diritti non «venissero strapagati», la qual cosa probabilmente non converrebbe alla stessa Sky. Il Biscione parteciperà sicuramente alle aste per le licenze di Serie A e della Champions League 2018-2021 ma l’editore che se le aggiudicasse potrebbe in ogni caso approfittare della piattaforma di Premium per trasmettere i canali sportivi. Anche Sky? gli è stato chiesto. «Perché no?» ha risposto, anche se un limite a questa ipotesi può essere rappresentato dalle norme previste dalla Legge Melandri sulla concentrazione dei diritti a un unico soggetto. Sky potrebbe essere interessata, secondo Berlusconi, a trasmettere sul satellite contenuti e canali di Premium.
    La piattaforma nuova (e gratuita) di contenuti Mediaset, da lanciarsi entro la fine dell’anno, potrà fornire, secondo il Biscione, sia «live» sia in trasmissione differita, un contributo positivo tra il 4% e l’8% di share a partire dal 2018, quando sarà introdotto il nuovo sistema di rilevazione Auditel non piú limitato alla tv lineare. I ricavi di tale piattaforma saranno basati esclusivamente sulla raccolta pubblicitaria.
    Secondo il ‘Giornale’ di Alessandro Sallusti, “l’obiettivo immediato di Vivendi sarebbe una fusione di Mediaset e Canal Plus. Poi alleanze forti con operatori di rete ex-monopolisti, come Orange e Telecom Italia, garantirebbero un buono scudo rispetto ad altri competitor nella tv in chiaro e a pagamento”. Secondo il Sole 24ore, Mediaset sta studiando nuove iniziative legali con l’obiettivo di “neutralizzare” la quota francese che pesa per il 29,9% dei voti.
    In merito, poi,  all’esposto presentato da Fininvest contro Vivendi la scorsa estate, Giuseppe Vegas, presidente della Consob, ha dichiarato: “Stiamo analizzando tutto. Ci sono, per dirlo impropriamente, delle rogatorie internazionali che richiedono tempo”.  (⇐Prima on line, RadioCor)
    Aggiornamento 18 gennaio: ha avuto luogo a Londra la presentazione del piano triennale di Mediaset. Ecco come i contenuti venivano anticipati dalle linee guida del CdA:

    “(…) La crescita futura sarà costruita sia attraverso lo sviluppo di contenuti locali e internazionali, innovative partnership internazionali come la recente Studio 71, nuovi contenuti “online first” e il lancio di una piattaforma OTT AvoD* di nuova generazione, sia attraverso lo sviluppo anche digitale dell’offerta pubblicitaria Mediaset. Sul lato delle efficienze, due gli ambiti di azione principali. Da un lato sono già operative le attività con Mediaset España per la coproduzione internazionale di contenuti, attività estendibili anche ad altri broadcaster europei. Dall’altro, oltre alle fisiologiche efficienze frutto dell’ottimizzazione dovuta al pieno utilizzo delle opportunità tecnologiche, una rifocalizzazione dell’area pay tv organizzata su due piani. Rendere disponibili i canali pay prodotti da Mediaset anche ad altri operatori, e contemporaneamente aprire la piattaforma tecnologica Premium – unica esistente in Italia sul digitale terrestre – a tutti i produttori di contenuti interessati a un’offerta pay. Un nuovo assetto che consentirà a Premium di partecipare alle aste per i diritti del calcio con un approccio orientato alle reali opportunità di business. Tutte queste attività produrranno una crescita della quota di mercato pubblicitario totale di Mediaset dal 37,4% di oggi a oltre il 39,0% nel 2020. Con un miglioramento, sempre al 2020, dell’Ebit delle attività media italiane atteso per 468 milioni di euro.”

    Ed ecco, invece, i contenuti della presentazione di Londra.
    Sembra potersi affermare che Mediaset voglia articolare il suo piano triennale su tre asset: Tv, digitale e radio,  basandosi su quattro “driver chiave di crescita”: content multiplier, ad tech platform, audience profiling e approccio cross-media. La stima è che, da qui al 2020, l’utile operativo possa registrare un incremento di 468 milioni, in virtú del “nuovo ruolo” nella pay tv, che da solo dovrebbe fornire un utile prima degli oneri finanziari (Ebit) aggiuntivo di circa 200 milioni; 123 milioni di Ebit deriverebbero dalla riorganizzazione interna, 90 dall’aumento della raccolta pubblicitaria, 45 da “investimenti e ottimizzazioni”, 10 milioni da partnership nelle radio. Con specifico riguardo a Premium, Mediaset ha parlato di “sostenibilità con o senza calcio”, con i suoi canali e la piattaforma tecnologica che saranno resi disponibili anche ad altri operatori e produttori di contenuti. Sarà un “business sostenibile, a prescindere dall’esito delle aste”, hanno ribadito, dichiarando comunque l’intenzione di partecipare alle ormai prossime aste per la Champions League e per la Serie A. Non è detto però che saranno presentate offerte enormi, con la possibilità di optare invece per ospitare sulla propria piattaforma i detentori dei futuri diritti anche se, una volta sbloccato lo stallo con i francesi, restano sempre praticabili colloqui con Sky per cedere Premium al gruppo controllato da Murdoch. Quanto alle radio, che proprio in queste ore hanno visto un incremento della diffusione di Radio 105, il Biscione spera in una crescita dell’audience del suo business del 15% nel terzo trimestre 2016, sfruttando il potenziale della propria struttura delle vendite e puntando a una “crescita non convenzionale: eventi e nuovi format radio collegati a programmi tv”. Entro la fine del 2017, Mediaset si propone di lanciare una nuova piattaforma gratuita, con pubblicità, una library dei contenuti dei canali in chiaro utilizzabili ‘on demand’. (⇐Prima on line, presentazione ufficiale, comunicati stampa)

    Aggiornamenti 17 gennaio: nota AgCom: “In relazione alle responsabilità istituzionali di Agcom, si precisa che l’istruttoria MediasetVivendi, aperta ai sensi dell’ art. 43, comma 11 del TUSMAR il 21 dicembre 2016, è ancora in corso. Sono infatti in pieno svolgimento tutti gli adempimenti necessari per approfondire i molteplici aspetti tecnici, giuridici e di mercato che l’analisi richiede. L’istruttoria si concluderà entro centoventi giorni prorogabili di ulteriori sessanta. Roma, 17 gennaio 2017“.
    Giuseppe Recchi, presidente di Telecom, a margine del Forum economico mondiale di Davos, ha dichiarato: “Siamo solo spettatori, non ci riguarda, non diciamo nulla. I rapporti con Vivendi sono ottimi”. (⇐Prima on line)
    Aggiornamenti 16 gennaio: Carlo Calenda, responsabile del ministero dello Sviluppo Economico, ospite della puntata di ‘Faccia a Faccia’ che andrà in onda questa sera su La7, ha dichiarato: «Penso che quella di Vivendi sia un’operazione di mercato condotta in modo opaco, perché non chiarisce il punto di caduta e rischia di paralizzare un’azienda importante. Un investitore deve venire in Italia spiegando cosa vuole fare». Secondo Calenda, non si tratta «della difesa dell’italianità di Mediaset, ma della dignità del Paese», perché «l’Italia non è un Paese per scorrerie». Vivendi «deve dire, per esempio, quanto intende investire in Italia. In Francia ce lo chiederebbero assertivamente». Invece  Vivendi «sembra entrata per paralizzare la governance e mettere sul tavolo qualche cosa che non si capisce». Silvio Berlusconi, intervistato dal Corriere della Sera, ha ribadito che Fininvest e Mediaset non vogliono la guerra con nessuno, ma che il libero mercato prevede il rispetto di patti e leggi: «Il gruppo che ho fondato non ha mai voluto un conflitto con il signor Bolloré ma nei rapporti finanziari, imprenditoriali e commerciali esistono un’etica, un sistema di regole e di leggi su cui si basa il libero mercato. Se le si viola apertamente, allora ne risente non solo Mediaset ma l’intera comunità degli affari. Quello che chiede Fininvest è soltanto il rispetto dei patti e delle leggi. Non vuole guerre con chicchessia, non vuole contrasti che nella vita delle aziende non fanno bene a nessuno». Berlusconi ha anche detto di essere «totalmente a fianco dei miei figli a del management nella difesa di un’identità aziendale che non può essere messa in discussione né tanto meno frantumata». (Fonte: Ansa)
    Aggiornamento 13 gennaio/sintesi: Vivendi si esprime in modo pacato («I nostri sforzi per un’azione positiva in Italia non sono opachi, speculativi o dettati da sete di conquista», «Non siamo invasori») ma, per la scalata a Mediaset, ha speso piú di un miliardo e 200 milioni. Mediaset ed il mondo Berlusconi preparano le difese, nel frattempo organizzando il road show di mercoledí a Londra, con gli obiettivi del gruppo per i prossimi tre anni. Per il resto, la Fininvest ha effettuato gli unici acquisti di azioni Mediaset permessi per non superare la soglia dell’Opa (il 5% su base annua), sborsando oltre 154 milioni, ad un prezzo medio superiore ai francesi perché le comunicazioni obbligatorie dei due contendenti sono state diffuse a mercati chiusi e la Borsa non le ha potute registrare, in una giornata conclusa piatta a 4,2 euro per Mediaset e di forte recupero per Vivendi, cresciuta a Parigi del 2,7%. I francesi in dicembre hanno acquistato anche una quota simbolica di azioni Ei Towers, con la controllata Mediaset del settore delle torri di trasmissione che è salita di quasi due punti percentuali, portando la crescita totale da inizio dicembre al 24%, sui massimi da un anno. Gli acquisti sono proseguiti anche sull’altro asset del mondo Berlusconi, la Mondadori: il titolo del gruppo editoriale, non scalabile in quanto controllato da Fininvest con oltre il 50% del capitale, ha comunque segnato in Piazza Affari un aumento di giornata del 5%, una crescita che porta il rialzo complessivo da Natale al 36%. (Fonte: Ansa)
    Aggiornamento 12 gennaio/ quater: Guido Barbieri, amministratore delegato di Ei Towers, ha dichiarato: “Non è chiaro al 100% se un’eventuale Opa di Vivendi su Mediaset comporti anche un Opa a cascata su Ei Towers (…) Eventuali evoluzioni nella struttura del nostro azionista non credo che abbiano un impatto diretto sul consolidamento del settore” delle torri di trasmissione in Italia. (⇐Prima on line)
    Aggiornamento 12 gennaio/ter: Publitalia 80 sarà la concessionaria esclusiva del network in Italia.A seguito degli accordi firmati, sarà costituita nel primo trimestre 2017 la joint venture ‘Studio 71 Italia’ di cui Mediaset sarà azionista di rilievo (49%) e attraverso la quale verrà gestito l’intero business italiano di Studio 71. La società stabilirà i propri uffici a Milano. Questa alleanza europea nei video Avod (Advertising Video On Demand), di nuova generazione rispetto alle classiche offerte di contenuti scripted a canone mensile, costituisce, conclude la nota, il primo passo del nuovo posizionamento dell’Area Digital Mediaset affidata al Chief Digital Officer Pier Paolo Cervi. (⇐Prima on line)
    Aggiornamento 12 gennaio 2017/bis: Mediaset ha acquisito una partecipazione in Studio 71, il principale multichannel network in Europa, tra i primi cinque al mondo, controllato dal gruppo tedesco ProSiebenSat.1 Media; il Biscione avrà una quota iniziale del 5,5%, il gruppo francese Tf1, neo alleato di Cologno nonché rivale storico di Vivendi, avrà il 6,1%. L’investimento totale dei due nuovi entranti in Studio 71 è di circa 50 milioni per una valutazione della società di 400 milioni di euro. L’obiettivo è quello di costituire il piú importante gestore europeo di talent digitali in stretta sinergia con la tv generalista:

