la Tigre ed il Biscione (2)

Le ultime battute del confronto tra Mediaset e Sky sembrano potersi sinteticamente riassumere con “Io me ne andrei”, “è stato un piacere, arrivederci!” (per non dire “e salutame a soreta”). È cosa nota: dal 7 settembre, in mancanza di accordi, Mediaset renderà possibile la visione di Canale 5, Italia e Rete 4 sul satellite solo attraverso la tecnologia TivùSat, non a chi possiede un decoder satellitare FTA. Il Biscione sostiene, e ha piú volte ribadito, il diritto della retransmission fee dei suoi canali e, per difendere il principio, è disposto a rinunciare all’ascolto e agli introiti che derivano dalla presenza su Sky; secondo fonti vicine a Murdoch, la piattaforma satellitare ha significato circa il 10% dell’ascolto dei canali berlusconiani nei primi sei mesi dell’anno mentre “gli uomini del Biscione stimano un calo di ascolti attorno allo 0,5-0,6% e un impatto sui ricavi pubblicitari praticamente pari a zero” (ItaliaOggi).
Anche per Sky è una perdita ma qualcuno ci ricorda che, attraverso la Digital Key, l’ostacolo si può comunque aggirare, per non parlare del fatto che passare dal digitale satellitare a quello terrestre con un semplice telecomando non è certo impossibile. Una domanda, inoltre, sorge spontanea: quali canali andranno a collocarsi nelle posizioni di Canale 5, Italia 1 e Rete 4*?
Tornando filologicamente alle dichiarazioni, fatto salvo un “contenti loro…” che qualcuno dichiara d’aver sentito, la filiale italiana di Murdoch ha commentato:

«Si tratta di una libera scelta di Mediaset che non ci lascia particolarmente sorpresi e procediamo di conseguenza. Siamo molto tranquilli e stiamo ovviamente già impostando le modifiche necessarie. Oggi gli spettatori sono abituati a guardare la tv su diverse piattaforme, lo faranno anche in questo caso. Due sole precisazioni: Sky non ha mai ritrasmesso il segnale, ma solo ricevuto un segnale free e nel resto d’Europa, a partire dalla Gran Bretagna, nessuna richiesta di pagamento per i canali free ha mai ottenuto un pagamento. E il mercato richiede di essere presenti su tutte le piattaforme» (Andrea Zappia, a. d. di Sky Italia).

Mediaset, attraverso il sito programmisat.it si è cosí espressa:

“Il segnale satellitare emesso da Mediaset è protetto dalle leggi sul diritto d’autore. Poiché Mediaset è un network commerciale e per le sue trasmissioni free affronta notevoli costi e investimenti senza chiedere nulla al pubblico dei telespettatori, non può consentire che altri operatori continuino a utilizzare tale segnale senza pagare nulla. Mediaset ha provato quindi a raggiungere accordi, ma questo non è stato possibile. In ogni caso, anche dal 7 settembre quando il segnale sarà criptato integralmente, se segui i canali Mediaset via satellite potrai continuare a usufruire gratuitamente della programmazione di Canale 5, Italia 1 e Retequattro sulla piattaforma TivùSat. Con un vantaggio: potrai anche vedere altri cinque canali tematici gratuiti trasmessi da Mediaset sul digitale terrestre (Iris, La5, Top Crime, Italia2, Extra) e attualmente non disponibili sulla pay tv satellitare. La smart card per accedere al servizio è compresa nell’offerta gratuita TivùSat.  Oltre 2 milioni di famiglie usano TivùSat e vedono perfettamente via satellite oltre 60 canali gratuiti. In conclusione: dal 7 settembre potrai vedere via satellite non più tre ma otto canali Mediaset in versione integrale e senza alcun oscuramento solo con TivùSat. Gratuitamente. La tua tv Gratuita Ovunque Via satellite”

«Vogliamo che Sky, come tutti, paghi un diritto di ritrasmissione per far vedere i nostri canali sulla sua piattaforma. Sono più di dodici anni che combattiamo perché non passi il principio che i contenuti possano essere trasmessi gratuitamente, altrimenti sparisce lo stesso modello di business audiovisivo basato sul valore del contenuto» (Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset)

L’Agcom aveva espresso una delibera, la famosa 128 del 2015, alla quale la Nieri e tutta Mediaset si erano ispirati ma, come si ricorderà, Agcom stessa ha precisato che tale delibera prevede i diritti di ritrasmissione solo per la Rai, non potendosi parlare di “contratto di servizio” per due operatori privati (e Zappia continua a dire che non si è trattato di ritrasmissione ma di ricezione di segnale free).

Sono inoltre da ricordare le battaglie legali che Mediaset ha ingaggiato con YouTube (500 milioni di risarcimento), Yahoo (100 milioni), e Facebook, per non parlare di

