i successori di Pietro

La puntata di ‘Ulisse – il piacere della scoperta’ in onda il 21 novembre 2015 ha avuto a oggetto il Vaticano e la Basilica di san Pietro. Come precisato a inizio puntata, la riproposizione di tali contenuti ha inteso salutare il Giubileo della Misericordia voluto da papa Francesco, che comincerà ufficialmente l’8 dicembre prossimo venturo. Inevitabili, pur tra le inestimabili bellezze, alcuni riferimenti alla storia del papato, alla tortura di Giordano Bruno a Castel sant’Angelo e a quei pontefici che si ritiene o si sospetta possano essere stati ammazzati nell’ambito degli intrighi di palazzo (secondo Vatican Insider:

Giovanni VIII il 14 dicembre 882  fu avvelenato da uno che poi, per essere certo di essere riuscito nello scopo, gli spaccò la testa a martellate. Bonifacio VII nel 985 fu ucciso mentre fuggiva da Castel S. Angelo e il suo cadavere restò, oltraggiato dai passanti, per giorni davanti alla statua di Marco Aurelio… Bonifacio VII, nel 974 aveva fatto strangolare, sempre a Castel S. Angelo, il suo predecessore Benedetto VI, mentre Benedetto V era morto in prigione, addirittura ad Amburgo, nel 966. C’è solo da pescare: Giovanni XII (…) fu noto per i cattivi costumi, anche in occasione della sua morte violenta nel 964… Prima di lui Giovanni X, papa dal 914 al 928, muore in prigione, ma gli resta la macchia dell’accusa, probabilmente falsa, del suo legame delittuoso con la perfida imperatrice Marozia…Via via nei secoli, passando per Paolo II, veneziano, forse morto all’improvviso il 26 luglio 1471, per indigestione da melone troppo freddo…)

(http://vaticaninsider.lastampa.it/; qualcuno aggiunge Sergio III, Benedetto V, Leone V, Giovanni X, Pio III, Formoso, Pio VIII, Urbano VII, Leone XI, Stefano VI, Leone V, Gregorio V, Giovanni XIV, Giovanni XI “e molti altri ancora!“).

Il nostro pensiero va anche a Giovanni Paolo I che, in simpatica coincidenza con una profezia di suor Lucia di Fatima, morí trentatré giorni esatti dopo la salita al soglio di Pietro; suo fratello, Edoardo Luciani, nel 1998, ha rilasciato al Corriere della Sera un’intervista:

“Nel marzo del ’78, quando era patriarca di Venezia, andò in pellegrinaggio a Fatima. Al ritorno venne qui a Canale per guidare in parrocchia una meditazione sulla Quaresima. (…) Lo vidi qui, in questa stanza, che è poi quella dov’è nato. Guardi, era seduto proprio lí dov’è seduto lei adesso. Solo e pensieroso. Gli chiesi cos’avesse. Mi rispose: “Sai che sono stato a Fatima?”. Certo, dissi. “Ma sai anche che suor Lucia mi ha mandato a chiamare, e mi ha voluto parlare?”. Questo no, questo non lo sapevo, risposi. E lui: “Sai che continuo a pensare a quello che mi ha detto?”. Subito dopo prese il breviario e ando’ in camera a pregare. Quando morí, il suo segretario, che l’aveva accompagnato a Fatima, mi raccontò che quel colloquio con suor Lucia era durato due ore, che mio fratello ne era uscito sconvolto e che per tutto il viaggio di ritorno non aveva aperto bocca. Posso dirlo? Secondo me lui sapeva che sarebbe diventato Papa, e che sarebbe morto poco dopo. Quando è morto, abbiamo ricevuto una lettera da Manila. Ci riferivano che poche ore prima che mio fratello morisse, durante una conferenza pubblica, l’arcivescovo di Manila, cardinale Jaime Sin  aveva raccontato che il giorno dell’insediamento era andato a complimentarsi con lui, e Albino gli aveva risposto: “Ma il mio pontificato sarà breve”. Una cosa simile ce l’ha detta suor Vincenza Taffarel, la religiosa infermiera che l’ha seguito fin dai tempi in cui era vescovo di Vittorio Veneto. Ci ha raccontato che un giorno, nello studio del pontefice, lui le disse: “Su questa sedia rimarrò poco, perché presto ci sarà uno straniero”. Il 16 settembre 1972 papa Paolo VI, diretto al congresso eucaristico di Udine, fece sosta a Venezia, dove Luciani era patriarca. Nella piazza gremita dai fedeli Paolo VI, con un gesto senza precedenti, si tolse la stola papale e la mise sulle spalle di colui che sei anni piú tardi gli sarebbe succeduto. “Io c’ero, quel giorno. Ricordo benissimo che Paolo VI, prima di dare la stola a mio fratello, si girò verso la folla come per dire: guardate bene cosa sto facendo, e cercate di capirne il significato. Albino diventò rosso come non l’avevo mai visto e a me vennero i brividi”. (…) quando ci lasciammo tornò indietro, mi raggiunse all’ascensore e mi riabbraccio’ ancora una volta.”

“Mio fratello Papa seppe tutto a Fatima”, di Michele Brambilla, Corriere della Sera 16 settembre 1998, p.19.

La domanda sorge spontanea: visto che il Quarto segreto di Fatima (ultima parte del Terzo?) parla di un uomo vestito di bianco che viene ucciso insieme ad altri vescovi e religiosi, non è che qualcuno potrebbe ispirarsi per creare una nuova coincidenza, contestuale al viaggio in Africa?

Ecco il testo completo del mistero, pubblicato nel 2000:

“Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.”

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