buona resurrezione!

Quali che siano le coordinate spirituali o i personali convincimenti, la Pasqua e la Primavera simboleggiano la vita che rinasce e la speranza di una morte che, pur necessaria agli equilibri della natura, sempre sarà sconfitta.
Quest’anno, desideriamo formulare auguri particolarmente sentiti a chi ha perso un affetto, un parente o un amico, affinché mai abbandoni la certezza della resurrezione.

PS: Fabrizio Frizzi rideva con la lettera A; secondo alcuni studi, la vocale che usiamo per ridere rivela la nostra personalità e, nel caso, ha espresso nel migliore dei modi l’indole aperta, schietta e solare che caratterizzava il personaggio.

il tempo (d)e(l)la Pasqua

La chiesa cattolica ricorda la Resurrezione di Cristo, la Pasqua, nella domenica successiva al primo plenilunio di primavera. È cosa nota. Quest’anno, dunque, la Pasqua cattolica cade il 27 marzo e una delle conseguenze è, tra l’altro, la concomitanza della festività dell’Annunciazione e della celebrazione del Venerdí di Passione (che si sovrappone nella liturgia perché piú importante).
In altra sede si è già espressa una nostra idea, quella di rendere la Pasqua una festa fissa, anche sulla scorta di alcuni studi secondo i quali il sacrificio di Gesú di Nazareth avrebbe avuto luogo in un giorno ben preciso, il 7 aprile dell’anno 30. Dovrebbe essere Pasqua la prima oppure la seconda domenica di aprile. Punto.
Si tratterebbe di modificare una tradizione antichissima, è vero ma non pochi sarebbero i vantaggi, tra cui quello di evitare sovrapposizioni antipatiche. Si potrebbero armonizzare, oltretutto, le date della Pasqua ebraica, dalla quale le altre traggono ispirazione, di quella cattolico-protestante e di quella ortodossa.
È forse il tempo, d’altra parte, di riconcepire in toto il nostro calendario, almeno nei Paesi occidentali; questo problema della Pasqua, insieme con altri, potrebbe essere risolto dall’idea di due studiosi americani, (altro…)

ci ha redenti anche quest’anno!

“Chi ci ha riscattato a tanto prezzo non vuole che periscano quelli che si è acquistato.”

sant’Agostino (Serm. 22, 9)

“Ecco il prezzo che ha dato, il suo sangue è stato versato. Nel sacco del suo Corpo portava il nostro prezzo; è stato colpito dalla lancia, il sacco si è aperto e ne è disceso il prezzo di tutta la terra.”

 sant’Agostino (En. in Ps. 21 II, 28)

REDENZIONE <- REDEMPTIO <- RE + EMO: acquisto una seconda volta, ricompro ciò che già mi apparteneva, riscatto.

Crux monetarumFonti originali:

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la passione di Majewski

La ricostruzione cinematografica forse piú originale della Passione di Cristo è quella del regista Lech Majewski. Esponente di spicco della cinematografia polacca, pur con cittadinanza statunitense in aggiunta, il Majewski è in realtà pittore, scrittore, compositore e produttore, oltre che regista ed è forse questa sua versatilità nell’amore per le arti che lo rende in grado di realizzare quanto siamo in procinto di trattare in questo articolo.

Nel 2011 Majewski ha realizzato ‘I colori della passione – The Mill & the Cross‘, nel quale raccontò cinematograficamente e fece vivere di vita propria i personaggi che appaiono nel quadro ‘La salita al Calvario‘, di Pieter Bruegel il Vecchio (1564). Rutger Hauer, Michael York, Charlotte Rampling ma anche amici, parenti e sé medesimo tra gli attori, Majewski ha ricostruito il contesto storico delle Fiandre nel sedicesimo secolo, all’epoca delle guerre di religione, in una ricostruzione in cui la vicenda di Cristo s’intravede a malapena; il mulino citato dal titolo è spiegato dalla presenza, nel quadro, di un grande Mulino, nel film anche di un grande Mugnaio.

Pieter Bruegel, Salita al calvarioI colori della passione Majewski

In precedenza (2004) aveva fatto altrettanto con ‘The Garden of Earthly Delights‘, traducendo in pellicola l’omonimo trittico di Bosch nel racconto degli ultimi giorni di vita di una donna appassionata d’arte.

Di recente Majewski si è dato a Dante, anche in virtú della mai celata ammirazione per la nostra cultura, e ha realizzato ‘Onirica‘ (in origine ‘Field of dogs‘), in cui i sogni di un operaio narcolettico diventano il viatico per camminare dentro la Divina Commedia, rileggendola; la pellicola, nata da una coproduzione italo – polacco – svedese, è stata presentata al recente Bif&st di Bari ed è nelle sale dal 17 aprile.

i cudduraci

The “Cudduraci” are a disarmingly simple cake; nevertheless a Calabrian would hardly give up their tradition, even less than the more widespread “pastiera”, doves and eggs (and the lamb in marzipan, another Calabrian tradition).

They are just donuts in the shape of a basket, flower, fish, bell with eggs embedded on the surface and constitute the Easter sweet course par excellence also because they contain eggs, a metaphor for life (young women once gave them their bridegroom as a gift, as was the case in other parts of Italy with similar desserts).

The recipe, as expected, is as simple as its result.

Simply create a fountain of flour on a work surface, put in the middle two whole eggs, sugar, butter (who loves it, lard), vanillin, rind washed and grated lemon and baking powder.

It is to mix until it forms a soft mass that must be flattened with a rolling pin to a thickness of an inch to allow for the funniest part of the operation, to create as many forms as our imaginations wants to create, drawing on religious themes but also lay and varied humanity (if you want to create a small dove, need two coffee beans for the eyes).