    I Multichannel Network come Studio 71 operano sulle principali piattaforme gratuite di distribuzione video (a partire da Youtube), assicurando ai talent creatori di contenuti maggiori visibilità e monetizzazione grazie alla massa critica del network. Studio 71 sviluppa oltre 6 miliardi di video visti al mese ed è presente in cinque Paesi con circa 200 dipendenti. In Italia, gestisce già un inventory di oltre 40 milioni di video visti al mese.

    (Fonte: Comunicato stampa)
    Aggiornamento 12 gennaio 2017: in realtà le posizioni di Mediaset e Vivendi sembrano le medesime registrate in passato, ed il Biscione ha finanche smentito le voci di possibili accordi, dichiarando «di non aver ricevuto alcuna proposta e che non esistono né mai sono esistite negoziazioni con Vivendi». Sono allo studio, piuttosto, con nuovi consulenti, le modalità per difendersi dalla scalata dei francesi. Come si ricorderà, il 21 marzo è fissata la prima udienza della causa intentata da Fininvest e Mediaset, e qualche novità potrebbe venir fuori in quella sede, oltre all’esposto presentato dal Biscione  sull’ipotesi di manipolazione del mercato da parte dei francesi. Il ‘pool’ sui reati finanziari ha ascoltato, per ben cinque ore, Tarak Ben Ammar, consigliere d’amministrazione di Vivendi e di Telecom, mediatore nel contratto di acquisto di Mediaset Premium. Sarà ascoltato nuovamente.  Mediaset attende la prima mossa reale di Vivendi, che fa trapelare da settimane, quale possibile soluzione, un qualche scambio azionario che faccia entrare in modo consistente la famiglia Berlusconi in Vivendi. Sarebbe lo stesso impianto di meno di un anno fa, quando i promessi sposi sembravano avviarsi verso un’alleanza strategica. (Fonte: ANSA)
    Aggiornamento 11 gennaio 2017: secondo alcune indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg ma non confermate ufficialmente da Vivendi, Vincent Bolloré starebbe valutando di offrire una quota di Vivendi alla famiglia Berlusconi per risolvere la contrapposizione su Mediaset e riprendere la collaborazione con la società. Secondo quanto riportato da Bloomberg, che cita fonti anonime, Vivendi potrebbe cedere azioni ai Berlusconi o scambiare con le quote che già possiede in Mediaset. Questa soluzione non sarebbe stata ancora direttamente proposta alla controparte. In virtú di queste indiscrezioni, il titolo di Mediaset è volato in Borsa, registrando una forte corrente di acquisti con uno stop in asta di volatilità, per concludere in rialzo del 5,8%, a 4,36 euro. Sono i livelli massimi da un anno e mezzo, sopra i prezzi obiettivo indicati dalla maggioranza degli analisti finanziari, mentre il titolo Vivendi viaggia del tutto tranquillo a Parigi. (⇐Bloomberg, Prima on line) Nelle scorse settimane, alcuni operatori dell’informazione hanno provato anche a tracciare una lista degli investitori potenzialmente in grado di formare una cordata “salvaMediaset”; tra i nomi citati, quelli di persone che già possiedono azioni del Biscione, come Guido Leiballi, Ennio Doris, Veronica Lario, Salman Bin Abdulaziz Al Saud, re dell’Arabia Saudita, il calciatore Andrea Pirlo. (⇐Corriere.it) Credit Suisse ha stilato un lungo report, dal quale evince finanche dei rischi, per Vivendi; l’istituto rileva alcune contraddizioni come “strategie incerte” e una “valutazione di mercato attualmente troppo alta”, che non tiene conto dei “rischi potenziali” e delle “limitate sinergie tra i nuovi investimenti con gli asset al centro del gruppo”. In particolare, ritiene “incerto” l’esito della querelle iniziata con Mediaset su Premium, e in tutti gli scenari possibili ci sono “svantaggi” per Vivendi, sia che il Tribunale, dopo la denuncia di Mediaset, ordini di completare il deal su Premium com’era alle origini, sia che non lo imponga, in quanto obbligata a pagare dei danni al gruppo di Cologno. La battaglia legale stessa è vista come un “possibile ostacolo” al raggiungimento di un accordo tra le parti. Senza contare il fatto che Credit Suisse ritiene che ci siano “limitate potenziali sinergie tra un produttore di contenuti come Vivendi e gli operatori tlc”. Di conseguenza, “sono limitati i vantaggi dalla quota che possiede in Telecom Italia”, a oggi circa il 23,9%. Con riguardo alla posizione in Telecom Italia, Credit Suisse è arrivata ad affermare: “A nostro avviso, l’acquisizione di Mediaset Premium avrebbe fornito più opportunità di sinergie”. (⇐Prima on line)
    Aggiornamento 3 gennaio 2017:secondo la banca d’affari francese Natixis, una soluzione della controversia tra Fininvest e Vivendi potrebbe essere un‘OPA amichevole per Mediaset e Mediaset España, seguita dal trasferimento del 51% delle televisioni in chiaro a Fininvest. Natixis, che, in passato, ha aiutato il gruppo guidato da Vincent Bolloré a costruire la sua posizione del 29,9% in Mediaset, ritiene che questa soluzione permetterebbe alla famiglia Berlusconi di continuare a gestire le sue storiche televisioni mentre Vivendi potrebbe consolidare i restanti asset (pay tv, produzione e diritti) e si alleerebbe con Fininvest nella gestione delle televisioni in chiaro, scansando gli ostacoli regolatori. L’investimento iniziale dovrebbe essere di 2,8 miliardi; secondo quanto riporta Blomberg, “non è altro che uno scenario in questa fase, ma (…) risolverebbe molti problemi”. (⇐ANSA, attraverso Prima on line).
    Aggiornamento 2 gennaio 2017:  il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, intervistato dal Corriere della Sera, si è espresso nuovamente: Non ci sono piaciute le modalità dell’operazione. (…) Gli investimenti esteri portano crescita ma dovremo essere pronti a una tutela più assertiva degli interessi e degli asset economici nazionali strategici nei confronti di partner, anche europei, che spesso usano in modo più coordinato e aggressivo di noi il sistema Paese. (…) Su Mediaset abbiamo deciso di operare con la moral suasion” (…) “se l’obiettivo” di Vivendi fosse “quello di paralizzare la governance dell’azienda”, questo sarebbe “un problema”. “Vediamo cosa diranno la Consob e l’Autorità sulle comunicazioni (…) non deve abbracciare il nazionalismo economico, ma neanche essere impreparata ad affrontarlo”. Secondo il Corriere, un “nocciolo di soci italiani”, “un gruppo di azionisti con un 15-20% del capitale” potrebbe aiutare la famiglia Berlusconi a raggiungere il 51%; questo era stato auspicato da Silvio Berlusconi stesso il 21 dicembre: “Per arrivare al 51% io spero che quei comitati per la difesa dell’italianità di Mediaset possano portarci a contare sul voto di circa il 20% delle azioni che sono nelle mani di differenti azionisti”. La Fininvest, infatti, non può “incrementare la quota (…) fino al prossimo aprile senza dover lanciare un’OPA”. Sarà interessante la presentazione, prevista per metà mese, del piano triennale di Mediaset al 2020. (⇐Corriere della Sera, attraverso Prima on line)
    Aggiornamenti 29 dicembre: Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze, intervistato al Forum del Sole 24Ore sul ventilato ingresso della Cassa Depositi e Prestiti per bloccare Vivendi, ha dichiarato: Non mi risulta un intervento di Cdp in Telecom Italia.(…) Non so se c’è troppa Francia in Italia, forse non c’è ancora abbastanza Italia nel mondo”. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nell’ambito della tradizionale conferenza stampa di fine anno, ha detto: “L’attenzione vigile del governo consiste nel fatto che siamo consapevoli dell’importanza di quel gruppo privato in Italia e che quel gruppo privato opera in un settore particolarmente rilevante. Non ci sono golden power da esercitare, semmai ci potrebbero essere in settori legati alla sicurezza nazionale che hanno a che fare con le telecomunicazioni. La posizione del governo è vigile dal punto di vista politico, non è il governo che ha e vuole attivare strumenti di intervento da questo punto di vista. Esistono in Italia strutture e autorità indipendenti che, se lo riterranno, potranno intervenire. Il governo ha diritto e dovere di dire che si tratta di un settore molto importante e che il fatto che questo settore sia oggetto di scalata non ci lascia indifferenti, è una valutazione politica, pesa quanto pesano le valutazioni politiche dei governi”. (⇐ Prima on line)
    Aggiornamento 28 dicembre: il ministro Carlo Calenda, responsabile dello Sviluppo economico, ha dichiarato: “C’è il rischio che si faccia questa operazione per paralizzare la governance di un’azienda importante in un settore delicato. Dobbiamo rispettare le regole del mercato, accettare il caso spesso positivo e normale che uno straniero acquisti un’azienda italiana. Ciò che non è normale, però, è come si sono verificati i fatti finora. è stato tutto molto opaco e le intenzioni poco chiare”. Sui “metodi di questa operazione” il Governo, secondo Calenda, ha “un parere negativo“, ma questo non vuol dire che si vogliano “stravolgere le regole del mercato o che ci sarà un intervento pubblico”. (⇐Prima on line)
    Aggiornamento 27 dicembre: secondo ‘il Sole24Ore’, Mediaset, in attesa che la situazione con Vivendi arrivi a un punto d’assoluta chiarezza, non può rimanere paralizzata e conferma, pertanto, per metà gennaio, la presentazione a Londra del piano industriale che doveva essere presentato a metà settembre ed è saltato proprio a causa del contenzioso. Saranno illustrate le strategie di tutto il gruppo per il prossimo triennio, in un’ottica che vede il Biscione tutto come una proprietà della famiglia Berlusconi. Quanto al secondo azionista di Mediaset, ormai Vivendi, Arnaud de Puyfontaine ha dichiarato all’Agi (23 dicembre):
    Abbiamo sempre detto che vogliamo raggiungere un accordo e adesso che siamo i secondi azionisti ci sono ancora piú ragioni per trovare un accordo. Da quando Vivendi ha cominciato a costruire un forte legame con questa bellissima azienda italiana, lo abbiamo fatto sentendoci francesi e italiani allo stesso tempo. Abbiamo una storia comune, un DNA comune e una cultura neolatina comune. Vogliamo costruire un gruppo paneuropeo, è un progetto attraente e interessante e vogliamo realizzarlo. Resto positivo che questo accada, sarebbe una grande notizia per ogni italiano e ogni francese”. (⇐Prima on line)
    Aggiornamenti 23 dicembre: secondo il quotidiano La Stampa, ripreso da Repubblica.it, il governo starebbe elaborando un piano per impedire la vendita di Telecom Italia ai francesi di Orange, arrivando a pareggiare la quota di Vivendi in Telecom, attraverso l’ingresso di Cdp e costringere così Vincent Bolloré a trattare ad armi pari sulla vicenda Mediaset. In Borsa, Telecom Italia oggi ha fatto faville, tra le blue chip di Piazza Affari ed è stata messa sotto controllo dalla Consob. Quanto a Vivendi, uscendo dall’incontro con la Consob, Arnaud de Puyfontaine ha dichiarato che Vivendi è sempre stata disponibile a trovare un accordo su Mediaset, a maggior ragione adesso che è divenuta secondo azionista. Il titolo Mediaset, sempre nella giornata odierna, è stato in cauto rialzo. Su altri fronti, il Tar del Lazio accoglie il ricorso di Mediaset e annulla la multa di 51 milioni decisa dall’Antitrust. L’accusa era di avere alterato la gara per i diritti tv della serie A per il triennio 2015-2018. L’Antitrust, dopo questa battuta d’arresto, farà ricorso al Consiglio di Stato. (Repubblica.it)
    Aggiornamenti 22 dicembre: Mediaset è stata convocata per questo pomeriggio in Consob,lo si apprende da fonti finanziarie riprese dalle agenzie. Al termine della deposizione, Marco Giordani, CFO di Mediaset, ha dichiarato ai giornalisti che nessun contatto era avvenuto tra Mediaset e Vivendi prima del suo ingresso in Consob; Giordani ha detto anche che non sono arrivate richieste di assemblea straordinaria da Vivendi e di non aver portato alla commissione alcuna nuova documentazione. Infine, a chi gli ha chiesto se si attenda che Vivendi lanci un’ OPA, ha risposto “non dovete chiedere a me”. Domani mattina è in programma l’audizione negli uffici della Commissione di Arnaud de Puyfontaine, CEO di Vivendi. La quale Vivendi, nel frattempo, è salita al 28,8% del capitale sociale e al 29,94% dei diritti di voto di Mediaset. (⇐Prima on line)
    Aggiornamenti 21 dicembre: AgCom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha deliberato oggi, all’unanimità, di aprire un’istruttoria sulla scalata in atto da parte di Vivendi a Mediaset, ai sensi dell’art. 43, comma 11 del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (TUSMAR); è spiegato in una nota che il provvedimento d’avvio dell’istruttoria sarà notificato ai soggetti interessati ai sensi del regolamento e successivamente pubblicato sul sito web dell’Autorità. Quanto ai francesi, l’amministratore delegato di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, sarà ascoltato dai funzionari della Consob venerdí prossimo; non è escluso, stando a quanto segnala l’agenzia Agi, che nella stessa giornata siano ascoltati dalle autorità anche i vertici di Fininvest e Mediaset. Silvio Berlusconi, alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, ha dichiarato:

