mille e ancora mille!

Quest’oggi, 10 maggio 2013,

il Pasquale Curatola’s Blog ha raggiunto la quota di mille articoli pubblicati!

Nel ringraziare quanti  hanno letto e apprezzato le sue fatiche ed il proficuo lavoro delle sue manine sante,

il blogger consiglia la rilettura integrale di tutto il sito,

dal 17 maggio 2006 ai giorni nostri.

Grazie!

ovidio al posto di plauto

Ovidio è stato uno degli autori latini piú letti e amati nella storia della cultura occidentale, ne andava matto anche Shakespeare. La lettura delle sue Metamorfosi consente una visione d’assieme su buona parte della mitologia antica, l’Ars amatoria o altri suoi scritti sono di sicura bellezza.
La domanda, pertanto, sorge spontanea: perché non mettere la lettura e lo studio di Ovidio come classico al posto di Plauto in terza liceo (i programmi delle altre scuole dove si fa latino al momento non mi sovvengono)?
Con tutto il rispetto per l’autore dei Menaechmi, sembra che le sue problematiche possano essere affrontate in modo esaustivo durante il primo anno di corso, con letture mirate, mentre lo studio del Miles gloriosus in terza liceo sottrae spazio ad argomenti piú interessanti e formativi, che sarebbero utili ad una migliore consapevolezza del mondo antico.

Ciao, Sanremo!

L’edizione 2012 del festival di Sanremo sarà ricordata come una delle piú “salutanti”. Il rito, forse scaramantico, della mano con le cinque dita ben spiegate o lasciate morbidamente flettere, è stato osservato da tutti, cantanti, conduttori e ospiti, e la spiegazione di Papaleo, che diceva rivolgersi a Celentano, ha convinto in modo relativo.

Anche le canzoni meritano un cenno, però.

La canzone di Emma (‘Non è l’Inferno’) ha avuto il merito di trattare la cruda attualità e toccare il sentire della gente. (altro…)

le Schettiniadi

“Porta in alto la mano,

segui il tuo capitano…

Scappo con scialuppino,

sono il capitan Schettino…

Un passo avanti ondeggiando,

un altro indietro affondando…

Mica faccio er bagnino,

sono il capitan Schettino!”

(©Daniela D’Amico)

“Subito, appena m’avrete lasciato, vedrete, 

là dove il mare si stringe, le rupi Simplegadi

che mai nessuno, vi dico, ha attraversato uscendone incolume,

perché non sono saldamente fissate alle loro radici

ma spesso si scontrano l’una con l’altra e si riuniscono insieme,

e sopra si leva la piena dell’acqua, e ribolle,

e intorno l’aspro lido terribilmente risuona.

Ascoltate il mio consiglio, se veramente compite il vostro viaggio

con saggezza e rispettando gli dei: non vogliate

cercare voi stessi la morte, procedendo diritti,

stoltamente, seguendo la vostra età giovanile!”

(© Apollonio Rodio, le Argonautiche)

la Musa brasiliana

Paula Gilberto do MarPaula Gilberto do Mar (nella foto)

ci sembra testimone tra le piú orginali della poesia contemporanea.

Ogni domenica, con ispirazione sempre rinnovata,

questa singolare Musa carioca,

che avrà sicuramente a sua volta un’ottima Musa che la ispira,

interpreta opere  che sembrano riprendere piú celebri componimenti,

ormai a pieno titolo negli annali della Cultura o della Varia Umanità.

Sembra, talvolta, 

potersi leggere, nell’arte della Gilberto,

qualche sfumatura arcana,

un celato, appena percettibile velo d’ambigua lascivia,

di sotterraneo ammiccare.

“Taci!”, esclama talora, allorquando la sua ispirazione sia inficiata da insulso,

altrui intendimento.

