W la scuola!

Le recenti vacanze sono state un ottimo pretesto per mettere un po’ in ordine, tra le altre cose, il mio pensiero pedagogico e didattico.

A prescindere dagli ambiti professionali elettivi, infatti, mi è sempre appartenuta una sensibilità molto spiccata per il mondo dell’istruzione e dell’insegnamento. Trovo che insegnare sia uno dei compiti piú nobili e santi di cui un essere umano possa occuparsi e ascoltare talvolta notizie relative alla scarsa passione con cui alcuni interpretano questa missione è per me fonte di incredibile dolore.

Mi si dia pure della Montessori ammazzata da una novella Cortellesi – scherzo -, del Rousseau de noantri, chiamatemi pure Comenio dei poveri… Ma i fondamenti del mio pensiero pedagogico e didattico meritano, credo, una qualche attenzione.

Tanto per cominciare, un po’ di perplessità nei confronti di discipline come la Pedagogia e la Psicologia dell’apprendimento, sospettate di voler catalogare l’universo dei comportamenti umani in una griglia inevitabilmente rigida rispetto alla spregiudicata osservazione del reale. Ognuno di noi è un impasto assolutamente unico di Bene e Male, Forza e Debolezze, Pregi e Difetti, nato e cresciuto in modo ogni volta unico, mai cristallizzato.

Ho ascoltato un sociologo affermare che la scuola costringe il fanciullo ad una coercizione fisica e intellettuale. Come se nella vita non si debba imparare, prima o poi, a stare al proprio posto e fare il proprio dovere!

Ho ascoltato un professore di psicologia dire che la scuola non tiene conto dei blocchi motivazionali, che i professori non conoscono gli strumenti adeguati per far crescere in modo consapevole le persone, valorizzando le loro vocazioni e tenendo in considerazione le loro “intolleranze”. Anzi, da cognitivista, riteneva addirittura che i blocchi motivazionali di un bimbo possano nascere anche dal mero aspetto fisico della maestra, secondo il facile assioma maestra brutta = maestra cattiva. Una mia collega di corso, che insegnava lettere oltre a studiare, andò in crisi. Si chiedeva se per essere un buon insegnante ci si dovesse fare la plastica.

Andrebbero forse ripristinati i vecchi precettori privati, in modo da seguire ogni studente in modo particolare, ascoltando e valorizzando le sue esigenze specifiche e i suoi talenti? E chi non è ricco come fa? E il fatto che la scuola sia anche una palestra che prepara/ sarebbe bello preparasse alla vita, anche come forma di socializzazione e convivenza? E le esigenze del Sistema dove le mettiamo? Se il Sistema prevede che tutti sappiano le stesse cose, perché ragionare altrimenti?

Tutto da discutere, poi, il problema se sia la società a nascere dalla scuola o la scuola a nascere dalla società (in altri termini: è il sistema a dover essere migliorato, per consentire una scuola migliore, oppure già dalla scuola può partire il miglioramento del sistema?).

Succubi di talune teorie pedagogiche innovative, abbiamo indebolito il livello di preparazione di un’intera generazione e oggi, scusate se non è la prima volta che lo sentite, le elementari sono asili, le medie sono elementari, le superiori sono medie e ti arrivano persone all’università che non sanno nemmeno scrivere. Io ripristinerei i vecchi programmi d’italiano, storia e geografia per elementari e medie, greco e latino per i licei (mi raccontano che oggi non si studiano piú i paradigmi, da non crederci!).

Le discipline scientifiche vanno studiate in modo empirico, istituendo dei laboratori per sperimentare dal vero quanto scritto sui libri (per esempio il famoso pentolino per la pioggia, la pianta da far crescere insieme o il cucciolo da adottare come classe, per arrivare poi a storte, alambicchi e quant’altro).

Lodi, lodi, lodi al ripristino degli esami di riparazione. Pfui, doppio pfui, triplo pfui al sei rosso.

Impedirei di passare alle medie a qualsivoglia fanciullo che non abbia adeguata preparazione in Italiano, Matematica e Inglese.

