for Easter…

da In the Beginning – Storie dalla Bibbia

Osamu Dezaki è salito al Cielo dei registi da qualche giorno

ma le produzioni che ha diretto vivranno sempre con noi.

Non solo Rèmi, Lady Oscar, Rocky Joe o Astro Boy ma anche,

come suggerito dall’immagine,

In the Beginning – Storie dalla Bibbia.

Proprio con riguardo a quest’ultima serie,

si è preso in prestito il fotogramma

con il passaggio del mar Rosso

da parte del popolo ebraico.

Grazie, maestro! 

tutti pazzi per la Bibbia!

La lettura televisiva delle Sacre Scritture è sicuramente momento tra i più alti nella storia della televisione.

Dal punto di vista prettamente televisivo e comunicativo, però, l’efficacia della lettura risente del tone of voice dell’interprete.

Un po’ monocorde Benedetto XVI, che ha letto i versetti della Genesi relativi alla Creazione e alla cacciata dall’Eden.

Meritato l’applauso a Benigni, che ha un po’ sollevato il pathos e ha poi dichiarato:

“è un libro che si legge in presenza dell’autore!”

Mary Magdalene

I started to study Mary Magdalene a few years ago. I would like to reason with you about. Gospel according to Saint Philip, found by case in the dust of the desert, contains some passes where Jesus & Mary look companions, where Jesus kissed her on the mouth, and the others disciples were envious of her. 

Somebody say that Gospel according to saint Philip is not reliable, but I found in the Acts of the apostles, those written by saint Luke, everyone of us can verify, the following pass:

                                                      “Moved away, the next day we came to Caesarea and, come into Evangelist Philip,

who was one of the Seven, stayed  there”

(Act, 21, 8)

We must suppose that Gospel according to saint Philip found in Ben Hammadi be a precise copy of the lost Greek version. I read some passes of that Gospel, sometime is hard to understand and to interpret.

Somebody say that, if people called Jesus Rabbi, it means he was married, because in Jewish tradition we can call Rabbi only a married man.

Others suppose that Jesus could be called Rabbi even not married, because  he belonged to the schism of Essens.

Mary Magdalene tradition is very old and in Occidental culture there is a lot of testimonies. What about Proust’s madeleines or the pseudonym of Jean Valjean in Hugo’s novel ‘The Miserables’?  What about Disney symbols? A part Mermaid Ariel looking at a particular paint, I discovered that there is a five petals rose in the comb of Mulan, in the 2nd episode of the saga!

What do you think about?

santa Maria Maddalena

La figura di Maria Maddalena è oggetto delle mie attenzioni da qualche anno.

Il vangelo apocrifo di Filippo, trovato in circostanze fortuite in mezzo alla sabbia del deserto, riporterebbe alcuni stralci da cui si evince che Gesù e Maria di Magdala erano compagni, che lui la baciava spesso sulla bocca e che gli altri discepoli erano gelosi di lei. Alcuni affermano che il vangelo di Filippo non merita la minima attendibilità ma io ho trovato negli Atti degli Apostoli, quelli scritti da san Luca, che ognuno di noi ha in casa, il seguente passaggio:

                                                      “Ripartiti, il giorno seguente giungemmo a Cesarea, ed entrati nella casa dell’evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui”

(At, 21,8)

Si deve ipotizzare che il vangelo di Filippo ritrovato a Ben Hammadi sia conforme alla preesistente edizione greca, andata perduta. Io ho letto alcuni stralci del famigerato vangelo. È vero, sono oscuri, spesso di senso incompiuto o di difficile interpretazione. Frasi come “non cercate il regno dei cieli in cielo, o gli uccelli vi arriveranno prima di voi” si alternano ad altre in cui si afferma “dove due sarà uno…” et similia.

