Oggi è Domenica delle Palme e si ricorda l’arrivo di Gesú a Gerusalemme, accolto in trionfo e chiamato figlio di Davide, re d’Israele.
Lasciando alle opportune istituzioni le tematiche del caso, una domanda sorge spontanea: perché il figlio di Dio arrivò a Gerusalemme cavalcando un’asina?
La risposta non è ovvia come potrebbe sembrare ed il sottoscritto è in grado di fornirla in virtú di una delle provvidenziali conferenze a cui si è pregiato di presenziare.
Una volta tra asini e cavalli non c’era differenza di valore, anzi i primi erano cavalcature d’assoluto prestigio, degne di trasportare le migliori persone, finanche figli di re, Messia e figli di Dio.
A tal punto erano nobili gli asini che gli Hyksos ne riproducevano le teste sugli scettri dei loro condottieri e li consideravano alla stregua di animale totemico. Ed è proprio su questo punto che, si perdoni, casca l’asino!
Gli Hyksos (altro…)
«Sciocco,» gli disse, «in tutto tu credi a tua madree vai superbo d’un padre immaginario». (Ovidio, le Metamorfosi)
«E a tuo maggior dolore, madre mia, io che sono cosí impulsivo,cosí fiero, m’imposi di tacere: non sopporto che qualcunoabbia potuto insultarmi cosí, senza che potessi ribattere!Ma tu, se è vero che discendo da stirpe celeste,dammi prova di questi natali illustri e rivendicami al cielo».
«Per questo splendido fulgore di raggi abbaglianti» disse,«che ci vede e ci ascolta, io ti giuro, figliolo,che tu sei nato da questo Sole che contempli e che regolala vita in terra. Se ciò che dico è menzogna, mai piú mi consentadi guardarlo e sia questa luce l’ultima per i miei occhi!Del resto non ti sarà fatica trovare la casa paterna:la terra in cui risiede confina con la nostra, là dove sorge.Se questo hai in animo, va’ e chiedi a lui stesso».
Forse a sua insaputa, il regista Brett Ratner, con il suo ‘Hercules – il guerriero’ (originale ‘Hercules’), si inserisce in un filone che gli antichi già conoscevano. Evemero da Messina riteneva che gli dèi fossero stati, in origine, semplici uomini e che erano stati gli esseri umani a renderli oggetto di venerazione, parlando e tessendone le lodi; sembra, peraltro che la parola greca φήμη (fēmē, Fama) derivi dal verbo φημί (fēmí, “parlare”). La “fonte” di Harlin sembra essere stata, per la verità, la graphic novel ‘Hercules – La Guerra dei Traci’ che Admira Wijaya e Steve Moore hanno realizzato per Radical Comics, basandosi sul mito greco e rielaborandolo alquanto.
‘Hercules – il guerriero‘, costato, si dice, cento milioni di dollari, vede il forzuto Dwayne “The Rock” Johnson interpretare un Eracle / Ercole piú vicino ai fumetti che al mito tradizionale, non solo in quanto ispirato dalla graphic novel; nel film, piú che la grandezza dell’eroe, si respira piuttosto una Fama in grado di precederlo e intimorire i nemici (Iolao, prigioniero, arriva a raccontare che è solo un uomo, quantunque dalla forza straordinaria, che le leggende sul suo conto sono state gonfiate, hanno subito quello che i tecnici della materia chiamerebbero elefantiasi).
Nato, come nel mito, da Zeus e Alcmena, ha portato a termine le famose dodici fatiche, con la gloria che ne è conseguita, indossa la pelle di leone (di Nemea), è armato di clava e viene invitato dal re di Tracia per combattere un suo nemico invasore, alla guida di un esercito in cui figurano anche alcuni dei suoi amici fidati, come il già citato Iolao, Anfiarao e Atalanta (quella che, nel mito tradizionale, si era fatta conquistare dalle mele di Ippomene e aveva partecipato alla caccia del cinghiale Calidonio).
Tra le dissacrazioni che il film si concede, c’è la riduzione di Cerbero ai minimi termini (tre lupi in società), il fatto che i centauri non fossero uomini-cavallo ma uomini “a cavallo”, che l’Idra di Lerna non fosse altro che una banda di nove briganti mascherati da serpente e cosí via, a smontare la costruzione mitica per dare un’interpretazione reale e plausibile, magari finalizzata ad altro.
Gli dèi, se pure esistono, non appaiono; Ercole stesso è messo in discussione, divorato dagli incubi e perseguitato dal ricordo di una famiglia che è scomparsa, in un modo che non rammenta (forse è pure meglio, giacché era stato lui a sterminarla in un momento di follia).
In cauda venenum, il film è programmato a pochi mesi di distanza da ‘Hercules – La leggenda ha inizio’ (The Legend of Hercules), diretto e prodotto da Renny Harlin, con Kellan Lutz.
