la campagna di Russia e la troika del David

Il festival del Cinema Italiano ‘Nice’ è in corso a Mosca, sotto l’egida dell’Istituto Italiano di Cultura (IIC). il programma della manifestazione prevede sei film in anteprima, due documentari e tre premi. L’apertura è stata affidata alla proiezione de ‘Il cuore grande delle ragazze‘, di Pupi Avati, del quale questo blog si è spesso occupato. La rassegna si concluderà il 17 aprile e sarà ospitata da due cinematografi: ’35 mm’ e ‘Formula Kino Gorizont’.

Per quanto attiene al nostro Paese,  è stata resa nota la scelta delle nomination al David di Donatello. A contendersi l’ambita statuetta tre pellicole:

  • This Must Be the Place‘ di Paolo Sorrentino (quattordici).

Otto nomination sono andate a ‘Cesare deve morire‘ dei fratelli Taviani e a ‘Magnifica Presenza‘ di Ferzan Ozpetek.

Neanche a dirlo, i professionisti in questione…

non vedono l’ora…

(diretta tv il 4 maggio su Rai Movie)

Tintin, l’unicorno e l’italico poker d’assi

Giovedí 27 comincia l’avventura della VI edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si concluderà il 4 di novembre.

Il Marco  Aurelio d’oro sarà assegnato da una giuria presieduta da Ennio Moricone e, per quanto riguarda il nostro cinema, sarà conteso da un quartetto di pellicole d’assoluto interesse, accomunate dai valori tradizionali della famiglia e dell’amarcord:

(altro…)

emozioni in 3D

Totò detiene tra gli altri un primato che viene ricordato ben di rado.

Ben prima delle produzioni di oggi, infatti, il principe De Curtis era stato protagonista di ‘Totò in 3D – il piú comico spettacolo del mondo’ (1953), nei panni del clown Tottons, sfruttato dal suo circo e costretto a non togliere il trucco nemmeno fuori scena. 

La pellicola è stata restaurata con la moderna tecnologia e verrà presentata in anteprima al Festival internazionale del Film di Roma (l’anno scorso Aurelio de Laurentis dichiarava: Sto per cominciare il restauro di Totò 3D – Il piú comico spettacolo del mondo, il primo film tridimensionale mai uscito in Italia. Quando è pronto lo distribuirò in tre-quattrocento sale: se ci pensavo prima, ci avrei potuto inaugurare o chiudere la Mostra” e Pupi Avati ricordava la pellicola nell’ambito di un’intervista su Dino de Laurentis).

L’11/11/11 prossimo venturo, invece, in contemporanea al Muzik Show di Chiambretti su Italia 1, arriverà nelle sale ‘Il Re Leone in 3D’, rivisitazione tridimensionale di uno dei maggiori successi Disney (pare che in futuro saranno rivisitati anche ‘La bella e la bestia’, ‘Nemo’, ‘Monsters & Co.’ e ‘La sirenetta’, che arriveranno in sala nei prossimi due anni).

Quale miglior modo per festeggiare san Martino?

il cuore grande di Pupi

Pupi Avati sarà in concorso al prossimo Festival di Roma con la pellicola ‘Il cuore grande delle ragazze’, con Micaela Ramazzotti e un inedito Cesare Cremonini al suo debutto cinematografico.

Il film, girato interamente nelle Marche e ambientato negli anni ’50, riprende la storia vera dei nonni  di Pupi Avati e racconta l’amore tra Francesca, ragazza di buona famiglia, e Carlino, un giovane interessato solo a Bacco, Diana (in alternativa a Tabacco)  e Venere, che riuscirà a tradire Francesca anche durante la prima notte di nozze.

Il regista dirigerà anche ‘Un matrimonio’, fiction in sei puntate per Rai Uno, interpretato anch’esso da Micaela Ramazzotti, stavolta in compagnia di Flavio Parenti.

 

cara Carolina

Qualcuno ha scritto che la recente consegna dei Nastri d’Argento a Taormina (vedi la fine del post per l’elenco completo) ha premiato il ricambio del cinema italiano.

In questa sede ci si limita a complimentarsi con Carolina Crescentini, Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista per ‘Boris‘ e ‘20 sigarette‘, che è di sicuro una delle new entry piú frizzanti del nostro cinema, ma della quale vorremmo tratteggiare la particolare simpatia.