Non farà forse gli ascolti

di Fiorello, ché il genio è spesso incompreso,

ma un’eventuale cancellazione delle sue perfomance

o dell’intera trasmissione ‘Quelli che il calcio’

sarebbe davvero inguaribile ferita all’attuale scenario culturale.

in passato ha saputo ispirarmi…

SE

di sir Rudyard Kipling

Se riesci a conservare il controllo quando tutti

Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;

Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti

Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;

Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,

O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,

O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio,

E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;

Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;

Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina

E trattare allo stesso modo quei due impostori;

Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto

Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi

O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,

E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite

E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,

E perdere e ricominciare di nuovo dal principio

E non dire una parola sulla perdita;

Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi

A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,

E a tener duro quando in te non resta altro

Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”.

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtú,

E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,

Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico piú caro,

Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;

Se riesci a occupare il minuto inesorabile

Dando valore a ogni minuto che passa,

Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,

E – quel che è di piú – sei un Uomo, figlio mio!

la pioggia (d'Agnese) nel pineto

La cara Agnese, Pasqual friend da alcuni anni nonché motivata  insegnante d’italiano e latino, ha messo mano all’immortale ‘Pioggia nel pineto’ del Vate D’Annunzio e ne ha ricavato un’attuale, quanto insolita rivisitazione:

Piove…sulle relazioni finali,

sui programmi stanchi,

sui nostri fianchi piegati a far medie…

e che medie…

e piove sulle sedie…

consunte dalle ossa stanche a corregger prove temi versioni...

che…coj…oti che ululano da lontano…

sembra inverno…

sembra eterno questo inverno…

e piove…

sulle penne rosse,

sui voti (silvani?)

sulle nostre mani callose …

piove su tutte le cose…

© Agnese M., 2011

grazie, Ute!

Grazie mille, Ute!

Anzi, Merci beaucoup, Many thanks, Vielen Dank!

Ieri, al teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria, ho vissuto grazie a te una delle serate più appaganti della mia vita, un caleidoscopio di momenti di altissimo spettacolo, un sapiente excursus di pagine di storia e di musica (la musica è la psicologia della storia, vero, Ute?)

Non è mancato nulla. Da Ne me quitte pas a Lili Marlene, a L’angelo azzurro. Pezzi di Leo Ferré, Edith Piaf, Jacques Brel, Jacques Prevert, Astor Piazzolla, Kurt Weill, perfino brani in yddish. Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, Ebraico.

Per cantare la storia e insegnarla. L’unica tappa italiana di Ute Lemper, dopo Milano, è stata una pagina memorabile.

E io c’ero.

e tornai a riveder le stelle…

Ancora a proposito di Dante, è con qualche emozione che resuscito per voi un articolo scritto dalla mia modesta persona sul giornale del liceo, dodici anni fa. Sniff! Al rinvenimento della pergamena originale, ormai ingiallita dal tempo, ho a stento trattenuto la commozione…

E tornai a riveder le stelle

A un quinto del cammin di nostra vita

fuoriuscii da quella selva oscura

in cui l’anima mia s’era smarrita!

Ahi, come gioir è cosa dura

per chi si pasce di quel dolce cibo

che ognor si chiamò come cultura!

Tanto è amaro che poco più è morte

– più o men disse lo collega fiorentino-

ma per trattar di ciò ch’i vi trovai

dirò cosa m’accadde un bel mattino.

Provenivo da quel luogo maledetto

ove da tempo governato stavo,

né ’l desio del mio bel letto

contenevo nel mio cuore ignavo.

Vidi le spalle del bidello

già vestito, come ora si conviene (1)

a chi mena, senza nulla speme,

chi va cercando il ben dell’intelletto.

Tra questi era io, e al pargoletto

che trovai meco, chiesi con diletto:

“Ove ti meni, o anima dannata

che sí tanto lagni nel tuo avello

che parmi Alichino o Farfarello?”

Ei, compresomi qual ero, in vero un folle,

“Allontanati! – mi disse – o tratterotti male,

quant’è ver che di nome fai Pasquale!”

Io, che per la città del voto mi movevo,

vivo, ancor per poco, compresi un lamento

di pulzella, o di creatura di questa meno bella

e mi ritrovai per una spelonca oscura che,

l’ sapevo, diverria prigionatura!