Alcuni affermano che il fatto stesso che Gesù venisse chiamato Rabbì significa che era sposato, essendo tale titolo conferito dalla cultura ebraica solo agli uomini che avevano contratto matrimonio. Altri rispondono che forse Gesù poteva essere esonerato da tale impedimento perché apparteneva alla setta degli Esseni.

Ma la tradizione ed il culto di Maria Maddalena hanno radici antichissime e hanno in effetti prodotto molti frutti nella cultura occidentale. A parte le madeleines di Proust, o lo pseudonimo usato da Jean Valjean nei Miserabili di Victo Hugo, anche chi scrive, nel suo piccolo ha verificato che nella produzione Disney affiorano simbologie di un certo tipo (oltre alla Sirenetta che contempla il quadro, c’è una rosa a cinque petali sul pettine di Mulan, nel secondo film interpretato dall’eroina dagli occhi a mandorla). E faccio fatica a fermarmi qui.

Mi limito a citare la prof di religione del ginnasio: “Il Gesù della religione non è il Gesù della storia”.

Inoltre, dal vangelo di Filippo apostolo: frammento n° 32: “Erano tre (Maria), che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era “Maria”: sua sorella, sua madre e la sua consorte”; frammento 55: “La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La compagna di [Cristo è Maria] Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla [bocca]. Gli altri discepoli allora gli dissero: “perché ami lei più di tutti noi?” Il Salvatore rispose e disse loro: “perché non amo voi tutti come lei?”.

Un sito interessante, con il testo integrale del vangelo in questione, può essere questo;

per informazioni di più ampio respiro potete cliccare qui.

on the Red Sea…

Il Pasquale Curatola’s World formula a tutti i suoi friends i migliori auguri per un’ottima Pasqua e un gradevolissimo lunedì dell’Angelo. Chi è cristiano potrà esultare per la Resurrezione e, anche se non cristiano, godersi la classica gita fuori porta con fave e pecorino, in alternativa alla crociera a Sharm el Sheik. Interessanti inoltre le sorprese celate dalle uova al cioccolato. Soprattutto per la linea…

Dostoeevskj, ne I fratelli Karamazov, fa di dire al diavolo che anch’egli avrebbe voluto gioire per la vittoria del Cristo sulla morte. 

Nella notte tra sabato e domenica, nell’ambito della quale santaromanachiesa  celebra la Resurrezione, verrà anche ululato il famigerato Canto del Mare, componimento liturgico che riprende il cantico di vittoria intonato dagli Ebrei mentre uscivano dal mar Rosso, e che si caratterizza per dei vocalizzi molto particolari che vanno eseguiti alla fine di ogni strofa. Una volta, quando la mia spiritualità si identificava con la proposta del contesto, era perfino linkato in questo blog.

Dal punto di vista liturgico, accompagna la lettura del libro dell’Esodo, dove si racconta del mare che si aprì di fronte a Mosè, fece passare indenne il popolo ebraico e si richiuse sui soldati egiziani e sul faraone, facendoli perire tra i flutti. Per il faraone, passi, che era in effetti cattivello, ma quei disgraziati di soldati che colpa avevano, se non quella di fare il loro lavoro? Magari avevano solo dei contratti a progetto, del tipo “la scrivente società Pharaoh Enterprise si servirà delle prestazioni del soldato… a carattere occasionale, con preciso riguardo alla cattura di taluni ebrei che stanno cercando di uscire dall’Egitto… Al soldato verrà riconosciuta una diaria consistente in n° 40 sacchi di farina, altrettanti di miglio, e due orci d’olio…

Poveri diavoli umiliati due volte, la prima dal ministero del lavoro egizio, la seconda dal mare.

Ovviamente si scherza. Facendo i seri, una prima aporia è rinvenibile già nel testo delle scritture. Nella Bibbia, Esodo, capitolo14, ai versi 21-22 si legge:

“Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto. Mentre le acque erano per loro come una muraglia, a destra e a sinistra.”

A verso 27 si legge invece:

“Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, vi si dirigevano contro”.