    “Non immagino Mediaset non guidata dalla mia famiglia. Io ho fatto tante cose ma una di quelle in cui mi sono impegnato di più è la tv. Mediaset è stata la prima tv commerciale in Europa, un esempio della nuova era. Noi ci troviamo nell’assurda situazione di non poter fare acquisto di azioni perché la legge italiana impone che un socio possa comprare solo il 5% all’anno, i francesi hanno avuto buon gioco ad acquistare il 29% e noi fermi al 40%. Per arrivare al 51% io spero che quei comitati per la difesa dell’italianità di Mediaset possano portarci a contare sul voto di circa il 20% delle azioni che sono nelle mani di differenti azionisti”.

    Tali ultime affermazioni sono in linea con quanto dichiarato dal figlio Pier Silvio. (⇐Prima on line)
    Aggiornamento 20 dicembre: al termine di una giornata di Borsa segnata da circa 121,2 milioni di azioni trattate, Vivendi ha annunciato di avere ormai il 25,75% del capitale di Mediaset ed il 26,77% dei diritti di voto; è passato di mano il 10% circa del capitale Fininvest. Il titolo Mediaset è salito del 23,3% e si è portato a 4,44 euro. La soglia dell’OPA obbligatoria scatta per Vivendi al 30% del possedimento azionario.
    Il cda di Mediaset ha deliberato, questa sera stessa, la presentazione di un esposto all’Agcom in cui si segnala l’illegittimità della condotta posta in essere da Vivendi in violazione della disciplina di settore, nonché un possibile ostacolo alle strategie di sviluppo di Mediaset, a causa del collegamento incrociato con Telecom Italia. Nell’esposto, infine, si richiedono interventi anche in via provvisoria e d’urgenza. Silvio Berlusconi, interpellato dai giornalisti, ha commentato:

    “Vuole che alla mia età ci sia qualcosa che ancora mi preoccupi? Molti nostri soci vogliono difendere il principio di italianità del primo gruppo di comunicazioni italiano: per questo motivo sono abbastanza sereno”.(Ansa)

    Aggiornamento 19 dicembre: Vivendi ha annunciato in serata d’aver deciso di aumentare il proprio investimento in Mediaset con l’acquisto di altre azioni, fino al limite del 30% del capitale. Fininvest ha comunicato in una nota d’aver presentato alla Consob un esposto per manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate nei confronti di Vivendi S.A.; nell’esposto odierno, si chiede alla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa di esercitare i poteri che le norme le attribuiscono in materia (art.187-octies d.lgs. 24 febbraio 58/1998). I legali di Fininvest hanno anche depositato, presso la Procura della Repubblica di Milano, ulteriori documenti relativi alla vicenda. (⇐Prima on line)
    Aggiornamenti 18 dicembre:secondo l’agenzia Ansa,

    se l’incontro tra gli a.d. di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi e di Vivendi, Arnaud De Puyfontaine, doveva sotterrare l’ascia di guerra, di terra ne deve essere stata messa davvero poca. Almeno a giudicare dalle parole di Fedele Confalonieri, che oggi ha ribadito: quella dei francesi è «una scalata ostile». Non solo dal punto di vista di Cologno Monzese, ma anche per la politica. «Ci sentiamo supportati perché il Governo sta agendo in modo molto corretto e anche molto deciso». (…) La mancanza di riservatezza e l’intervista rilasciata da Arnaud De Puyfontaine al Corriere della Sera hanno irritato. Le «gravi affermazioni», ha spiegato Cologno Monzese, «troveranno adeguata replica». E se l’a.d. di Vivendi aveva spiegato di aver comprato per poi trattare, in vista di un progetto industriale comune, Mediaset ha rispedito indietro l’offerta: «non esiste alcuna trattativa».