Ero nato a viver come bruto

o per seguir virtute e canoscenza?

Solo speravo che la mia vita

non fosse né gramigna e neanche ortica

ma virgulto fertile e soave,

atto a fuggir le cose prave!

Tre volte sollevai lo mento in suso e, tutte, ritrovai

lo dolce viso di chi costantemente s’adoprava

a fare uscir – è presto detto –

quel che rende virtuoso un giovinetto!

Vidi demoni, lombrichi, vari guai ma,

cosa che tutte soverchia,

un mostro di pelle alquanto racchia!

Quando vidi tre facce a la sua testa,

sgomento mi ritrassi,

e iniziai ad avviare corsa lesta!

Il primo volto era quello di un felino,

screziato, voluttuoso, leopardino,

il secondo un’aquila rapace,

che roteava sue orbite nefande,

da cui principiava un fuoco atroce,

il terzo una vipera sorniona che,

bifida la lingua distorceva

e avvelenava qualunque cosa buona!

Ahi come sa di cosa dura ferirsi

ne le piaghe di coscienza

da quei che, al fin de la demenza,

la vita con lo studio morta fanno!

Sed i’avessi incontrato Cacciaguida,

ei avria detto a me il dì natale

de le tre fiere o l‘fatal viaggio

che in Moravia (2) trassemi col gregge

che sventura portò a quelle piagge.

O, ancora, del destinato giorno

in cui lasciato avria il regno ribelle

e tornato saria a riveder le stelle!

Note: (1)i bidelli quell’anno cambiarono divisa…

(2) La gita di quinto superiore fu a Praga…

(3) pare che la traccia data ieri agli esami di maturità sia sbagliata…

lecturae Dantis…

Con riguardo agli esami di maturità in corso di svolgimento, leggo su Repubblica.it che:

“Argomento di Letteratura sarebbe l’undicesimo canto del Paradiso (versi 43-86), in cui San Tommaso narra a Dante la vita di San Francesco. In particolare, la traccia chiede al candidato di individuare nei versi le tre parti della ricostruzione dell’evento: l’ambiente geografico, la scena iniziale della dedizione di Francesco alla vita religiosa e l’effetto di trascinamento sugli altri. È richiesta, poi, una parafrasi distinta delle tre parti in non più di venti righe complessive.”
La tentazione è quella di pensare che, viste talune figure barbine in taluni reality autunnali, il Ministero abbia voluto restituire a Dante un minimo della sua dignità, dimostrando che non tutti i giovani d’oggi lo considerano un capo indiano.

Dante è sempre stato uno dei miei miti. Anche ai miei tempi una delle tracce d’esame lo riguardava, ed è stato facile ritrovarla su Internet:

“Traendo spunto da un canto del Paradiso che è stato oggetto di lettura e di particolare approfondimento personale il candidato sviluppi i seguenti argomenti:

1) I presupposti religiosi della poesia dantesca.

2) L’impegno etico -politico di Dante.

3) Lo stile del Paradiso tra l’impossibilità di esprimere l’ineffabile e l’esigenza di aderire al linguaggio concreto dell’esperienza umana.”

Molti lo ritennero un errore ministeriale… Quale canto esprime contemporaneamente tutte e tre le tematiche in oggetto?

Ad ogni buon conto, il vostro blogger preferito il tema lo fece sulla traccia d’indirizzo, commentare una citazione di Epicuro sulla figura dello scienziato.

la mamadre

Vogliate gradire una poesia in cui Pablo Neruda ricorda una sua matrigna

che profumava di mamma a tutti gli effetti:

La mamadre

La mamadre viene por ahí,
con zuecos de madera. Anoche
sopló el viento del polo, se rompieron
los tejados, se cayeron
los muros y los puentes,
aulló la noche entera con sus pumas,
y ahora, en la mañana
de sol helado, llega
mi mamadre, doña
Trinidad Marverde,
dulce como la tímida frescura
del sol en las regiones tempestuosas,
lamparita
menuda y apagándose,
encendiéndose
para que todos vean el camino.

