spicchi d’arte tra baffi di storia (46)
- Il film dedicato a Gian Lorenzo Bernini arriverà in sala il 12, 13 e 14 novembre, a ideale vernissage della stagione 2018 -2019 de ‘L’arte al cinema’, distribuita da Magnitudo insieme a Chili. ‘Bernini’, questo il titolo, è un film di Francesco Invernizzi, con Anna Coliva (direttrice della Galleria Borghese), il critico Luigi Ficacci, Andrea Bacchi; racconta l’artista attraverso la mostra che gli è stata dedicata alla Galleria Borghese di Roma, da novembre 2017 a febbraio 2018, grazie a riprese d’altissima qualità.
- Anche Guillermo del Toro, nel suo piccolo, si cimenta con Pinocchio. Sarà, infatti, regista, sceneggiatore e produttore di un musical realizzato in stop motion, che costituirà anche la sua prima fatica nel cinema d’animazione. Il ‘Pinocchio’ di del Toro sarà ambientato in Italia negli anni Trenta; è una produzione di Guillermo del Toro, The Jim Henson Company (‘The Dark Crystal: Age of Resistance’) e ShadowMachine (‘Bojack Horseman’, ‘The Shivering Truth’, ospiterà la produzione animata in stop motion). Insieme a del Toro, il film verrà prodotto da Lisa Henson, Alex Bulkley di ShadowMachine, Corey Campodonico e Gary Ungar di Exile Entertainment. Blanca Lista sarà co-produttrice. Patrick McHale (‘Over The Garden Wall’, ‘Adventure Time’) ne scriverà la sceneggiatura insieme a del Toro. Mark Gustafson (‘Fantastic Mr.Fox’) si occuperà della regia assieme a del Toro, mentre Guy Davis sarà co-production designer, partendo dall’originale concezione dell’illustratore Gris Grimly del personaggio di Pinocchio. I pupazzi del film saranno realizzati da Mackinnon e Saunders (‘La sposa cadavere’).
- Neanche a farlo apposta, si è saputo in queste ore chi sarà il Geppetto di Matteo Garrone, alle prese anch’egli con il famoso burattino: (more…)
Settanta. E la tv li dimostra.
Il prossimo 2 giugno non sarà un 2 giugno qualsiasi: saranno settant’anni precisi, infatti, da quando il nostro Paese, con lo strumento del referendum, ha scelto la forma repubblicana. La Repubblica, pur con i suoi limiti, è universalmente considerata forma di governo piú liberale della Monarchia ed il nostro Paese volle preferirla il 2 giugno 1946; tutti ricordiamo, peraltro, l’immortale scena del film ‘Una vita difficile’, di Dino Risi, quando i risultati del referendum vengono comunicati dalla radio ad un’aristocratica famiglia, ad un’aristocratica vecchietta e a due loro ospiti, dalla diversa Weltanschauung (per la cronaca: Monarchia, 10.718.502, 45,73%; Repubblica, 12.718.641, 54,27%).
Mamma Rai non poteva dimenticare tale importante momento e, già da qualche tempo, ha arricchito i suoi palinsesti di appuntamenti all’uopo concepiti. Dal 22 aprile ultimo scorso è in onda, su Rai Storia, ‘L’Italia della Repubblica’, venti documentari introdotti da Paolo Mieli, con la consulenza storica di Giovanni Sabbatucci e la partecipazione di Michele Astori. Venerdí il tradizionale appuntamento di Rai 3 con ‘La grande Storia’ è stato dedicato proprio al settantesimo compleanno della Repubblica italiana. Questa sera, 29 maggio, è prevista la messa in onda di uno speciale del TG1, il documentario ‘Signora Libertà – 70 anni di Repubblica’, di Amedeo Martorelli: la ricostruzione, il miracolo economico, la contestazione, gli anni di piombo, le stragi, mani pulite, la seconda repubblica, le lacrime dei risanatori.
Su Rai 2, la rubrica ‘Sorgente di Vita’, in onda alle 00.50, dedica all’argomento numerosi servizi, tra cui ‘le ragazze del ‘46”, una riflessione sul fatto che in quell’occasione, il 2 giugno 1946, le donne italiane votavano per la prima volta.
Canale 5, nel suo piccolo, manda in onda alle 23.15 uno Speciale TG5.