Chi è affezionato alla rappresentazione classica, con Charlton Heston che solleva il bastone e il mare si apre, immagina le due sponde del mare sollevate come due bastioni. Altri possono immaginare semplicemente delle acque al di sotto del livello standard, come ritengono alcuni archeologi.

Un’ulteriore interpretazione vuole che tutta la narrazione sia una elaborazione mitica di un concetto che apparteneva alla cultura egiziana. Il faraone, rappresentato da un ideogramma che richiama in effetti due sponde di mare divise a metà, era in grado di separare la luce dalle tenebre. E la narrazione biblica, al di là dell’orgoglio epico, servirebbe solo a testimoniare che anche il popolo redento era stato capace di tale separazione. E i cristiani di oggi superano il baratro tra Peccato e Salvezza.

Peccato che, qualche capitolo dopo, nella Bibbia si separarono anche le acque del Giordano…

il Respiro

Nella storia della cultura il Respiro è sempre stato visto come chiaro indizio della Vita e, con essa, dell’azione di un’Entità superiore.

Nelle antiche mitologie, come ricordavamo in un precedente post, le divinità soffiavano nelle narici dell’uomo proprio per infondergli la vita, il tratto che distingue i viventi dalla materia non vivente.

La parola greca Pnéuma, traducibile letteralmente come “respiro, soffio, alito vitale”, è una categoria importante nella filosofia stoica ed è presente nel Vangelo di san Giovanni, dove viene tradotta Spirito Santo, che per i cristiani è la terza persona della Trinità.

In ebraico la parola Ruah, femminile, indicava proprio il respiro vivificante di Dio. San Giovanni rende tale concetto con Pnéuma forse perché negli ultimi anni della sua vita, proprio quando attendeva alla stesura del suo vangelo, era ormai diventato discepolo del filosofo Filone di Alessandria, ed era stato da lui influenzato nell’opera di mediazione tra le categorie del pensiero greco (basti pensare al Logos citato nel prologo) e del pensiero ebraico (Pnèuma = Ruah).

Il passaggio concettuale è affascinante. Se Dio, che è santo, trasmette la vita con il respiro, significa che respirando sulla sua creatura le trasmette la vita e parte della sua santità. Quando ognuno di noi respira, dunque, esprime quella briciola di divino di cui è testimone e ricettacolo.

religioni a confronto

Nella mitologia egiziana, il dio Ptah creò l’uomo con l’argilla e gli soffiò nelle narici l’alito vitale.
Nella mitologia ebraica, l’uomo venne creato col fango e ricevette la vita attraverso il Respiro.
Nella mitologia greca, Prometeo crea l’uomo con il fango e lo vivifica col fuoco degli dei.
Le antiche culture riportano in pratica lo stesso mito per spiegare la nascita dell’uomo.
Può sembrare blasfemo che abbia inserito in questo elenco anche la narrazione che c’è nella Bibbia ma, non dimentichiamolo, essa era la summa di tutte le tradizioni ebraiche, anche di quelle mutuate da altri popoli (Mosè, probabile autore del Pentateuco, era stato allevato alla corte del Faraone).
Un mio amico egittologo mi ha anche spiegato che la parola ebraica Elohim, che  normalmente traduciamo Dio, è un plurale.

Piaghe d'Egitto

Piaghe d’Egitto: la scienza conferma

da Avvenire del 15.02.2000 (io non leggo Avvenire, questo è un caso…)

Un’indagine integrata su testi biblici, talmudici e su papiri permette oggi di avanzare una spiegazione per ognuno dei flagelli