In each of our masterpieces it is to add a variable number of hard-boiled eggs, and it is this that constitutes the decoration and the peculiarity of this sweet; on each egg you put thin strips of dough, then brush with the beaten eggs and add the colored “diavoletti”, to finally put them in the oven at 200°C for at least twenty minutes.

 

I “cudduraci” sono un dolce dalla semplicità disarmante ma un calabrese rinuncerebbe ben difficilmente alla loro tradizione, ancor meno che alle piú diffuse pastiere, colombe, uova (e lo stesso agnello di pasta reale, anch’esso tradizionale in Calabria.

Sono soltanto delle ciambelle a forma di cesto, di fiore, di pesce, di campana con delle uova incastonate sulla superficie e costituiscono il dolce pasquale per eccellenza anche perché contengono le uova, metafora della vita (le giovani un tempo ne facevano dono al promesso sposo, come accadeva in altre parti d’Italia con dolci analoghi).

La ricetta, come prevedibile, è semplice come il suo risultato.

È sufficiente creare una fontana di farina sulla spianatoia, mettervi al centro due uova intere, lo zucchero, il burro (chi lo ama, lo strutto), la vanillina, la buccia lavata e grattugiata di un limone e il lievito.

S’impasta fino a formare una massa morbida che dev’essere spianata col matterello fino allo spessore di un centimetro per consentire la parte piú divertente della realizzazione, quella di creare tante forme quante la nostra fantasia desidera crearne, attingendo a temi religiosi ma anche laici e di varia umanità (se si vorrà dar vita a una piccola colomba, serviranno due chicchi di caffè per gli occhi).

A ognuno dei nostri capolavori va aggiunto un numero variabile di uova sode, ed è questo che costituisce la decorazione e la peculiarità di questo dolce; su ogni uovo si mettono delle sottili strisce di pasta, poi si spennella con le uova sbattute e si aggiungono i diavoletti colorati, per mettere finalmente in forno a 200° per almeno venti minuti.

 

 

 

cudduraci
cudduraci

 

non solo agnelli

In questo periodo è in corso una campagna di sensibilizzazione verso i trattamenti che gli agnelli (e capretti?) subiscono per essere trasformati nel tradizionale manicaretto che si consuma durante il pranzo di Pasqua o nell’ambito della tradizionale gita fuori porta del lunedí successivo. Basterebbe pochissimo, a detta di chi se ne occupa, per ridurre i traumi psicologici e fisici cui gli animali sono sottoposti, appesi per le zampe, trattati come sacchi di patate e costretti a vedere ancor vivi i cadaveri di quelli già ammazzati.

Che il Signore benedica gli agnelli e le iniziative come queste ma perché non pensare anche al trattamento che subiscono gli altri animali?

La sorte di maiali, bovini e galline è forse  migliore?

la pasqua di Maddalena

As my readers know, the tradition of Mary Magdalene and the possibility that she was the Jesus’ companion, has always turned my attention on.

On Easter, according to an ‘ancient tradition related to the figure of Mary Magdalene, in the Orthodox Countries people use to color eggs in red.

The tradition has it that the Saint, having told Peter of the Resurrection, was answered with a strong disbelief and denial. The eggs she kept in her womb, though, became coloured in a bright vermilion, the same of the blood, and only that miracle was able to convince Peter, who decided only then to go to the tomb for checking what had happened.

I am also pleased to report a personnel suspect, I currently consider as a simple suggestion.

The legend of the ‘ sang real ‘ has it that Mary Magdalene, after the well-known events, moved to France.

In the Gospel it is written as following:

“Now go your way, tell His disciples and Peter that he goes before you into Galilee” (Mt, 28, 7; Mk 16: 7).

What if … what if … Galilee was a misprint for ‘Gallia’ , that is the Latin name of France?

Dan Brown would have a toast… And we with him…

Come sapete, la tradizione di Maria Maddalena e l’eventualità che sia stata la compagna di Gesú, ha sempre acceso la mia attenzione.

A Pasqua, secondo un’antichissima tradizione legata proprio alla figura della Maddalena, nei Paesi di religione ortodossa si usa colorare le uova di rosso.

Si vuole, infatti, che la Santa, dopo aver detto a Pietro della Resurrezione, si sia vista opporre un netto e incredulo rifiuto. Le uova che portava in grembo, però, si colorarono d’un acceso colore vermiglio, lo stesso del sangue, e questo miracolo riuscì a convincere Pietro che, solo allora, decise di andare al sepolcro a vedere cos’era successo.

Mi è gradito, inoltre, riferire un sospetto personale, al quale attribuisco, al momento, il valore di una semplice suggestione.

La leggenda del ‘sang real’ vuole che la Maddalena, dopo le note vicende, si sia trasferita in Francia. Nel Vangelo è riportata la seguente frase: “Ora andate, e dite ai Suoi discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea” (Mt, 28, 7; Mc, 16, 7).

E se … e se… Galilea’ fosse  un refuso, in luogo di ‘Gallia’, cioè l’antico nome della Francia?

Dan Brown stapperebbe lo spumante… E noi con lui…

 

for Easter…

da In the Beginning – Storie dalla Bibbia

Osamu Dezaki è salito al Cielo dei registi da qualche giorno

ma le produzioni che ha diretto vivranno sempre con noi.

Non solo Rèmi, Lady Oscar, Rocky Joe o Astro Boy ma anche,

come suggerito dall’immagine,

In the Beginning – Storie dalla Bibbia.

Proprio con riguardo a quest’ultima serie,

si è preso in prestito il fotogramma

con il passaggio del mar Rosso

da parte del popolo ebraico.

Grazie, maestro! 

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