gli ascolti della Befana

Dati Share dom 06-01-2013 totale individui
  02.00 – 07.00 07.00 – 09.00 09.00 – 12.00 12.00 – 15.00 15.00 – 18.00 18.00 – 20.30 20.30 – 23.00 23.00 – 02.00
 Rai 1 19.8 33.0 19.7 21.1 18.1 19.3 20.0 20.3
Rai 2 8.7 2.2 7.0 10.2 8.3 8.7 9.1 10.0
Rai 3 8.1 2.5 4.3 5.5 6.8 9.7 11.8 10.0
Rete 4 4.7 2.3 7.7 3.2 2.9 4.7 5.3 6.9
Canale 5 11.4 17.4 7.7 11.6 9.3 17.3 9.6 10.6
Italia 1 4.7 1.7 3.1 7.2 4.6 3.9 4.6 4.3
La 7 2.4 2.7 2.5 2.1 2.2 3.9 2.1 1.9
Altre
40.1 38.2 48.0 39.1 47.8 32.5 37.5 36.0

Programmazione per fasce orarie: (altro…)

la guerra dei panettoni

La guerra dei panettoni” era il titolo di un’esercitazione fatta per il prof di Economia e tecnica della pubblicità, nel lontano 1998. Constava, come intuibile, di un’analisi delle politiche comunicative usate dalle aziende dolciarie nel periodo natalizio.

Si ricorda inoltre d’aver ripetuto la medesima indagine diverse volte, nell’ambito d’altri corsi accademici o analisi personali. Per i panettoni e per i pandori, peraltro.

Quest’anno, per la televisione nazionale, i campioni in lizza sono:

  • Motta, con il bimbo che posiziona il panettone nel caminetto per attutire un’eventuale perniciosa caduta di Santa Claus (‘Morbido Natale’, ‘Buttati, che è morbido!’);

  • Maina, con l’ormai nota canzoncina in stile gospel;

  • Balocco, con l’amabile signore che saluta i camion in partenza esortandoli ad essere buoni (e non è poco!);

  • Bauli con ‘Recita’ e la bellissima ‘A Natale puoi‘.

Paluani quest’anno preferisce le telepromozioni, Melegatti rilancia il suo celebre concorso.

Motta, morbido Natale gospel Maina

 Bauli, a Natale puoiBalocco, siate buoni!

la sostenibile dolcezza dell'essere

I prodotti della Thun non mi piacciono particolarmente però trovo piú che gradevole la campagna televisiva in onda in questo periodo (13-19 novembre).

Si avvicina il santo Natale, festività durante la quale si deve, in effetti, essere piú buoni. 

Una donna è alla ricerca del regalo perfetto per il genitore e un amabile signore ormai bianco per antico pelo le lascia una penna sua, dacché la donna gli ha confidato che era proprio quello il dono ideale per il padre.

Di fronte al delicato imbarazzo della signora, il gentleman (che altri non è se non il conte Peter Thun in persona) le risponde di non aver alcun problema a lasciargliela e le augura anche buon Natale!

In un mondo che sembra ormai dominato dall’aggressività, la dolcezza e la poesia di questo spot davvero si distinguono.

angioletto thun little angel

Passa a Pasquafone! (3)

Mi sembra che in queste settimane la comunicazione pubblicitaria in televisione, per quanto riguarda la telefonia, possa ridursi alle seguenti testimonianze:

  • la campagna TIM con Giulio Cesare che arringa in foro e un Proietti che lo smonta;

  • quella Infostrada con l’ottimo Fiorello che lamenta il passaggio da sex symbol a ex symbol (il piú grande spettacolo dopo il week end…);

  • quella Wind con Giorgio Panariello e Vanessa Incontrada (ben tornati!);

  • l’ormai classico maialino di Teletu, in condominiale o giornalistica versione;

  • la nuova campagna Vodafone “le cose piú belle si fanno in due” che, per la prima volta, rinuncia alla coppia Totti – Blasi.

Passa a Pasquafone! (2)

In passato si era già trattato dell’efficacia delle campagne pubblicitarie sulla telefonia e si era anche ricordato come gli operatori del settore siano, per antonomasia, ottimi clienti per le agenzie.

Lo si ritiene ancora, con riguardo alle campagne Tim con Christian De Sica e Belen Rodriguez o Bianca Balti con Neri Marcorè,  o a quelle Vodafone con l’inossidabile coppia formata da Francesco Totti e Ilary Blasi (più che gradevole anche quella di 3 con Raoul Bova e Teresa Mannino).

Particolarmente ispirata, però, è sempre sembrata la creatività di Wind, con Aldo, Giovanni e Giacomo. Chi sia la loro Musa non si sa ma la scrittura delle loro disavventure è sempre di sicuro appeal. Il pensiero va, in particolare, alla campagna attualmente in onda, con i nostri eroi alle prese con i tesori dimenticati di una spiaggia e una collana/scarico, con la piovrona che minaccia la tutt’altro che trascurabile bagnante o, più di recente, il simpatico ciccione che catapulta involontariamente uno dei tre nelle fauci di un’orca.

Ormai lontano, sembra, il “purgante approssimativo”.

 Ci si congeda con la canzone che costituisce a un tempo la colonna sonora dello spot ed il tormentone dell’estate (“Stuck”, cantata da Caro Emerald): (altro…)

in effetti…

Poiché molti si sono espressi sulla campagna pubblicitaria ‘Pari montagna, dispari mare’, dedicata alla regione Calabria, sembra opportuno che anche gli specialisti ancora inespressi dicano la loro.

Dubbio non v’è che l’artefice delle due sculture bronzee del V secolo a.C note a ognuno come “Bronzi di Riace” avesse diverso anelito riguardo le sue creature.

