talking of Tv Talk…

Tv Talk è la guardabile trasmissione di Rai Tre che si occupa di televisione con la forma del talk show corroborato da interventi di specialisti o di persone che aspirano a diventarlo.

L’eccesso di messaggi subliminali delle varie reti televisive, cui facevo riferimento in un post di settembre, mi ha creato una forma di diffidenza nei confronti di tutti gli operatori del mezzo, mi rende difficile guardare troppa televisione e garantire quella che, in altri tempi, sarebbe stata sicura attenzione.

C’è qualche riflessione – suggerimento, tuttavia, che mi va di esprimere.

Tv Talk è un programma che parla degli altrui programmi con alcuni professionisti, ospiti invitati secondo la bisogna, qualche professore universitario e un gruppo di giovani promesse del piccolo schermo definite “analisti”. Si tratta di ragazzi laureati o laureandi in Scienze della comunicazione, che esprimono pensieri su ciò che va in onda e che è oggetto di dibattito nella puntata.

In un contesto, però, in cui essi sono chiamati “analisti”, i professionisti che fanno televisione lavorando giorno e notte negli studi e nelle redazioni, come dovrebbero essere chiamati?

Gli stessi coadiutori del conduttore, che lo affiancano con i dati Auditel o col web, sono forse meno “analisti” di loro?

Se poi si vuol dare spazio ai detti giovani, d’altra parte, perché costoro non sono truccati, non hanno il sottopancia né un pur banale cartellino con il nome?

Capita anche che qualcuno si esprima in modo greve, facendo affermazioni che i professori universitari presenti in studio mai si azzarderebbero a proferire (ché, se lo facessero, sarebbero trattenuti dal buon conduttore). Considerando che è una trasmissione registrata, come giusto, perché ciò che è in eccesso non è tagliato, come è stato fatto con l’intervento, che in eccesso non era, di Enzo Iacchetti su una sua iniziativa umanitaria? Perché, almeno, qualcuno non si dissocia?

Per analizzare davvero la televisione bisogna essere addentro ai sistemi, non basta l’infarinatura accademica o lo snobismo che decodifica i media sulla scorta di categorie nate per altri scopi (ed è un limite che hanno anche alcuni critici). Aria fritta, sesso degli angeli, ovvietà in agguato.

Un professionista serio, inoltre, sa che il suo pensiero entra nelle case e nelle teste delle persone secondo le regole specifiche della comunicazione di massa, che deve conoscere, né può far passare per amore della verità quello che è solo ambizione personale o desiderio di dire qualcosa.

I migliori auguri, comunque, per una stagione ricca di successi!

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