tra cinema e archeologia (2): Indiana Jones e il greco antico

Ho visto ‘Indiana Jones e il Quadrante del Destino’, di James Mangold, sabato scorso,
lo raccomando a chiunque.

Non rivelo alcunché sulla trama ma, in un determinato momento, Indiana (Harrison Ford) e la sua figlioccia Helena (Phoebe Waller-Bridge) parlano in greco antico, in modo affatto verosimile.
Non vorrei sbagliare ma al mio orecchio, almeno dall’eloquio di Helena, sono arrivati anche alcuni suoni palatali, e fricativi palatali.
Ma… a scuola non ci dicevano (altro…)

le frontiere dello Spirito (10)

Ha suscitato scalpore la notizia che da oggi, 29 novembre 2020, la liturgia messale di santaromanachiesa subisce delle modifiche. È la prima domenica d’Avvento, d’altra parte e, sebbene l’obbligo di modifica decorra solo da Pasqua 2021, molte diocesi sono pronte al cambiamento e a questo “periodo di prova”. Questa terza edizione del Messale sostituisce quella del 1983, con le modifiche fatte dalla Conferenza episcopale italiana.
Nella formulazione del Gloria, i fedeli esclameranno “pace in terra agli uomini amati dal Signore” invece che “pace in terra agli uomini di buona volontà”. Andrà dunque in soffitta quel bonae voluntatis cosí attestato, usatissimo anche nei testi cantati. Tale modifica intenderebbe rendere giustizia al verbo greco eudokeo, che significa compiacersi.
Per motivi filologici, anche il Kyrie è stato adeguato. Si preferiranno le forme greche Kýrie, eléison e Christe, eléison alle italiane “Signore, pietà” e “Cristo, pietà”. A chi ha fatto il classico il compito di risalire a modo e tempo della forma verbale eléison (per la cronaca, imperativo aoristo da eléomai, che significa “avere misericordia”).
In tempi d’attenta sensibilità alla parità dei sessi, cambia anche il Confiteor, che d’ora in poi reciterà

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spicchi di vita e un’intera Spoon river dal mondo antico

È notizia di queste ore l’appello all’Unesco affinché il Latino ed il Greco siano riconosciuti patrimonio dell’umanità. Le reminiscenze liceali, unitamente alla maturità di pensiero nel frattempo affinata, sentitamente caldeggiano*.
In attesa che tale lodevole richiesta sia accolta, con l’invito a leggere le altre nostre riflessioni in materia, vogliamo segnalare un’interessante e recentissima pubblicazione: ‘Epitaffi greci. La Spoon river ellenica di W. Peek’, edizioni Bompiani (trad . F.Mosino, a cura di E. Lelli, pref. G. Guidorizzi).

Epitaffi greci, raccolti da W. Peek e tradotti da F. Mosino (Bompiani)
Epitaffi greci, raccolti da W. Peek e tradotti da F.Mosino (Bompiani)

Era, Werner Peek, insigne filologo tedesco; nell’ambito della sua esperienza di studioso, raccolse circa duemila epitaffi (iscrizioni sepolcrali) provenienti dal mondo antico, dall’era arcaica ai primi secoli di quella cristiana. Poesia minuta, senza autore identificabile, mirata a ricordare chi piú non c’era per come rimasto nella storia delle cose del mondo oppure in quella, forse piú importante, delle fibre del cuore. Frammenti d’esistenza. Le tre amiche morte insieme, che continuano a chiacchierare in Ade come facevano in vita. Il fanciullo morto a dodici anni, proveniente da Rheghion “ricca d’acqua”. Atene, Magna Grecia, Egitto… (altro…)

che ve ne farete del latinorum? (2)

Il latino ed il greco per come li abbiamo studiati fino ad oggi non interessano a nessuno
una classicista che ho ascoltato di recente