Oh dulce mamadre
—nunca pude
decir madrastra—,
ahora
mi boca tiembla para definirte,
porque apenas
abrí el entendimiento
vi la bondad vestida de pobre trapo oscuro,
la santidad más útil:
la del agua y la harina,
y eso fuiste: la vida te hizo pan
y allí te consumimos,
invierno largo a invierno desolado
con las goteras dentro
de la casa
y tu humildad ubicua
desgranando
el áspero
cereal de la pobreza
como si hubieras ido
repartiendo
un río de diamantes.

Ay mamá, ¿cómo pude
vivir sin recordarte
cada minuto mío?
No es posible. Yo llevo
tu Marverde en mi sangre,
el apellido
del pan que se reparte,
de aquellas
dulces manos
que cortaron del saco de la harina
los calzoncillos de mi infancia,
de la que cocinó, planchó, lavó,
sembró, calmó la fiebre,
y cuando todo estuvo hecho,
y ya podía
yo sostenerme con los pies seguros,
se fue, cumplida, oscura,
al pequeño ataúd
donde por primera vez estuvo ociosa
bajo la dura lluvia de Temuco.

La Mamadre, ecco che arriva

con zoccoli di legno. Ieri 

soffiò il vento del polo, si sfondarono
i tetti, crollarono
i muri e i ponti,
l’intera notte ringhiò con i suoi puma,
ed ora, nel mattino
del sole freddo, arriva
mia mamadre, signora
Trinidad Marverde,
dolce come la timida freschezza

del sole delle terre tempestose,
lanternina
minuta che si spegne
e si riaccende
perché tutti distinguano il sentiero.
O, dolce mamadre
mai ho potuto
dire matrigna,
la mia bocca trema a definirti,
perché appena
fui in grado di capire
vidi la bontà vestita di poveri stracci scuri,
la santità piú utile:
quella della farina e dell’acqua,
e questo fosti: la vita ti fece pane
e lì ti consumammo
nei lunghi inverni desolati
con la pioggia che grondava
dentro la casa
e la tua ubiqua umiltà
che sgranava
l’aspro
cereale della miseria
come se tu andassi
spartendo
un fiume di diamanti.

Ahi, mamma, come avrei potuto
vivere senza ricordarti
ad ogni mio istante?
Non è possibile. Io porto
il tuo Marverde nel mio sangue,
il cognome
di quelle
dolci mani
che ritagliarono da un sacco di farina
le brachette della mia infanzia,
di lei che cucinò, stirò, lavò,
seminò, calmò la febbre,

e, quando ebbe fatto tutto
e ormai potevo
reggermi saldamente,
si ritirò, cortese, schiva,
nella piccola bara
dove rimase in ozio per la prima volta
sotto la dura pioggia del Temuco.

Pablo Neruda

happy birthday to me!

CANTICORUM PASCHALI IUBILO

(sulle note di Canticorum iubilo, di Haendel)  

  

Rit. CANTICORUM IUBILO PASCHALI MAGNO PSALLITE! (2 v.)

CANETE OMNES DIVO PASCHALI,
QUIA EST GENIUS MAGNÆ VIRTUTIS!
Rit.
HODIE CELEBRAMUS GENETLIACUM,
TRIGINTA ET UNUM ANNI SUNT ILLUS NOBISCUM EST!
Rit.
PLURILAUREATUS EST PASCHALIS SED SYMPATHICUS
SAGACITAS SUA EST CLARA, HOMO ACUTISSIMUS!
Rit.
LAUDATE PASCHALINUM, INTELLIGENTIAM SUAM,
IN VITA SUA ACCUMULAVIT PLURIMOS HONORES!
Rit.
EXULTATE IN PASCHALI TOTO CORDE
ASTRA SIDERAQUE TOTA IN NOMINE SUO CANENT!
rit.

© Pasquale Curatola 2005

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