    Aggiornamenti 17 dicembre: Vincent Bolloré ha affidato ad Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi e vicepresidente di Telecom, il compito di «ambasciatore» e ieri il manager è sbarcato in Italia per cercare di chiarire i contorni del blitz, cogliendo l’occasione del consiglio d’amministrazione di Telecom. Consiglio che ha segnato una piccola, ma significativa, svolta per il gruppo telefonico che ha deciso di debuttare nel settore delle produzioni televisive con una nuova società, da affiancare alla piattaforma Tim Vision. A Milano de Puyfontaine è riuscito a vedere finalmente Pier Silvio Berlusconi, che ha incontrato nel pomeriggio. Calenda avrebbe chiesto a de Puyfontaine l’impegno formale a non salire oltre l’attuale 20% in Mediaset. È girata anche voce di una visita al premier Paolo Gentiloni, smentita da Palazzo Chigi. (⇐Corriere della Sera) All’agenzia RadioCor risulta, da fonti francesi, che Vivendi ha iniziato ad acquistare titoli Mediaset soltanto nella parte finale di novembre, per cominciare la scalata verso il 20% del capitale. Nella nota diffusa lunedì sera Fininvest ha accusato Vivendi di aver creato le condizioni per far scendere artificiosamente il titolo Mediaset in Borsa approfittandone per acquisti a valori notevolmente favorevoli. La stessa Mediaset aveva segnalato come «dal voltafaccia» estivo di luglio sul contratto ai minimi di fine novembre le azioni Mediaset avessero lasciato sul terreno il 30% circa. Nello stesso periodo il Ftse Mib è sceso del 3%. (⇐RadioCor)
    Aggiornamento 16 dicembre: secondo AdnKronos, Silvio Berlusconi è pronto a difendersi “con il coltello tra i denti” dall’attacco di Vincent Bolloré e ha tirato in ballo Intesa Sanpaolo e Unicredit. C’è il rischio di un’Opa, anche se la legge Gasparri lo vieterebbe. Oggi è circolata con insistenza la voce, ventilata dall’agenzia Dow Jones, che i legali Fininvest stiano pensando di presentare alla Procura di Milano un dossier con la richiesta di sequestro cautelativo delle azioni rastrellate dal colosso francese. L’indiscrezione è stata smentita da fonti vicine al Biscione. (⇐ Prima on line)
    Aggiornamenti 15 dicembre:
    Ore 19.06, comunicato stampa AgCom:

    L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in qualità di soggetto di controllo delle norme anticoncentrazione nei mercati delle comunicazioni, alla luce di operazioni in corso sui mercati azionari, sottolinea che il Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (TUSMAR) stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo. In particolare, le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40%, non possono acquisire ricavi superiori al 10% del Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC). I tetti anticoncentrazione nei mercati delle comunicazioni e dei media rispondono a esigenze d’interesse generale (pluralismo, servizi di pubblica utilità, concorrenza) e a diritti essenziali dei cittadini (informazione, comunicazione, accesso ad Internet) e sono parte della normativa nazionale dei singoli Stati all’interno dell’Unione Europea. Alla luce di una preliminare analisi su dati 2015, Telecom Italia – il cui azionista di maggioranza è il gruppo Vivendi con una quota del capitale sociale del 24,68% – risulta il principale operatore nel mercato delle comunicazioni elettroniche, detenendo il 44,7% della quota nel mercato prevalente delle telecomunicazioni. Mediaset, società operante nel settore dei media e dell’editoria, il cui azionista di maggioranza è il gruppo Fininvest con il 34,7% del capitale, raggiunge nel 2015 una quota del 13,3% del SIC. Questi dati evidenziano che operazioni volte a concentrare il controllo delle due società potrebbero essere vietate. L’Autorità procederà ad acquisire tempestivamente tutte le informazioni rilevanti sull’operazione in atto, al fine di monitorarne gli effetti e verificare, attraverso una puntuale analisi giuridica ed economica, il rispetto della normativa vigente».

    Nel pomeriggio, l’agenzia Ansa ha ripreso una nota rilasciata da Vivendi a una fonte francese:
    Vivendi è leader nel mondo dei media e dei contenuti. La nostra ambizione è di estendere e rafforzare le nostre posizioni in Europa del Sud che per noi è strategica e con cui condividiamo una stessa cultura. Per questo abbiamo deciso di rivelare questa quota di Mediaset. Per noi è strategico. Certamente non è stato sollecitato, ma non è un atto ostile (…). Il business plan di Mediaset Premium non andava bene, abbiamo cercato un secondo accordo con il gruppo e gli azionisti, ma non è andato a buon fine”. (Ansa, attraverso Prima on line)”Aperta indagine per aggiotaggio su Vivendi – La procura di Milano ha aperto un’indagine a carico di ignoti per manipolazione del mercato in seguito all’esposto presentato da Fininvest contro il gruppo francese Vivendi. La denuncia è stata firmata da Niccolò Ghedini e depositata martedì” (…) (Ansa)
    Aggiornamento 14 dicembre, ore 18.35: Silvio Berlusconi, fondatore di Mediaset e della Fininvest, sceso direttamente in campo assieme ai figli, ha dichiarato: “L’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, non concordato preventivamente con Fininvest, non può essere considerato altro che un’operazione ostile. (…) C’è la compattezza piú assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”. Nel suo piccolo, si è espresso anche il ministro Calenda; secondo il responsabile del Dicastero dello Sviluppo Economico, gli investimenti stranieri sono benvenuti in Italia ma Mediaset opera in “un campo strategico”, quindi “il modo in cui si procede non è irrilevante. (…) Il governo monitorerà con attenzione l’evolversi della situazione”.
    Aggiornamento 14 dicembre, ore 18.20: con una nota diramata nel pomeriggio, Vivendi ha comunicato di essere salita al 20% del capitale di Mediaset. (Fonte: Prima on line)
    Aggiornamento 14 dicembre, ore 10.44:

    Fininvest comunica in una nota di aver acquistato n. 27.663.526 azioni ordinarie di Mediaset S.p.A. e di aver stipulato un contratto con il diritto di rilevare, nella giornata di oggi, altre n. 14.000.000 azioni, per un acquisto complessivo di n. 41.663.526 azioni ordinarie Mediaset S.p.A. pari al 3,527% dell’intero capitale sociale. La partecipazione di Fininvest in Mediaset S.p.A, conclude la nota, raggiungerà in tal modo il 38,266% dell’intero capitale sociale ed il 39,775% del capitale avente diritto di voto (al netto delle azioni proprie, pari al 3,795%).

    Comunicato stampa, attraverso Prima on line
    Aggiornamento 13 dicembre:

    Mentre Vivendi ha annunciato di essere già al 12,32% del capitale di Mediaset, Fininvest ha presentato alla Procura della Repubblica di Milano, e per conoscenza alla Consob, una denuncia per manipolazione del mercato nei confronti della media company francese. L’atto, predisposto dall’avvocato Niccolò Ghedini, fa seguito al comunicato diffuso ieri nel quale la società francese annunciava di detenere oltre il 3% di Mediaset S.p.A. e di essere intenzionata a raggiungere una quota fino al 20%. (⇐Prima on line)

    Aggiornamenti 12 dicembre:
    Dopo l’acquisizione del 3,01% di Mediaset da parte del gruppo francese con l’obiettivo di diventare il secondo azionista, il gruppo del Biscione comunica:

    “Vivendi deve sapere che Fininvest non intende arretrare neppure di un passo dalla sua posizione di azionista di riferimento di Mediaset, e che si tutelerà in tutte le sedi e con tutti i mezzi per bloccare quello che ritiene non una normale operazione di mercato ma un gravissimo inganno che delle leggi del mercato fa scempio. (…) Vincent Bollorè e Vivendi hanno mostrato quelli che erano fin dall’inizio i loro veri progetti su Mediaset. L’accordo strategico raggiunto in primavera e seguito pochi mesi dopo dall’incredibile voltafaccia, con la violazione di un contratto preceduto da lunghe e dettagliate trattative e assolutamente vincolante, facevano parte di un disegno ben preciso che Vivendi svela con la mossa odierna: creare le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset e lanciare a prezzi di sconto quella che si presenta come una vera e propria scalata ostile. Senza avere neppure la decenza – conclude Fininvest – di risparmiarsi l’ipocrita giustificazione di voler portare avanti quel progetto industriale che con motivazioni assurde solo pochi mesi fa Vivendi aveva calpestato”.

    (⇐AscaNews)

    Mediaset ha appreso dell’acquisto di azioni da parte di Vivendi soltanto dal comunicato stampa diffuso dalla società francese nella serata di oggi, lunedì 12 dicembre 2016. Tali acquisti sono quindi avvenuti a totale insaputa della società e al di fuori di qualunque accordo con Mediaset. Infatti dal 25 luglio non c’è stato più alcun contatto tra le due società e tanto meno tentativi amichevoli di risolvere alcunché.
    Pertanto Mediaset precisa quanto segue.
    Si confermano le intenzioni di Vivendi già segnalate da Mediaset in data 26 luglio 2016 di passare da un accordo industriale a un tentativo di scalata. Già oggi la società francese ha dichiarato di voler raggiungere il 20% del capitale di Mediaset. Un disegno che appare ancora più grave oggi in quanto il voltafaccia estivo ha provocato una perdita di valore di Borsa della società di circa il 30%, perdita di cui Vivendi si avvantaggia oggi investendo massicciamente sul mercato. Il comunicato emesso oggi dalla Società francese conferma la validità del contratto firmato l’8 aprile, compreso l’acquisto del 100% di Premium, e giudica fondamentale per lo sviluppo strategico di Vivendi in Europa il contributo di Mediaset. La prima preoccupazione di Mediaset in questo momento è tutelare gli interessi di tutti gli azionisti della società, proseguire nel contenzioso in atto aggiornato alla luce degli ultimi sviluppi e valutare il reale obiettivo delle generiche mosse francesi. Nonché la loro coerenza con le strategie di Mediaset. E in questa prospettiva la società ha deciso di avvalersi del contributo di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Comunicato stampa