A chi scrive è infatti capitato di ascoltare la Crescentini dal vivo, nell’ambito del Reggio Calabria Film Fest (edizione 2010) e desidera riprendere in questa sede quanto dalla ragazza raccontato.

L’attrice, disponibilissima, si è innanzitutto preoccupata di tenere accesi i sogni di chi vuol lavorare nel cinema: (altro…)

niente cellulite e molta celluloide

Un esercito di quaranta ragazze, scelte da una rosa di oltre quattromila tra quante, in tutto il mondo, hanno in comune italico DNA, sarà a Reggio Calabria il prossimo 4 luglio. In tale data e in tale location avrà infatti luogo la finale di Miss Italia nel Mondo, con la conduzione di Elisa Isoardi e Pupo (su Rai 1).

Venerdì e sabato scorsi, come da questo blog anticipato, si è  inoltre tenuto il Reggio Calabria Film Fest 2011 (settima edizione), che ha visto le seguenti premiazioni:

  • Silvio Orlando alla carriera;

  • Kim Rossi Stuart: premio Raf Vallone;

  • Pupi Avati: premio ”Città di Reggio Calabria”;

  • Giuseppe Gagliardi: Premio Mediterranea;

  • Peppe Voltarelli: Premio Musica Città del Mediterraneo (il compositore ha colto l’occasione per difendere l’origine filologica di ‘Onda calabra’);

  • Anita Caprioli: Premio Leopoldo Trieste (l’attrice è interprete di ‘Corpo Celeste‘, film interamente girato in Calabria).

Nell’ambito della kermesse, si è parlato anche di Tatanka con Giuseppe Gagliardi e Peppe Voltarelli, de ‘Il mercante di stoffe’, di Sebastiano Somma (prossimamente in tournée teatrale con ‘Il giorno della civetta’), de ‘L’umanità scalza’, di Americo Melchionda, della figura di Vittorio Gassman. È stato inoltre proiettato il gradevole ‘Vorrei vederti ballare’, con Adriana Toman, Giulio Forges Davanzati, Giuliana De Sio, Gianmarco Tognazzi e Alessandro Haber.

una sconfinata cinefilia

Mi dedico oggi ad alcune news sulla settima arte.

Esce oggi nelle sale “Una sconfinata giovinezza“, ultimo lavoro di Pupi Avati. La cinematografia del Maestro bolognese è una garanzia di stile, classe, poesia e quest’ultima opera non deluderà certo le aspettative.
“Una sconfinata giovinezza” tocca il mondo dell’Alzheimer, patologia della quale so qualcosa (ricordate
il mio post su Serendippo?). Protagonisti del film Lino Settembre e Chicca, giornalista sportivo e professoressa di Filologia romanza. I due sono sposati da molti anni ma la loro unione non è stata arricchita da prole, a dispetto di quanto avviene invece nella famiglia d’origine di lei, dove ci si riproduce a ritmo serrato.
A fungere da prole per Chicca dovrà essere proprio Lino, a causa di una demenza degenerativa (l’Alzheimer, appunto) che lo fa retrocedere nella lucidità e tornare bambino.

 

 

il papà di Giovanna

  Elémire Zolla considerava Pinocchio un libro dalla profondità esoterica e spirituale quasi intollerabile. L’uso del termine “intollerabile” suggerisce l’idea di una ricchezza difficilmente racchiudibile in definizioni, che non obbedisce a categorie restrittive e semplicistiche.

 

 è molto vicino a questo tipo di ricchezza, per la sublime poesia che vive in esso e per le altezze che riesce a raggiungere.  

Il papà in questione (Silvio Orlando), quello di Giovanna, appunto, si chiama Michele Casali, è un personaggio straordinariamente ricco, più materno della madre Delia (Francesca Neri), che tende ad allontanarsi dai problemi o a viverli in modo poco costruttivo.

 Egli conosce la figlia (Alba Rohrwacher) e capisce la sua problematicità molto prima che si compia l’ineluttabile, e continua ad amarla con tutta l’anima, cercando si seguirla sempre, nei suoi sogni e nelle pieghe, talvolta decisamente complesse, della sua mente. Solo lui, infatti, si preoccupa del processo, va a trovarla all’ospedale psichiatrico, le porta i guanti che sa essere particolarmente importanti.

