Peyo, perdona loro…
I Puffi sono sempre in pericolo.
Speravo di averli difesi con il dovuto entusiasmo e sufficiente efficacia nelle sedi opportune e scopro invece che una nuova, assurda accusa pende sulle loro azzurre testoline.
Tale Antoine Buéno, sociologo francese, si è permesso di definire i simpatici ometti blu “l’archetipo di una società totalitaria impregnata di nazismo e stalinismo”.
Secondo tale (pfui!) studioso, poiché Pierre Culliford (Peyo, il padre dei Puffi) da ragazzo ha vissuto a Bruxelles gli anni cupi dell’occupazione tedesca, avrebbe trasposto il modello di una società dirigista nei personaggi del fumetto, con un capo unico e onnipotente, il Grande puffo, una specie di Hitler.
Secondo Buéno, i Puffi sarebbero nazisti e antisemiti in quanto:
- prendono i pasti al refettorio;
- sono puritani fino al ridicolo;
- il biondo ariano viene idealizzato;
- i Puffi neri sono ai piedi della scala;
- il nemico giurato, Gargamella, ricorda una caricatura antisemita.
Il qui presente puffologo si permette di osservare che:
- chi ha vissuto la dittatura tutto può desiderare fuorché riproporla;
- il mondo dei Puffi è animato dalla libertà, dalla democrazia e dalla purezza che devono sempre caratterizzare un prodotto per bambini;
- Grande puffo è primus inter pares e ha potere solo in virtù della sua anzianità e conseguente saggezza (il contrario di Hitler);
- la solare Puffetta non viene mai idealizzata, pur essendo l’unica donna fino all’arrivo, nella serie TV, di Bontina e Nonna puffa;
- i Puffi neri compaiono in un solo episodio e non hanno importanza ad alcun altro livello;
- Gargamella è solo il prototipo di un vecchio, imbranato stregone.