Stato d’assedio, Albert Camus e… altri demoni (1)

Sebbene in pochi vi abbiano riflettuto, l’opera teatrale ‘Stato d’assedio’ (L’État de siège) di Albert Camus può ispirare degli spunti incredibilmente interessanti. Il vostro blogger preferito ha avuto modo di conoscerla di recente, grazie ad un laboratorio d’alta formazione, una residenza creativa gestita dal regista Matteo Tarasco, di cui parleremo diffusamente tra qualche tempo. In attesa di piú approfonditi sviluppi, in questa sede ci limitiamo a riportare qualche citazione dal testo di Camus*:

  • Tutti i fuochi dovranno essere spenti alle ore nove della sera, e nessun cittadino resterà in luogo pubblico, o potrà circolare nelle vie della città senza un lasciapassare regolarmente rilasciato, che sarà concesso soltanto in casi estremamente rari e sempre in via arbitraria. Chi contravverrà a queste disposizioni sarà punito a rigor della legge.
  • È severamente proibito dare assistenza alle persone colpite dal contagio, se non denunziandole alle autorità competenti. La denuncia fra i componenti di una stessa famiglia è raccomandata in modo particolare, e sarà ricompensata con una razione alimentare doppia, detta: “razione civica”.
  • Allo scopo di evitare ogni contagio per la comunicazione dei fiati, in quanto le parole stesse possono essere veicolo all’infezione, ordine è fatto a ciascun abitante di conservare ininterrottamente in bocca un tampone imbevuto d’aceto: questo li preserverà dal male e li abituerà alla discrezione e al silenzio.
  • LA PESTE – (…) Ho un bei cercarli, gli uomini liberi: dove sono?
    DIEGO – Nei tuoi bagni e nei tuoi carnai. Gli schiavi sono sui troni!
    LA PESTE – Metti ai tuoi uomini liberi l’uniforme della mia polizia, e t’accorgerai cosa diventeranno!
    DIEGO – È vero: possono diventare vili e crudeli. Per questo non hanno diritto alla potenza piú di quanto abbia diritto tu. Nessun uomo è abbastanza virtuoso da affidargli il potere assoluto. Ma anche questi uomini hanno diritto a quella pietà che a te sarà rifiutata.

(To be continued…)

*sebbene Camus stesso abbia scritto: “Nel 1941 Barrault ebbe l’idea di allestire uno spettacolo sul mito della peste, che aveva già tentato anche Antonin Artaud. (…) Quando seppe che stavo per pubblicare un romanzo sullo stesso tema, mi offerse di scrivere i dialoghi per quella trama. (…) Sia ben chiaro che, qualunque cosa sia stata detta, Lo stato d’assedio non è in nessun modo, un adattamento del mio romanzo La Peste. (…) Se è vero che io ho scritto tutto il testo, non è meno vero che, per giustizia, il nome di Barrault dovrebbe figurare accanto al mio. Questo non si è potuto fare per ragioni che mi sono sembrate degne di rispetto. Ma debbo dire chiaramente che resto debitore di Jean-Louis Barrault.
A Jean-Louis Barrault, peraltro, è dedicata l’intera opera.

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