prossimamente, a Cinecittà

Sembrano tornati gli antichi fulgori della Hollywood sul Tevere; si tende ad attribuire  il merito alla nuova politica sul tax credit contenuta nel decreto ‘Art Bonus’ , che ha aumentato da 110 a 115 milioni di euro il fondo per le agevolazioni fiscali al cinema ed ha innalzato  il limite massimo del credito d’imposta da 5 milioni a film a 10 milioni a impresa, per la produzione esecutiva e le industrie tecniche che realizzano in Italia, utilizzando mano d’opera italiana, film o parti di film stranieri.

È possibile che anche altri fattori facciano da concausa; in ogni caso, pare che 150 milioni di euro stiano girando da via Tuscolana, provenienti da major del calibro di Metro Goldwyn Mayer e Paramount.

Le produzioni che stanno per vedere la luce  a Cinecittà e respirare nei medesimi viali percorsi da Fellini e Monicelli sono le seguenti:

tax credit anche a fiction e web series

Se alla Comunità Europea andrà bene, il tax credit sarà esteso anche alle web series e alle fiction concepite per la televisione.

È opportuno ricordare che il tax credit è il credito d’imposta sulle tasse che i produttori devono pagare per le loro realizzazioni, da quantificare in 110 milioni di euo quest’anno, 115 l’anno prossimo.

Sembra essere una vera e propria boccata d’ossigeno ma i paletti previsti dalla legge Valore cultura sono ben precisi: si deve trattare di produttori indipendenti, che detengano i diritti sull’opera che dev’essere realizzata. Ci sarà un tax credit interno, fino al 15% del costo, per i produttori indipendenti, fino a un massimo di tre milioni e mezzo di euro, e quello estero, per le produzioni commissionate all’estero, per al massimo il 25% del costo e non oltre i cinque milioni di euro.

Le serie pensate per il web potranno accedere al tax credit alle medesime condizioni, ed è forse la novità di maggiore interesse del provvedimento.

Nel frattempo, pur plaudendo a queste innovazioni, Rai, Mediaset e Sky continuano a reclamare regole precise per i grandi diffusori di cinema e audiovisivo in rete; particolarmente preciso il pensiero di Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset:

 «Noi facciamo grande uso del web, abbiamo un sito molto visitato con tantissimi video visti al giorno  ma quello che non possiamo accettare è che i grandi operatori del web, come YouTube, prendano i nostri contenuti e ci mettano la loro pubblicità. A noi ci sta benissimo che questo enorme canale di diffusione veicoli anche i nostri contenuti ma dobbiamo poterci tenere dentro la nostra pubblicità, perché è con quella che finanziamo altri contenuti, come fiction e cinema. Mentre questi operatori prendono i contenuti anche italiani ma in Italia non lasciano praticamente niente, perché hanno tutti sede altrove e pochissime persone che lavorano per loro qui»

cinema? the best of made in Italy!

Il ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con ICE-Agenzia, ANICA e Istituto Luce-Cinecittà, ha posto in essere un’interessante strategia di promozione del cinema italiano, che si svilupperà almeno fino agli ultimi mesi del 2014.

Il made in Italy sarà cosí protetto e sostenuto anche con riguardo alla decima musa, con le seguenti iniziative:

(altro…)

il futuro della fiction (2)

Alcune fonti d’informazione lamentano uno stato di forte crisi per la nostra fiction.

Sebbene, infatti, un prodotto in lingua italiana come ‘Il commissario Montalbano venga trasmesso dall’inglese BBC in lingua originale (coi sottotitoli), non è particolarmente idilliaco il IV Rapporto ‘Il mercato audiovisivo e la fiction: quali leve per lo sviluppo?’, curato dall’Istituto Economia dei Media della fondazione Rosselli per l’assessorato Cultura – Arte- sport della Regione Lazio, Sviluppo Lazio, l’Associazione Produttori Televisivi e la Camera di Commercio di Roma.