    (…) il gruppo francese controllato da Vincent Bolloré ha annunciato a sorpresa, dopo aver già informato Consob, di aver comprato direttamente sul mercato azioni Mediaset superando la soglia rilevante del 3%. Ha ora il 3,01% del capitale del gruppo televisivo controllato dalla famiglia Berlusconi tramite Fininvest e si dice pronto ad altri acquisti «in base alle condizioni del mercato» per portarsi «in un primo tempo» tra il 10 e il 20% del Biscione. La mossa del gruppo francese riaccende i riflettori su una partita che sembrava essersi incagliata. Vivendi afferma di essere entrato in Mediaset dopo che la prevista acquisizione di Mediaset Premium «ha malauguratamente fatto sorgere un contenzioso tra Vivendi e Mediaset» e dopo che «Mediaset e il suo azionista Fininvest non hanno accettato le proposte di Vivendi finalizzate a trovare una soluzione amichevole per risolvere la controversia». L’intenzione del gruppo media guidato da Arnaud de Puyfontaine è «sviluppare la propria attività nell’Europa meridionale» e la mossa su Vivendi è vista in linea con le proprie ambizioni strategiche quale primario gruppo internazionale con sede in Europa nel settore dei media e dei contenuti». (⇐Adnkronos/RadioCor/Digital-News)
    Aggiornamento 2 dicembre:  Vivendi ed il suo principale azionista Vincent Bollorè “smentiscono categoricamente” le indiscrezioni relative ad “operazioni con Mediaset Premium e a un eventuale e possibile coinvolgimento di Telecom Italia“. (⇐Teleborsa).
    Aggiornamenti 1° dicembre: Pier Silvio Berlusconi ha dichiarato:
    Noi abbiamo subito un torto assoluto, questo accordo era stato negoziato per quattro mesi, si parla sempre di Premium, ma l’accordo era molto più ampio ed era assolutamente  vincolante. (…) Da Vivendi abbiamo ricevuto un danno gravissimo e ancora oggi ci sfuggono completamente i motivi del loro rifiuto. (…) Noi eravamo ben al di sotto della media delle perdite delle media company europee” ma “è stata danneggiata di valore del 30%, il danno è gravissimo”. La creazione di una piattaforma paneuropea “era una nostra idea, che a Vivendi era piaciuta da impazzire, e ci stiamo lavorando comunque”. “La piattaforma paneuropea è unico modo per i broadcaster europei per difendersi dall’invasione dei grandi operatori globali, come Netflix e Amazon, noi stiamo lavorando e lí arriveremo anche con uno o altri partner”. A chi gli chiede la possibilità di una ‘collaborazione’ con Sky, “su questo non posso parlare, stiamo ragionando al nostro  progetto”, conclude Berlusconi. “I primi partner giusti sono i broadcaster, fanno il nostro lavoro, quindi in Francia, in Germania, in Spagna, in Inghilterra. Adesso, purtroppo, siamo per vie legali”. Con Vivendi, “c’è un accordo e a oggi noi chiediamo l’esecuzione del contratto” ma l’ingresso dei gruppi tlc nel mondo dei contenuti servirebbe loro “per aumentare la penetrazione della banda larga, come è avvenuto in tutto il mondo”. (⇐Afe/AdnKronos attaverso Prima on line) Con riguardo agli investimenti nei diritti sportivi, l’amministratore delegato di Mediaset ha detto: “Nel calcio si spendono cifre folli e il campionato italiano sta perdendo appeal. Da un lato questi grandi investimenti stranieri portano nuove risorse al calcio italiano ed è un bene. Dall’altro, invece, fa strano. Se investono non faranno perdere appeal. È che siamo in ritardo, tutto il mondo del calcio è cambiato troppo. (…) In alcuni paesi d’Europa stanno pensando di cambiare gli orari in cui si giocano le partite per fare in modo che si vedano in prime time in Cina. Questo la dice lunga. Di sicuro, fra televisioni, tutta la divisione internet e le telefoniche, è un mondo di follia, si spendono soldi folli. Però è il calcio”. (⇐ITALPRESS attraverso Prima on line)
    Aggiornamenti 28 novembre: con riguardo alla disputa in essere tra Vivendi e Mediaset su Mediaset Premium, Dominique Delport, responsabile contenuti di Vivendi, ha dichiarato: “Non voglio commentare oggi”; tuttavia, parlando dei rapporti tra le due aziende, ha aggiunto “Senza dubbio è un’alleanza che ha senso. Come ha detto anche il leggendario Silvio Berlusconi, la necessità di lavorare insieme tra operatori europei e creare alleanze è assolutamente giusto. Se vogliamo veramente promuovere la cultura europea, che è core sia per Mediaset che per Vivendi, questo è un buon modo per farlo”. Secondo Delport, “il 50% dei contenuti digitali arriva da Google e da altri grandi operatori. L’Europa deve fare un passo avanti”.
    Dominique Delport ha rilasciato queste dichiarazioni a margine del lancio, insieme a Tim, dell’app ‘Studio +’, applicazione dedicata alla visione di contenuti prodotti e sceneggiati per smartphone. L’innovativa proposta prevede serie originali con formati realizzati appositamente, con inquadrature intuibilmente piú strette e sceneggiature piú dinamiche, caratterizzate da stagioni di dieci episodi brevi della durata di circa dieci minuti. (⇐Adnkronos attraverso Prima on line)
    Aggiornamento 23 novembre, h22.40: Nel giorno della mancata udienza sulla richiesta da parte di Mediaset di sequestro cautelativo del 3,5% delle azioni Vivendi, il gruppo francese ha chiesto il riconoscimento delle spese legali spiegandolo con il fatto che le memorie depositate dalla controparte erano tranquillizzanti sulla disponibilità di azioni proprie. Con ogni probabilità il giudice deciderà sulla questione alla conclusione dell’intero procedimento, la cui prima udienza è fissata per il 21 marzo. (⇐ANSA)
    Aggiornamento 23 novembre: con un’ordinanza di “non doversi procedere” il giudice civile di Milano Vincenzo Perrozziello ha preso atto della rinuncia, già comunicata nei giorni scorsi, di Mediaset al ricorso cautelativo d’urgenza per il sequestro cautelare delle azioni proprie di Vivendi nell’ambito del contenzioso su Mediaset Premium. Nella mattinata i legali di Mediaset si sono presentati per l’udienza che era già stata fissata dopo il deposito del ricorso e hanno formalizzato la rinuncia. I legali di Vivendi, spiega Ansa, ne hanno preso atto e la causa (ne è parte anche Fininvest), come è stato spiegato dalle parti, proseguirà nel merito con l’udienza già fissata per il prossimo 21 marzo. Da quanto si è saputo, non sono state fornite al giudice motivazioni sulla rinuncia alla richiesta di sequestro, ma non c’era alcun obbligo giuridico di dover motivare la scelta.
    Nel frattempo, Vivendi, a seguito della diluizione della sua partecipazione nel capitale sociale di Telecom Italia dal 24,68% al 21,91%, ha reso noto di aver acquistato ulteriori azioni ordinarie del gruppo sul mercato al fine di portare la propria partecipazione ai livelli precedenti alla conversione del bond. Alla data del 22 novembre 2016, Vivendi possiede il 23,15% delle azioni ordinarie Telecom Italia. (⇐Ansa, attraverso Prima on line)
    Aggiornamento 18 novembre:
     Nota Mediaset:

    Premesso che la causa di merito promossa da Mediaset contro Vivendi prosegue secondo la calendarizzazione prevista, in relazione alla procedura d’urgenza per il sequestro cautelare delle azioni proprie del Gruppo francese, Mediaset si ritiene rassicurata dalla documentazione depositata in cancelleria da Vivendi che si è costituita in giudizio. Nella documentazione viene dimostrata l’ampia capienza della azioni proprie in portafoglio della Società per periodi di tempo compatibili con la durata prevedibile della causa di merito. Per tali ragioni Mediaset ha deciso di rinunciare al ricorso d’urgenza, ritenendo non più sussistente il pericolo che i propri diritti contrattuali risultino pregiudicati dalla fisiologica durata del giudizio di merito le cui domande restano integralmente confermate.

    Aggiornamento 4 novembre:
    secondo l’agenzia Ansa, l’udienza civile sul contenzioso Mediaset – Vivendi slitta dall’8 al 23 novembre. Il giudice Vincenco Perozziello avrebbe preso la decisione a causa di un ritardo di notifica al gruppo francese. Le cause per danni intentate da Mediaset e Fininvest rimangono in calendario il 21 marzo 2017.
    Secondo fonti Mediaset il motivo del rinvio è riconducibile a un impedimento dei legali di Vivendi, con decisione del Tribunale alla quale il Biscione non si è opposto. (⇐Ansa, attraverso Prima on line)
    Aggiornamento 21 ottobre/bis:Dall’esito della disputa fra Vivendi e Mediaset su Premium e dalle sorti della stessa pay tv del gruppo Mediaset dipenderanno in buona parte timing e modalità della nuova asta sui diritti Tv della serie A di calcio a partire dal 2018. Luigi De Siervo, ad di Infront Italy e quindi dell’advisor della Lega Calcio di serie A per le licenze televisive, lo ha detto ieri a margine del Forum Sport&Business organizzato da Il Sole 24 Ore. «La stessa Uefa sulla Champions League – ha detto – sta rallentando sui tempi perché in questa situazione potrebbe avere un solo interlocutore». Insomma, ha dichiarato De Siervo, «se dovessimo stare fermi lo faremo, anche fino a settembre». E comunque, «se ci fosse un solo player la Lega dovrebbe avere un piano B considerando l’ipotesi di una vendita diretta». (…) Il comportamento di Vivendi «ha bloccato l’impostazione di un’intera stagione di abbonamenti e calcistica», ha messo nero su bianco Mediaset chiarendo ancora meglio, quindi, che tutto ciò inciderà sui danni richiesti. Di certo in questi mesi Premium ha perso due canali Disney (…). Dall’altra parte è stato rinnovato il contratto con Eurosport, controllata di Discovery, fino al 2019 e, sempre con Discovery si è dato il la al nuovo canale Id. Ora però a Cologno sanno anche di dover correre perché è alle porte la campagna natalizia, importantissima per le pay tv e step di non poco conto prima delle aste del 2017 sui diritti Tv di Serie A e Champions. Questi ultimi, pagati a caro prezzo, non hanno reso quanto si sarebbe voluto. Che fare in futuro, se partecipare o meno, è questione da decidere. E alla svelta.” (⇐Andrea Biondi, il Sole 24 ore)
    Aggiornamento 21 ottobre, 18.20: (…) secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, il gruppo di Cologno sarebbe stato diffidato a usare la stampa ‘strumentalmente’ in vista delle prime udienze in Tribunale (…). A parte la possibile presentazione di memorie da parte dei legali di Vivendi al Tribunale di Milano per l’udienza sulla richiesta di sequestro delle azioni dell’8 novembre prossimo, allo studio nel gruppo francese ci sarebbero altri possibili ricorsi per tutelare interessi e spese sostenute nella vicenda. (⇐Prima on line)
    Aggiornamento 20 ottobre, 19.08: in ottemperanza all’articolo 17 Regolamento Ue 596/2014 (MAR), Mediaset informa di aver ricevuto oggi da Vivendi una lettera formale datata 18 ottobre 2016 in cui viene comunicata ufficialmente la cessazione per la società Mediaset Premium del sistema di gestione cosiddetto di “interim management”. Due le conseguenze di questa inedita comunicazione. Da un lato un tardivo tentativo di evitare ulteriori danni a quelli enormi già provocati dalla paralisi organizzativa di Mediaset Premium. Danni che non si possono certo cancellare in quanto l’inaccettabile comportamento di Vivendi ha bloccato l’impostazione di un’intera stagione di abbonamenti e calcistica. Dall’altro lato, la principale conseguenza della formale lettera odierna è il riconoscimento implicito della validità del contratto in essere. Contratto di cui Vivendi comunica unicamente la cessazione di una delle parti che lo compongono (l’articolo 5.1). Ed è evidente che richiedere di invalidare un solo articolo di un contratto, conferma automaticamente che tutti gli altri articoli dell’accordo vincolante già firmato sono validi.  ⇐ Digital-News (com. stampa)
    Aggiornamento 19 ottobre/bis: in merito ai contenuti dell’ultimo comunicato stampa di Vivendi, Mediaset si è espressa in tal senso:
    «Dal 25 luglio 2016, data della lettera ufficiale Vivendi di dietrofront sul contratto definitivo e vincolante firmato, non ci sono stati più contatti tra le due società. Non risponde quindi al vero che “negli ultimi mesi sono stati incessanti i tentativi di cercare soluzioni alternative” tra le parti. Non solo non c’è stato alcun “approccio costruttivo” ma è cessato da parte di Vivendi qualsiasi approccio. Inoltre, i reiterati riferimenti contenuti anche in quest’ultimo comunicato pubblico a “business plan irrealistici” – che ricordiamo nulla hanno a che fare con l’analisi dei risultati di Premium ovviamente avvenuta prima della firma – costituiscono ingerenze inappropriate sulle attività di un rilevante asset industriale di una società quotata. E provocano ulteriori danni non solo di reputazione turbando il corso del relativo titolo. Per tutti questi motivi, prendiamo atto del fatto che la vicenda sarà risolta in tribunale. Dove emergeranno chiaramente i ruoli che oggi si vogliono confondere. In tale ottica, è evidente che la richiesta di sequestro di azioni Vivendi, lungi dall’essere un’iniziativa intimidatoria, è finalizzata a tutelare gli interessi di Mediaset e dei suoi azionisti.» (<- Ansa, da comunicato)
    Aggiornamento 19 ottobre: Nello stesso giorno in cui si è concluso il processo Mediatrade, Vivendi ha comunicato che “si ritiene libera dalla sua volontà di privilegiare una soluzione amichevole e si riserva il diritto di condurre ogni azione necessaria per difendere i propri interessi e i suoi azionisti”. I francesi continuano ad affermare che il business plan di Mediaset era basato su ipotesi irrealistiche. (<- Adnkronos, attraverso Prima on line)