Voti, non giudizi, formano di piú. Da zero a dieci. A limite voti accompagnati da giudizi (ricordo che ai miei tempi, alle medie,  andava di moda il giudizio espresso con le lettere ma molti finivano comunque con il tradurre ogni lettera in un numero).

Esami di Stato con commissioni provenienti da regioni diverse da quelle dei candidati, argomenti dell’interrogazione sorteggiati sul momento e interrogazioni di matematica fatte alla lavagna.

Stop all’insegnamento della Religione, magari sostituito con Educazione civica, stradale e ambientale.

Quanto alle materie, farei così:

Elementari

Italiano, Matematica, Storia, Geografia, Scienze, Disegno, Musica, Educazione manuale e tecnica, Educazione civica, Recitazione, Educazione Fisica, eventuali altri moduli decisi dal Consiglio didattico o dal consiglio di classe.

Medie

Italiano, Matematica, Storia, Geografia, Scienze, Educazione civica, stradale e ambientale come materia a sé, Educazione artistica, Educazione tecnica, Educazione musicale, Informatica, Lingua inglese, Lingua spagnola, cinese o araba, Educazione fisica, eventuali altri moduli decisi dal consiglio didattico o dal consiglio di classe.

Superiori (tutti licei, non più “istituti tecnici/ professionali”, ma “licei tecnici / professionali”)

 

Materie comuni a tutti, nei programmi e nei metodi:

Italiano, Matematica, Storia, Geografia fisica, politica ed economica, Lingua inglese, Scienze, Fisica, Filosofia, Storia dell’arte, Informatica, Educazione fisica, Diritto, Economia

 

Materie d’indirizzo:

Tutte le materie attualmente esistenti, indirizzo per indirizzo, cui aggiungerei Storia della Musica; Storia del Teatro, del Cinema, della Televisione; Marketing e Comunicazione; ogni altro modulo ritenuto utile dal Consiglio d’istituto. Renderei studiabili a livello curriculare le seguenti lingue: Francese, Spagnolo, Portoghese, Tedesco, Cinese, Arabo, Giapponese, Russo, nei licei linguistici e in tutte le altre scuole.

Alla fine degli studi, sul certificato di diploma, appariranno le specifiche degli insegnamenti frequentati

Università

Dell’attuale ordinamento, mi dispiace dirlo, manterrei soltanto il meccanismo dei crediti e la distinzione tra lauree triennali e lauree magistrali, ma darei a queste ultime la possibilità di avere durata variabile. Previste, ovviamente, le lauree magistrali a ciclo unico. OK ai master di primo e secondo livello. OK alla definizione del numero di esami massimo per conseguire i titoli. Stop, invece, all’autonomia eccessiva degli atenei e alle “classi”: le denominazioni delle lauree devono essere decise su base nazionale, come si faceva una volta, gli atenei che creano corsi di laurea ad hoc devono ottenere l’autorizzazione ministeriale e dimostrare la validità e le previsioni di efficacia del percorso di studio elaborato.

Programmi di studio:

Storia (elementari, medie, superiori)

3° elementare: cos’è la storia, come si forma, come si passa dal vissuto individuale al vissuto collettivo e storico. Dalla preistoria alla fine del mondo antico (costruire coi bimbi modellini di palafitte, organizzare recite su come vivevano gli uomini preistorici e antichi, far loro capire come nascono centri abitati, istituzioni, religioni, culture);

4° elementare: dalla nascita del Cristianesimo al Quattrocento

5° elementare: dal Rinascimento maturo a oggi, come si faceva ai miei tempi;

1° media: (qui cominciano le differenze) dalla Preistoria alla nascita delle civiltà mediterranee, studio anche di quelle extraeuropee;

2° media: il mondo classico, nascita, apogeo, declino. Il cristianesimo;

3° media: dal III secolo al Rinascimento;

1° superiore: dalla Controriforma al Risorgimento;

2° superiore: Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, in concomitanza alla conclusione dell’obbligo scolastico;