«La morte dei primogeniti probabilmente causata da ingestione di micotossine»

di Luigi Dell’Aglio

Ora la scienza, anche con l’avallo dei papiri egizi, considera eventi storici, a tutti gli effetti, le dieci Piaghe d’Egitto, le calamità che – secondo la Bibbia – indussero il faraone a lasciare libero il popolo d’Israele perchè potesse avviarsi verso la Terra Promessa. Non si trattò semplicemente di una catena di terribili sciagure, come si era ritenuto finora. Il faraone capitolò perché l’Egitto venne colpito soprattutto da una serie di epidemie che oggi possono considerarsi la micidiale conseguenza di un’unica contaminazione iniziale. Recenti ricerche permettono di stabilire non solo che queste calamità si verificarono realmente ma anche come e, soprattutto, perché avvennero. Il nuovo approccio è frutto di studi compiuti negli anni ’80 e ’90 (anche a opera dell’italiano Giovanni Ceccarelli), ma il lavoro conclusivo è merito del dottor John Marr, che è stato fra l’altro epidemiologo capo nel Dipartimento della Sanità Pubblica di New York. Marr affronta il tema con un’indagine integrata, risalendo non solo ai testi talmudici e biblici ma anche a papiri egiziani, fra cui quello intitolato «Gli ammonimenti di Ipuwer». Da questo papiro risulta che in Egitto una serie di catastrofi naturali ebbero luogo alla fine del Regno di Mezzo. E gli eventi narrati dal papiro assomigliano moltissimo alle dieci piaghe. «Non pretendiamo di spiegare tutto. Nonostante due secoli di studi, molti interrogativi restano ancora senza risposta», si schermisce John Marr.
Ma l’enigma più intricato è ora praticamente sciolto. Quale evento naturale, quale epidemia potrebbe mai spiegare la decima piaga, cioè l’improvvisa morte, in una notte, dei soli primogeniti delle famiglie egizie e dei soli primogeniti degli animali che agli Egizi appartenevano? Oggi la risposta c’è, e si deve a un’intuizione straordinaria di John Marr. Sarà rivelata a conclusione dell’intervista perché Marr preferisce procedere secondo il suo ferreo metodo: partire dalla prima piaga d’Egitto per arrivare all’ultima.
Lei ha collegato ogni evento al successivo. Quale rapporto c’è tra la prima piaga – il Nilo che si tinge di sangue – e la seconda, la spaventosa invasione di rane?
«Per il Nilo che si colora di sangue, chiamo in causa i cianobatteri. Microorganismi che, oltre a provocare una tipica colorazione rossa di fiumi e laghi, privano l’acqua di ossigeno e producono tossine nocive per i pesci. Questi, come si sa, sono voraci predatori di rane. Perciò la scomparsa dei pesci non può che favorire una esagerata riproduzione delle rane. Ma poi l’acqua infetta fa morire anche le rane; si scompagina così un altro equilibrio naturale. Le rane, infatti, tenevano a bada le zanzare. Scomparse le rane, le zanzare si moltiplicano in modo esiziale. E abbiamo il legame fra la seconda e la terza piaga».
L’Esodo parla di «pidocchi provenienti da tutta la polvere della terra». Erano proprio zanzare?
«Si trattò, molto probabilmente, di zanzare culicoides. Le larve di questi insetti nascono nell’immondizia e nella polvere. Da pochi anni abbiamo scoperto che questi insetti sono responsabili di un gran numero di malattie virali, negli uomini e negli animali. Le zanzare furono la causa diretta della terza piaga d’Egitto. Ma furono anche il vettore biologico dell’epidemia che sterminò gli animali (quinta delle dieci piaghe). Nel frattempo, l’Egitto, il cui ambiente era già fortemente deteriorato, viene invaso dalle mosche (quarta piaga) e le mosche contribuiscono anch’esse a preparare la quinta piaga. Si tratta infatti di mosche di stalla, provocano infezioni e ferite dolorose negli animali».
La quinta piaga, però, non uccide proprio tutti gli animali di cui disponeva l’Egitto. Tanto è vero che il faraone troverà i cavalli per inseguire gli Ebrei…