«un “tavolo” aperto con Vodafone e con Telecom In Germania, nel 2014, la tv gratuita terrestre ha incassato 93 milioni di euro per la ritrasmissione via cavo e satellite mentre le tv commerciali britanniche hanno chiesto 200 milioni di sterline alle diverse piattaforme. La prima domenica di campionato, infine, ha visto il 62% dello share andare a Sky e il 38% a Mediaset Premium, che aveva il 42% alla prima giornata dello scorso anno (sempre con tre partite in meno rispetto a Sky). Il pubblico complessivo è calato, anno su anno, di circa 600mila individui. Il campionato di calcio di serie A che è iniziato questo weekend si presenta come il più agguerrito e competitivo dell’ultimo triennio, non solo dal punto di vista sportivo. La Juventus pare più avvicinabile dalle rivali visto il rinnovamento della rosa e la non facile sostituzione di campioni affermati quali Tevez, Pirlo e Vidal. Ma è soprattutto dal punto di vista del calcio guardato e delle pay tv che la battaglia è accesa. La killer application per eccellenza del piccolo schermo, la partita di pallone, in questi mesi estivi, si legge su Milano Finanza, ha infiammato la guerra in atto dal 2005 tra Sky Italia, la pay tv satellitare di Rupert Murdoch, e Mediaset Premium, la piattaforma a pagamento del gruppo di Cologno Monzese, leader in Italia per quel che riguarda la raccolta pubblicitaria e gli ascolti sul target commerciale 15-64 anni: sul pubblico indistinto, per la cronaca, vince sempre la Rai. Per la sola stagione 2015-2016 di Serie A e Champions League e in minima parte per la Ligue1 francese e la Scottish League, il Biscione sborserà complessivamente la somma di 611 milioni, per più di 670 partite da trasmettere. Una cifra che è nettamente superiore (+80%) a quella messa sul piatto l’anno scorso per un numero assai più elevato di competizioni e partite (oltre 1.500). Di fatto, Mediaset per Premium, ha investito quasi quanto Sky (658 milioni).  Solo che quest’ultima può vantare un portafoglio di 1.900 sfide – tutta la Serie A e la Serie B, oltre all’Europa League – grazie anche all’apporto della consorella FoxSports che per 32 milioni si è aggiudicata i diritti degli altri principali tornei nazionali europei: Liga spagnola, Premier League inglese e Fa Cup, la Bundesliga tedesca e l’Eredivisie olandese.» (Marco Mele, il Sole 24 Ore).

In data 26 agosto 2015 (oggi) si è espressa anche Adicomsum (nel suo piccolo):

«Dietro alla decisione di Mediaset di criptare i propri canali in realtà  ci sono altri motivi, come quelli di non voler più concedere gratuitamente a SKY la possibilità di inserire i principali canali Mediaset nel bouquet della pay tv satellitare (posizioni 4,5 e 6). Non essendo la pay tv satellitare una piattaforma tecnologica com’è, invece, la trasmissione da satellite, ecco che vengono tagliati fuori tutti coloro che vedono la televisione solo con la piattaforma satellitare. In un’Europa che ci chiede di avere un mercato unico digitale anche nelle comunicazioni elettroniche la decisione di Mediaset è assurda. È ora che Agcom faccia  chiarezza tutelando i diritti dei consumatori e delle aziende televisive. Deve essere chiarito una volta per tutte cosa e quando una trasmissione televisiva può essere criptata. La scelta di codificare non può essere utilizzata per ragioni concorrenziali o per favorire una piattaforma trasmissiva a svantaggio di un’altra (satellite contro terrestre e viceversa)! Visto che la criptazione normalmente viene usata per i canali a pagamento o per quei programmi che non hanno acquisito i diritti per la trasmissione fuori dai confini nazionali (ad esempio, eventi sportivi visibili solo sul terrestre o su TIVUSAT):

Perché Mediaset dovrebbe criptare tutto il palinsesto dei suoi canali, impedendo quindi la visione con un semplice decoder free satellitare?

Perché diventerebbe necessario vedere i canali Mediaset solo con il decoder compatibile con TIVUSAT?

Perché Mediaset impedirebbe ai nostri connazionali, residenti in Europa, di vedere i suoi canali?

Perché alcuni canali trasmessi sul terrestre, sono interamente criptati sul satellite e visibili solo con TIVUSAT?  Perché TIVUSAT nata per garantire la visione su satellite dei canali terrestri a chi non ha il segnale da terra, ha costi di accesso elevati così da coprire i costi di criptatura?

Chi verifica se veramente i contenuti trasmessi sono acquisiti solo per l’ambito nazionale?

Basta con questa anarchia Agcom chiarisca diritti e doveri di chi gestisce i bouquet televisivi e chi è tenuto a pagare per essere inserito nella numerazione del bouquet e verifichi la tipologia delle criptazioni in atto. Adiconsum chiede  ad Agcom l’apertura immediata di un tavolo di confronto con le associazioni consumatori per elaborare al più presto le delibere necessarie per regolamentare il settore. Chiediamo ad Agcom di bloccare la decisione di Mediaset fino a quando non ci saranno regole chiare.» (comunicato stampa)

È stato presentato, comunque, in quel di Pescara, anche il calendario ufficiale della Serie B Conte.it 2015/16 (esclusiva assoluta Sky Sport per tre anni).

Chissà, che non siano gli italiani ad avere un po’ troppo “la testa nel pallone”…

*(lo so che si scrive Retequattro ma non mi partirebbe il link)

Una risposta a “la Tigre ed il Biscione (2)”

  1. Aggiornamento dalla Spagna: La Liga, la Serie A spagnola, ha vietato l’accesso agli stadi alle telecamere delle reti spagnole Mediaset Cuatro e Telecinco, che non potranno filmare una sola immagine delle partite del campionato. Questo è dovuto ad uno scontro particolarmente duro per l’assegnazione dei diritti: l’esclusiva della trasmissione delle partite è appannaggio di Telefónica, i servizi riassuntivi e gli highlight della tv pubblica spagnola RTVE. Gli altri gruppi tv free-to-air, devono accontentarsi dei video forniti dalla federazione, di massimo 90 secondi. Mediaset sta facendo ricorso, ritenendo che così si limiti la libertà di informazione e ritenendo la gara alterata, dato che RTVE è ampiamente sostenuta da denaro pubblico.
    Fonte: TvZoom

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