l’ora (multietnica) di religione (2)

“Chi scrive ha sempre ritenuto che la religione a scuola non andrebbe insegnata per nulla, essendo altre le sedi che possono tranquillamente farsi carico di questo compito.
Se cosí non può essere, che si riconosca, almeno, che le religioni chiamano in modo diverso un Dio che, con ogni probabilità, è lo stesso per tutti.”

il sottoscritto, in un precedente post
Non di solo cattolicesimo vive il fanciullo e a Bologna, a quanto sembra, lo sanno. Leggo* di una lodevole iniziativa posta in essere in alcune scuole del petroniano capoluogo dove, in alternativa alla religione cattolica tradizionalmente insegnata, si pone in essere un progetto dedicato alle culture religiose di tutto il mondo.
Il progetto della primaria Don Minzoni in san Donnino si chiama «In viaggio per il mondo tra culture e religioni»; alle medie Saffi l’iniziativa, particolarmente utile in un contesto sociale ad altissima immigrazione, non ha un nome: i docenti di religione portano in classe testi di diverse confessioni, li studiano e li mettono a confronto, trovando le tante analogie e le immancabili differenze. In classe arriva anche la nostra Costituzione, perché tutto il percorso dev’essere inquadrato nello schema di diritti, doveri e regole che da quella scaturiscono.
I risultati stanno già arrivando: sempre meno sono i ragazzi figli d’atei o non cattolici che chiedono di uscire durante la fatidica ora di religione.
Di piú, imparano la tolleranza, la fratellanza e il dialogo interculturale.

 

*: Corneo, Daniela,‘Bologna, l’ora di religioni nella scuola multietnica’, su Corrieredibologna.corriere.it, 5 aprile 2018

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