«L’epidemia epizootica si presenta sotto varie forme. E’ selettiva, nei suoi effetti mortali. Per esempio, la “malattia del cavallo africano” fa strage di equini, ma la cosiddetta “linguablu” – fatale a capre e pecore – risparmia cavalli e maiali; stermina gli animali che si trovano nei campi, non quelli domestici».
La sesta “piaga” colpisce sia gli animali che gli uomini. Qual è la causa?
«Propendo per lo pseudomonas mallei, malattia fortemente contagiosa, trasmessa dal contatto con le mosche. Queste inoculano, negli esseri umani e negli animali, ogni genere di batteri e virus. S’infetta anche chi mangia carne contaminata. Con la sesta piaga, l’Egitto è già in ginocchio. Ha subìto un disastroso impoverimento. L’acqua è inquinata (non ci si può neanche lavare). Non c’è più pesce. E ora vengono a mancare anche carne e latte. Solo il Goshen, dove si trovano gli Ebrei, viene risparmiato».
Però la grandine (settima piaga) non è un ‘epidemia…
«Nessuno afferma che ogni piaga d’Egitto è la diretta conseguenza della precedente. Ci sono anche le eccezioni. Ciò che importa è il contesto generale, una certa concatenazione che appare evidente, l’evoluzione precipitosa verso la rovina dell’Egitto. La settima piaga sopraggiunge quando la popolazione non può più procurarsi proteine animali. La grandine distrugge le messi, le spighe imputridiscono. Poi le locuste del deserto (ottava piaga) si lanciano all’attacco delle pianticelle più giovani e fanno piazza pulita di qualsiasi vegetale. Con la nona piaga (una tempesta di sabbia che viene dal deserto, il khamsin) qualunque fonte di nutrimento è ormai sepolta. Dopo tre mesi di sventura, due milioni e mezzo di Egizi stanno letteralmente morendo di fame».
Ma come spiega la decima calamità, la più misteriosa, che piomba sul popolo egizio come una mazzata?
«Nel 1961 è stata scoperta l’aflatossina, che appartiene a una famiglia di microorganismi altamente nocivi: le micotossine. Il Fusarium graminearum e la Stachybotrys atra hanno fatto vittime nell’ex-Urss, durante la seconda guerra mondiale, e anche altrove. Contadini che, lavorando in un silo, avevano inalato micotossine, sono stati stroncati. Una quantità minima provoca una rapida morte. E si è ipotizzato che le micotossine abbiano ucciso anche alcuni fra gli archeologi che avevano appena scoperto la tomba del “faraone giovinetto” (Lord Carnarvon non morì in poche ore, nel 1922, di una “strana” polmonite?)».
Ma perché le micotossine avrebbero sterminato soltanto i primogeniti?
«Ecco che cosa accadde probabilmente. La fame aveva ridotto le famiglie allo stremo. Quella notte ci si precipitò nei magazzini, ma quanto restava di grano e foraggio era ormai coperto da una patina di micotossine. E chi scese laggiù? I primogeniti, i quali erano responsabili della sorte delle famiglie. Inalarono, come un aerosol, letali quantità di Stachibotrys atra. Forse addentarono anche, per primi, il pane fatto con i cereali contaminati e, sempre per primi, bevvero la birra fatta con quegli stessi cereali. Idem per gli animali: l’individuo dominante, il primogenito, mangiò per primo il grano divenuto tossico» .
Gli Egizi rischiarono di essere cancellati dalla faccia della Terra.
«Non avvenne perché l’improvvisa morte dei primogeniti mise in allerta la popolazione e gli animali. I granai furono subito spalancati, entrò aria pulita. Una conferma alla mia ipotesi sulle responsabilità delle micotossine si trova nella tradizione ebrea (che nasce proprio allora) di mangiare l’agnello pasquale. Coscio di agnello sano e robusto, erba fresca, pane non lievitato, fatto con cereali macinati da poco. Tutti alimenti che non possono essere stati contaminati da micotossine».

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