quella movimentazione non s’ha da fare (2)

Come si ricorderà, è fermo intendimento del MiC e della Soprintendenza ai Beni culturali modificare in modo drastico e oltremodo invasivo piazza De Nava, antistante il noto Museo Archeologico che ospita i Bronzi di Riace, intitolata a Giuseppe De Nava, ministro del Regno d’Italia nel 1918 e nel 1921.
Non poche sono le perplessità che accompagnano il progetto. A quanto scritto in altra sede aggiungiamo che:

  • il previsto cantiere, stimato sulla carta in due anni di lavori, si protrarrebbe ben piú a lungo;
  • per la città (e per i turisti!) ci sarebbe il trauma di vedere un disgustoso squarcio in pieno centro storico;
  • altissima sarebbe la possibilità di trovare reperti archeologici, dacché quella è la zona che, nell’antichità, ospitava la necropoli dell’antica Reghion;
  • nel caso di cui sopra, il cantiere rimarrebbe fermo a tempo indeterminato, ed il disgustoso cantiere diventerebbe eterno;
  • le strutture che si vogliono realizzare si potrebbero tranquillamente collocare altrove;
  • piazza De Nava è bella cosí com’è.

La testata reggina CityNow pubblica oggi quanto segue:

Riceviamo e pubblichiamo le precisazioni della Fondazione Mediterranea tramite il suo presidente Vincenzo Vitale riguardo la demolizione ed il restyling di piazza De Nava.

“In una recente intervista l’arch. Fabrizio Sudano, direttore della Soprintendenza reggina, che in spregio alla sua mission di tutela e conservazione ha progettato la completa demolizione dell’impianto storico della centralissima Piazza De Nava di Reggio Calabria per sostituirla con uno “spazio ampio” in cui tenere “mostre ed eventi folkloristici”, ha affermato che i lavori partiranno appena dopo il 27 novembre perché la Soprintendenza ha “le carte a posto”. A parte la banale considerazione che avere le “carte a posto” non significa che si è autorizzati a fare una cosa brutta, ingiusta, sbagliata e che nessuno vuole (anche Putin, se deciderà di usare l’atomica tattica dopo la beffa dei referendum, affermerà di avere le “carte a posto”), a quali carte si riferisce il dott. Sudano? Certamente a quell’insieme di pratiche burocratiche che, pur ammettendo che siano formalmente corrette, comunque di fatto configurano un grosso vulnus democratico per la città perché frutto di decisioni prese in oscure stanze da ancora più oscuri travet con l’avallo, che ora tutti si rimangiano, di una politica distratta e di basso livello. A parte le autorizzazioni superficialmente e colpevolmente rilasciate in modo ancillare e servente, una di queste “carte a posto” illustra il mefitico milieu culturale che ha dato vita al progetto di crimine urbanistico cui stiamo assistendo. È il 20 aprile del 2021 e, in coda alla Conferenza dei Servizi decisoria e asincrona sul destino di piazza De Nava, prima che venga dato il placet conclusivo, si riunisce la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Calabria, costituita da burocrati ministeriali di estrazione locale. Viene ascoltata la progettista arch. Giuseppina Vitetta, che risponde alle eccezioni presentate dalla Fondazione Mediterranea circa la perdita irreversibile di un pezzo di storia cittadina, di memoria collettiva e di identità dei luoghi che deriverebbe dalla demolizione della piazza prevista dal progetto. Cosa afferma la Vitetta? Testuale dal Verbale, il n. 5 del 20 aprile 2021: “nessun materiale lapideo degno di pregio e testimonianza della storia territoriale sarà distrutto, ma verrà recuperato per essere riutilizzato nelle fasi di realizzazione dello stesso progetto … per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali”. Un’arrampicata sugli specchi che susciterebbe l’ilarità perfino in un bambino appena uscito dal mondo affabulato della prima infanzia. In altri termini, mutatis mutandis, è come se si affermasse che, per mantenere l’identità storica di una Piazza Navona destinata a restyling (inglesismo che piace molto alla Soprintendenza), il materiale residuo della sua demolizione venisse usato “per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali” della nuova piazza. È come se assistessimo a una pièce in un teatro dell’assurdo.
Ebbene questo assurdo, su cui stanno sganasciando dalle risa gli urbanisti di molte università italiane (che figuraccia per la cultura reggina!), è stato approvato dall’arch. Sudano, presente in Commissione, e fatto suo nel proseguo per inserirlo nel carniere delle “carte a posto”. Posto che “Una professione intellettuale è un’abilità specifica fondata su principi indotti dalle scienze che vengono insegnati normalmente nelle università o scuole superiori e che implica sempre la soluzione di un problema sulla base di quei principi” (così nello statuto dell’Ordine professionale degli architetti); e che per la soluzione del problema identitario di piazza De Nava i progettisti hanno usato soluzioni che non si rifanno a principi indotti dalle scienze e che non vengono insegnati in nessuna università; l’Ordine professionale degli Architetti, che è tenuto a sanzionare questo tipo di comportamenti, potrebbe/dovrebbe intervenire anche solo dal punto di vista deontologico”.

(https://www.citynow.it/nuova-piazza-de-nava-reggio-calabria-fondazione-mediterranea/)

(aut. rich.; in ogni caso il testo è riprodotto tal quale sulla pagina Facebook della Fondazione Mediterranea)

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