    Aggiornamento 13 ottobre, 19.13: il colosso francese Vivendi sarebbe al lavoro per una controproposta a Mediaset per risolvere il contenzioso su Premium coinvolgendo a livello commerciale Telecom Italia (di cui è socio di riferimento), sfruttarne la rete a banda larga e rafforzare così, in prospettiva, il suo ruolo di competitor a livello europeo di Sky nel mercato europeo delle tv a pagamento. Lo ha riferito l’agenzia Bloomberg che, citando fonti a conoscenza del dossier, ha precisato che entro fine mese dovrebbe arrivare da Parigi questa proposta al Biscione:

    Vivendi sarebbe pronta ad offrire a Mediaset l’acquisto di una quota paritaria del 44,5% di Premium, confermando nel contempo l’attuale quota dell’11% a Telefonica. Nello stesso tempo intenderebbe utilizzare la rete a banda larga di Telecom Italia per promuovere commercialmente il marchio Premium in esclusiva. (…)”  Secondo Bloomberg, il coinvolgimento di Telecom Italia rafforzerebbe l’obiettivo di Vincent Bolloré, presidente di Vivendi, di creare un competitor di livello europeo a Sky. Nessun commento ufficiale né da parte di Vivendi, né da parte di Telecom, né da parte di Mediaset.(<-Ansa/Dow Jones)

    Aggiornamento 12 ottobre, h 22.20: il Biscione ha depositato una richiesta di sequestro di azioni proprie di Vivendi pari al 3,5% del capitale (dal valore di circa 820 milioni), cioè la quota che le parti si sarebbero dovute scambiare: il Tribunale di Milano ha fissato la prima udienza sull’istanza cautelare per il prossimo 8 novembre, mentre al momento le cause per danni intentate da Mediaset e Fininvest rimangono in calendario il 21 marzo 2017. Di fronte al giudice civile Vincenzo Perrozziello, che ha accolto la fondatezza del ricorso d’urgenza di Mediaset, le parti dovranno presentarsi e presumibilmente portare proprie memorie sulla vicenda: di fatto il Biscione prova a ‘stanare i francesi, che per ora tentano di cuocere lentamente una controparte che si deve occupare interamente di una società che pensava di aver già ceduto, non potendo tra l’altro compiere su di essa alcuna scelta. Formalmente la pay tv sarebbe infatti in una gestione condivisa, ma se il management Mediaset prende delle decisioni queste potrebbero venir impugnate come mancanze nel contratto di vendita. Oggetto del contendere è ovviamente il contratto di acquisto di Premium da parte di Vivendi firmato nell’aprile scorso con uno scambio paritario del 3,5% tra le capogruppo Mediaset e Vivendi.” (<-Ansa)

    Aggiornamento 12 ottobre: Secondo l’agenzia RadioCor, “Mediaset Premium sta lavorando a una ‘revisione profonda’ del perimetro delle proprie attività a causa dell’impasse con Vivendi sul futuro della tv a pagamento. È l’indicazione fornita a fine settembre dal management in occasione di un’assemblea degli azionisti di Premium che ha deliberato sul rafforzamento patrimoniale da 140 milioni già definito nella scorsa primavera. Dopo lo stop alla cessione della pay-tv al gruppo francese, riporta il verbale dei lavori assembleari consultato da Radiocor Plus, sarà effettuata una revisione profonda per capire quale sarà il perimetro del business e il relativo profilo finanziario ed economico di Mediaset Premium spa da ora in avanti per tenere conto dell’impatto negativo sulle attività derivante dall’interim management, cioè dalla fase di gestione ‘ibrida’ tra vecchio e nuovo azionista di Premium (cioè Mediaset e Vivendi se fosse completata l’operazione di vendita) partita con la firma del contratto vincolante dello scorso 8 aprile. La gestione in coabitazione tra i due gruppi media, almeno sulla carta visto che di fatto Vivendi ha fatto un passo indietro a partire dal mese di luglio, sta portando a rallentamenti e cambiamenti di programma sia sul fronte dei costi operativi sia sul fronte dei nuovi investimenti e la volontà di Mediaset di confermare questa modalità di azione anche dopo il 30 settembre (data inizialmente concordata per il closing della vendita di Premium) ha reso necessario rivedere alcuni progetti come già emerso di recente con lo stop alla distribuzione dei canali Disney Channel e Disney Junior. Sarà confermato invece il lancio del nuovo canale crime ‘Investigation Discovery’. L’assemblea degli azionisti di Mediaset Premium di fine settembre ha formalizzato l’approvazione della situazione patrimoniale della società da cui è emersa una perdita di periodo di 100,78 milioni di euro: anche al netto della perdita di 63,6 milioni realizzata nei primi tre mesi dell’esercizio e già ripianata a maggio, il patrimonio netto ha raggiunto un valore negativo imponendo quindi la ricostituzione dello stesso. L’ulteriore perdita di 37 milioni circa è stata ricoperta per 30 milioni tramite azzeramento del capitale sociale e per 7 milioni procedendo a un aumento da 30 milioni di euro. Oltre a questa operazione di ricapitalizzazione, l’assemblea ha poi deliberato un ulteriore aumento da 110 milioni da eseguirsi successivamente presumibilmente per riportare le disponibilità di Premium al livello in cui erano a inizio 2015 con il lancio della nuova pay-tv con azionisti Mediaset e Telefonica.”

    Vincent Bolloré ha rafforzato al 20,4% la presa su Vivendi, impegnando complessivamente piú della metà del valore del gruppo di famiglia sulla media company che presiede. Secondo Antonella Olivieri del Sole 24 Ore, “con il raddoppio previsto per gli azionisti da almeno due anni, arriverà al 29% dei diritti di voto a marzo (e al 40% in prospettiva). Con ciò non avrà più bisogno di alleati per sancire che Vivendi non è più una public company, bensí una società che ha nel finanziere bretone l’azionista al comando. Un’accelerazione che, per quanto riguarda il versante italiano su cui Vivendi è esposta, ha l’effetto di far rientrare lo scollamento di visioni tra la presidenza e l’azienda che, secondo le voci, ci sarebbe stato e nel breve, in particolare, di contribuire a sbloccare l’impasse su Mediaset Premium. A quanto risulta, lo schema sul quale si sta lavorando per la pay-tv del Biscione è un azionariato suddiviso, pariteticamente al 40%, tra Vivendi e Mediaset, con il 20% in mano a fondi di private equity e valido per un triennio, il tempo utile a portare Premium in pari. Senza un accordo, la vicenda rischierebbe di trascinarsi per anni nelle aule dei Tribunali. Per raccapezzarsi nell’intricata vicenda occorre fare un passo indietro.

    Aggiornamento 5 ottobre: secondo alcune fonti, riprese dal Corriere della Sera, Mediaset e Sky starebbero per riprendere gli abboccamenti. Il ventilato, possibile incontro tra Berlusconi sr. e Murdoch (che sarebbe senior anch’egli, per dire) probabilmente non avrà luogo e la trasferta americana del primo rimarrà finalizzata a motivi di salute. Il secondo, d’altra parte, non è nemmeno a New York. Saranno generali e ascari delle due aziende a incontrarsi, secondo “fonti vicine al dossier”. Quanto ai francesi di Vivendi, il 30 settembre è passato abbondantemente, la scorsa settimana de Puyfontaine si è detto “ottimista” e ha affermato che «i colloqui sono in corso». Se l’ottimismo non dovesse concretizzarsi, la strada è quella dei tribunali e un’eventuale causa porterebbe nelle casse del Biscione fino a due miliardi di euro.

