quando la Musa incontra il sociale

L’infibulazione è una pratica barbara, ancora in uso in molti Paesi africani. Non è questa la sede per ricordare l’aberrante procedura ma il Cinema riesce a parlarne con ‘Fiore del deserto’, in sala a partire da domani. Nel film, la fotomodella Waris Dirie, nata in Somalia da una famiglia di beduini con dodici figli, parla di se stessa nei termini riportati a fine post*.Altri tre film basati sull’attualità ci va, inoltre, di citare:

“Il giorno che ha cambiato la mia vita non è stato il mio incontro casuale con un fotografo della moda mentre pulivo i pavimenti di un fast food a Londra. La mia vita è cambiata a tre anni, quando mia madre e una mammana recisero il mio clitoride con una lametta e poi cucirono le mie piccole e grandi labbra assieme, lasciando un foro grande come la testa di un fiammifero. I resti dei miei genitali sulle pietre del deserto li mangiarono gli avvoltoi. Due mie sorelle sono morte per questo, una dissanguata, aveva 8 anni, l’altra di parto. Io sono sopravvissuta e sono qui per denunciare questa pratica barbara sulle bambine”.

Fonti: Ansa, Corriere.it