il grill(in)o che ride
“A poco a poco i banchi della Camera si riempirono. I lord cominciarono ad arrivare. L’ordine del giorno recava il disegno di legge che aumentava di centomila sterline l’appannaggio di George de Danemark, duca di Cumberland, consorte della regina. (…) un brusio in un’aula parlamentare non impedisce alla seduta di procedere, come la polvere su una truppa non ne impedisce la marcia. (…) Gwynplaine si alzò (…): -Silenzio, pari d’Inghilterra! (…) non vedete che vi trovate in una bilancia e che su un piatto sta la vostra potenza e sull’altro la vostra responsabilità? Dio vi giudica. Oh, non ridete. Meditate, piuttosto. L’oscillazione della bilancia divina è il tremore della coscienza. Voi non siete cattivi. Siete uomini come tutti gli altri: né peggiori né migliori.”
V. Hugo, L’Homme qui rit
A me fa ridere chi pensa di capire qualcosa della politica in base a quello che alcuni mezzi di comunicazione lasciano affiorare. Le Istituzioni sono contenitori che acquisiscono significato direttamente proporzionale a chi va ad operarvi e solo vivendo al loro interno si possono capire alcuni meccanismi che altrimenti sfuggirebbero. Nessun operatore dei media, d’altra parte, danneggia se stesso o i propri interessi e può capitare che alcuni casi subiscano processi d’elefantiasi e mettano in secondo piani aspetti ben più interessanti.
La settimana appena trascorsa, simpaticamente legata al compleanno, mi ha consentito di respirare l’aria della Camera, del Senato, degli annessi e dei connessi (oltre al dibattito delle camere, infatti, è da ricordare il lavoro delle commissioni e tutto un pullulare di riunioni, studi, ricerche che sfugge alla gran parte dei media).
Molte emozioni; molte sorprese; qualche delusione, come il verificare che alcuni leggono il giornale mentre il parlamentare fa il suo intervento o formula la sua proposta.
Molta gente gradevole e alacre, molta serenità nei corridoi, molto ardore nell’emiciclo.
A mensa, veniva spontaneo chiedersi in che misura chi serve il Paese sia consapevole di star mangiando con i soldi degli italiani, cosí come ci si può interrogare sulle diarie, sui privilegi, sulle immunità cui solo alcuni hanno saputo rinunciare…
Anna e l'uomo che ride
Ci sono due possibili collegamenti a L’Uomo che ride anche in Anna Karenina.
Lev tolstoj, infatti, in un punto parla del libro che la donna sta leggendo e fa esplicito riferimento alla storia di un uomo che era riuscito a diventare un baronetto inglese.
Quel che è piú ovvio, il finale: come Gwynplaine, Anna decide che la fine può essere soltanto una, quella che conosciamo:
“Adesso ho capito cosa devo fare!”
i nomi parlanti di Victor Hugo
Dai precedenti articoli si sarà forse intuito che Victor Hugo è l’autore che prediligo.
Poiché si è oggi conclusa la messa in onda de ‘Il cuore di Cosette‘, tratto da ‘I Miserabili’, vale forse la pena di ricordarne uno degli infiniti meriti.
Una delle preziosità dello scrittore francese, comune però anche ad altre esperienze letterarie (Collodi e García Márquez per esempio), è quella di conferire ai suoi personaggi dei nomi parlanti particolarmente efficaci e suggestivi.
Ne I miserabili:
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Jean Valjean contiene due volte Jean, che significa Giovanni, riferimento al Battista e all’Evangelista;
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Madeleine, pseudonimo usato da Jean Valjean, è un ovvio tributo a santa Maria Maddalena;
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Fauchelevant, seconda parte dello pseudonimo, deriva nella prima parte da fauché, forma popolare per squattrinato, oppure da faucher, che significa falciare ma anche, familiarmente, sgraffignare; nella seconda da levant, levante, quindi Oriente, con il senso di chi sorge a nuova vita;
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Fantine deriva da fant, che vuol dire bambino, oppure dall’italiano fantino;
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Marius è un tributo alla Vergine Maria, spesso presente nei romanzi di Hugo (basti pensare al titolo di Notre Dame de Paris).