    Aggiornamento 27 settembre: ha avuto luogo oggi il consiglio d’amministrazione di Mediaset. Secondo l’agenzia DowJones, il gruppo del Biscione ha espresso apprezzamento per le mosse attuate dal management in difesa degli interessi del gruppo, raccomandando di prendere ogni opportuna iniziativa per portare i francesi a onorare il contratto. Secondo DowJones, è ancora possibile l’eventualità che Mediaset possa chiedere che il contratto divenga effettivo attivando la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 700 del codice di procedura civile. Gli accordi prevedevano una scadenza per l’esecuzione del contratto al 30 settembre. Secondo Vivendi, superata questa data l’accordo, se non perfezionato, è da ritenersi nullo. Secondo Mediaset il termine del 30 settembre era il termine entro il quale sarebbe dovuto arrivare l’ok dell’Antitrust Europeo sull’operazione. Un ok che non è mai arrivato visto che la richiesta all’autorità europea non è stata mai effettuata dai francesi. In mancanza di un’attivazione dell’iter di fronte all’Antitrust il termine del 30 è destinato ad essere ridefinito in funzione dell’avvio della procedura. (…) Nel suo piccolo, il quotidiano ‘il Giornale’, diretto da Alessandro Sallusti, ha ricordato che la compravendita di Premium avrebbe dovuto essere il  “primo passo verso la costruzione di un’asse Mediaset-Vivendi per creare un polo europeo per contenuti esclusivi dedicati al piccolo schermo”, che potesse competere con gli americani di Netflix. (…) Vivendi, sempre secondo il Giornale, affiancata da Mediobanca, starebbe “sondando Telefonica (già socia di Premium con l’11%) e fondi mediorientali per un riassetto della pay tv che vedrebbe sia i francesi sia Cologno Monzese al 40% e soci terzi con un complessivo 20 per cento”.
    Quanto a Telecom Italia, il presidente Giuseppe Recchi, ha oggi stesso dichiarato “Abbiamo già detto ampiamente, non abbiamo niente in corso. No comment”. In risposta alle supposizioni che vedevano un possibile accordo tra Biscione, Vivendi e Telecom Italia. (Fonte: Prima on line)
    Aggiornamento 23 settembre: 
    sebbene Vivendi e Mediaset si siano espresse in modo molto forte, l’interesse comune, piú razionale, sembra essere quello di un accordo definitivo. I francesi hanno definito nuovi accordi per la distribuzione di Canal+ con Orange, a breve lo faranno anche con Iliad-Free, mentre i manager del Biscione stanno per delineare le strategie complessive sul fronte della Iptv, visto che Vivendi è il primo azionista (24,6%) di Telecom. Secondo Milano Finanza (Andrea Monanari), “(…)  la volontà sarebbe quella di rivedere il piano industriale 2018-2020 di Mediaset Premium, ossia il documento previsionale che per i francesi era «irrealistico». Secondo Mediaset infatti il pareggio della pay tv è raggiungibile proprio nel 2018, mentre per il gruppo transalpino non andrebbe fissato prima del 2020. Così le due controparti starebbero valutando le modalità di revisione del piano di Premium per trovare una nuova intesa sui numeri e, di conseguenza, sul valore dell’asset. E, siccome la scadenza del 30 settembre incombe, è possibile che presto si torni a trattare. (…) Lo schema, per evitare che i due contendenti consolidino la pay tv, prevede che Mediaset e Vivendi tengano il 40% a testa di Premium, mentre il restante 20% andrebbe girato a un nuovo alleato. Inoltre Vivendi non salirebbe fino al 5% di Mediaset ma resterebbe alla soglia iniziale del 3,5%. Questo anche per evitare eventuali prese di posizione ostili da parte di Fininvest, che non intende assolutamente allentare il controllo sul gruppo televisivo guidato da Pier Silvio Berlusconi. (…) Resta da individuare il terzo azionista di Premium. Secondo alcune interpretazioni, e come già emerso in estate, potrebbe trattarsi di un partner finanziario, come un fondo d’investimento estero, magari mediorientale. Ma c’è chi continua a ritenere che il soggetto più logico da coinvolgere sia Telecom Italia. (…)”
    Da ricordare che il prossimo consiglio d’amministrazione di Mediaset è fissato per martedí prossimo, 27 settembre.
    Aggiornamento 15 settembre: Le due cause avviate da Fininvest e da Mediaset sono state fissate davanti al giudice della Sezione specializzata in materia d’impresa del Tribunale di Milano Vincenzo Perrozziello al prossimo 21 marzo. Poiché la materia è la stessa, un solo giudice tratterà entrambe le cause.
    Nella medesima giornata di oggi, 15 settembre, Disney Italia ha comunicato:
    Siamo molto spiacenti che a causa della ben nota e complessa situazione che Mediaset Premium sta affrontando, Mediaset abbia preso unilateralmente la decisione di non distribuire più Disney Channel e Disney Junior sulla propria piattaforma. Disney vuole rassicurare i propri fan che possono continuare ad accedere ai Canali Disney attraverso Sky Italia e il nostro sito http://tv.disney.it/ per le ultime notizie, i filmati e i giochi“. (Fonte: Prima on line)
    Aggiornamento 9 settembre:Mercoledì (…) il direttore finanziario del gruppo televisivo, Marco Giordani, si è appellato all’Autorité des marchés financiers (trasmettendo l’esposto per conoscenza anche alla Consob) affinché Vivendi “corregga” le affermazioni contenute nella sua relazione semestrale a riguardo del controverso accordo che avrebbe dovuto portare a uno scambio azionario reciproco del 3,5% tra i due gruppi e il passaggio del 100% di Premium sotto le insegne francesi, a fianco della pay-tv transalpina Canal Plus. (…) nella semestrale, Vivendi scrive che l’accordo per rilevare Premium si basava su assunzioni finanziarie fornite da Mediaset a marzo e che poi Vivendi aveva sollevato questioni su queste assunzioni informandone la stessa Mediaset. (…) (che) l’accordo firmato l’8 aprile era subordinato «alla due diligence condotta da Deloitte, come concordato contrattualmente» (…), che le cifre fornite da Mediaset prima della firma del contratto non erano «realistiche» ed erano invece fondate su una base «artificialmente» inflazionata. (…) Dunque, sottolinea la relazione, «è possibile che il nulla osta della Commissione non possa essere ottenuto prima del 30 settembre 2016, data alla quale il contratto perderebbe di validità». Mediaset ha denunciato quindi alla Consob francese alcuni passaggi di questa ricostruzione, sostenendo in particolare che è «incorretta, fuorviante e non fair», nonché che «interferisce sul closing» dell’operazione Premium l’affermazione, riportata nella semestrale di Vivendi, secondo la quale l’accordo era subordinato all’esito della due diligence. Al contrario, nell’esposto firmato da Giordani, si riporta testualmente la clausola contrattuale che dimostrerebbe come Vivendi non avrebbe potuto sottrarsi all’adempimento di quanto concordato, salvo «dolo o colpa grave», in dipendenza dall’esito della due diligence che, stranamente, non era stata effettuata prima della firma. (…) Allo stesso modo Mediaset denuncia che la due diligence di Deloitte non era stata «concordata contrattualmente» come affermato dalla controparte francese, ma, secondo la sezione 3.3 dell’accordo, Deloitte era stata invece indicata come “esperto” esclusivamente per calcolare l’Arpu (ricavi per abbonato) di Premium a fine 2015, sulla base di uno specifico diritto a ritirarsi dall’operazione previsto dal paragrafo 3.2 del contratto. Numeri la cui realtà è stata«confermata da Deloitte nei tempi stabiliti dal suo mandato». (…) Mentre la media company guidata da Arnaud de Puyfontaine non ha voluto commentare,(…) un portavoce dell’Atrif, secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, pur senza entrare nel merito, ha sottolineato che l’Authority «non ha il potere di dirimere una disputa commerciale tra due società». (Fonte: Il Sole 24 Ore, pagina 27, di Antonella Olivieri)
    Aggiornamento 8 settembre/bis:
    Mediaset difende attentamente il contratto di vendita di Premium ma ancora non serra i tempi della causa iniziata contro Vivendi per l’esecuzione dell’intesa, lasciando ancora un pò di spazio ai francesi per trovare una via d’uscita a un conflitto che non conviene a nessuno. Magari con una proposta accettabile, anche se la trattativa potrà partire solo dal contratto firmato in aprile (…).” (Ansa)
    Aggiornamento 8 settembre:
    Mediaset sta valutando la procedura d’urgenza nel ricorso contro Vivendi. Si avvicina il 30 settembre, giorno che, secondo i francesi, segna la scadenza contrattuale, ed il Biscione intende avvalersi di quanto previsto dall’articolo 700 del contratto a suo tempo stipulato per ottenere una prima udienza in autunno e non, come sperato dai francesi, a febbraio 2017.  Secondo alcune voci che circolano o vengon fatte circolare a Parigi, i contatti tra i due gruppi, non si sarebbero comunque interrotti, Mediobanca e Tarak Ben Ammar si starebbero impegnando verso una possibile ricucitura.
    Durante l’estate, peraltro, si è verificato un fatto nuovo perché, oltre alle incomprensioni e alle dichiarazioni forti rilasciate dalle parti, l’Antitrust francese ha bocciato la proposta di Canal Plus (la pay tv di Vivendi, in profondo rosso) di rilevare BeIn sports, gruppo del Qatar che detiene i diritti del calcio in Francia. Questo ha portato Bolloré e de Puyfontaine a ripensare le linee strategiche, in un contesto in cui, secondo alcune indiscrezioni, non sarebbero omogenei nemmeno i gli intendimenti di Bolloré e della squadra che, all’interno di Vivendi, lavora sull’affaire Premium.  Rebus sic stantibus, un accordo extragiudiziale potrebbe annullare il contratto di compravendita in cambio di una soluzione alla “pochi, maledetti e subito”, per compensare la mancata transazione. Secondo l’elvetica Ubs, a questo punto, potrebbe riaffacciarsi Sky, con cui in passato non si era trovato l’accordo sul prezzo giusto (il Biscione voleva un miliardo, santa Giulia non avrebbe scucito piú di 600 milioni). (Fonti: Il Sole 24Ore, altre)