 Il dramma della famiglia ha per contesto un altro dramma, quello del Fascismo e della Seconda guerra mondiale, con politici, governanti, forze dell’ordine, chiunque detiene il potere insomma, che diventa mediocre ingranaggio del sistema, leggendo il proprio compito istituzionale alla luce di ciò che è opportuno e non di ciò che è giusto.

In tale luce vive anche Sergio Ghia, il personaggio interpretato da Ezio Greggio, buono ma vittima delle situazioni che è costretto a vivere.

Proprio con riguardo a Sergio Ghia e alla sua morte, azzarderei due citazioni, da Roma città aperta per la fucilazione e dal Dottor Živago per la sua morte, quando sale sul tram.

 Perfino il topo colpito da un mazzo di chiavi, particolare apparentemente insignificante, sembra acquisire un’impronta di significato, nel generale contesto dell’opera.

sogni

I maestri Pupi e Antonio Avati sono intervenuti alla presentazione ufficiale del film “Con rabbia e con sapere”, di Demetrio Casile, tenutasi all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.
Pupi Avati si è detto commosso per la bellezza della storia e ha affermato che è molto bello esista ancora
“una Calabria capace di sognare”.

meditate, gente, meditate…

“Oggi si confonde l’intelligenza con la cattiveria”

L’ho sentito dire al regista Pupi Avati

 e concordo pienamente.

Mai si potrà confondere

la capacità di leggere il reale

con il fare del male agli altri,

perché il male non è mai giustificabile.

La gestione dei propri interessi può essere limpida e intelligente al tempo stesso,

non è difficile.

Ed essere buoni, del resto,

significa fare del bene,

non essere passivi o ignavi.

Alcuni pensano che la bontà sia degli ingenui.

Sbagliano.

occhio alla cena!



Questa non è una recensione del film La cena per farli conoscere, di Pupi Avati con Diego Abatantuono, Vanessa Incontrada, Violante Placido, Inés Sastre e con la partecipazione di Francesca Neri. È solo una riflessione pseudopirandelliana che ho elucubrato sabato sera, dopo aver visto il film. Il vero protagonista del film, si perdoni la provocazione, è l’occhio del protagonista. Alessandro Lanza, attore e show man in declino, subisce un disastroso intervento di chirurgia estetica e, guarda caso, rimane con l’occhio destro eternamente sbarrato, incapace di chiudersi.Il mio sospetto è che sotto questo ingranaggio narrativo si celi una metafora raffinatissima, che solo il genio di Pupi Avati poteva escogitare. L’occhio sbarrato può forse simboleggiare l’incapacità a negare la realtà e, al contempo, l’impotenza di fronte all’ineluttabile fluire degli eventi. La tradizione letteraria c’è tutta. Edgar Allan Poe, ne Il cuore rivelatore, aveva tratteggiato la psicologia di un killer che riesce a uccidere la sua vittima sol perché essa ha un occhio a suo dire ripugnante. E il già citato Pirandello non avrebbe avuto difficoltà a conferire una tale caratterizzazione fisionomica ad un suo personaggio, se tale fosse stato il suo intento. Sandro Lanza vorrebbe chiuderlo, quell’occhio, ma non può. Sandro Lanza vorrebbe continuare a illudersi, a sperare in nuovi stimoli professionali ed esistenziali. Ma non può. Di fronte a lui c’è l’unico, disarmante orizzonte di un’esistenza senza amore e di una carriera ormai finita, in cui nemmeno un reality ambientato nelle fogne di Milano potrebbe sortire gli sperati effetti. Dunque per quale motivo l’occhio dovrebbe chiudersi? Per sognare ancora Pietro Germi, suo mito professionale, che lo rincorre per chiedergli di interpretare una nuova versione di Divorzio all’italiana? Ormai non è più possibile, come non è possibile chiudere le palpebre di quel dannato occhio.
Vi prego, prendete quanto scritto come una semplice proposta di riflessione, senza la minima pretesa ermeneutica. E andate a vedere La cena per farli conoscere, riuscitissima pietanza di uno chef che ha saputo mescolare lo zucchero e il sale nel migliore dei modi. 

<!– –>

DarkLight