l’eleganza dell’asino

Oggi è Domenica delle Palme e si ricorda l’arrivo di Gesú a Gerusalemme, accolto in trionfo e chiamato figlio di Davide, re d’Israele.

Lasciando alle opportune istituzioni le tematiche del caso, una domanda sorge spontanea: perché il figlio di Dio arrivò a Gerusalemme cavalcando un’asina?

La risposta non è ovvia come potrebbe sembrare ed il sottoscritto è in grado di fornirla in virtú di una delle provvidenziali conferenze a cui si è pregiato di presenziare.

Una volta tra asini e cavalli non c’era differenza di valore, anzi i primi erano cavalcature d’assoluto prestigio, degne di trasportare le migliori persone, finanche figli di re, Messia e figli di Dio.

A tal punto erano nobili gli asini che gli Hyksos ne riproducevano le teste sugli scettri dei loro condottieri e li consideravano alla stregua di animale totemico. Ed è proprio su questo punto che, si perdoni, casca l’asino!

Gli Hyksos

erano nemici giurati degli Egiziani, costantemente preoccupati delle loro invasioni e questi, che avrebbero avuto influenza innegabilmente ed enormemente piú forte sulla cultura occidentale, finirono con l’identificare il popolo nemico con l’animale che lo rappresentava. Oltretutto, gli Egizi identificavano l’asino anche con Seth, il dio cattivo che aveva ucciso Osiride, e gli attribuivano qualità negative come l’ignoranza e la presunzione: “Nei Testi dei Sarcofagi, Seth esibisce l’inconfondibile testa di un asino” (Macrolibrarsi.it).

Nacque cosí una sfortuna che l’asino assolutamente non merita essendo, al contrario, animale mite e docile, forse perfino piú intelligente del cavallo.

Né è da escludere, a mio avviso, derivi dalla detta sfortuna il motivo per cui Charles Dickens ci racconta della zia di David Copperfield che, dopo aver deciso di aiutare il figlio di David, deve preoccuparsi di allontanare gli asini dalla sua tenuta (recinto sacro? τέμενος?).

O del fatto che Charlie Chaplin, in uno dei suoi film, se la dovesse vedere con un asino che tentava di entrare nella sua baracca…

 

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