Christian Bale will play as Moses in the next Ridley Scott’s kolossal, ‘Exodus: Gods and Kings’. (The title seems to reveal a quiet disenchanted approach to the Holy Bible, seen as the Hebraic mythology).As in the previous films based on the Exodus (and Deuteronomy), 40 years old Christian will have to make Israelite slaves get out free from Egypt and move toward the Promised Land.Of course, it is to tell the particular relationship between Moses and Rhamses, (Joel Edgerton of Warrior and The Great Gatsby), born almost as brothers, became ennemies because of the facts and, someone says, of the different opinions on slavery.They arrive to duel, and Rhamses screams:
By the way, Moses takes Rhamses informed on what runs the risk to happen:
According to the trailer, another star in this film, which is said to have a budget of over $150m, seems to be the Nature; we see tornadoes, dantesque landscapes, lightning storms, rivers of blood (perhaps because of the 10 Plagues, I suppose).In the cast, Bale and Edgerton a part, there are also Sigourney Weaver, Aaron Paul, Ben Kingsley, Emun Elliott and John Turturro.The film, written by the Oscar awarded Steven Zaillian (‘Schindler’s List’), realised at the Pinewood Studios of London, will be released in America on December 12, 2014; in Italy, on January 2015. |
Christian Bale interpreterà Mosè nel prossimo kolossal di Ridley Scott, ‘Exodus: Dèi e Re’ (il titolo sembra rivelare un approccio abbastanza disincantato verso la Sacra Bibbia, vista come mitologia ebraica).Come nei precedenti film basati sull’Esodo (e sul Deuteronomio), il quarantenne Christian dovrà far uscire liberi dall’Egitto gli schiavi israeliti e muovere verso la Terra Promessa.Naturalmente, c’è da raccontare il particolare rapporto tra Mosè e Ramses, (Joel Edgerton di Warrior e Il grande Gatsby), nati praticamente fratelli, diventati nemici a causa dei fatti e, dice qualcuno, delle diverse opinioni sulla schiavitú.Arrivano a duellare e Ramses urla:
Comunque, Mosè informa Ramses su cosa corre il rischio di accadere:
Stando al trailer, un’altra protagonista di questo film, che si dice abbia un budget di oltre 150 milioni di dollari, sembra essere la natura; si vedono tornado, paesaggi danteschi, temporali, fiumi di sangue (forse a causa delle Dieci Piaghe, suppongo).Nel cast, a parte Bale e Edgerton, ci sono anche Sigourney Weaver, Aaron Paul, Ben Kingsley, Emun Elliott e John Turturro.Il film, scritto dal premio Oscar Steven Zaillian (‘Schindler List’), realizzato presso i Pinewood Studios di Londra, uscirà in America il 12 dicembre 2014, in Italia a gennaio 2015. |
Beppe Grillo ha annunciato sul suo blog
“Verremo a cantare a Sanremo. Ripeto: verremo a cantare a Sanremo”;
Fabio Fazio, come noto alla guida della kermesse anche nel 2014, ha risposto:
“Se hai due pezzi belli, ti prendiamo!”.
È da sospettare che il conduttore abbia voluto tentare una qualche ironia nei confronti di Grillo,
volendo forse dubitare delle capacità “cantautoriali” di quegli o,
piú banalmente, controbattere chi, come alcuni politici, denuncia i suoi emolumenti.
A fronteggiarsi sono
il fondatore di un Movimento che sta scrivendo una pagina sicuramente significativa nella storia della Repubblica
ed un conduttore il cui linguaggio riesce a farsi apprezzare per stile e competenza.
Appoggiandosi al mito, potrebbero, i due, sfidarsi a musical tenzone, come fecero Apollo e Marsia;
il vincitore, però, novello Apollo, potrebbe poi sentirsi autorizzato a scuoiare l’eventuale sconfitto,
e ad allungare in forma asinina le orecchie di Mida, malcapitato giudice dell’agone.
Appoggiandosi alla comune provenienza ligure, i due potrebbero confrontarsi ai fornelli,
ad esempio nella preparazione del pesto,
chiamando a giudizio Antonella Clerici , Carlo Cracco o Benedetta Parodi
(né ci risulta in che misura Genova e Savona, città natali dei due,
si contrastino o si siano mai contrastate nelle tradizioni e nelle usanze, anche culinarie).
Da escludere, invece, una gara di bellezza:
Miss Italia non è piú in Rai,
Fazio è magrolino
e Grillo non è figo quanto Fico.
Sarebbe bella davvero, in ogni caso.
Soprattutto per chi ha già dimostrato, in passato,
segni d’insofferenza per la presenza della politica a Sanremo.
Anch’essa ligure, tra parentesi…
Pollon combinaguai era uno dei cartoni animati piú belli e piú seguiti degli anni Ottanta ed è gradevole riguardarlo ancora oggi, quando riproposto. Ogni episodio consentiva ai piccoli telespettatori d’incontrare un mito dell’antica Grecia in modo ameno e gradevole lasciando loro la possibilità, se lo avessero desiderato, di approfondirlo in altra sede, verificando analogie e differenze.
L’unico episodio che mi ha lasciato perplesso riguardava l’arrivo di un certo “Dupon”, definito “dio della tempesta”, considerato cosí pericoloso da far temere il peggio allo stesso Zeus (pronto, però, ad affrontarlo, sebbene la fabbrica di fulmini, nel cartone, fosse ormai sommersa dall’acqua).
