a las cinco de la tarde…

“A las cinco de la tarde.
Eran las cinco en punto de la tarde. (…)”

Federico García Lorca, La Cogida y la Muerte

Erano le cinque della sera, le cinque in punto della sera. Piú o meno. Un toro è fuggito da un allevamento, si è perso e, scendendo verso il mare, ha iniziato una passeggiata nel centro storico di Reggio Calabria, concludendola fatalmente al palazzo del Consiglio regionale.
Qual era la sua meta? Quale il suo obiettivo?
Voleva visitare il Museo, con i Bronzi e le vestigia della Magna Grecia?
Voleva visitare i recenti ritrovamenti archeologici di piazza Garibaldi?
Voleva visitare la mostra delle opere d’arte sequestrate a Campolo al Palazzo della Cultura?
Cercava la corrida del suo destino? Una gagliarda giovenca?
Cercava una novella Pasifae?*
Voleva uccidere qualche politico al Consiglio regionale? Di sabato?

Forse cercava il bene piú grande tra tutti: la Libertà.
I sentimenti del bovide, i suoi sogni, i suoi obiettivi si sono interrotti bruscamente: è stato freddato dalla polizia municipale con sette colpi di pistola. Ci si chiede se non fosse possibile bloccarlo senza abbatterlo.

* Qualcuno ha poi precisato che era un vitello femmina…

Vogliamo riprendere il comunicato ufficiale della LAV, Lega Antivivisezione:

Grande indignazione ha creato nell’opinione pubblica reggina la vicenda che sabato pomeriggio ha visto protagonista, suo malgrado, un animale scappato non si sa da quale allevamento e finito dalle forze dell’ordine con 7 colpi di pistola senza che avesse danneggiato né ferito persone.
Il “pericoloso toro”, come titolavano i giornali online, che “seminava il panico” in città (neanche fosse un leone), in realtà era solo un vitello, molto spaventato, che alla fine di una lunga fuga per le vie cittadine ha terminato la sua corsa nei pressi del palazzo del Consiglio Regionale della Calabria e, proprio quando poteva essere catturato con il semplice aiuto del servizio pubblico veterinario, è stato abbattuto senza pietà.
Inevitabilmente la LAV si domanda: Chi ne ha autorizzato l’uccisione? Perché non è stata chiamata l’Asp veterinaria per sedarlo? Oppure, se è stata chiamata, perché non è intervenuta?
E’ mai possibile – precisa la Lega Anti Vivisezione reggina – che appena gli animalisti si distraggono un attimo debbano accadere questi vergognosi episodi di incompetenza delle istituzioni cittadine e risoluzione dei “problemi” nella maniera più barbara e più sbrigativa???
La LAV, ma anche migliaia di cittadini indignati che in queste ore hanno commentato la vicenda sui social network, vogliono vederci chiaro su questo grave episodio, che in altre città, quando è accaduto, è stato risolto con la semplice somministrazione di un sedativo all’animale impaurito.
Pertanto, la LAV Reggio Calabria presenterà a breve una denuncia alle autorità competenti ai fini di individuare le responsabilità sia di chi ha lasciato incustodito l’animale, sia di chi ha dato l’ordine di abbatterlo, sia dei servizi veterinari pubblici per omissione di atti di ufficio.
L’associazione animalista chiederà alla magistratura di effettuare le dovute indagini al fine di accertare se siano ravvisabili nel caso concreto i reati di cui all’art. 544-bis c.p. (uccisione di animali) e/o art. 544-ter (maltrattamento di animali) e di punire i soggetti responsabili.

