(Pier)Silvia, rimembri ancor
quel tempo della tua vita mortale
quando in ver splendea,
nei pensieri tuoi, profondi e riflessivi,
la cura mia, il salutar
che caramente offrivi?
Speravan le mie
speranze, ed il know how,
al tuo perpetuo vezzo,
allor che, all’opre aziendal fuggendo
indicavi, assai contenta
quell’aureo avvenir che prospettavi.
Era il momento odoroso: e tu solevi
cosí chiosare il tutto.
Io i post leggiadri
talor lasciando e le sudate maglie,
a cagion del camminar mio estremo
(ché di me si spendea la miglior parte),
d’in su lo schermo del computer bello
porgea gli occhi alla posa tua sí dolce,
ed alla man veloce
che disponevasi a guisa di raggiera.
Amavati qual germano,
non viziato e pravo,
ma buono e mite, nobíle ‘n côre.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Dudi mio!
Quale allor mi apparia
la vita umana e il fato!
Oggi ancor, talor tornando alla cineasta sede,
un che mi prende
virtuale e trasognato,
che in tv suggerir sembra ventura.
O (Pier)Silvia, (Pier)Silvia,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? Perché di tanto
inganni il Pasquy tuo?
Tu pria che la palestra ti gonfiasse il petto,
da chiuso luogo impegnata e vinta,
splendevi, o tenerella. E pur vedevi
il cv del Pasquy tuo;
ei ti molceva il core,
lo dolce stile dei messaggi in rete,
or delle idee ch’ei ti proponeva;
né teco le compagne ai dí del tennis
ragionavan d’amore.
Anche peria fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negâro i fati
la contentezza. Ahi come,
come deluso mi hai, cara compagna
dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mio mondo? Questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte delle tue emittenti?
A ricercare il Vero
dal côr tu mi cadesti: e ancor mi chiedo
se un guscio di lumaca sia in ver presago
d’un destino arcano.
PER FAVORE, NON INTERAGITE CON
MIA MADRE O ALTRI,
NÉ EFFONDETEVI IN MESSAGGI SUBLIMINALI,
È SECCANTE