spicchi di speranza tra baffi di virus (11)

Con riguardo alle ultime schegge d’attualità sulla possibile riapertura di cinema e teatri, riportiamo i comunicati stampa del MiC, con il pensiero di Franceschini ed il suo confronto con il Comitato tecnico-scientifico, e quello dell’Agis (Associazione generale italiana dello Spettacolo) “a seguito delle ipotesi ventilate nelle ultime ore in merito alle riaperture dei luoghi di spettacolo”:

Sí a sperimentazioni da parte delle Regioni

Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, è stato audito questo pomeriggio dal Comitato Tecnico Scientifico per discutere del riavvio delle attività legate al mondo dello spettacolo. Nel corso del suo intervento, Franceschini ha presentato alcune proposte per consentire che la riapertura di teatri, cinema e sale da concerto, già prevista nelle ‘Zone gialle’, possa avvenire con una maggiore presenza di pubblico. Il ministro ha proposto inoltre di consentire alle regioni di sperimentare in determinati luoghi all’aperto, eventi con numero maggiore di spettatori, introducendo misure aggiuntive di sicurezza,  come già avvenuto in altri paesi europei.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha ascoltato le proposte e chiesto al Ministro di ricevere nella giornata di domani un documento di sintesi sul quale si esprimerà in tempi rapidi per consentire al Governo di deliberare quanto prima.
Nel suo intervento Franceschini ha inoltre ribadito quanto per lo spettacolo la situazione non sia più sostenibile e quanto questo settore, al pari di quello della scuola, debba essere considerato essenziale per la vita dei cittadini.

Roma, 12 aprile 2021
Ufficio Stampa MiC

12.04.2021 – A seguito delle ipotesi ventilate nelle ultime ore in merito alle riaperture dei luoghi di spettacolo, l’AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, rende nota la propria posizione unanimemente condivisa ed espressa nei giorni scorsi in una lettera indirizzata ai vertici del Ministero della Cultura.

Nello specifico, riguardo al tema delle capienze, AGIS sottolinea come “non si possa in alcun modo ipotizzare una capienza fissa che non tenga in considerazione la reale dimensione della sala. Si ribadisce, a tal fine, la proposta che prevede un limite massimo di capienza calcolato detraendo dal numero dei posti autorizzati dalla Commissione di Vigilanza quelli necessari a garantire il distanziamento di almeno un metro tra le rime buccali. Restando inteso che non sono tenuti all’obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o le persone che in base alle disposizioni vigenti non sono soggette a tali disposizioni”.

In merito alle ipotesi ventilate nelle ultime ore circa le mascherine FFP2, “l’AGIS concorda con la possibilità del loro utilizzo e distribuzione, ma a patto che questa ulteriore restrizione sia funzionale ad un aumento della capienza delle sale, restando fermo che sarà necessario un sostegno economico che possa contenere l’eventuale aggravio di costo per i gestori, qualora dovessero essere loro a fornirle”.

Ancora più netta la posizione sull’obbligo, da parte degli spettatori, di presentare un tampone effettuato entro le 48 dall’evento. “Consideriamo – sottolinea l’AGIS – questa ipotesi un elemento di discriminazione sociale, oltre che un ulteriore disincentivo alla partecipazione. Ribadiamo, al tempo stesso e se ce ne fosse ancora bisogno, come la fase di riapertura dallo scorso giugno sino ad ottobre abbia dimostrato come la gestione del pubblico negli eventi di spettacolo non abbia creato particolari criticità”.

“Tutte le nostre strutture hanno dimostrato, specificamente nel lasso di tempo in cui i luoghi di spettacolo hanno visto una parziale riapertura, la massima professionalità, nel pieno rispetto delle norme vigenti e a tutela della salute di tutti. Fatti concreti, che ci auguriamo richiamino gli enti preposti ad una decisione saggia ed equa sulle riaperture”. “Restiamo disponibili – conclude l’AGIS – ad un ulteriore confronto che possa partire in particolare dalle misure da adottare per garantire la tutela della salute dei lavoratori, che, per le peculiarità della loro attività, restano maggiormente a rischio”.

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