3°, 4° e 5° superiore: secoli XVIII, XIX E XX, studiati in modo approfondito e internazionalistico. (l’unico aspetto negativo, che devo ancora risolvere, è che così si studierebbe la storia antica solo due volte, e in tenera età…)

Italiano (superiori)

In passato credevo possibile fare una sorta di lifting ai programmi, per esempio spostando la lettura dei Promessi sposi al primo superiore e iniziare la storia della letteratura in secondo, mi sembrava l’uovo di Colombo. Mi è stato detto che i ragazzini del biennio non sono ancora pronti per lo studio dei classici, si vede che io, ai miei tempi, ero decisamente precoce. Ciò premesso, rimane ben difficile trattare tutta la nostra storia letteraria, dalle origini ai giorni nostri, in tre anni. Si potrebbe forse organizzare lo studio della letteratura italiana al triennio allo stesso modo di quella latina e di quella greca. Una,due ore per fare storia letteraria pura, le altre per leggere i classici, Dante compreso. Nell’attuale prima del liceo classico, per esempio, si potrebbe cominciare facendo storia letteraria pura, da ottobre novembre si potrebbe già staccare un’ora a settimana per Dante, più in là un’ora per Petrarca e una per Boccaccio. In seconda, un’ora di storia letteraria, una per i poeti (Ariosto, Tasso, compagnia), una per i prosatori, una per gli altri generi. In terza un’ora di storia letteraria teorica, un’ora per Foscolo, Leopardi & Co., una per Manzoni, Verga & Co., un’altra per i minori.

Dante: sei o più canti per ogni anno, magari esplorati per tematiche. In 5°, oltre al Paradiso, il riepilogo.

PS: devono comunque spiegarmi per quale motivo il classico è l’unica scuola in cui si fanno 4 ore di italiano invece che cinque…

Filosofia

Proporrei di studiare per tematiche, oltre che per autori. Valorizzare i medievali, oltre a sant’Anselmo e a san Tommaso anche Ruggero Bacone, Guglielmo da Ockam e Duns Scoto. Andrei più velocemente sul Quattrocento, su cui si rimane tanto in letteratura. Curerei di più il Novecento, il cui studio è utile a chi debba studiare all’università Sociologia, Psicologia, Teorie e tecniche della comunicazione di massa, varie ed eventuali.

 

Geografia

Elementari e medie come ai miei tempi, magari in modo più applicativo (creare plastici della sfera terrestre, modellini di vulcani, riprodurre habitat ed ecosistemi)

1° superiore: l’Europa e le istituzioni europee

2° superiore: il resto del mondo, con particolare riguardo a USA, CINA e Medio Oriente

5 Risposte a “W la scuola!”

  1. carissimo (ed ex collega)
    anch’io ai tempi della mia pluriennale esperienza di insegnamento (ora su mia richiesta sono un professore utilizzato in altro ruolo) mi sono battuto (e strenuamente dibattuto) per cercare di modificare un stato di cose che ha portato al disastro di oggi. Ho letto con grande attenzione le tue considerazione e ti faccio i complimenti per la lucida analisi di una situazione di fatto e per lo schema didattico da te proposto. Ma secondo me il vero problema del sistema scuola sta altrove. Esso risiede nel completo deterioramento della figura dell’insegnante e della istutuzione scuola. Forse si dovrebbe davvero tornare al precettore di una volta che era degnamente valutato e considerato per il suo ruolo e abbandonare l’esercito di derisi-beffeggiati-sottopagati-dequalificati insegnanti di oggi.
    Un fraterno saluto.
    m…

  2. @ upuat: io non ho mai insegnato nelle scuole ma il tuo commento mi riempie di gioia. Grazie!

    @ gelubra: risponderò volentieri al tuo pvt ma dammi pure del tu, non sono uno che si formalizza!

  3. Ieri ho sentito che Fioroni ha preso decisioni in linea col mio pensiero, basate sulla rivalutazione di intuizioni didattiche immortali, anche se non ho ben capito cosa accadrà alla didattica dell’inglese. Non posso che esultare!

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