I volontari di ReggioVeg si esprimono, se possibile, con puntualità ancor maggiore:

“Oggi Sabato 21 Maggio una vitellina a cui abbiamo dato il nome Calabria, di circa 6/7 mesi di età è stata trovata che passeggiava tranquilla nella periferia di Reggio Calabria, in località Cannavò. Giunte le autorità, è iniziato un inseguimento da parte di tre auto dei carabinieri e una della polizia municipale che, sprovvisti delle competenze adatte a gestire la situazione, hanno spaventato la vitellina generando scompiglio e caos. Quando Calabria, impaurita, provava a fuggire veniva di proposito investita dalle auto di carabinieri e polizia, che speravano così di fermarla. Nel frattempo alcune redazioni pseudo-giornalistiche cittadine davano la notizia di un toro scatenato all’attacco delle persone per le vie del centro. Nonostante i vani tentativi di atterrarla, Calabria spaventata ha corso per l’intero lungomare fino al porto per poi giungere nel cortile di Palazzo Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria. Qui, in presenza di polizia municipale, carabinieri, guardie giurate, protezione civile e vigili del fuoco, Calabria, stretta in uno spazio chiuso, circondata da un numero considerevole di autorità armate di pistola, con ormai nulle possibilità di fuga, viene sparata con 7 colpi di pistola. Il colpo definitivo arriva a diversi minuti dal penultimo, così da farci immaginare la lunga agonia subita da questo innocente cucciolo. I volontari di ReggioVeg si dichiarano inorriditi per l’accaduto e chiediamo che venga fatta giustizia, adoperandosi in tutte le forme consentite dalla legge affinché il fatto non venga dimenticato, vengano resi pubblici i nomi di chi ha dato l’ordine dell’uccisione e di chi l’ha eseguita e che vengano effettuate le dovute indagini al fine di accertare se siano ravvisabili nel caso concreto i reati di cui all’art. 544-bis c.p. ( uccisione di animali ) e/o art. 544-ter (maltrattamento di animali) e di punire i soggetti responsabili. Avvenimenti come questo non devono più ripetersi in un paese che si considera civile”.

 

Una risposta a “a las cinco de la tarde…”

  1. Ecco una nota del dott. Rocco Salvatore Racco, Presidente Ordine Provinciale Medici Veterinari:

    “Sabato 21 maggio nel primo pomeriggio la città di Reggio Calabria è stata scossa da un avvenimento spiacevole che ha coinvolto il mondo animale e le Istituzioni. Ebbene le vie cittadine sono state meta di scorribanda di un bovino adulto impaurito e di un’altrettanta impaurita ed incredula cittadinanza con una conclusione tragica della vicenda principalmente per l’animale, in quanto abbattuto dalle Forze dell’Ordine ma, anche per la coscienza di noi umani che in queste evenienze ci rendiamo conto, sempre in ritardo, di trasformare in emergenza quello che emergenza non dovrebbe essere. Intanto, in tempi in cui gli animali della specie bovina sono – per Legge – identificati con piastrina auricolare, bolo endoruminale e inseriti in una Banca Dati Nazionale, è inverosimile l’apparizione di un animale anonimo per le vie cittadine. Ci fa pensare che le “vacche sacre” esistono anche in città e non solo nell’Aspromonte e che, conseguentemente, i controlli di Polizia Municipale, Polizia Provinciale, Sistema Sanitario Nazionale sono a maglie tanto larghe da lasciar gironzolare anonimamente per la città un bovino e non soltanto cani o gatti. A quanto sopra, in tali frangenti di considerata emergenza, affiora anche il difetto di comunicazione tra le Istituzioni; la Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani ha da anni costituito un elenco nazionale di medici veterinari formati per le operazioni di tele narcosi, da poter usufruire in quei momenti non facili cui è necessaria la cattura di animali intrattabili (domestici e/o selvatici). Guarda caso in questo elenco – continua il Presidente – figurano tre medici veterinari reggini iscritti all’Ordine che rappresento. Quanto sopra avvalora la convinzione di una società e Istituzioni (non mi riferisco solo a quelle della provincia di Reggio Calabria) operanti a compartimenti stagni; in tempi in cui l’informatizzazione la fa da padrone, con innumerevoli programmi e banche dati, non riescono a dialogare tra di loro con i conseguenti disagi che la società è costretta ad accettare giornalmente. Quanto poi all’abbattimento dell’animale, da tecnico ed in tali situazioni difficili, – conclude la nota diffusa – posso affermare che per l’animale non vi era altro destino possibile. Il primo pensiero va alla salvaguardia dell’incolumità e della salute pubblica. Seguitiamo a sperare in un futuro migliore.”

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