a las cinco de la tarde…

“A las cinco de la tarde.
Eran las cinco en punto de la tarde. (…)”

Federico García Lorca, La Cogida y la Muerte

Erano le cinque della sera, le cinque in punto della sera. Piú o meno. Un toro è fuggito da un allevamento, si è perso e, scendendo verso il mare, ha iniziato una passeggiata nel centro storico di Reggio Calabria, concludendola fatalmente al palazzo del Consiglio regionale.
Qual era la sua meta? Quale il suo obiettivo?
Voleva visitare il Museo, con i Bronzi e le vestigia della Magna Grecia?
Voleva visitare i recenti ritrovamenti archeologici di piazza Garibaldi?
Voleva visitare la mostra delle opere d’arte sequestrate a Campolo al Palazzo della Cultura?
Cercava la corrida del suo destino? Una gagliarda giovenca?
Cercava una novella Pasifae?* (altro…)

perché

Il post di ieri è stato solo un mediocre sassolino in uno stagno gigantesco, ma ci porta a fare tutta una serie di considerazioni sul nostro rapporto con gli animali. Oltre agli squali barbaramente uccisi, alle oche mostruosamente ingrassate per poter mangiare il paté de fois gras, alle galline chiuse per tutta la vita in enormi stanzoni con la luce elettrica 24 ore su 24, ai cuccioli di volpe, foca o procione sterminati per fare le pellicce, le ingiurie e le sopraffazioni che facciamo ai nostri compagni di viaggio su questo pianeta sono innumerevoli.

Perché?

Per quale motivo, invece di lavorare insieme a loro per la bellezza del mondo, ci arroghiamo il diritto di usarli, di ucciderli, di far loro quello che ci pare, spesso per motivazioni che definire futili è perfino eufemistico? Perché?

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