Da domani, 30 maggio, fino a venerdí 3 giugno, su Rai 3, alle 20.10 va in onda ‘Le ragazze del ’46’; prodotto dalla casa di produzione Pesci Combattenti, diretto da Alessandro Capitani, scritto da Cristiana e Riccardo Mastropietro, il programma nasce dall’intento di ricordare il 2 giugno del 1946 come primo appuntamento della storia in cui venne consentito alle donne di esprimere il voto:
“Erano contadine o insegnanti, casalinghe o impiegate, artiste o con una carriera politica, (…) diverse tra loro per provenienza, estrazione sociale, istruzione e opinioni, ma tutte ricordano ancora con emozione il primo voto e la sua importanza. Ognuna di queste donne ha partecipato con la sua vita, il suo lavoro e la sua forza al progresso e alla crescita dell’Italia. (…) Oggi la televisione le incontra e le porta nelle nostre case. (…)cinque puntate da 24 minuti dedicate ai 70 anni dalla conquista del diritto di voto da parte della donne in Italia, un programma costruito intorno ai racconti di 10 “ragazze” che nel 1946 avevano tra 21 (la maggiore età di allora) e 31 anni. Oggi la più giovane è 91enne, la decana ne ha 101 e tutte hanno ancora molto da dire, come donne e come italiane.” (Ufficio Stampa Rai)
Giovedí 2 giugno: (more…)
sacramentare
Il grande Roberto Benigni ha detto che nelle altre lingue la bestemmia non esiste o è, al massimo, un’espressione concisa e stringata che scappa in momenti di collera estrema e incontenibile disappunto.
Si tratta, dunque, di un’espressione breve, neanche paragonabile alla perversione morfosintattica spesso riscontrabile in Italia, anche a prescindere dall’aneddoto che Benigni stesso ha raccontato (quanto a ciò che è stato raccontato a noi, si potrà rileggere Mr D. The Final Chapter).
La bestemmia è segno d’ignoranza e rozzezza d’animo; nelle altre culture e religioni non è lontanamente concepibile, nemmeno nella piú balorda delle manifestazioni.
Si ricorderà, d’altro canto, come l’imprecazione contro la religione sia la sola ragione davvero valida per espellere i concorrenti dei reality show…
PS: con l’occasione, si vuol porgere un sincero cenno di congratulazione a Roberto Benigni
per il bellissimo spettacolo sui Dieci Comandamenti e per il successo ottenuto.
PS 2: certo che fare 10 milioni fuori del periodo di garanzia…
a Rai Pubblicità si staranno mangiando le mani fino ai gomiti…
to Leopoldo with love
“È il simbolo del famoso quarto d’ora di notorietà,
tutti vogliono provarlo e con il tocco di Allen
tutto questo accade in un modo favolistico e reale al tempo stesso”
Roberto Benigni
Questa è la storia vera di Leopoldo Pisanello e della gran fortuna che l’ha colpito un dì.
Un emerito nessuno, mediocre colletto bianco che viene raggiunto da un improvviso, inspiegabile successo. Diventa l’ospite più richiesto, il prezzemolo di telegiornali e talk show, la vittima preferita dei paparazzi e l’oscuro oggetto del desiderio di tante, bellissime, donne.
Senza alcun merito. Senza la benché minima ombra di un qualche talento o di una pur flebile, recondita, capacità.
Il comico toscano dichiara di aver ricevuto la sceneggiatura “di contrabbando”, per soli dieci minuti, da parte di una persona che ha perfino sottolineato ‘io non ti ho dato niente’.Ma la sua stima di Allen è assoluta:
“Allen va sempre oltre la realtà, è l’unica persona al mondo che riesce nei suoi film ad unire Bergman e Groucho Marx, Ingmar Marx o Groucho
Bergman. Fare oggi qua lo spiritoso davanti a lui è come cantare All’alba vincerò davanti Pavarotti o suonare il piano davanti a Mozart. Sul set
cercavo di capire tutto, anche dove metteva la macchina da presa, dirigeva gli attori con uno sguardo e questo è un grande dono. È una di quelle occasioni in cui si dice sí a prescindere. Allen è un grande del secolo, fra 100 anni rifacendo Midnight in Paris si metterà lui tra i grandi come Matisse. Allen è come una nevicata d’agosto o un’eclissi di luna”.
Abbastanza d’accordo Penelope Cruz:
“Adoro Woody è una personalità speciale, una sorpresa ogni giorno. La sua intelligenza è superiore, pari al suo senso dell’umorismo. Per me è una persona molto importante”.
Anche a me sta abbastanza simpatico. Nel mio piccolo…
alchimie
Castelli e una delle scenografie più belle che abbia mai disegnato.
tutti pazzi per la Bibbia!
La lettura televisiva delle Sacre Scritture è sicuramente momento tra i più alti nella storia della televisione.
Dal punto di vista prettamente televisivo e comunicativo, però, l’efficacia della lettura risente del tone of voice dell’interprete.