Ne L’Uomo che ride:
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Gwynplaine deriva da due parole, una gaelica e una francese, che significano entrambe piano, spianato;
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Ursus, filosofo vagabondo è chiamato così per il suo carattere e per alcune sue abitudini;
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Homo è attribuito a un lupo in ricordo del motto di Hobbes homo homini lupus (presente già in Plauto) e di alcune sue abitudini, compatibili con Ursus (significa, tra l’altro, che un animale può essere piú umano di noi);
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Dea è ovvio ma azzarderei un riferimento al culto di Maria Maddalena, forse perfino a Iside; in alternativa, Dea potrebbe essere stato usato come sinonimo di Diva, ed essere dunque un omaggio alla moglie dello scrittore, che era un’attrice.
In Notre Dame de Paris:
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Quasimodo deriva dalle prime due parole latine di un passo biblico che si legge il giorno dell’Annunciazione, quando lo sfortunato e deforme bambino venne ritrovato nella ruota degli orfani;
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Esmeralda dalla pietra preziosa;
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Febo da uno dei nomi del Sole;
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Frollo forse da frôler, che significa anche strisciare…
le buone letture
Da un classico letterario si deve pretendere il miglioramento spirituale di chi lo legge. Lo si vorrebbe dire con riguardo anche ad altri ambiti ma tali e tante sono le pieghe del transeunte che le decodifiche sembrano scontate.
Quali libri, quali letture non possono mancare nel cammino culturale, intellettuale e spirituale di un uomo? La mia classifica delle priorità è la seguente:
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V. Hugo, L’Uomo che ride;
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AA. VV., la Bibbia (almeno il Pentateuco, l’Ecclesiaste e il Nuovo Testamento);
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F. Dostoevskij, Delitto e Castigo, I fratelli Karamazov, L’Idiota;
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L. Tolstoj, Resurrezione;
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C. Collodi, Le avventure di Pinocchio (da leggere nella versione originale, la prima volta da fanciulli, poi da adulti);
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P. Levi, Se questo è un uomo;
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V. Hugo, I Miserabili;
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D. Alighieri, la Divina Commedia;
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F. Pessoa, intera produzione;
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G. Leopardi, Canti, Operette morali;
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F. Nietzsche, Cosí parlò Zarathustra;
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S. Freud e C.G. Jung, un po’ tutto;
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Omero (?), Odissea, Iliade;
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Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane, Shakespeare, un po’ tutto;
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G. Orwell, 1984;
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H. Hesse, Siddharta;
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Platone, la Repubblica, il Timeo, il Simposio;
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Ch. Dickens, A Tale of two Cities, Hard Times, Little Dorrit, Great Expectations, altri;
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sant’Agostino, le Confessioni;
La classifica intende, tra l’altro, controbilanciare le categorie che derivano dalla scuola o dal successo editoriale.
L’elenco (sui millecinquecento che ha letto) dei libri che hanno cambiato la vita ad Alessandro Poggiali è invece il seguente (molte le analogie col sottoscritto): (more…)
Uggie & Homo
Agli Oscar 2012 ha vinto il cinema muto.
Ebbene, uno dei film migliori di quell’epoca era dedicato proprio al nostro amico, piú volte salutato in questo blog, Gwynplaine, l’Uomo che ride (si intitolava ‘The Man who laughs’, 1928, di Paul Leni, con Conrad Veidt nel ruolo del protagonista).
C’è,peraltro un’analogia narrativa. In ‘The Artist’, il cagnolino Uggie riesce a salvare il padrone dalla morte. In ‘The Man who laughs’, come nel romanzo da cui è tratto, il lupo Homo salva la vita di Gwyn, almeno la prima volta.
Potrebbe essere una citazione, chissà…
Silent Films were the real winners of Oscar 2012.
Well, one of the best movies of ‘Silent Era’ was right dedicated to our friend, often greated in this blog, Gwynplaine, ‘the Man who laughs’ (1928, directed by Paul Leni, with Conrad Veidt in the leading role).
There is, moreover, an analogy in narration. In ‘The Artist’, the dog Uggie manages to save his master’s life. In ‘The Man who laughs’, as in the novel from which it was taken, the wolf Homo saves Gwyn’s life, at least the first time.
It could be a quote, who knows…
ALSO INTERESTING ‘THE MAN WHO LAUGHS, DISNEY QUOTATIONS’
(PLEASE NOTE I’VE FOUND OTHER QUOTATIONS, IN CARTOONS AND MOVIES… EVEN IN THE SIMPSONS…)
‘The Man who laughs’: Disney quotations
Ho trovato citazioni de ‘L’uomo che ride‘ nei film della Disney:
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I found some quotations from ‘The Man who laughs‘ in Disney films:
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