anime d’Italia (7)

Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri, nella revisione del Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi (TUSMA), ha escluso le sottoquote di programmazione e d’investimento a favore dell’animazione italiana per le televisioni private e le piattaforme on demand.
Come si sa, le emittenti nazionali pubbliche (Rai ecc…) devono produrre cartoni animati in virtú di una legge, ricettiva di una normativa europea, che prevede lo stanziamento del 20% del 4% degli introiti derivanti dal canone.
Senza arrivare a tanto, si sperava, o speravano le società di produzione, che un qualche vincolo potesse essere esteso alle televisioni private e alle piattaforme, nella forma di “sottoquote” di prodotto italiano d’investimento e/o programmazione. “Sottoquote” che in Francia, ad esempio, sono previste normalmente.
Dal punto di vista degli editori, ovviamente, meno vincoli ci sono meglio è…

Qui di seguito, il comunicato di Cartoon Italia:

“Una decisione apparentemente inspiegabile, dal momento che a favore della sottoquota animazione si erano già espressi il Ministero della Cultura, con il ministro Sangiuliano e la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, e la Commissione Cultura della Camera, con il suo presidente Federico Mollicone. A meno che qualche ministro di peso non si sia fatto convincere a eliminare i “lacci e lacciuoli”, piegandosi alle richieste delle potenti lobby delle piattaforme on demand americane, unici interlocutori rimasti in campo. Con la sua decisione il Consiglio dei ministri ha preferito anteporre gli interessi economici di gruppi stranieri a quelli dei bambini e dei ragazzi italiani che, così, cresceranno con quasi solo cartoni animati americani”.

Maria Carolina Terzi, presidente di Cartoon Italia, produttrice di Mad Entertainment, premio David di Donatello per ‘la Gatta Cenerentola’, ha dichiarato:

“Non comprendo la scelta di questo Governo di mettere in ginocchio un comparto industriale che consta di oltre 50 aziende, che dà lavoro a 6.000 giovani con un’età media tra i 20 e i 30 anni e che crea contenuti per bambini, veicolando i valori che appartengono alla nostra tradizione culturale. Dal governo una miopia che impedisce la crescita naturale e necessaria per un comparto industriale e creativo, eccellenza del Made in Italy”.

Iginio Straffi, CEO della Rainbow, ha commentato:

“Sono negativamente sorpreso per la decisione che è stata assunta e che non riconosce minimamente quelle che sono state le nostre richieste. Non si tratta solo di una battaglia combattuta per un riconoscimento economico che comunque sarebbe necessario per competere ad armi pari con le produzioni straniere, ma soprattutto di avere a cuore i valori fondanti di un’educazione che attraverso l’animazione si trasmette ai più piccoli e in qualche modo a un vero e proprio patrimonio culturale italiano.”

Andrea Occhipinti, CEO di Lucky Red, produttore e distributore, cosí ha sintetizzato il suo pensiero:

 “È un vero peccato che in Italia non si comprenda l’importanza che ha la produzione di animazione, un linguaggio molto apprezzato dal pubblico come dimostrano gli incassi. Le società italiane sopravvivono con Rai Kids, che ha il monopolio del settore e lavorando per produzioni straniere. Alcune delle nostre eccellenze e talenti nel campo sono emigrati all’estero, mentre tutti gli altri paesi europei sono diventati grandi produttori e esportatori di film e serie, sia per bambini, che per adulti. L’animazione è la forma di cinema più facile da esportare, ha spesso un linguaggio universale dove il doppiaggio non è un problema.”

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