Un po’ monocorde Benedetto XVI, che ha letto i versetti della Genesi relativi alla Creazione e alla cacciata dall’Eden.
Meritato l’applauso a Benigni, che ha un po’ sollevato il pathos e ha poi dichiarato:
anime straordinarie
Elena Guarnieri, da poco anchorwoman anche del TG5, presenta una serie di puntate speciali di Vite straordinarie, testata ormai storica di Retequattro.
consigli cinematografici
qualora non l’aveste ancora visto, vi consiglio caldamente
LA TERRA
di Sergio Rubini, con F.Bentivoglio, Paolo Briguglia, Massimo Venturiello, Emilio Solfrizzi.
A me ha ricordato, tra l’altro, i fratelli Karamazov di Dostoeevskij, un po’ anche i Malavoglia.
Un capolavoro.
Ieri sera in tv ho (ri)visto Pinocchio.
La fine del mondo.
Stupendo anche il fiore disegnato sulla giubba del burattino.
Anche libero va bene
Anche libero va bene, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, segna l’esordio alla regia di Kim Rossi Stuart, attore che apprezziamo in modo particolare, per Le chiavi di casa e molto più. Ci sembra esistere in lui quel perfetto connubio tra sensibilità artistica e capacità tecniche che in un attore è di fondamentale importanza.
Abbiamo ricavato da Cinematografo.it le seguenti recensioni:
“Auguriamo a Kim Rossi Stuart di trovarsi un posto nella piccola grande storia delle opere prime perché la sua prima esperienza da regista se lo merita proprio. (…) Con le partecipazioni a ‘Le chiavi di casa’ e ‘Romanzo criminale’ e con questo suo debutto da regista la figura di Kim Rossi Stuart, il cui muoversi controcorrente non cessa di stupire, fa un bel salto in avanti. Tenendo miracolosamente insieme, in equilibrio delicato, un’indole gentile, discreta e taciturna con un fondo – ne sono testimonianza il suo Freddo di ‘Romanzo criminale’ e il suo padre di ‘Anche Libero va bene’ – popolaresco, sanguigno, un po’ minaccioso.” (Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 5 maggio 2006)
“A 37 anni, Kim mostra di avere in regola le sue carte professionali. Figlio d’arte, bambino attore in un film di Bolognini, ha fatto in seguito ottime cose sullo schermo (con registi come Antonioni, Benigni, Amelio e Placido) e in tv. Sul palcoscenico si è misurato in un arduo duetto con un gigante della forza di Turi Ferro, poi è stato Amleto e Macbeth. Una carriera in continuo progresso, una maturazione artistica che lo ha portato ad autodirigersi in questo suo primo film. Dove impersona il cameraman Renato, un personaggio ispido e a tratti sgradevole, spesso con le furie nel cuore. Dirigendo se stesso e gli altri, il neoregista ha avuto il coraggio (o vogliamo chiamarla ispirazione?), di dimenticare i trucchi e le astuzie che costituiscono il bagaglio del buon professionista. La decisione vincente, razionale o istintiva, è stata di non fare il cinema, ma di rispecchiare la vita. Perciò i critici unanimi hanno messo in campo il riferimento a Vittorio De Sica, un altro attore passato dietro alla macchina per vocazione alla verità. Ma più di ‘Ladri di biciclette’ bisognava ricordare ‘I bambini ci guardano’, titolo che non stonerebbe su ‘Anche libero va bene’. (…) Accompagnando il protagonista senza mai abbandonarlo, l’autore imbastisce le sequenze più intense quando sottolinea la solitudine di Tommi, il suo doloroso risentimento tra il non comprendere e il non venire compreso, la difficoltà di legare con i compagni, le delusioni di un primo amoretto e la vertigine di un’esistenza a rischio ben raffigurata nelle ripetute fughe sul tetto di casa. Qui il ragazzino Alessandro Morace, scoperto in una scuola della periferia romana, si inserisce con sorprendente semplicità in una tradizione tutta italiana di piccoli protagonisti presi dalla vita; e si sarebbe tentati di presagirgli un futuro simile a quello di Franco Interlenghi, che partito in calzoni corti da ‘Sciuscià’ (1946) è ancora sulla breccia. Rossi Stuart e gli sceneggiatori che hanno collaborato con lui hanno avuto cura di rispettare le ragioni dei singoli personaggi anche quando appaiono aberranti, vedi il caso della madre sciagurata, e a non lasciarsi travolgere da parzialità o tentazioni di facili giudizi morali. Nel felice esito complessivo del film assume un accattivante rilievo la cornice romana tratteggiata dalla bella fotografia di Stefano Falivene.” (Tullio Kezich, ‘Corriere della Sera’, 12 maggio 2006)