qualunquemente Lear…

King Lear, protagonista dell’omonima tragedia di Shakespeare, aveva deciso di dividere il suo regno in tre parti e di assegnarle alle tre figlie in ragione dell’amore che loro avrebbero dichiarato; le prime due si lanciarono in promesse spropositate e magniloquenti attestazioni mentre la terza, Cordelia, disse di amarlo “per quanto era in suo dovere”. Due sostanziose parti di regno andarono alle prime due mentre la terza sarebbe rimasta senza dote.

È considerata la tragedia dell’ingratitudine perché le figlie maggiori, Goneril e Reagan, a dispetto delle dichiarazioni di folle amore, avrebbero ricambiato la generosità del padre in modo tutt’altro che leale e l’unica a comportarsi in maniera corretta fino alla fine sarebbe stata proprio Cordelia, quella che meno si era sbilanciata; la mia personale perplessità è sul livello di conoscenza e comunicazione tra padre e figlie, se davvero si possa misurare l’amore  filiale e assegnare un’eredità solo in base al linguaggio.
Il grande insegnamento di questa tragedia è che si comincia a vedere chiaramente quando si va al di là dell’approccio sensoriale e si cerca la Verità profonda delle cose; succede a Lear, quando si accorge del vero amore di Cordelia, e al conte Gloucester, quando, ormai cieco, realizza cosa è davvero successo tra i suoi due figli. “Solo i ciechi vedono bene“, scriveva Victor Hugo.

L’altra sera, volendo muovere verso piú faceta prospettiva, mi è venuto in mente cosa avrebbe detto Lear a Cordelia se, piuttosto che essere re di Britannia, fosse stato Cetto La Qualunque:

“Ah, caina! Ah, bastasa!

Non ti sputo per non lavarti, non (CENSURA)!

Gonerilla i Regan sunnu ddu bravi figghioli, parraru ‘ngarbati

i a iddi ‘nciu lassu u regnu!

A ‘ttia sai chi ti rugnu, bastasa?

‘Na beata (CENSURA)!

Vatindi in Francia,

cu’ ‘ddu stortu chi ti difindiu, non mi ti viru cchiú innanzi all’occhi!”

La traduzione è probabilmente intuibile… Chi volesse, invece, una trattazione piú ortodossa, può leggere una vecchia tesina:

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Il sessantunesimo orso

Il Festival del Cinema di Berlino ha per simbolo un simpatico plantigrado, di quelli che probabilmente  vivono ancora nella Foresta Nera o in Westfalia.
Il programma della sessantunesima edizione presenta alcune chicche di sicuro interesse. Si apre con “True Grit”, remake ad opera dei fratelli Coen del western “Il Grinta” di Henry Hathaway, con protagonista John Wayne.
È bello rivedere western, di tanto in tanto.
Per la par condicio, accanto al già celebrato “Il discorso del re” (proiezione speciale), verrà presentato da Madonna “W.E.”, film che racconta la storia vera di Edoardo VIII, fratello maggiore del futuro Giorgio VI, e la famigerata Wallis Simpson.
Il mitico “Taxi Driver” rivivrà in versione digitalizzata, come già successo a Frankenstein junior e ad altri film.
Il nostro Paese presenzia con “Qualunquemente” e “Gianni e le donne”, di Gianni De Gregorio, nella sezione Berlinale Special. In tale sezione è inoltre prevista la proiezione de “Il marchese del Grillo”, quale doveroso omaggio al nostro Mario Monicelli. La sezione “Culinary Cinema” ospita “Le quattro volte” di Michelangelo Frammartino ed è la non meno italiana Isabella Rossellini a fare la presidente di giuria.
A far parte della giuria dovrebbe esserci anche l’iraniano Jafar Panahi che, come sappiamo, è vittima di un’ingiusta condanna. La sua poltrona, pertanto, rimarrà vuota, a memento dell’assurda ingiustizia di cui è vittima.
Del regista di Teheran verranno comunque proiettati cinque film tra cui, in concorso, “Offside” del 2005.
Per quanto riguarda il cinema d’animazione, sarà presentato anche “Griff The Invisibile”, film australiano sui superproblemi dei supereroi di Michel Ocelot, che già conosciamo per la saga di Kiribou.

Un momento tutto d'oro (*)

Non c’è che dire, è un bel momento per il nostro cinema!

I DATI (Fonte Cinetel, dati in euro; in rosso gli italiani)

Incassi del week end:

  1. Qualunquemente,  5.395.840;
  2. Che bella giornata!,  4.332.063;
  3. Immaturi,  3.297.926;
  4. Vi presento i nostri (Little Fockers),  1.104.532;
  5. Vallanzasca – Gli angeli del male,  986.324.

Maggiori dieci incassi da inizio stagione:

  1. Che bella giornata,  38.6 milioni;
  2. Benvenuti al Sud ,  29.8 milioni;
  3. La Banda dei Babbi Natale, € 21.4 milioni;
  4. Natale in Sud Africa,  18.6 milioni;
  5. Harry Potter e i doni della morte. Parte I,  17.6 milioni;
  6. Shrek e vissero felici e contenti,  17 milioni;
  7. Maschi contro femmine,   13.6 milioni;
  8. Cattivissimo me,  12.5 milioni;
  9. The Tourist,  11.1 milioni;
          10. Inception, 10.7 milioni.

(*) = stavolta ho richiamato Un autunno tutto d’oro, il varietà storico di Mediaset per la presentazione dei palinsesti…

Finalmente venerdí!

Da molto tempo desideravo intitolare cosí un post.

Oggi si potrebbe esclamare “finalmente  venerdì” in virtú dell’offerta cinematografica particolarmente ghiotta, che vede l’uscita di ben tre film di sicuro interesse: ‘Vallanzasca-Gli angeli del male’, ‘Qualunquemente’ e ‘Immaturi’.

In verità a me piace esclamare “Finalmente venerdí!” (anche) perché corrisponde al titolo di uno dei varietà televisivi che ho seguito con maggior interesse, quand’ero giovane.
Dava anima al venerdí sera di Canale 5, nella stagione ’89 – ’90. Tullio Zitkowsky, padre della brava Emanuela Trixie Zitkowsky, aveva creato un impianto scenico complesso e magico, un cielo stellato su cui esplodevano, come fuochi d’artificio, alcuni rosoni Liberty e che si apriva quando era necessario mostrare l’orchestra o altri momenti del programma.
Nella sigla Heather Parisi, coperta solo da una camiciola, declinava le sue abilità tersicoree insieme all’arte dello stiro (‘Livido’).
Quel che è piú importante, Johnny Dorelli e numerosi altri artisti, traendo ispirazione dal Mus, Manuale Universale dello Spettacolo, (altro…)

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