La comunicazione pubblicitaria fa bene a servirsene, però alcune sfumature meriterebbero maggiore attenzione.

La dizione, ad esempio, dovrebbe essere più curata, per non conferire rozzezza al messaggio e inficiare l’altrimenti tollerabile “così mi abBronzo“.

Da levigare, inoltre, il portamento dei due “bellimbronzi” e l’analiticità dei contenuti.

absit iniuria verbo?

Nutriamo qualche perplessità nei confronti dell’ultima campagna Diesel:

U DRITTU

AVI U 

CIRIVEDDU 

U STUPIDU

I CUGGH…

(uno dei soggetti della campagna DIESEL Be Stupid 2010, usato a Reggio Calabria) 

    1. l’ultima parola, da me censurata nella seconda parte, è turpiloquio;
  1. non ci sembra che l’antitesi sia avvalorata da dati empirici, che tenga come nonsense?;
  2. in calabrese si dice “stortu“, non “stupidu” (forse una forzata vicinanza allo “stupid” inglese);
  3. fortuna che ad agosto sono in Calabria…

mii… a schifio finisce!

Una volta mi hanno raccontato il seguente aneddoto, siete liberi di non crederci. In ogni caso leggete anche questo post con forte accento siciliano e accompagnamento di scacciapensieri.
Sicilia, Palermo, primi anni ’80. Un venditore di spazi pubblicitari per un’importantissima emittente privata nazionale aveva chiuso un contratto con un produttore locale di divani che, secondo la vox populi, aveva legami con la mala.
Chiamati a raccolta i dipendenti e installati tre televisori in una grande sala, si era così espresso:
“Cari colleghi e dipendenti, oggi per la noscia azienda sarà una gionnata storica! La noscia pubblicità andrà in onda niente di meno che su ***! È un’occasione unica e ho piacere a condividella con voi tutti!
Mizzica!”, pare abbiano risposto gli astanti.
Arrivò il momento tanto agognato. Previste le 14.27? Ebbene, arrivarono le 14.27. A dire il vero anche le 14.28. Poi anche le 14.29. La cassetta con lo spot si era persa, la pubblicità non era andata in onda….
Il manager che me l’ha raccontato e i suoi collaboratori chiusero fax e telefoni, blindarono il portone della filiale di Palermo e si nascosero nelle campagne che circondano l’antica e nobile capitale della Sicilia.

Passa a Pasquafone!

Coloro che si occupano di pubblicità lo sanno bene, avere per cliente un’azienda operante nel settore della telefonia è particolarmente significativo.
La telefonia, l’automobilistica, la grande distribuzione sono settori che tradizionalmente investono moltissimo in comunicazione e, dacché la pubblicità campa in misura proporzionale a quanto vi si investe, il discorso è immediatamente intuibile (vedi comunque oltre).
Al di là del dato quantitativo, tuttavia, mi piace riflettere anche sulla qualità delle campagne di questi anni (non è questa la sede, d’altra parte, per tirare un discorso troppo scientifico).
Trovo infatti che le campagne pubblicitarie promosse dai gestori telefonici abbiano un qualcosa in più rispetto alle altre.
Per esempio è sempre stata molto azzeccata la scelta dei testimonial, con riguardo sia alla loro comunicatività che al carisma (in termini tecnici si dovrebbe parlare di capacità di aggressione del focus target).
Come non applaudire, tanto per dirne una, quelle campagne in cui incliti giocatori di calcio (che sono al top nell’immaginario  e nella mappa cognitiva dell’italiano medio), servendosi del proprio linguaggio e dei simboli che più gli appartengono, ti invitano a passare dalla loro parte?
All’uso di testimonial altolocati, le compagnie più “all’italiana” hanno preferito star che avessero un appeal immediato ed empatico con un target più tradizionale.

PS: a inizio post cito quelli che nella storia della pubblicità sono sempre stati considerati big spenders. Leggo in realtà sul sito di Assocomunicazione che  sono

“in calo gli investimenti pubblicitari sul fronte del largo consumo (- 1,5%) dove tiene solo il comparto alimentare (+1%) sempre più orientato verso la televisione. Dal settore dei beni durevoli si registra una previsione di crescita del 4% grazie alla vitalità del settore automobilistico (+6%) e dai prodotti e servizi per la persona trainati dal farmaceutico (+6%) e cura della persona (+5%), dove spiccano i prodotti anticellulite. Contrastato l’andamento dell’eterogeneo settore del “tempo libero” dove alle buone performance del turismo (+2,5%) fa eco la flessione del comparto media/editoria (- 2,5%)”. “Telecomunicazioni (+18%) e finanza (+15%) insieme alla distribuzione (+8%) sono, infine, i protagonisti della rilevante performance del macro-settore “attività/servizi”.

avrete notato…

Da qualche giorno è tornata in onda la campagna pubblicitaria di una nota marca di patatine che vede protagonista un attore pornografico in vestaglia e, in uno dei soggetti, alcune splendide fanciulle impegnate a pulirgli e a lucidargli la macchina. Tale campagna era stata in passato sospesa, perché ritenuta lesiva della dignità femminile. Si saranno accorti in seguito che la rappresentazione è così surreale e iperbolica che la maliziosa ironia che ne fuoriesce non può far male a nessuno.

Che dire di quelle campagne in cui donne bellissime calpestavano con i tacchi uomini sdraiati a terra o in cui, quale che fosse la forma utilizzata, era l’uomo ad essere schiavizzato?

Né mi si potrà argomentare che millenni di maschilismo e fallocrazia meriterebbero una catodica ridimensionata, perché oggi i ruoli antropologici sono così mutevoli che certi discorsi proprio non hanno senso.

DarkLight