‘Il mio professore di greco pretendeva che conoscessi il greco’
Luca Laurenti

Lo studio del latino e del greco antico è indispensabile. Esso ci consente di uscire dai nostri ambiti professionali per ribadire l’importanza di alcune chiavi di lettura necessarie a comprendere la lingua, la cultura, la simbologia. La cultura classica deve essere finalizzata alla consapevolezza nell’uso della terminologia scientifica e filosofica, alla conoscenza delle categorie mentali che sono nate nel mondo greco-romano (la democrazia, il teatro ecc.), alla consapevolezza delle tecniche e buone prassi che a noi sono pervenute attraverso un processo di stratificazione durato secoli. La stessa mitologia è fondamentale, per capire le metafore usate nel linguaggio quotidiano, la letteratura, la storia dell’arte, l’astronomia, i simboli.
Ad aprile 2017 avrà luogo un seminario, (altro…)

illacrimabile Pluto*

Plutone sta meravigliando astronomi e astrofili regalando, complici talune sonde opportunamente inviate, insospettate visioni e panorami inaspettati.

Il dio che gli è legato e gli ha dato il nome, però, anche detto Hades dai Greci o Dite dai Romani, non si è distinto in modo altrettanto nobile perché ha chiamato a sé uno degli studiosi piú originali di quella cultura da cui gli dèi greci sono scaturiti: Franco Mosino.

Autore del fondamentale ‘Ibico, Testimonianze e frammenti’, citato nella bibliografia di tutti i manuali di letteratura greca, Mosino aveva postulato, qualche anno fa, una teoria sulla possibilità che l’Odissea, uno dei massimi poemi dell’umanità, possa essere stata scritta, almeno parzialmente, a Rheghion, fiorente città magnogreca nota oggi come Reggio Calabria (‘L’Odissea scritta a Reggio: prove testuali, topografiche, epigrafiche, filologiche, iconografiche, antropiche’, candidatura al Nobel nel 2011).

Difficilmente enumerabili gli studi (altro…)

attualità del greco

 Un grecista di mia conoscenza mi ricordava che la lingua di Platone viene considerata tra le piú stabili al mondo (altri dicono essere l’inglese  quella col maggior numero di parole ma se ne tratterà, forse, in altra sede).

In effetti, a prescindere dalle cattive notizie che ci giungono, chi ha fatto il classico si lascia spesso attraversare da un sottile brivido quando, ad esempio, vanno in onda le immagini degli scontri tra folla e polizia ad Atene e si riesce a tradurre il greco moderno con la stessa facilità con cui si sarebbe tradotto quello antico. Non è necessario sforzo particolarmente ardito, infatti, per capire che ASTYNOMIA (POLIZIA) deriva da ASTY (città, rocca) e NOMOS (legge), con l’evidente  significato di ente designato a difendere le istituzioni con gli strumenti che ritiene opportuni (ci sfugge, però, l’ente al quale sono affidate le άγραφοι νόμοι, le leggi non scritte).

Il greco di oggi ha due varianti, la demotikè e la katharéousa, in sostanza lingua popolare e lingua colta.

Quest’ultima vanta un lessico che annovera termini usati già in greco classico, parole che hanno tremila anni di vita e li portano decisamente bene:

Ελλάς, Eλλάδος (Grecia, anche nella demotikè); Αθήναι (Atene)
ομιλώ (parlare) οίνος (vino)
πους (piede) οικία (casa)
οφθαλμός (occhio) εις (uno)
ίππος (cavallo) εις (in)
ναυς (nave) ύδωρ (acqua)
λαμβάνω (prendere) ιχθύς (pesce)
βασιλεύς (re) πυρ (fuoco)
πας, πάσα, παν (tutto) έλαιο (olio, con semplice perdita di una ν)
χειρ (mano) άνθος (fiore)
ου(κ) (non) ους (orecchio)
 κύων (cane)

Giusto qualche spirito in meno… Va detto che i Greci di oggi sono convinti che la pronuncia erasmiana, usata nei nostri licei, sia sbagliata ma è questione che in questa sede non è possibile approfondire (rileggi, però con maggiore riguardo al latino, che ve farete del mio latinorum?).

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