Aggiornamenti 17 dicembre. Alessandro Mager, sindaco della ridente cicittà ligure, a margine della presentazione di ‘Sarà Sanremo’, ha dichiarato:
“I tempi devono essere necessariamente brevi, chi farà il Festival di Sanremo nel 2026 non potrà venire a saperlo soltanto pochi mesi prima, un timing non posso averlo, anche se sarebbe mia intenzione confezionare la procedura per la manifestazione d’interesse, più o meno contemporaneamente alla prossima edizione del Festival a febbraio 2025. Le prospettive sono di attendere la decisione del Consiglio di Stato che non credo possa intervenire in tempi brevissimi e quindi sicuramente lavoreremo, come Comune, per predisporre una manifestazione di interesse”.
“Da avvocato, rispetto le decisioni dei giudici anche quando non le condivido come in questo caso. Abbiamo dato incarico ai nostri legali di ricorrere al Consiglio di Stato e rivendichiamo la correttezza delle precedenti amministrazioni”
Nel medesimo contesto, Marcello Ciannamea, direttore dell’intrattenimento prime time della Rai, ha ribadito: «Anche la Rai sta predisponendo il ricorso al Consiglio di Stato. È evidente la volontà di proseguire la collaborazione con il comune di Sanremo. Sanremo e il Festival sono inscindibili per la Rai!»
In perfetta sintonia, come intuibile, Carlo Conti, presentatore e direttore artistico di Sanremo 2025: «La Rai non può fare a meno del Festival, Sanremo non può fare a meno della Rai».
Aggiornamento 11 dicembre: il Comune di Sanremo ha annunciato che, contro la sentenza del TAR, ricorrerà al Consiglio di Stato. La decisione è stata presa dalla Giunta dopo la riunione dei giorni scorsi, alla presenza dei legali dello studio Bonura. All’uopo interpellato, il sindaco Mager ha detto:
“Dopo aver analizzato la pratica e approfondito i possibili sviluppi futuri, alla luce del pronunciamento del Tar, abbiamo assunto la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato per continuare a tutelare il Comune in tutte le sedi. Intanto, in ottemperanza alla sentenza, e a prescindere dall’esito che avrà il ricorso, ci siamo attivati immediatamente per predisporre la manifestazione di interesse. Oggi, infatti, è stata costituita un’unità operativa inerente alla concessione dell’uso in esclusiva del marchio svolgimento del Festival, a partire dall’anno 2026.”
Aggiornamento. Intervistato dall’agenzia Adnkronos, Walter Vacchino, storico proprietario del teatro Ariston, ha dichiarato: “Dal momento che si tratta di un sodalizio che va avanti da settantacinque anni, forse deve cambiare forma. E invece che essere un sodalizio convenzionatorio, potrebbe essere il sodalizio di una società che abbia un presente e un futuro. I soggetti sono due: il comune di Sanremo e la Rai. Auspico dunque che la soluzione sia una forma societaria e non convenzionatoria. Non so se questo sia possibile, ma lancio un’idea. Io sono un sanremese che conosce la storia, e vedo che la manifestazione ha due soggetti, sempre gli stessi, da 75 anni: forse questo un senso ce l’ha”.
“il festival di Sanremo senza la Rai sarebbe come il pesto senza basilico”
un politico (leggi oltre)
A seguito di ricorso, il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai, da parte del Comune, delle edizioni 2024 e 2025 del Festival della canzone italiana di Sanremo. Il ricorso è quello presentato nel 2023 contro il Comune della ridente cittadina ligure e contro la Rai dalla società ‘Just Entertainment’ (“Je” per gli amici), guidata da Sergio Cerruti, presidente dell’Associazione Fonografici Italiani (Afi), sull’organizzazione del Festival, riguardo alla concessione dell’uso in esclusiva del marchio ‘Festival della Canzone Italiana’.
Mamma Rai rivendica, e ha sempre rivendicato, un legame “inscindibile” tra il marchio ed il format; il citato Tar della Liguria ritiene invece che marchio e format siano due aspetti distinti e separati anche perché, come ha ricordato AdnKronos, il corrispettivo che la Rai versa al Comune è legato al diritto di utilizzo del marchio e non allo sfruttamento economico del format, di esclusiva titolarità della Concessionaria di Stato. L’obiettivo di Je non era, d’altra parte, quello di appropriarsi del format Rai, ma di ottenere l’uso in esclusiva del marchio “Festival di Sanremo”, per associarlo ad un proprio format indipendente.
