Dottori a quattro zampe

Cari,

desidero inaugurare il mese di giugno con un servizio che ho trovato su Repubblica.it che mette ulteriormente in luce, se necessario, uno dei motivi per cui dobbiamo voler bene agli animali.

Cliccate qui per leggerlo (anzi per vederlo, è un filmato)

una puffosissima sorpresa

Guardate un po’ che meravigliosa sorpresa ho trovato sul blog della carissima Agnese:

Trovo, come già scritto sul suo blog, che non potesse avere idea più bella! I puffi e i cagnolini sono tutti idee di Dio, conversano d’amicizia respirando Libertà! La mia riconoscenza sarà imperitura!

NB: le altre foto sono state spostate nella sezione Media…

da Repubblica.it: topi che si autoriparano

La scoperta al Laboratorio di Biologia Molecolare di Monterotondo.L’animale riprende funzionalità cardiaca e ripara tessuti muscolari

Staminali, nascono i “super-topolini”, dopo un infarto il cuore si autoripara
Staminali, nascono i “super-topolini”
dopo un infarto il cuore si autoripara

ROMA – Topolini con il cuore che si autoripara dopo un infarto. E’ la straordinaria scoperta del gruppo di ricerca guidato da Nadia Rosenthal, direttrice del Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (EMBL) di Monterotondo, intervenuta al V convegno nazionale “Cellule Staminali e Progenitori Emopoietici Circolanti” a Roma.
I topolini, spiegano i ricercatori, riescono a riparare, da soli, il proprio cuore dopo un infarto grazie alla produzione di un fattore di crescita che potrebbe divenire determinante nelle strategie di riparazione di organi e tessuti. Il loro segreto è la capacità di produrre in modo continuo nel cuore un particolare fattore di crescita, il fattore insulinico 1 (IGF-1). Così, procurato un infarto al topo, l’animale è in grado di riprendere in modo straordinario la funzionalità cardiaca e alle cicatrici lasciate dall’infarto si sostituisce un tessuto muscolare funzionante.
Il sospetto che IGF-1 fosse un fattore di crescita con particolari poteri di rigenerare il tessuto cardiaco, ha spiegato la Rosenthal, è sorto dopo anni di ricerca su diversi fattori di crescita. Dai risultati degli studi è emerso che IGF-1, la cui funzione è importante in tutto il corpo, sembrava “speciale”, perché, per esempio, si era visto che in condizioni di carenza di IGF-1 si manifestava atrofia del miocardio.
Con queste premesse, continua la ricercatrice, “abbiamo inserito IGF-1 nel Dna del topolino, in modo che il suo cuore lo producesse continuamente, e abbiamo visto innanzitutto che il topo non risente in alcun modo di questa modifica genetica”. L’animale, prosegue la scienziata, non si ammala di cancro né di altre malattie in qualche modo collegabili a un fattore di crescita prodotto continuamente.
Così, gli scienziati sono passati alla fase successiva: hanno procurato un infarto ai topolini transgenici e hanno notato che dopo pochissimo tempo la loro funzione cardiaca recupera in modo straordinario. Non è tutto, perché il tessuto fibroso e cicatriziale (che nel paziente è alla base dell’insufficienza cardiaca post-infarto) pian piano viene riassorbito e sostituito da tessuto muscolare miocardico. Il recupero visto nei topolini è straordinario “come mai visto prima”.
Ancora non si è scoperto su quali elementi vada a influire IGF-1 per dare simili risultati: quel che è certo, in ogni caso, è che è un fattore di crescita tra i più promettenti nella rigenerazione cardiaca. È possibile, si ipotizza, che richiami in sede cellule staminali dal midollo o che stimoli quelle cardiache già presenti, oppure che semplicemente comandi la riorganizzazione del tessuto miocardico post-infarto senza una vera e propria costruzione di nuovo tessuto. Questo sarà l’oggetto delle prossime ricerche.
Lo studio, conclude la Rosenthal, ha messo in luce due importanti risultati: non solo indica quale sia un fattore di crescita su cui puntare per la rigenerazione cardiaca, ma conferma che se il cuore riceve lo stimolo a ripararsi subito dopo il danno, i risultati della riparazione sono molto più significativi e si può prevenire la formazione di tessuto cicatriziale a tutto vantaggio della funzionalità del cuore.

(25 maggio 2006)

un sole a quattro zampe

Credo che il buon Dio abbia privato gli animali della parola per renderli incapaci di mentire, e donare loro l’assoluta trasparenza nei sentimenti.

È privilegio raro, incompatibile con l’umana genia, atta invece per propria natura alla menzogna e all’ipocrisia.

Il mio sole a 4 zampe si chiama Laika, è un delizioso Pincher femmina di due anni che, per motivi che non mi dilungo a spiegare, sono stato costretto a dar via.

La sua intelligenza e la sua nobiltà d’animo sono superiori a quella di buona parte degli uomini.

Tutte le mattine alle 7, puntuale come l’orologio atomico di Francoforte, la cagnetta mi svegliava e mi zompava sul letto con l’agilità di un coguaro (i cani non dovrebbero giammai salire sul letto dei padroni ma alla piccola Laika tutto era concesso).

Ogni tanto la rivedo appollaiata sul davanzale della sua nuova casa e invidio i suoi nuovi padroni, ai quali starà regalando la sua simpatia e tenerezza.

Allarme del WWF: un pianeta non basta!

Leggo su Repubblica.it un interessante articolo, nel quale viene presentato l’ultimo rapporto del WWF riguardo le condizioni di salute del pianeta Terra.
Gli ecosistemi si stanno danneggiando irrimediabilmente, la biodiversità corre il rischio di diventare una parola priva di significato, e lo sfruttamento dissennato delle risorse metterà il pianeta in ginocchio. Non è una profezia di Nostradamus,
sono le conclusioni del “Living Planet Report 2006“, presentato stavolta dalla Cina, il paese che sta conoscendo la fase di sviluppo più rapida.
In trent’anni le specie terrestri si sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del 27%. Il peso dell’impatto umano sulla Terra è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003, ha già superato nel 2003 del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali da noi utilizzati per il nostro sostentamento.
Il nostro apporto di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003.
Noi italiani figuriamo al 29° posto nella non invidiabile hit parade delle nazioni scialacquatrici (mai aggettivo fu più azzeccato, dato che proprio l’acqua è una delle risorse a rischio…).
Mi permetto di pensare che taluni black out che abbiamo conosciuto di recente siano, almeno in parte, un tragico memento di quanto sta accadendo.
Se va avanti così, avremo bisogno ben presto di cambiare pianeta…
DarkLight