    Aggiornamento 26 agosto:
    con riguardo alle accuse di Vivendi, secondo le quali i numeri di Premium sarebbero stati gonfiati ad arte, Mediaset risponde definendo i dati oggetto del contendere “veri, realistici e inconfutabili” e ribadisce come “il contratto concluso l’8 aprile non sia un preliminare, come vorrebbero far credere le argomentazioni improvvisate da Vivendi, ma un testo definitivo e irrevocabile firmato dall’amministratore delegato Arnaud De Puyfontaine”. Nello specifico, Mediaset sostiene:
    – Il contratto concluso l’8 aprile non è un preliminare, come vorrebbero far credere le argomentazioni improvvisate da Vivendi, ma un testo definitivo e irrevocabile firmato dall’amministratore delegato Arnaud De Puyfontaine. Il contratto prevede esplicitamente l’impossibilità di modificare i termini e le condizioni dell’accordo a seguito dell’attività di due diligence.
    – I dati consegnati da Mediaset a Vivendi oltre un mese prima della firma sono veri, realistici e inconfutabili. È sulla base dei dati pienamente condivisi da Mediaset e Vivendi che l’accordo è stato chiuso.
    – Alla data del 25 luglio, quando Mediaset ricevette la lettera voltafaccia di Vivendi, le due parti non stavano “ancora discutendo”. Tutto era stato già discusso, altrimenti non avrebbe avuto senso firmare un contratto finale e vincolante. Non c’è mai stata nessuna volontà da parte di Mediaset di rinegoziare in alcun modo i termini del contratto stesso. E le prese di posizioni mediatiche di Mediaset e Fininvest sono successive alla lettera del 25 luglio, lettera dai contenuti gravissimi di cui è stato obbligatorio informare il mercato.
    – La procedura antitrust è stata gestita da Vivendi senza condividere con Mediaset le informazioni fornite alla Commissione, in palese violazione di quanto previsto dal contratto. Il termine del 30 settembre è prorogabile nei casi espressamente previsti dal contratto.
    – Il report di Deloitte menzionato da Vivendi è soggettivo e di parte, commissionato dall’acquirente senza l’approvazione di Mediaset.
    – Infine, per quanto riguarda la prima udienza della causa intentata da Mediaset il termine del 27 febbraio 2017 si riferisce ai termini minimi previsti dalla legge. Mediaset si riserva di adottare ogni mezzo previsto dal codice per accelerare la discussione e la decisione della vertenza.
    Fininvest ha definito “priva di fondamento” la ricostruzione dei fatti diffusa da Vivendi e ha ribadito “di aver assunto le proprie determinazioni solo successivamente alle comunicazioni di Vivendi”;  “stupefacente”, pertanto, che Vivendi “abbia l’ardire di indossare i panni del danneggiato”.
    Aggiornamento 25 agosto:
    il quotidiano ‘La Stampa’, ripreso da ‘Prima on line’, scrive che Vincent Bolloré e Stéphane Richard, amministratore telefonico di Orange starebbero negoziando un accordo segreto: Bolloré farebbe entrare Orange nel suo gruppo mediante una ricapitalizzazione della pay Tv arrivando al 20% del capitale di Canal+, ottenendo in cambio una parte delle azioni Telecom Italia che Orange detiene.
    Vivendi, inoltre, ha dichiarato proprio oggi, nel giorno del suo cdA, che l’acquisizione di Mediaset Premium  “era basata su assunzioni finanziarie fornite da Mediaset a Vivendi nel marzo del 2016. Vivendi ha sollevato interrogativi su tali assunzioni e informato Mediaset. L’accordo siglato l’8 aprile è stato successivamente oggetto di una due diligence effettuata dalla società di revisione Deloitte ai sensi di quanto concordato contrattualmente. È diventato chiaro da questa revisione e dalle analisi di Vivendi come i dati forniti prima della firma dell’accordo non fossero realistici e fossero imperniati su una base gonfiata in modo artificiale. Ciò ha portato le due parti a tentare di rinegoziare i termini dell’accordo a giugno.” Arnaud de Puyfontaine ha ricordato che la loro “ambizione resta quella di portare avanti la nostra strategia nell’Europa del Sud e l’Italia in quest’ottica è un Paese chiave. Faremo in modo che sia presa una buona decisione. L’importante in una partnership è che le parti concordino sui dettagli dell’accordo. Vivendi fa sempre quello che dice, ne va della nostra reputazione. Rispettiamo sempre i nostri impegni” (Prima on line)
    Vivendi ha poi smentito gli accordi con Orange, Mediaset ha definito scorrette le affermazioni di Vivendi.
    Aggiornamento 24 agosto:
    secondo alcune indiscrezioni, alcuni operatori cinesi sarebbero interessati a Mediaset Premium. Sarebbero Phoenix e LeTv, rispettivamente una tv satellitare di Hong Kong e una piattaforma streaming, particolarmente attiva, in questo periodo, nell’acquisto di diritti sportivi.(MF)Domani, 25 agosto, è fissato un consiglio d’amministrazione di Vivendi e la soluzione piú razionale continua ad essere quella di un accordo italo-francese.
    Aggiornamento 23 agosto:
    anche Fininvest ha depositato presso il Tribunale di Milano un atto di citazione, affinché “venga ordinato di dare pieno adempimento al patto parasociale allegato al contratto firmato con Mediaset l’8 aprile”. Il Biscione chiede al gruppo francese Vivendi 570 milioni di euro di danni. Questa iniziativa, opportuna, va ad integrare quanto già chiesto da Mediaset ed è accompagnata da una nota in cui si spiega che la holding “chiede in ogni caso il risarcimento dei gravi danni già subiti. Tali danni ammontano ad una cifra non inferiore a 570 milioni di euro, correlati fra l’altro alla diminuzione di valore delle azioni Mediaset in conseguenza dell’accaduto, al mancato apprezzamento delle stesse ove si fosse dato corso all’esecuzione del contratto, nonché all’evidentissimo danno di immagine”, a prescindere dal fatto che il contratto possa ancora essere concluso. Intanto, il titolo in Borsa è oggi a quota 2,80€, in virtú di un balzo del 4,3% che, per la verità, è giunto contestualmente ad alcune voci di possibile ricomposizione dell’accordo. (Adnkronos)
    Aggiornamento 21 agosto:
    “(…) il presidente francese Hollande, da sempre critico nei confronti di Bolloré, considerato vicino a Sarkozy, in un libro intervista definisce il finanziere a capo di Vivendi «un cattolico integralista da cui diffidare non solo politicamente: quelli che non lo hanno fatto sono morti, è un pirata». (…)  C’è però un terzo soggetto cui si guarda nella contrapposizione scoppiata inattesa tra Bolloré e il mondo Berlusconi su Premium, che forse nasconde una partita più grande: è la banca d’affari francese Lazard o meglio i suoi fondi d’investimento che, con la loro forte crescita nell’azionariato del Biscione, hanno contribuito a far suonare un campanello d’allarme dalle parti di Cologno Monzese. Gli analisti finanziari stanno preparando la riapertura della settimana di Borsa dopo il comunicato a sorpresa, ma a mercati chiusi, sull’avvio da parte del Biscione di una prima causa per chiedere l’esecuzione dell’acquisto della pay tv valorizzata dai francesi in aprile 765 milioni. Per questa prima citazione e per la ‘gemella’ in arrivo da Fininvest, il Tribunale di Milano dovrebbe convocare la prima udienza piuttosto rapidamente, anche entro due – tre settimane (due settimane o poco piú, nota del blogger). Poi, se tutto proseguirà nelle aule giudiziarie, bisognerà analizzare le diverse memorie ma per arrivare a una sentenza non sono previsti tempi biblici. Il dubbio è che i francesi, già azionisti di controllo di Telecom che al momento è comunque fuori dalla questione, possano voler sedersi al tavolo di una nuova trattativa da posizioni di forza. E qui spunta anche Lazard, da sempre vicina sia a Bolloré che a Berlusconi, tanto che è stata tra gli advisor nel faticoso processo di vendita del Milan ai cinesi. Qualcuno ha visto con sospetto la comunicazione al mercato del 19 luglio sulla crescita oltre il 5% del capitale di Mediaset proprio mentre stava esplodendo la ‘bomba’ con Vivendi, per poi segnalare dieci giorni dopo una discesa al 4,8%. È tutt’altro che una quota marginale, anche se gestita dai fondi di investimento nelle normali politiche di risparmio. Ma tempi e consistenza della quota ha fatto ipotizzare al settore, anche al di fuori del mondo Mediaset, che dietro possa almeno in parte esserci un investitore forte. Ecco perché Mediaset ha giocato d’anticipo sul Cda di giovedì prossimo dei francesi: il problema al momento è la mancanza di fiducia. Con Vivendi che ancora si trincera dietro i ‘no comment’ ma che sta preparando la replica. I ‘pontieri’ (Tarak Ben Ammar, Mediobanca) appaiono fermi: non sarà una risposta amichevole (…)”(ANSA)
    Con riguardo a quanto avvenuto nella trattativa con Vivendi per Mediaset Premium, Mediaset ha comunicato oggi, 19 agosto 2016, di aver depositato presso il  Tribunale di Milano un’azione legale contro il gruppo francese, specificando che la domanda giudiziale

    “è finalizzata a ottenere l’esecuzione coattiva del contratto per ordine del giudice e il risarcimento dei danni sin qui subiti da Mediaset, stimati per ora in un importo pari a 50 milioni di euro per ogni mese di ritardo nell’adempimento da parte di Vivendi a partire dal 25 luglio 2016”.

    e che

    “l’atto di citazione non riguarda il grave danno complessivo che la risoluzione del contratto non onorato comporterebbe, non inferiore a un miliardo e mezzo di euro, ma l’obbligo di esecuzione del contratto stesso”.

    Il risarcimento richiesto è relativo, dunque

    “unicamente al ritardo già fin qui accumulato” e “ad eventuali ulteriori ritardi prodotti da fantasiose e dilatorie proposte di accordi diversi dal contratto in essere”.

    Fonte: Adnkronos

Gli antefatti sono nel post ‘a (pier)silvia (2)’

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