La Just Entertainment aveva trasmesso al Comune di Sanremo una manifestazione d’interesse “ad acquisire la titolarità dei diritti di sfruttamento economico e commerciale del Festival di Sanremo” e del relativo marchio per curare l’organizzazione e lo svolgimento del Festival” nonché le relative “attività di promozione e diffusione”. Di fronte al mancato riscontro del Comune – che “avrebbe riferito che nessun affidamento era intervenuto in favore di Rai con riferimento alle future edizioni del Festival” – la Je ha impugnato il provvedimento con cui lo stesso Comune “avrebbe affidato a Rai la concessione dell’uso in esclusiva del marchio ‘Festival della Canzone Italiana’ e “lo svolgimento della 74/a edizione del Festival, nonché di eventuali successive edizioni.”
L’edizione 2025 si terrà come previsto.
Nella (corposa) sentenza del Tar della Liguria si legge tuttavia:
“L’eventuale indizione di una procedura di evidenza pubblica e la conseguente possibilità per altri operatori di formulare le proprie offerte ben potrebbero, in futuro, consentire di elevare ulteriormente il livello tecnico qualitativo finora riscontrato dall’amministrazione comunale. (…) Non si comprende per quale ragione la prassi finora seguita dovrebbe consentire, di per sé, e ancorché (in ipotesi) illegittima, il perpetuarsi della scelta di affidare direttamente l’organizzazione del Festival alla Rai per un tempo indefinito, fino a quando il Comune deciderà (insindacabilmente, secondo la tesi dello stesso Comune) di mutare le suddette “scelte organizzative”
Dal 2026 si dovrà procedere
“con una gara aperta agli operatori del settore”
Oggi la Rai ha comunicato ufficialmente che:
“Il Tar ha giudicato irregolari soltanto le delibere con le quali il Comune di Sanremo ha concesso in uso esclusivo a Rai il marchio ‘Festival della Canzone Italiana’, nonché alcuni servizi ancillari erogati in occasione dell’organizzazione del Festival stesso. Dunque, nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi. I giudici amministrativi hanno confermato l’efficacia della convenzione stipulata tra Rai e il Comune di Sanremo per l’edizione 2025, nonché la titolarità in capo a Rai del format televisivo da anni adottato per l’organizzazione del Festival. (…) Nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi.”
Alessandro Mager, sindaco di Sanremo, ha dichiarato:
“È una sentenza inaspettata, articolata e complessa. Insieme ai dirigenti del Comune e ai nostri consulenti legali, la approfondiremo con scrupolosa attenzione nei prossimi giorni, anche al fine di pianificare le migliori strategie per il futuro. In merito all’appello ci prendiamo ancora qualche giorno per decidere, ma ritengo opportuna la necessità di continuare a sostenere e difendere le nostre tesi in tutte le sedi. A prescindere dall’esito del ricorso, tuttavia, è importante fin da subito attivare tutte le procedure idonee ad ottemperare alla sentenza, anche in considerazione del fatto che la convenzione tra Comune di Sanremo e Rai sarebbe comunque scaduta l’anno prossimo.”
Sergio Cerruti, amministratore delegato della Je e già presidente dell’Afi, l’Associazione fonografici italiani, ha comprensibilmente ribattuto:
“Davide ha abbattuto Golia, e in questo Paese ogni tanto le cose vanno nel verso giusto e che c’è speranza anche per i più piccoli”. E chiosa: “Oggi abbiamo scritto un pezzo di storia, perché Sanremo è Sanremo, non è la Rai”.
La Rai ha sempre vantato maggiore visibilità, tradizione, know how e… un legame “indissolubile”.
Qualche anno fa, come ricordavamo in apertura, un uomo politico ha dichiarato che Sanremo senza la Rai sarebbe come il pesto senza basilico.
Sarà vero?
Il know how relativo alla realizzazione di una gara musicale ce l’hanno anche altri editori, ed in passato qualche voce, riguardo a interessamenti da parte di terzi, ha pure circolato.
Certo, sarebbe un passaggio storico.
E la politica, certo, non resterebbe a guardare.