Chi era ‘sto Dupon? Perché i libri di scuola non lo citavano? Perché finanche l’affidabile enciclopedia taceva il suo nome?
Dopo anni d’affannose indagini e concitate elucubrazioni, la risposta è forse arrivata:
errore filologico ci fu!
Nella mitologia si parla di un certo Tifone (Typhon, in greco), un mostro che attaccò l’Olimpo e costrinse gli dèi alla fuga (donde l’origine di alcune costellazioni); è possibile che in Giappone, dove il cartone di Pollon era realizzato, il nome di Typhon sia diventato Dupòn nella traduzione dal greco (si sa, Paese che vai, fonetica che trovi).
Una volta in Italia, non sarà stato possibile ricostruire l’accaduto e sarà evidentemente rimasta la forma “nipponica” del personaggio.
Sarebbe solo uno dei tanti errori di traduzione che hanno caratterizzato il corso della storia, certo meno grave di quello relativo al passo della Bibbia dove si racconta la nascita di Eva (pare fosse “dalla metà dell’uomo”, non “dalla costola”), al passaggio del cammello nell’ago (pare fosse un camallo, che è una fune da marinaio) o alle fiamme che splendevano sulla fronte di Mosè, considerate “corna” fino al XVIII secolo per la confusione di due parole ebraiche molto simili.
Per non parlare, poi, dei faux amis…
“Gli esseri umani sono sicuramente pazzi:
non sono capaci di costruire nemmeno un verme
ma divinità ne fabbricano a centinaia”
Michel de Montaigne
L’universo ha 13,82 miliardi di anni ed è fatto per il 68% di materia oscura, a quanto sembra; in teoria, dunque, gli dei potrebbero abitare proprio all’interno di questa (san Giovanni afferma che “Dio è puro spirito”, non dovrebbe dunque avere bisogno di fisica dimora; un greco lo metterebbe sull’Olimpo, un egizio nella natura).
Le divinità e le religioni provvedono a una codifica di base dei valori, danno ordine alle comunità appena formate, danno forma agli interrogativi sulla natura e sul destino dell’uomo nonché agli archetipi dell’essere.
Gli dei devono per forza essere immortali, lo sono in quasi tutte le religioni e la spiegazione è abbastanza ovvia. Se morisse, ad esempio, il dio del mare, come si farebbe a inventarne un altro? Come farebbero i membri di una stessa comunità a mettersi d’accordo ogni volta su tutto (nome, epiteti, iconografia, miti) e i padri a tramandarlo ai figli? Sarebbe una bella faticata; d’altra parte la differenza mortale/immortale è alla base della necessità stessa di un essere supremo.
Molto meglio guardare il cielo, chiedersi con i propri simili cosa siano quelle luci cosí strane che vi appaiono e scompaiono a ritmi regolari e mettersi d’accordo su come chiamarli; il resto verrà di conseguenza ( a dire il vero, ogni tanto gli dei cambiano, quando un popolo si sostituisce a un altro o la società sente bisogno di un cambiamento).
Ci si deve accordare, poi, se gli dei siano o debbano essere migliori, uguali o perfino peggiori dei mortali.
I Greci li vedevano antropomorfi, litigiosi, tremendamente vendicativi e perfino invidiosi, se gli esseri umani erano piú felici di quanto strettamente necessario.
Altri popoli hanno preferito caricare la divinità di tutti i predicati che completano i limiti dell’uomo:
Mortale/Immortale;
Destinato a invecchiare/ Eternamente giovane;
Vulnerabile / Invulnerabile;
padre che ho in questo mondo/Padre Eterno di tutti gli uomini;
madre che ho in questo mondo/ Madre Eterna di tutti gli uomini, ecc…
Chissà, Dio potrebbe essere l’energia che pervade l’universo oppure coincidere almeno parzialmente con quello che gli scienziati, come anticipato all’inizio, chiamano “energia oscura” e “materia oscura”!
Sailor Moon è stato uno dei cartoni animati di maggiore successo negli anni Novanta e a ragione, per l’accuratezza dei dettagli e la finezza del prodotto (a noi è sempre sembrata eccellente, ad esempio, la musica che fa da tema alle trasformazioni di Sailor Uranus e Sailor Neptuno).
Sailor Moon si distingue, tuttavia, anche per l’enciclopedia di riferimenti simbolici, culturali ed esoterici, giapponesi ma anche occidentali, che la pervadono e le conferiscono significati profondi. (altro…)
* Proprio con riguardo a Sandybell, nel cartone che la riguarda c’è una puntata nella quale sembra ravvisabile un riferimento al culto di Iside, perché la bimba viene raffigurata in mezzo al mare con indosso una tuta con cappuccio che la fa sembrare una stella marina. “Stella del mare” era un epiteto di Iside, poi attribuito alla Madonna da san Girolamo e dalla chiesa; i marinai hanno sempre pregato la dea egizia di proteggerli dalle insidie della navigazione.
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