spicchi di speranza tra baffi di politica (3)

Sale al massimo della capienza? Di nuovo spettacoli in piazza? Dopo la discussione in Consiglio dei ministri con il Presidente del Consiglio Draghi e con il ministro della Salute Speranza, il responsabile del MiC Dario Franceschini ha dichiarato: «Ieri abbiamo approvato un decreto legge che prevede che entro il 30 settembre ci sarà un parere del Comitato tecnico scientifico e poi io spero in una misura di allargamento delle capienze. (…) non si è discusso di allargare la capienza ma sostanzialmente sulla data (…) credo che stiamo andando in quella direzione». La posizione del ministro è stata apprezzata dal presidente delle Fondazioni Lirico-sinfoniche, Francesco Giambrone, e dalla stessa Agis, l’associazione generale dello spettacolo. Mario Lorini invece, parlando a nome dell’Associazione esercenti di cinema (Anec), ha chiesto di dare il via da subito ad una vertenza cultura e invoca un tavolo di confronto con l’esecutivo: «Vorremmo essere convocati dal governo per spiegare le nostre ragioni, come hanno fatto i sindacati confederali vorremmo poter dire la nostra perché è giusto che all’opinione pubblica arrivi un messaggio corretto: le sale dei cinema e dei teatri sono sicure e non è giusto che treni, autobus, aerei siano tornati pieni, che i ristoranti possano essere affollati, mentre i luoghi dello spettacolo no».
Ventinove diverse associazioni di lavoratori dello spettacolo, tra cui “Baúli in piazza”, hanno redatto un documento, dal titolo “Nessuna giornata storica”, da presentare ai politici. Il messaggio da loro lanciato è chiaro: «La riforma del settore dello spettacolo che il ministro Franceschini ha definito una legge rivoluzionaria per noi non lo è! Questa è stata raccontata come l’estate degli spettacoli dal vivo, ma il nostro mondo ha lavorato in maniera parziale e molti sono stati costretti a cambiare lavoro». Elio Germano ha ricordato: «Serve una vera legge, nonché un supporto al settore. Siamo qui a riunirci da un po’, la pandemia ci ha fatto ricordare che siamo pieni di problemi: a parte il ministro della Cultura, io farei un appello al ministro della Salute perché c’è anche la salute mentale dei cittadini da tutelare in quest’epoca di deriva culturale! (…) Lo spettacolo dal vivo è ripartito molto poco e solo favorendo grandi nomi, mentre arte, teatro e musica che nascono dal basso sono fermi. È una situazione molto grave e speriamo di essere ascoltati dalle istituzioni. Va fatto uno sforzo mai fatto prima in Italia per considerare gli artisti una categoria, come è definita dallo statuto europeo del 2007: dobbiamo fare lo sforzo di individuare chi sono gli artisti e considerarli in quanto tali, risarcendo chi non ha lavorato. Bisogna restituire dignità a chi fa questo lavoro perché fa un servizio pubblico fondamentale come la sanità e l’istruzione”.
Alberto “Bebo” Guidetti dello Stato Sociale ha aggiunto: «Abbiamo bisogno di solidità e non di contentini estivi! Le misure fino a qui presentate sono timide modifiche alle normative già esistenti e non possono essere definite riforme”.
Le associazioni, in particolare, chiedono che la riforma “riconosca la natura discontinua dei lavori dello spettacolo, instaurando una misura che, in linea con gli altri Paesi europei in termini di durata e accessibilità, tuteli dalla fluttuazione di reddito tipica del settore”. Va posta in essere, inoltre, “la prosecuzione dell’erogazione delle indennità COVID-19, interrotta dopo maggio 2021, fino ad almeno sei mesi dopo la cessazione dello stato di emergenza; l’istituzione di un “fondo emergenza COVID 2021″ destinato a coprire le giornate annullate ai lavoratori nel 2021”. Per arrivare infine a “riaprire i luoghi di spettacolo al 100%, come già avviene in tutti gli altri settori».

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