Il 2012, secondo il rapporto, ha visto un accentuarsi delle politiche di contenimento dei costi e un verticale assottigliarsi dei budget destinati dai broadcaster alla produzione indipendente, con perniciose ripercussioni su fatturati e livelli occupazionali (ovvio riflesso della crisi economica generale che attanaglia l’economia nel suo complesso).

Né è di conforto il paragone con gli altri Paesi che, pur a fronte di un volume d’affari ridimensionato, mostrano comunque migliori performance: 720 milioni di euro il Regno Unito, 537 la Francia (il mercato piú stabile da quando è cominciata la crisi), 270 l’Italia.

È interessante notare, tuttavia, che la riduzione degli investimenti in produzione non corrisponde a un ricavo proporzionale dei ricavi delle reti televisive che, ciò nonostante, hanno diretto le maggiori risorse verso altri generi o voci di costo.

La spesa in fiction in Italia, Francia e Regno unito nel 2011 è stata compresa tra il 12,3 e il 20,9% dei costi di programmazione; nel nostro Paese la contrazione è stata di quasi sei punti dal 2009 al 2011, con un trend che va peggiorando. 

Dal 2008, anno in cui è cominciata la crisi, il fatturato delle imprese di fiction si è ridotto del 24% (stima 2012 a 650M€); addirittura del 31% quello dell’intero settore audiovisivo. Venti aziende coprono oltre il 70% del mercato.

Quanto alle quote di programmazione, nel periodo settembre 2011 – agosto 2012 solo il 33% della fiction trasmessa è stata d’origine italiana, concentrata sulle reti ammiraglie (le cadette si nutrono di prodotti esteri); l’Italia è il Paese europeo che importa dall’estero il maggior numero di ore di serie di fiction televisiva e che spende la cifra maggiore in acquisto di serie straniere in primo luogo dagli Stati Uniti.

I palinsesti accolgono quote sempre maggiori di prodotto estero e sempre minori di autoproduzione e la nostra fiction, salvo alcune eccezioni, non riesce a vendere all’estero.

La sintesi suggerita dal Rapporto si concretizza in una precisa agenda da affidare ai politici:

  • innanzitutto una terapia d’urto,  per coniugare interventi tempestivi con una visione di medio e lungo periodo;
  • accesso al credito e alla finanza agevolata;
  • sostegno alle imprese sui mercati internazionali;
  • programmi di educazione all’immagine e promozione dell’audiovisivo;
  • misure di contrasto alla pirateria e offerta legale in rete;
  • sostegno alle start up creative, diffusione del video on demand, incentivi allo sviluppo;
  • estensione della leva fiscale all’intero comparto audiovisivo;
  • istituzione di vere e proprie cabine di regia per rilanciare le industrie creative e culturali (perché non un vero e proprio Ministero della Creatività?)
  • un patto Stato – Regioni per l’accesso ai fondi UE;
  • modernizzazione del Servizio pubblico;
  • revisione del Testo unico;
  • rispetto delle quote d’investimento e programmazione;
  • accordi di co – regolamentazione sui preacquisti;
  • nuova valorizzazione della titolarità dei diritti secondari (freno al total buy out, valorizzazione delle libraries);
  • maggiore severità del sistema di monitoraggio e sanzionatorio;
  • definizione e condivisione delle linee editoriali;
  • chiarezza nei criteri di selezione e valutazione dei progetti;
  • diversificazione dei generi in funzione delle reti;
  • preferenza della lunga serialità per trarre vantaggio dai costi orari ridotti e dalle economie di scala e ottenere livelli di occupazione piú stabili;
  • maggiori investimenti in contenuti originali per i canali digitali e per il web (cfr. il fenomeno delle web series);
  • maggiore serietà nelle politiche regionali: centralità all’audiovisivo nella gestione dei fondi strutturali, burocrazia piú snella, razionalizzazione del sistema delle Film Commission, valorizzazione dei Centri locali della Rai;

 La mentalità che questa sintesi vuol dunque promuovere, anche al di là della realizzabilità dei singoli punti, è quella di una collaborazione fattiva tra le realtà del settore, al di là delle istante particolaristiche, in una consapevolezza di sistema.

il futuro della fiction (1) riguardava le programmazioni del momento

Cultura, il vero carburante!

Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha comunicato in conferenza stampa il reintegro del Fondo unico per lo spettacolo, garantendo inoltre il tax credit.

Allo stanziamento già esistente vengono aggiunti  140 milioni di euro, più altri 26 già nelle disponibilità del Mibac, per un totale di 428 milioni.

Per cancellare l’odiosa gabella di 1 euro sul biglietto del cinema il governo aumenterà l’accisa sui carburanti nell’ordine di 1-2 centesimi.

Cinecittà Luce può dunque respirare. Secondo il Presidente Roberto Cicutto e  l’Amministratore Delegato Luciano Sovena, queste innovazioni mettono la Società in condizione di continuare la sua attività a sostegno del cinema italiano in Italia e nel mondo:

Le risorse reintegrate verranno utilizzate per la ricerca di nuovi talenti e nuovi racconti per il nostro cinema, per la vitale attività di distribuzione di opere prime e seconde, e per garantire il massimo della visibilità ai film italiani nei festival e nei mercati internazionali più importanti. Senza dimenticare la fondamentale opera di conservazione, arricchimento e divulgazione dei beni dell’Archivio Storico Luce, un patrimonio ineguagliabile di memoria e conoscenze.
È una vittoria di tutta la cultura italiana, e non si può che riconoscere i meriti di chi all’interno del Governo ha saputo cogliere le istanze di sensibilizzazione pervenute da tutti i settori dello spettacolo e della cultura. Il Presidente e l’Amministratore Delegato si attiveranno per dare ulteriore impulso ad un’Azienda che rappresenta idealmente e concretamente tanto la storia del Paese quanto il suo futuro”.

in passato avevo scritto Fiat Luce (semper!)

La Musa s’avanza!

Ieri il movimento Tutti a casa ha organizzato una manifestazione di protesta che ha preso corpo a piazza Montecitorio alle 17 e si è poi diretta a piazza di Trevi, sede della famosa e quasi mitologica fontana (in un vecchio post dicevo che la vorrei riprodotta all’interno degli studi di Cinecittà, a perpetuo memento de La dolce vita ma è altra storia).
A protestare non solo il cd below the line che, nel cinema, indica la produzione, i tecnici, la fotografia, le comparse, il trucco ed il parrucco (in marketing ha tutt’altra accezione), ma anche l’above (registi, soggettisti, sceneggiatori, attori principali). Perfino divi del calibro di Riccardo Scamarcio, che è intervenuto ad Annozero.
La SLC-CGIL ha comunicato che ‘‘la crisi economica in cui versa il nostro Paese ha determinato difficoltà in tutti i comparti produttivi. Il settore Spettacolo e Produzione Culturale è ulteriormente penalizzato dai tagli attuati e da quelli previsti dal Governo”.
Ciò è motivo dello sciopero nazionale generale della produzione culturale e spettacolo annunciato per lunedì prossimo, 22 novembre. A Roma, alle 10.30, ci sarà una manifestazione unitaria al cinema Adriano cui parteciperanno SLC-CGIL, FISTel-CISL, UILCOM-UIL ROMA E LAZIO.

I lavoratori della produzione culturale e dello spettacolo scioperano per rivendicare, tra l’altro:

  • l’approvazione delle leggi quadro di Sistema dei Settori dello Spettacolo dal vivo e Cineaudiovisivo;

  • per riportare il Fus (fondo unico per lo Spettacolo) 2011 almeno al livello del 2008, ossia circa 450 milioni di euro;

  • la conferma del rifinanziamento per il prossimo triennio degli incentivi fiscali già esistenti (il Tax Shelter ed il Tax Credit) per la produzione cineaudiovisiva;

  • per favorire il processo di digitalizzazione appena avviato delle sale cinematografiche e contro la delocalizzazione delle produzioni cineaudiovisive;

  • la modifica del DdL Cinema per riorganizzare risorse e incentivi volti a rilanciare l’intero Settore.

Per il Lazio, una legge regionale per la promozione e lo sviluppo delle attività cinematografiche ed audiovisive a tutela di tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione e all’esercizio.

DarkLight