Tornando al film, trovo che il titolo renda bene l’effettivo manifestarsi delle emozioni e dei sentimenti dei protagonisti.
Il mondo ha subito una catastrofe, eppure tutto, apparentemente, è tranquillo.
Pietro Paladini (Nanni Moretti) ha un meraviglioso rapporto con la figlia, quest’ultima ha un bellissimo rapporto con lo zio Carlo (Alessandro Gassman), e questi è legato al fratello Pietro da cordiale e goliardica complicità.
La moglie di Pietro è morta, nel film si vede solo il cadavere tra fette di melone, senza la minima sofferenza, fisica o spirituale, dei personaggi.
Nei giorni successivi, Pietro fatica a rimanere agganciato alle problematiche aziendali, si stringe morbosamente alla figlia, aspettandola in macchina davanti a scuola dall’inizio alla fine delle lezioni.
È un mondo simpatico. Il gestore del bar che prepara panini, la splendida biondina che porta il cane Nebbia a passeggiare sempre nello stesso posto, il ragazzino handicappato che saluta l’antifurto dell’automobile e diventa un appuntamento istituzionale, irrinunciabile.
Il disagio di Pietro affiora a tratti, ad esempio alla vista del sangue, e i suoi sforzi di metabolizzarlo inserendolo nelle categorie mentali del quotidiano cozzano contro l’inevitabile problematicità del momento.
Riferimenti religiosi o spirituali ce ne sono parecchi, le strategie aziendali vengono simpaticamente descritte con gli schemi della Trinità cattolica e del monoteismo ebraico, padre e figlia parlottano insieme dei palindromi e del SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.
Bellissimo il commento musicale.
Quanto alle inquadrature, devo mostrarle ad esempio a quel dirigente di cui vi parlavo…